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«MPS PUÒ RESTARE AUTONOMA, SE IL MEF VENDE IL 2 LUGLIO PUÒ SUCCEDERE DI TUTTO»

di Redazione

Le dichiarazioni del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, all’Ansa, riprese da Quotidiano Nazionale ed Eco di Bergamo, in vista delle prossime decisioni del Tesoro sul Monte dei Paschi di Siena.

SILEONI, se Mef vende cospicua quota Mps può accadere tutto ‘Crediamo che ci sono condizioni per lasciare la banca autonoma’ (ANSA) – MILANO, 29 GIU– “Noi crediamo che ci siano le condizioni affinché il Monte dei Paschi di Siena resti autonomo, ma la prima e più importante mossa spetterà al Mef e al governo”. Lo afferma all’ANSA il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, in vista della scadenza del lockup del 2 luglio che consente al Tesoro di poter vendere ulteriori quote di Mps. “Se – prosegue SILEONI – decideranno diversamente da come noi auspichiamo, cioè mettendo subito in vendita una cospicua parte del 26% attualmente in possesso dello Stato, si aprirà uno scenario di mercato, nel quale potrà succedere di tutto. Se, invece, il Mef individuerà un partner attualmente operante nel settore bancario italiano, significherà che ci sarà stata una scelta politica capace di premiare uno dei gruppi bancari che, pur nelle smentite di rito, ambisce ad acquisire Mps. Lo scenario che si presenterà dopo l’estate e durerà per mesi passerà attraverso una probabile discesa dei tassi d’interesse dovuta alla riduzione del costo del denaro: una nuova situazione che impegnerà i gruppi bancari in un contesto nuovo e più difficoltoso rispetto a quello di oggi”. “Il governo, quindi, avrà – conclude – la possibilità di scegliere: o individuare un partner o rimettersi alle decisioni del mercato con scenari e situazioni oggi non prevedibili. Bisogna comunque riconoscere il grande lavoro fatto dalle lavoratrici e dai lavoratori del gruppo senese e dall’amministratore delegato, Luigi Lovaglio, oltre che, per le competenze specifiche, dal presidente Nicola Maione”. (ANSA). 2024-06-29T09:15:00+02:00 LE

ANSA/ Il risiko bancario scalda i mercati ma non decolla Occhi su Mps il 2 luglio scade il lockup.Sileoni, resti autonoma (di Massimo Lapenda) (ANSA) – MILANO, 29 GIU – Le ipotesi di risiko bancario scaldano i mercati, ma non i banchieri. Negli ambienti finanziari da mesi si sente parlare del tanto auspicato terzo polo bancario ma, almeno per il momento, non si intravedono dei passi concreti all’orizzonte. Quando si parla di consolidamento del settore, inevitabilmente, ci si concentra su quello che sarà il futuro del Monte dei Paschi di Siena. “Noi crediamo che ci siano le condizioni affinché Mps resti autonoma, ma la prima e più importante mossa spetterà al Mef e al governo”, afferma il segretario generale della FABI Lando Maria Sileoni. Su Siena cresce l’attenzione man mano che si avvicina la scadenza sul lockup, fissata per il 2 luglio, quando il Tesoro, che ha ancora il 26,7% di Rocca Salimbeni, potrà cedere ulteriori quote. Una ulteriore cessione consentirebbe al Mef di realizzare una discreta plusvalenza. Una eventualità, però, per la quale “non c’è fretta”, ad usare le parole del sottosegretario al Mef, Federico Freni, in occasione dell’incontro annuale della Consob a Milano con il mercato finanziario. Se ci sarà una decisione diversa da “quella che noi auspichiamo, cioè mettendo subito in vendita una cospicua parte del 26% attualmente in possesso dello Stato, si aprirà uno scenario di mercato, nel quale potrà succedere di tutto”, prosegue il segretario generale della FABI. Mps capitalizza oggi 5,4 miliardi, con le azioni che dall’inizio dell’anno hanno registrato un balzo del 35.6% passando da 3,23 euro a 4,38 euro della chiusura di venerdì. Il governo, quindi, ha la “possibilità – conclude Sileoni – di scegliere: o individuare un partner o rimettersi alle decisioni del mercato con scenari e situazioni oggi non prevedibili. Bisogna comunque riconoscere il grande lavoro fatto dalle lavoratrici e dai lavoratori del gruppo senese e dall’amministratore delegato, Luigi Lovaglio, oltre che, per le competenze specifiche, dal presidente Nicola Maione”. Ma neanche il tema delle nozze di Rocca Salimbeni fa breccia nel cuore dei banchieri. Per le operazioni di fusioni e acquisizioni, “non è il momento”, almeno per ora, continuano a ripetere i principali manager delle banche italiane. E questo nonostante gli istituti di credito possano contare su risultati record ottenuti negli ultimi anni, anche grazie ad un contesto di tassi d’interesse molto alti. Già nei primi tre mesi dell’anno i principali gruppo bancari italiani, secondo i dati elaborati dalla FABI, hanno messo a segno utili aggregati in crescita del 25% per un valore complessivo di 6,5 miliardi di euro, margini d’interesse per 10,6 miliardi (+16%) e commissioni per 4,1 miliardi (+4,6%). L’elevata posizione di capitale e il miglioramento della redditività sono tutti fattori che “rendono possibili ulteriori operazioni di fusioni e acquisizioni”, spiegano gli analisti di Citi. Il settore bancario italiano è già stato protagonista di “diverse operazioni” di consolidamento e potrebbero arrivarne altre “nei prossimi trimestri”. (ANSA). 2024-06-29T17:22:00+02:00 LE

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