Il segretario generale della Fabi a Milano partecipa alla presentazione dei dati dell’Osservatorio monetario sull’evoluzione del settore bancario
“Gestire e governare gli eventi e i cambiamenti prima che ci travolgano per salvaguardare il settore bancario che è lo specchio del Paese”. Questa la sintesi dell’intervento di Sileoni durante la tavola rotonda “Lavorare in banca. Un mondo in evoluzione”. Ascoltato con molta attenzione dalla folta platea, il segretario generale della Fabi si è confrontato con esperti del mondo delle banche, della ricerca e della cultura.
Al microfono si sono alternati Rony HAMAUI dell’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa (ASSBB); Angelo Baglioni, Lorenzo Cappellari, Michele Faioli, Claudio Lucifora, professori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Salvatore Poloni, presidente del Comitato Affari sindacali e del lavoro di Abi.
Sotto i riflettori il sistema bancario che, come risulta dai dati dell’Osservatorio Monetario dell’Università Cattolica, sta vivendo profonde trasformazioni. Prima di tutto l’accesso ai servizi finanziari che avviene sempre di più tramite i canali digitali. E sono proprio le banche a incentivare i clienti ad andare in questa direzione, per risparmiare sui costi operativi della rete: nell’arco dell’ultimo decennio il numero di sportelli si è ridotto del 20% in Italia.
“E pensare che in tutta Europa – ha detto Sileoni – le chiusure di sportelli sono state accompagnate da licenziamenti. Solo in Italia e solo grazie al lavoro del sindacato le uscite sono state tutte volontarie e incentivate”.
Il segretario generale della Fabi, rispondendo puntualmente alle osservazioni e alle domande del pubblico e dei relatori, ha delineato il quadro generale dell’attuale situazione della categoria dei bancari. Una categoria vista dall’opinione pubblica come privilegiata e complice, ma in realtà vessata e sfruttata. “Siamo in trincea proprio in questi giorni – ha detto Sileoni guardando Poloni – per conquistare al tavolo Abi un nuovo contratto nazionale che tenga insieme lavoratori e clientela. Non ci riterremo soddisfatti fino a quando non avremo portato a casa tutti i punti della nostra piattaforma tra cui un netto stop alle pressioni commerciali e un aumento economico doveroso a fronte del ritorno agli utili delle banche”. E ancora: “Come già detto dopo l’ultimo incontro con la controparte rappresentata qui dal presidente, Salvatore Poloni – non accetteremo risposte fumose e ci confronteremo solo su dati reali e certificati”.
Sistema del credito al centro della tavola rotonda e di conseguenza anche la figura del bancario che “nel corso del tempo e con la tecnologia che avanza – ha detto il professor Baglioni – è diventata obsoleta. Oggi per sopravvivere bisogna specializzarsi e diventare consulenti e per questo serve una formazione adeguata, ma c’è ancora molto da fare. Le banche devono investire di più su questo fronte, come tra l’altro richiede la Mifid II.
Un concetto rimarcato anche da Sileoni secondo cui “non c’è una sola banca in Italia che utilizza interamente il fintech. E questo perché le banche non vogliono perdere il loro potere contrattuale nei confronti dei territori”.
“In banca – continua il professore in linea con le idee di Sileoni – saranno richieste sempre meno generiche lauree in Economia, mentre verranno maggiormente ricercati matematici, informatici, ma anche psicologi o filosofi. Ci sarà anche una elevata richiesta di “soft skills”, difficilmente sostituibili con le macchine: creatività, capacità di comunicare e di relazionarsi con il pubblico”. Il bancario del futuro sarà una figura completamente nuova, ma di fondamentale importanza: “Occuparsi del risparmio degli italiani – ha concluso Baglioni – significa assistere le famiglie nel lungo periodo e non deve diventare un modo di piazzare prodotti della ‘casa’ per raggiungere obiettivi di budget. Una cattiva condotta che già troppo spesso ha fatto male alle tasche dei risparmiatori”.
E a questo proposito non sono mancate domande e osservazioni al presidente del Casl Abi, Salvatore Poloni, concorde nel sostenere che sia necessario un profondo mutamento di orientamento sul modo di fare banca: “È fondamentale il tema delle competenze – ha detto – per ché sono l’elemento che fa umanamente la differenza”. Quindi uno sguardo alle politiche di genere per la diminuzione del gap uomo-donna per quanto riguarda i percorsi di carriera, la transizione ecologica per investire in prodotti green e la trasformazione tecnologica che non può essere ignorata. Infine focus sul settore bancario, “iper regolamentato” secondo Poloni.
“Non dimenticare però – lo ha ammonito Sileoni – che in questo percorso di trasformazione ci sarà sempre un sindacato all’erta, la Fabi, che vigilerà perché a i lavoratori siano protagonisti e non vittime di questi cambiamenti. E ricordatevi – ha concluso tra gli applausi – che nessuno potrà mai sostituire il rapporto tra bancario e cliente”.
Milano, 12 novembre 2019