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INDENNITA' DI DISOCCUPAZIONE PER INTEGRARE IL FONDO ESUBERI: PERCHE' NON LA VOGLIAMO.

di Redazione



Una grande Organizzazione come la nostra sente la responsabilità per il lavoro, ma sente, fortemente, anche la responsabilità per la TUTELA del lavoro.


Lavoro e tutela dello stesso sono inscindibili: occorre cioè difendere e sostenere, con coerenza e decisione, il diritto al lavoro e ciò che lo garantisce e ne assicura il corretto svolgimento.
Da sempre ci battiamo (come ho detto anche nella mia intervista al Giornale del 9 gennaio 2011) per ottenere impegni concreti: “Dobbiamo essere messi in condizione di verificare l’esigibilità degli impegni sottoscritti dalle banche attraverso l’accesso paritetico a dati trasparenti ed univoci”.
Tra gli impegni che NON possiamo accettare vi è quello di permettere alle Banche (come richiesto da Micheli e dall’ABI) di utilizzare l’indennità di disoccupazione per integrare l’assegno del Fondo Di Solidarietà. 

L’indennità di disoccupazione viene riconosciuta quando non sussiste più il rapporto di lavoro, ovvero quando l’Azienda ha proceduto ad effettuare un licenziamento. 

L’utilizzo dell’indennità di disoccupazione, pertanto, presuppone un processo di uscita dal lavoro ottenuto attraverso il licenziamento.

Allora, se è pur vero che il Settore Bancario versa all’INPS una quota notevole di contributi per finanziare questa voce (“disoccupazione”), senza avvalersi delle relative prestazioni, è altrettanto vero che sarebbe assolutamente improprio avallare, in partenza, licenziamenti camuffati, mascherati ed indiscriminati per consentire alle Banche di avvalersene.

Abbiamo detto e ribadito al tavolo negoziale con ABI che siamo disponibili a trattare sulla durata e, a certe condizioni, sul contenuto delle prestazioni erogate in regime di utilizzo del Fondo di Solidarietà.

Tuttavia, deve essere ben chiaro, il ricorso al Fondo di Solidarietà non può vedere la commistione delle sue prestazioni con quelle tipiche dell’indennità di disoccupazione.
Poiché l’Indennità di disoccupazione viene riconosciuta per una causa tipica, ossia il licenziamento, è evidente che un Sindacato serio non può dare alcun avallo a scatola chiusa a procedure massive di licenziamento per far ottenere alle Banche un risultato scorretto, risparmiando sulla pelle dei lavoratori, camuffando i propri intenti di espulsione generalizzata dei lavoratori e, addirittura, pretendendo il consenso delle stesse Organizzazioni Sindacali.
Si tratta di una distorsione illegittima ed illecita perchè nessun istituto previdenziale o assistenziale (in questo caso l’indennità di disoccupazione) può essere utilizzato impropriamente e al di fuori della causa vera di attivazione.

Il nostro NO è, dunque, non una chiusura acritica, ma riflette una posizione coerente e derivante dall’interpretazione delle norme.
Prevale inoltre, nella nostra posizione, una ragione sostanziale di tipo economico e politico: il Sindacato non può fornire una copertura preventiva, o dare un assenso in origine, all’uscita massiccia di lavoratori più anziani col pretesto di far beneficiare loro dell’indennità di disoccupazione.

Stiamo parlando di una rivoluzione “epocale”: se venisse introdotta l’indennità di disoccupazione a livello di sitema, oltre 30.000 lavoratori bancari sarebbero costretti al prepensionamento obbligato con assegni mensili notevolmente inferiori al loro ultimo stipendio percepito.
Questo non lo possiamo permettere.
Vanno perseguite, alla luce del sole, altre strade.

Si possono trovare, attraverso il negoziato costruttivo, altre ipotesi più limpide e lineari.

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3 commenti

HENIN PAOLO 26 Marzo 2011 - 19:46

Per troppe, troppe volte, le trattative su “piani Industriali” e sui conseguenti “riconoscimento di esuberi” sono state viziate, fin dalla loro impostazione, dall’impossibilità di un reale paritetico accesso ai dati economici aziendali ed altri che poi pesantemente determinano gli esiti del confronto e i pesi degli accordi. Sembra sempre di trovarci di fronte ad un “recinto” inattaccabile e gelosamente difeso fino all’estremo da chi, da parte imprenditoriale, tanto parla e scrive di trasparenza nell’etica ma poi nemmeno vuol provare a cominciare a farla nella pratica!
Battiamoci, Lando, perchè l’arma del “non dire tutto”, per lucrare vantaggi e nascondere privilegi intoccabili, a danno di Lavoratrici e Lavoratori, sia messa definitivamente al bando e tutto possa essere confrontato in negoziati “limpidi e lineari”!
Avanti cosi!

Lando Maria Sileoni 15 Aprile 2011 - 12:32

Certo, Paolo, nel “recinto” li lasciamo liberi di interpretare il proprio ruolo. Noi, sul terreno del confronto, difenderemo convinti le nostre posizioni senza arretrare.

Carmelo 14 Maggio 2011 - 2:35

Lando puoi indicare quali potrebbero essere,,secondo te, le ipotesi piu’ limpide e lineari?
E ‘ un problema che assilla la vita dei numerosi bancari che hanno superato o che si appprferstano a raggiungere i famigerati 55 anni.

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