L’indicazione del segretario generale, Lando Maria Sileoni, al 125° Consiglio nazionale della Fabi. Tavola rotonda sulla riforma delle bcc e l’impatto sui territori con Del Buono (Cassa centrale banca), Spanò (Federcasse) e Vernieri (Iccrea).
«Il contratto delle bcc può rimanere». L’indicazione è arrivata oggi, al 125° Consiglio nazionale della Federazione autonoma bancari italiani, da parte del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Al termine della tavola rotonda sulla riforma delle banche di credito cooperativo e l’impatto sui territori, Sileoni ha messo in fila una serie di priorità e ha dato indicazioni precise per il futuro. Il segretario generale Fabi ha sottolineato la necessità di «un ruolo più forte, politico e di aggregazione di Federcasse» e poi dell’importanza «dei nuovi gruppi del settore e del loro radicamento sui territori». E ancora: «Serve maggiore attenzione all’occupazione e bisogna essere d’accordo sul fatto che la digitalizzazione non deve avere impatti sul personale». Secondo Sileoni «i prossimi piani industriali vanno condivisi col sindacato» anche in relazione alla scadenza imminente del contratto nazionale del settore (dicembre 2019) e alla «eventuale proroga».
Al dibattito hanno partecipato i responsabili del personale del gruppo Iccrea, Marco Vernieri, e del gruppo Cassa Centrale Banca, Pasquale Del Buono, il coordinatore Fabi Iccrea, Pier Giuseppe Mazzoldi, il coordinatore Fabi Ccb, Domenico Mazzucchi e il coordinatore Fabi Raiffeisen, Werner Pedoth, il vicepresidente di Federcasse, Matteo Spanò, e il Segretario nazionale Fabi, Luca Bertinotti.
Moderato da Federico De Rosa del Corriere della Sera, il dibattito ha toccato vari argomenti, dal ruolo di Federcasse ai relativi cambiamenti all’interno del credito cooperativo, il tema digitalizzazione e, soprattutto, ha fatto emergere la forte volontà all’interno del settore cooperativo di mantenere la vocazione tradizionale di banca del territorio.
Una realtà, quelle delle BCC, che conta 142 banche e quasi 3000 sportelli che, in vista del prossimo rinnovo contrattuale, debbono essere “allineati” su un percorso comune. Il vicepresidente di Federcasse Spanò ha espresso idee chiare: i confronti vanno fatti con la capogruppo, che sarà anello di congiunzione sulle tante questioni messe sul tavolo. “Sarà un lavoro impegnativo ma di certo affascinante, e l’obiettivo da raggiungere un contratto che sia differente, non standard.
Vogliamo trovare il giusto connubio, ecco perché una certa lentezza dei lavori”. Sulla tecnologia, le parole di Spanò sono state rassicuranti: “Le Bcc devono sicuramente diventare sempre più digitali, ma è impensabile abbandonare la nostra anima tradizionale. Dobbiamo continuare ad essere presenti anche sulle realtà meno urbanizzate, quindi la presenza fisica rimane fondamentale. Una fisicità che sarà accompagnata e sostenuta dalla multimedialità, ma riusciremo a portare avanti le due cose senza tradire il nostro percorso”.
Secondo Spanò, digitalizzazione e riqualificazione vanno perciò di pari passo. Fondamentale una consapevolezza culturale, più che un ricambio mentale, perché relazione e digitalizzazione non sono in antitesi bensì in continuo rapporto.
L’opinione di Marco Vernieri, responsabile del personale del Gruppo Iccrea, è che per tenere insieme le istanze di 142 banche, dal Trentino alla Sicilia, sono necessari strumenti che possano integrare e valorizzare le diversità territoriali. “Il primo di questi strumenti è il contratto nazionale. Non dobbiamo standardizzare, uniformare le differenze tra i vari territori. Vogliamo anzi mantenere una forte matrice, quel radicamento territoriale che rappresenta il nostro punto di forza”.
Vernieri non ha nascosto il piacere di rappresentare un settore del credito dall’anima “un po’ vintage”, che vuole perciò lavorare con modalità diverse dalle altre banche. “Vogliamo un contratto che ci consenta di gestire queste diversità che sono la nostra peculiarità. L’obiettivo è tenere insieme la dimensione territoriale e quella nazionale”.
Il rapporto di fidelizzazione delle banche di credito cooperativo con la propria clientela registra cifre altissime, la digitalizzazione dovrà quindi solo migliorare i rapporti con l’utenza, ottimizzando i servizi offerti.
Del buono si è dichiarato perfettamente d’accordo con la linea espressa da Spanò: “Il dialogo costante è fondamentale. I termini che possono meglio definire il credito cooperativo sono: territorialità, mutualità, armonia, integrazione.
Werner Pedoth ha sottolineato la necessità di un contratto che garantisca la specificità tipica delle banche di credito cooperativo.
Per Domenico Mazzucchi “Il valore di questo contratto sarà garantire la nostra autonomia per il bene di tutti, in primis i lavoratori”. Pier Giuseppe Mazzoldi ha ricordato che “dobbiamo vedere un segnale da parte della controparte per capire poi quale sia la giusta direzione da prendere” ma, ha sottolineato, “la Fabi, come sempre, è pronta”.
L’intervento del segretario nazionale Bertinotti ha rappresentato un riconoscimento alla guida di Sileoni, grazie al quale il settore ha mantenuto il diritto di reintegra, acquisita la parità di retribuzione per i contratti di inserimento, mantenuto il calcolo pieno del Tfr e, dopo un lungo percorso, anche l’aumento della busta paga come nel credito ordinario. “Dobbiamo confrontarci con la controparte per preservare i profili e le peculiarità che contraddistinguono il Credito Cooperativo “, dichiara Bertinotti.
Sileoni ha chiuso il dibattito auspicando e invitando ad un contratto che valorizzi il ruolo politico di aggregazione delle banche di credito cooperativo, una indispensabile attenzione verso il tema occupazionale, una gestione della digitalizzazione che non abbia impatti negativi.
“Il Contratto delle Bcc, se vogliamo, potrà rimanere esattamente il contratto delle Bcc”, l’incisiva e netta dichiarazione finale di Sileoni.
A fine tavola rotonda, incisivo l’intervento del giornalista economico Fabio Pavesi, relativo alla remunerazione dell’amministratore delegato di Unicredit Jean Pierre Mustier.
La giornata congressuale è poi proseguita con gli interventi e le proposte dei dirigenti sindacali che rappresentano tutti i sab nazionali. Domani, la relazione finale del segretario generale Sileoni e l’approvazione della mozione conclusiva del 125° Consiglio nazionale.
Milano, 05 dicembre 2019