Il racconto dei lavori e delle tavole rotonde. Tutti i numeri e i resoconti dei dibattiti.
Oltre 1800 i partecipanti, 5 le tavole rotonde e due i dibattiti “faccia a faccia”, 52 gli ospiti presenti, tra giornalisti delle principali testate nazionali e personalità di spicco del panorama culturale ed economico-finanziario italiano, oltre ai segretari generali di tutti i sindacati del credito. Questi i numeri che hanno scandito la prima giornata di lavori del 125° Consiglio Nazionale Fabi, “Il Valore del Contratto”, in corso a Milano e che si protrarrà fino a venerdì 6 dicembre.
Al centro dei dibattiti, le trattative sindacati-Abi per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei bancari e i cambiamenti in atto nel settore: banche, politica ed Europa, finanza e, immancabilmente, le innovazioni tecnologiche e le loro ripercussioni sul lavoro in banca.
L’apertura dei lavori è affidata al Segretario generale aggiunto Mauro Bossola che, nella sua relazione, ha sottolineato l’importanza del contratto nazionale, dopo aver analizzato il contesto macroeconomico e fatto un quadro dettagliato del settore bancario italiano.
Il Segretario generale Sileoni affronta, nella sua introduzione, il concetto di “valore” enunciato nel titolo dell’evento: il valore come simbolo, il valore come entità, il valore come progetto di vita.
Prendendo come riferimento il film “Il traditore”, Sileoni ricorda come il pentito Buscetta, grazie esclusivamente al magistrato Giovanni Falcone, divenne un simbolo della lotta alla mafia: “il valore politico e processuale delle sue confessioni si trasformò in valore sociale e storico per la nostra comunità”.
Ecco un brano del discorso di Sileoni.
“Ma faremo in modo che ogni cambiamento avvenga sotto gli occhi di tutti, alla luce del sole, tutelando i posti di lavoro e creando anche le condizioni per nuove attività e nuovi mestieri.
Questo è il vero valore che vogliamo concretizzare.
Noi siamo, quindi, per Giovanni Falcone, siamo stati sempre per Giovanni Falcone che, rispetto al concetto di valore, ha avuto le idee sempre estremamente chiare.
Infatti, sosteneva: “Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così.
Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è sempre un prezzo da pagare.
Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.
Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto.
Contano le azioni, non le parole.
Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili.
Il valore delle nostre azioni resterà sempre scolpito nel tempo”.
Così parlò Giovanni Falcone, ricordiamocelo tutti.
Il valore del contratto passa esclusivamente attraverso le nostre azioni, la nostra esistenza passa sempre esclusivamente attraverso le nostre azioni.
Questo è il vero valore da raggiungere.”
L’intervento del Segretario generale si concentra poi sul tema portante dell’evento, il contratto dei bancari e il suo valore politico e sociale: “Il contratto è servito e servirà per contrastare i momenti più difficili del settore, per mettere tutte le banche nelle stesse condizioni competitive, per gestire con successo i piani industriali e per arginare periodi di acqua alta.
“Ma – e qui Sileoni si rivolge ai rappresentanti delle banche presenti in sala- se continuate a delegittimarlo, potrà fare la fine del Mose di Venezia e i primi a rimetterci, davanti agli occhi dei vostri amministratori, sarete voi stessi”.
Poi la parentesi Unicredit, con l’attacco a Jean Pierre Mustier e al piano industriale del gruppo, che prevede un taglio di circa 8.000 lavoratori nell’arco del 2020-2023, mentre l’ottimizzazione della rete di filiali porterà alla chiusura di circa 500 sportelli.
“Ieri abbiamo scoperto il ‘Jean Pierre Mustier pensiero’ – dichiara Sileoni – Con il taglio dei posti di lavoro, Unicredit pagherà i dividendi agli azionisti”.
“Chiedo al sindacato del Gruppo Unicredit di contrastare la spregiudicatezza e l’arroganza di questo francese, che vuole traslocare dall’Italia, creando un gruppo europeo con lui alla guida”.
