Su Repubblica.it il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, illustra il diritto alla disconnessione introdotto con il rinnovo del contratto nazionale. «Con le nuove tecnologie lavorare era diventato un inferno». Secondo un’indagine del Randstad Workmonitor, il 59% dei lavoratori italiani ritiene che le aziende si aspettano che i dipendenti siano disponibili a lavorare anche fuori dell’orario d’ufficio, e il 52% che venga ritenuto normale rispondere ai messaggi.
«La norma che abbiamo inserito nel nostro contratto è molto semplice, stabilisce che non debbano essere fatte telefonate o mandate e-mail ai dipendenti dopo l’orario di lavoro. Abbiamo vietato anche le e-mail perché è vero che in teoria il lavoratore può anche non rispondere, ma è una forma di pressione psicologica. È una norma necessaria perché con le nuove tecnologie il nostro lavoro era diventato un inferno totale, arrivavano messaggi e telefonate a qualunque ora per vendere prodotti di qualunque tipo». Così il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, su Repubblica.it che ha diffuso un’indagine di Randstad Workmonitor secondo la quale il 71% degli italiani risponde ai messaggi inviati al di fuori dell’orario di lavoro e il 68% lo fa immediatamente. In Italia, solo due tipi di contratto nazionale sanciscono il diritto alla disconnessione: il contratto della scuola e, dopo l’accordo dello scorso 19 dicembre sul rinnovo del ccnl, anche quello del settore bancario. Una conquista dei sindacati del credito che, nel negoziato sul contratto nazionale, hanno messo nero su bianco la richiesta di stop alle mail e chiamate fuori orario di lavoro.
Secondo l’indagine sul mondo del lavoro realizzata dalla multinazionale olandese leader nei servizi per le risorse umane, il 59% dei lavoratori italiani ritiene che i datori di lavoro si aspettano che i dipendenti siano disponibili a lavorare anche al di fuori dell’orario d’ufficio, e il 52% ritiene che venga ritenuto normale rispondere ai messaggi di lavoro anche nel tempo libero.
È «il richiamo irresistibile dell’e-mail o di WhatsApp fuori dall’orario di lavoro per sentirsi coinvolti e restare aggiornati o forse perché le aziende se lo aspettano e non è neanche una questione di età perché comunque anche tra i lavoratori più anziani la quota dei sempre connessi è del 66%» secondo l’analisi Workmonitor. È «l’altra faccia, anzi forse la faccia cattiva dello smart working, del lavoro che non si svolge più solo in ufficio. Il lavoro agile è un’ottima opportunità per le persone e per le aziende. È vero che l’unica norma che parla di disconnessione è l’articolo 19 della legge 81/2017 sul lavoro autonomo e il lavoro agile, ma è piuttosto un problema legato alle nuove tecnologie e riguarda tutti. E in quanto tale va regolato, come è già avvenuto in altri Paesi» secondo Ilario Alvino, giuslavorista e professore all’Università La Sapienza di Roma.
Roma, 5 marzo 2019