Durante il suo applauditissimo intervento al Forum nazionale della Fisac Cgil, il leader della FABI ha ribadito: “Subito un incontro con Abi per arrivare a un accordo su codice etico e condividere posizione comune da presentare al Governo. L’area contrattuale non si tocca”
“Chiediamo un incontro in plenaria con Abi ai primi di ottobre per entrare nel merito della discussione di un codice etico contro le pressioni commerciali e per condividere una posizione comune da presentare al Governo”.
Questo l’appello lanciato da Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, intervenuto stamattina al Forum nazionale della Fisac Cgil alla presenza del Segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, e del Sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta.
Sileoni, durante il suo applauditissimo intervento, ha sottolineato che fino ad oggi in Italia le ristrutturazioni bancarie sono state gestite interamente da Abi e dalle organizzazioni sindacali, senza alcun aiuto del Governo, e che proprio la concertazione ha evitato i licenziamenti, a differenza di quanto successo nelle altre banche europee.
“Bisogna continuare a produrre idee, a promuovere un nuovo modello di banca a sostegno dei lavoratori e del territorio che recuperi attività e professioni in precedenza esternalizzate, rimettendo al centro i dipendenti”, ha auspicato il leader della FABI.
Poi Sileoni ha illustrato i quattro punti cardinali che dovranno guidare l’azione del sindacato unitariamente nel prossimo futuro: centralità del lavoratore, intangibilità del contratto nazionale, salvaguardia dei livelli occupazionali, mantenimento e difesa dell’area contrattuale e, dunque, contrasto alle esternalizzazioni.
Proprio queste ultime alla lunga favoriscono, infatti, l’erosione dell’area contrattuale del credito. “La priorità di oggi è mantenere i livelli occupazionali ed evitare che i licenziamenti diventino strutturali”, ha quindi concluso il Segretario generale della FABI.
Ma i sindacati, ha poi puntualizzato, non dovranno cedere nemmeno su altri fronti e dovranno contrastare i tentativi di alcune banche di “far pagare i costi delle ristrutturazioni ai dipendenti e di destrutturare il contratto nazionale”. Una linea del Piave che non dovrà essere oltrepassata nemmeno nel settore del credito cooperativo.
Roma 20/9/16