Secondo il Segretario generale Fabi, “deve essere chiaro a tutti che quello che sta accadendo in Unicredit non è soltanto una questione sindacale ma, soprattutto, politica perché c’è il serio rischio che il gruppo Unicredit, con alla guida Jean Pierre Mustier, possa fare la stessa fine del gruppo Fiat: una grande azienda italiana che, purtroppo, non parla neanche più il dialetto piemontese”.
Partono poi i dibattiti: il direttore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta, insieme a Sileoni, ai direttori di Milano Finanza e Sole24Ore, Gabriele Capolino e Fabio Tamburini, Rosario Dimito del Messaggero e Nicola Saldutti del Corriere della Sera, hanno affrontato il discorso sul futuro delle banche e della vigilanza.
Alla domanda “Come si concilia lavoro e tecnologia?”, Fabio Panetta, da oggi anche membro della BCE, sottolinea come il lavoro delle persone rimanga centrale per le banche. Il segreto per mantenere questa centralità è l’attività di formazione.
Il fintech è un fenomeno nuovo che si affianca alle banche. Al momento, si sta occupando solo dei pagamenti ma coinvolgerà, presto, altri settori tipici delle banche: ecco perché diventano fondamentali un’attività di controllo e la certezza normativa.
“Le banche che fanno profitti sono quelle che offrono servizi e non quelle che fanno credito: è necessaria perciò un’evoluzione delle competenze dei lavoratori per banche che offriranno sempre più servizi finanziari e non credito”.
Il futuro vedrà, insomma, sempre più vicini, affiancati, banche, assicurazioni e istituti che offrono altri servizi finanziari.
“Si può prevedere un futuro in cui cambi l’attività delle banche. Non parliamo però di una desertificazione degli sportelli bancari, bensì un cambiamento che offre delle opportunità: penso sia un futuro altamente auspicabile per l’economia, per le banche e per la clientela”.
Panetta ha citato l’esempio degli Stati Uniti, in cui c’è stata una revisione delle modalità in cui operano le banche e dove, proprio al contrario che in Europa, solo un quarto dei finanziamenti alle imprese vengono dalle banche. Lì le banche sono le uniche altamente redditizie nel mondo.
Il segretario generale Fabi manifesta la sua adesione al pensiero di Panetta: “Per riuscire a mantenere alti i numeri degli occupati nel settore Abi e Bcc dobbiamo trovare soluzioni all’interno: dobbiamo specializzarci e uscire dall’ambito bancario per fare anche i consulenti”.
“Solo così potremo tenere insieme la categoria, gestendo i cambiamenti. Se invece i cambiamenti li subiremo, diventeremo riserva indiana. Dobbiamo uscire dallo stretto ambito professionale per procurarci altri guadagni. Agire in prevenzione, gestire il cambiamento con uno scatto intellettuale. Dobbiamo fare quadrato, e non farci guerra tra noi, tra gruppi bancari” conclude Sileoni.
Nel dibattito “Così è stata salvata Carige” – un faccia a faccia Sileoni-Innocenzi – è stato fatto il punto sulla questione della banca genovese.
“L’obiettivo: a fine gennaio assemblea per il nuovo Cda” dichiara il commissario dell’istituto ligure, Fabio Innocenzi “Non appena chiuso l’aumento di capitale, verrà immediatamente convocata l’assemblea per nominare il consiglio di amministrazione di Banca Carige. Se riusciamo a chiudere l’aumento di capitale il 20 dicembre – ha spiegato Innocenzi – l’obiettivo sarebbe quello di avere già l’assemblea a fine gennaio, al 31 gennaio”.
“Il ruolo di Abi nel contratto nazionale” è il titolo del secondo faccia a faccia, quello tra il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli e Sileoni, introdotto dal segretario generale aggiunto della Fabi, Giuliano De Filippis.
