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«A UTILI ALTI CORRISPONDE GIÀ UN PRELIEVO FISCALE MAGGIORE PER LE BANCHE»

di Redazione

Audizione del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, in commissione Finanze alla Camera. L’ipotesi di una tassa sui cosiddetti extraprofitti del settore bancario dopo i profitti cresciuti grazie all’aumento dei tassi d’interesse: «La progressività dell’imposizione fiscale già esiste»

«La progressività dell’imposizione fiscale già esiste: all’aumentare degli utili, infatti, cresce il volume delle tasse pagate. Nel 2021 gli utili sono stati pari a 16,4 miliardi e le tasse pagate 2,2 miliardi. Nel 2022, utili per 25,4 miliardi e tasse per 4,3 miliardi. Nel 2023, a fronte di 40,6 miliardi di utili, le tasse sono state di 8,1 miliardi. Questi dati si riferiscono alla sola tassazione degli utili, non contemplano, cioè, altre tasse pagate dalle banche, come l’Iva o l’Imu sugli immobili, e dimostrano come all’aumentare del profitto corrisponde un prelievo fiscale maggiore».

Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, nel corso di una audizione dinanzi alla Commissione Finanze della Camera dei deputati.

«C’è da dire che le banche difficilmente assorbiranno il costo di una tassa aggiuntiva senza in qualche modo reagire. È probabile che una nuova, eventuale imposta si trasformi in un aumento dei costi per i clienti, sotto forma di tassi più alti sui prestiti o commissioni maggiorate. Se la politica porterà avanti una trattativa con le banche, penso che un risultato ci sarà. Certamente, le decisioni della Bce ha svolto un ruolo decisivo negli ultimi 2 anni con l’aumento dei tassi che hanno fatto crescere i ricavi da prestiti. Ma, per fare un ragionamento corretto, dobbiamo chiederci anzitutto se esiste davvero un concetto di extraprofitti. Non esiste, per esempio, un equivalente per le perdite: nessuno parla di extraperdite quando un’azienda attraversa momenti difficili. Classificare i profitti come extra in periodi favorevoli non è corretto, perché sono parte di un ciclo economico che prevede alti e bassi. Le banche operano in un mercato regolato, e i loro profitti, per quanto elevati in alcuni periodi, non sono mai garantiti. Allo stesso modo, nei periodi di crisi, le banche devono fare i conti con perdite significative, che nessuno si sognerebbe di compensare con una riduzione delle tasse» ha aggiunto il segretario generale della Fabi.

Roma, 10 ottobre 2024

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