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Rassegna Stampa, martedì 31 maggio 2016

di Redazione

IL SOLE 24 ORE martedì 31 maggio 2016

Credito. Dopo la riforma istituti e sindacati tornano al tavolo per rinnovare il contratto scaduto nel 2013 – Federcasse, riparte il rinnovo – Per la parte economica chiesti 85 euro, in linea con l’intesa di Abi

Ritornati al tavolo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, Federcasse e i sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca ) si sono ritrovati a parlare in uno scenario piuttosto diverso da quello in cui si era interrotto il dialogo nell’autunno del 2015. Nel frattempo, infatti, c’è stata la riforma che rappresenta un nuovo punto fisso di cui le parti dovranno tenere conto per il negoziato che riguarda 37mila bancari. Il contratto delle Bcc è scaduto da due anni e mezzo, alla fine del 2013 e, da allora, tra una disdetta e un annuncio di disapplicazione, il contratto applicato è sempre rimasto quello dell’ultimo rinnovo. Ieri, alla ripresa del negoziato avvenuta dopo l’incontro politico tra i segretari generali del credito, Lando Maria Sileoni (Fabi), Giulio Romani (First Cisl), Agostino Megale (Fisac Cgil) e Massimo Masi (Uilca) e il presidente di Federcasse Alessandro Azzi è arrivata la richiesta di «un rinnovo in tempi brevi che non penalizzi i lavoratori», sintetizza Luca Bertinotti, segretario nazionale della Fabi. Un rinnovo che «salvaguardi il potere d’acquisto dei salari, riconoscendo l’impegno quotidiano dei lavoratori, e che rafforzi gli ammortizzatori sociali per gestire senza traumi l’inevitabile trasformazione del settore dei prossimi anni», continua Bertinotti.

Il prossimo incontro è previsto per il 15 giugno e in quell’occasione i sindacati cominceranno a mettere sul piatto le prime richieste. Come quella economica, con l’aumento di 85 euro, come quello di Abi perché «altrimenti si genererebbe un dumping sociale intollerabile», osserva Alessandro Spaggiari, segretario nazionale della First Cisl. Ma sul piatto verrà messo un ragionamento complessivo sui sistemi d’intervento per affrontare le crisi locali e per gestire le eventuali fusioni. In particolare si discuterà di come rendere operativo il Fondo per la nuova occupazione e utilizzarlo anche in funzione di ammortizzatore sociale per gestire la fase di trasformazione del settore e dell’ipotesi governativa di aumentare il periodo di permanenza dei lavoratori sul fondo esuberi da 5 a 7 anni. Lo scenario profondamente mutato fa sì che la parte economica, pur importante, passi in secondo piano. Ciò che appare «prioritario è sostenere questa fase con gli strumenti adeguati – continua Spaggiari – per accompagnare i lavoratori alla pensione e per la loro ricollocazione, qualora ve ne fosse bisogno». Di diverso dagli ultimi incontri c’è adesso «la volontà reciproca delle parti di rinnovare il contratto per disporre di strumenti di tipo solidaristico per accompagnare il cambiamento del sistema – conclude Spaggiari -. Visto che non si prevedono miglioramenti del contesto esterno è ragionevole pensare che si continuino a generare delle criticità anche maggiori a quelle già affrontate». © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei

CORRIERE VENETO (TUTTE LE EDIZIONI) martedì 31 maggio 2016

Veneto Banca, passa il prezzo in centesimi – Garanzia, pronto il contratto per Atlante – Cda fiume, forchetta di prezzo fissata tra 10 e 50 eurocent – Scatta la firma per il subentro. Sul collocamento delle azioni diffida della Consob a rispettare le regole

