Stereotipi, gender gap, violenza e uguaglianza. Il segretario generale alla tavola rotonda organizzata da Fabi Bologna: «Nel mondo bancario quasi un dipendente su due è donna, ma solo poche in posizioni apicali»
Sala piena di donne, ma anche tanti uomini per il convegno ‘Il talento non ha genere’ al quale sono stati invitati esponenti di primo piano del mondo della cultura, della formazione e dell’attivismo bolognese. Tra loro, ospite d’eccezione, anche il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni che è stato accolto da calorosi applausi.
Il dibattito è stato introdotto da Annamaria Zanardi della segreteria provinciale della Fabi di Bologna che ha organizzato l’evento: «Siamo orgogliosi di questa sala piena – ha detto la Zanardi – a testimonianza dell’attualità del tema che vogliamo affrontare. La disuguaglianza uomo-donna è un fenomeno che, purtroppo, ancora esiste nel mondo del lavoro e va affrontato con consapevolezza. Ed è per noi molto importante la presenza del segretario generale della Fabi, dimostrazione dell’attenzione che il nostro sindacato, dal vertice ai dirigenti territoriali, riserva a questo delicato tema».
Un argomento complesso affrontato in un vivace confronto, moderato dalla responsabile ufficio stampa Fabi, Simona Sacconi, e animato da Luisa Rosti, professoressa di Politica economica dell’Università di Pavia, Susanna Zaccaria, avvocato e assessore del comune di Bologna, Antonio Dragonetto, psicoterapeuta e formatore, Francesca Rescigno, professoressa associata di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Bologna; Chiara Gius della ‘Casa delle donne’ di Bologna.
«Il cervello di donne e uomini non funziona in modo identico – ha esordito la professoressa Rosti – ma è importante identificare intelligenze e capacità al di là del genere di appartenenza per associare qualità e ruoli in maniera idonea. Fare in modo che ci siano le giuste capacità nei ruoli apicali è un vantaggio per chiunque».
Stereotipi da superare per raggiungere un’eguaglianza effettiva: «C’è ancora molto da fare da questo punto di vista – ha detto la professoressa Rescigno – e il compito di noi educatori è anche quello di aiutare la comprensione di fenomeni, come quello della differenza di genere, per fare in modo che le nuove generazioni siano in grado di affrontare la società con maggiori strumenti di comprensione e decodifica».
«Un cambiamento culturale che deve passare anche dal linguaggio – ha detto l’assessora Susanna Zaccaria – perché le parole creano significato e sostanza».
Non solo consapevolezza e talento, ma anche coraggio. «Per una donna – ha detto lo psicoterapeuta Dragonetto – è necessario avere anche questa dote. Non è semplice essere se stesse e dimostrare le proprie qualità. Bisogna imparare a farsi largo nel mondo del lavoro senza farsi condizionare da stereotipi e pressioni sociali».
Coraggio di trovare la propria strada, quindi e poi coraggio anche per denunciare le violenze e i soprusi. «La difficoltà principale – ha sottolineato Chiara Gius, ‘Casa delle donne’ – è quella di trovare la forza di parlare, confidarsi e chiedere aiuto. Per questo è importante che ci sia informazione adeguata e formazione di operatori qualificati che sappiano intervenire a supporto delle donne che lo richiedano».
Il convegno, animato di spunti e riflessioni, è entrato nel vivo quando ha preso la parola il segretario generale della Fabi tracciando un quadro della situazione del mondo bancario in relazione al fenomeno del gender gap. «In banca un dipendente su due è donna – ha detto Sileoni – ma solo poche ricoprono posizioni apicali e paradossalmente sono i piccoli gruppi bancari, le banche del territorio, a credere meno nelle donne». Un fenomeno assurdo, secondo Sileoni, se si considera che soprattutto nei piccoli gruppi bancari c’è bisogno di rapporto umano fatto di consulenza, competenza e fiducia, ma facilmente spiegabile con un’ipotesi: «Gli uomini evidentemente sono considerati maggiormente influenzabili e manipolabili rispetto alle donne e quindi prediletti dai vertici per il raggiungimento degli obiettivi commerciali».
Inevitabile quindi un riferimento all’accordo sottoscritto di recente per l’interruzione dei mutui per le donne vittima di violenza di genere e infine un accenno alla trattativa del rinnovo del contratto nazionale in corso questi giorni: «Molti ci vorrebbero morti – ha concluso Sileoni – considerando la categoria dei bancari spacciata. La realtà è molto diversa, ma è assolutamente vero che non possiamo dare più niente per scontato perché siamo attaccati su più fronti. Oggi chi si avvicina alle banche e quindi ai lavoratori bancari perde consensi elettorali perché la fiducia dell’opinione pubblica è ai minimi storici. Stiamo pagando colpe di decenni passati, ma come Fabi non faremo mai passare il concetto che bancario e banchiere sono la stessa cosa e questo contratto nazionale servirà per ristabilire le giuste responsabilità, ripartire i profitti in maniera equa e garantire norme ferree a tutela sia di lavoratori sia della stessa clientela».
Bologna, 25 novembre 2019