Patuelli, al suo terzo mandato come presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, premette da subito che il rinnovo del contratto di lavoro è questione di volontà: “Il tempo è solo funzionale, l’obiettivo è il risultato. In tutti gli investimenti è importante una visione a lungo termine: mi interessano i risultati, più che l’illusione dei preventivi”.
“Le banche devono essere un’avanguarda di legalità, cultura, rispetto e tutela. La migliore tutela dellla banca è la tutela dei risparmiatori” le parole di Patuelli.
“Questo contratto nazionale deve trovarci consapevoli e convergenti: deve essere un patto tra i rappresentanti del capitale e i rappresentanti dei lavoratori. Non dobbiamo subire le innovazioni, ma utilizzarle con un nuovo spirito imprenditoriale e trovando nuovi ambiti di attività”, questa la dichiarazione finale del presidente Abi, ripresa dalle principali agenzie di stampa nazionali.
La tavola rotonda “Lavoro, politica e finanza: tre strade parallele!” – con Claudio Cerasa (Foglio), Giuseppe De Filippi (vicedirettore Tg5), Diego Fusaro, Nicola Porro (Rete 4 e vicedirettore del Giornale), Nicola Saldutti (Corriere della Sera), l’economista Giulio Sapelli, Fabio Tamburini (Sole 24 Ore) e l’ex ministro Giulio Tremonti, ha affrontato il tema del periglioso rapporto tra finanza e politica, che vede spesso la seconda soccombere alla prima.
“Dobbiamo assolutamente sconfiggere l’idea che la classe politica ha del settore bancario, ossia che difendere la banca faccia perdere consenso elettorale” dichiara Sileoni, che continua con un monito: “Quando sarà il momento, orienteremo la categoria a votare per chi ci difende!”
Secondo il Segretario generale Fabi, infatti, anche i media non danno abbastanza risalto alla situazione drammatica degli esuberi: “Non si parla delle banche, e quindi non si parla degli esuberi in banca, per non perdere consenso elettorale. Nell’eterna lotta tra finanza e politica, la politica non ha più peso, perché la finanza si compra tutto”, la conclusione di Sileoni.
Sapelli, riguardo innovazione e fintech: “È fondamentale cambiare la mentalità per gestire i cambiamenti tecnologici. La parola magica è sempre formazione”.
De Filippi: “ I fondamentali del sistema capitalistico che hanno permesso lo sviluppo del mondo occidentale sono i ‘gioielli di casa’, non possiamo far finta che non contano. C’è sicuramente un importante lavoro da fare a livello di comunicazione: il mondo finanziario va difeso ideologicamente e culturalmente”.
Protagonisti di “Lavoro e nuove tecnologie: come cambia il settore bancario”: Carlo Alberto Carnevale Maffè (Sda Bocconi), Oscar Giannino (editorialista e conduttore radio), Pietro Paganini (John Cabot University), Sandro Iacometti (Libero), Lina Palmerini (Sole24Ore) e Gianluca Paolucci (Stampa) con la moderazione di Frediano Finucci (TgLa7).
Carnevale Maffè: “Il fintech non è il nemico della banca, non è il farwest da tanti temuto. La tecnologia non è nemica del sindacato bancario, lo è quel top manager politicizzato e colluso”.
Secondo Paganini, è importante educare alla tecnologia affinché non costituisca un problema ma la si possa utilizzare a nostro vantaggio. Per questo motivo “è fondamentale il futuro della scuola e l’insegnamento, questo punto deve rappresentare una riflessione importante anche per i sindacati. La sfida attuale è creare posti di lavoro attraverso la tecnologia”.
Segue, poi, il confronto tra tutti i segretari generali di tutte le organizzazioni sindacali del settore del credito con il presidente del Casl Abi, Salvatore Poloni: argomento, problemi e dinamiche della contrattazione nazionale e di quella aziendale.
Il dibattito finale ha visto protagonisti i capi del personale dei maggiori gruppi bancari: “Il rapporto tra contrattazione di primo e secondo livello”, moderato dal vicedirettore del TgLa7, Andrea Pancani.
Milano, 04 dicembre 2019