Veneto Banca, il cda conferma il prezzo in centesimi. Dieci eurocent il prezzo più basso, confermando le indiscrezioni della scorsa settimana, 50 il tetto. Sono le due punte della forchetta di prezzo per le azioni di Veneto Banca, che il consiglio di amministrazione ha fissato ieri sera, dopo un cda iniziato alle 15. Nessuna comunicazione ufficiale ancora in tarda serata. Ma è già chiaro che nel frattempo anche per Veneto Banca si prepara l’intervento del Fondo Atlante. Il pomeriggio più lungo è scattato alle 15. In parallelo il cda riunito dal presidente Stefano Ambrosini, con i tavoli tecnici per le ultime determinazioni sul prezzo. Poi il via ad una lunghissima illustrazione al cda dei criteri che hanno portato a fissare il prezzo ai livelli minimi, sulla base di un pre- deludente. Il quadro è quello emerso nel fine settimana, che brucia l’ultimo pezzo di quel che resta del valore delle azioni, che con il recesso di dicembre era stato fissato a 7,3 euro. E che rispetto al picco dei 40 euro del 2012 brucia 4,9 miliardi di euro di valore per i vecchi soci. Con la forchetta 10 centesimi, il quadro del pre e Atlante che si riscalda a bordo campo, è chiaro per altro che il prezzo di riferimento è quello minimo di 10 centesimi, quello cui è disposto ad entrare Atlante. L’intervento è pronto. In parallelo a quanto si decideva a Montebelluna, il consorzio di banche definiva il contratto di subentro al pool di garanzia. Nel fine settimana le altre banche sindacate (Credit Suisse, Citi, Société Generale e Ubs) avevano fornito la documentazione per il via libera. Ora, definito il prezzo, la firma del contratto finale è imminente. Un passaggio che a questo punto ridefinisce gli spazi di manovra per l’aumento di capitale, il cui lancio, dopo il prospetto informativo forse già oggi e la presentazione al mercato, è atteso per il 6 giugno. La prima fase, l’opzione ai vecchi soci, si chiuderà il 20; poi una settimana di offerta agli investitori istituzionali, il momento della verità in cui, se ci sono, dovranno venire allo scoperto le eventuali banche (tra rumors e smentite si parla di Ubi e B interessate ad un’aggregazione già ora. Il primo giorno di Borsa dovrebbe essere il 28 giugno. Se ci si arriverà. Perché è chiaro che la cosa è tutta che scontata in una partita tutta in salita, in cui Atlante ha chiesto, per intervenire, di poter aver comunque il 51 %. E non è un caso che, nel giorno più lungo, il presidente Stefano Ambrosini abbia visto due attori fondamentali della partita. Prima i rappresentanti di «Per Veneto Banca», guidati dal presidente Bruno Zago, l’associazione dei grandi soci che ha ispirato il nuovo consiglio e che si dice convinta di poter raggiungere un flottante del 30 %, per evitare che la banca finisca del tutto nelle mani Atlante. Poi in tarda mattinata l’incontro con i sindacati, schieratisi contro la lista dei soci in assemblea, temendo contraccolpi, partire dagli accordi sindacali appena conclusi, sulla gestione dei 730 esuberi e della chiusura di 60 filiali. Ambrosini ha chiarito che non ci sono variazioni di programma sul tema e ha tracciato un quadro senza reticenze. Ha confermato che il percorso è quello già definito con Bce, di un aumento di capitale da chiudere entro il 30 giugno, senza margini di manovra, ad esempio su uno spostamento in avanti dell’aumento o della Borsa. Ha fatto capire che i contatti con altre banche non mancano, che i tempi sono dettati dalla Bce. Le prospettive per l’aumento di capitale restano tutt’altro che facili e l’incontro avrebbe confermato che il premarketing è andato tutt’altro che bene: «Nessuno vuole Veneto Banca», avrebbe detto Ambrosini. Ma l’aumento di capitale sarà difficile, anche perché per Montebelluna si profilano le rigide restrizioni per il collocamento allo sportello già viste con Vicenza. Il presidente ha spiegato che Consob ha diffidato l’ex popolare dal collocare in filiale l’aumento di capitale senza attenersi al rispetto scrupoloso delle regole sui profili di rischio del cliente e dell’informazione sui pericoli dell’investimento Lo si era già visto a Vicenza. Ma messa in questi termini, c’è da aspettarsi che ben poco possa salire dai vecchi soci, già prostrati. Il presidente si è mostrato sull’azione di responsabilità: ha promesso ai sindacati di incaricare uno dei massimi esperti italiani, dicendosi disposto anche a concedere più tempo rispetto all’assemblea convocata il 15 luglio, se fosse necessario per definire meglio il quadro. Ultima notazione sulle controllate: vendite, dismissioni e riduzioni di Bim e delle banche estere restano in agenda, ma senza svendere. Alla fine dell’incontro una nota emessa ieri sera da Fabi, First- Cgil, Uilca e Unisin, il giudizio dei sindacati resta però duro: «Nessun impegno a mantenere i livelli occupazionali e a contenere le remunerazioni. Ogni decisione sulle politiche strategiche che dovesse mettere in secondo piano gli interessi dei lavoratori troverà il massimo contrasto». Federico Nicoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA

GIORNALE DI SICILIA (ED. SIRACUSA E RAGUSA) martedì 31 maggio 2016

Bancari – Salute, via la campagna della Fabi

Al via un’indagine rivolta al personale degli istituti di credito per valutarne lo stato di salute. La campagna «Lavora serenamente» è stata illustrata ieri dal segretario provinciale della Fabi, Gaetano Motta. «Il progetto ha lo scopo di erogare un servizio di prevenzione e assistenza per i dipendenti – ha detto – valutando attraverso due test il grado di ansia e di irritabilità». (*VICOR)

 

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