Ieri l’incontro della Segreteria Nazionale e dei Rappresentanti Aziendali FABI con i vertici del gruppo bancario emiliano in vista della fusione con Unipol Banca. Sul quotidiano La Stampa di oggi Sileoni spiega la sua posizione
————————
“In BPER ci saranno 1.700 uscite volontarie accompagnate da 400 assunzioni. Che sono poche. Vogliamo che siano confermati i 230 contratti di somministrazione e i 40 contratti a tempo determinato”. È quanto ha detto oggi, in una intervista sul quotidiano La Stampa, il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni. Che ieri ha incontrato i vertici del gruppo bancario emiliano in vista della fusione con Unipol Banca. Alla riunione, a cui hanno preso parte tutti i sindacati del settore, erano presenti anche i Segretari Nazionali FABI, Mattia Pari e Fabio Scola, insieme con i membri del Coordinamento di Gruppo della Federazione.
Durante l’incontro a Modena, Sileoni ha commentato punto per punto il piano industriale, marcando gli aspetti positivi e concentrandosi, in particolare, sulle richieste per quanto riguarda l’occupazione. In particolare, Sileoni ha detto che sono “poche” le 400 assunzioni previste e ha chiesto che siano confermati i 230 contratti di somministrazione e i 40 contratti a tempo determinato. Richieste che, come accennato, sono state illustrate anche nella intervista pubblicata oggi sulla Stampa che potete leggere integralmente qui sotto.
LANDO MARIA SILEONI II leader della Fabi: “In Italia tagli gestiti con i prepensionamenti Mentre in Europa nel 70 per cento dei casi le banche hanno fatto dei veri licenziamenti”
“IN CASO DI ESUBERI IN UNICREDIT PRETENDEREMO USCITE VOLONTARIE”
Sandra Riccio
Crisi bancarie ed esuberi sono stati gestiti con il Fondo di solidarietà e il Fondo per l’occupazione». Grazie a questi strumenti, due conquiste sindacali, dice il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni «sono stati evitati i licenziamenti. Certo, le tensioni degli ultimi anni di alcune banche locali hanno toccato il lavoro. A differenza di altri Paesi europei abbiamo limitato l’impatto dei tagli. Ora siamo pronti a difendere la categoria nelle prossime battaglie. E poi per licenziare, le banche devono dichiarare lo stato di crisi che può far scattare il fuggi-fuggi di clienti.
Qual è la differenza con l’Europa? «In Italia gli esuberi sono stati gestiti coi prepensionamenti: uscite, di fatto, volontarie. In Europa nel 70% dei casi (229.000 soggetti su 328.000 posti persi), ci sono stati licenziamenti veri e propri. La categoria in Italia è molto esposta da un punto di vista sindacale. Noi abbiamo un contratto nazionale, in molti paesi non c’è. Il contratto ha evitato i bagni di sangue visti in altre banche europee. Ad aiutare la categoria è stato il fondo esuberi pensato per questi casi, accompagnati dall’ingresso di 20.550 giovani».
Quali sono i fronti aperti? «Le banche stanno cambiando. La digitalizzazione e le nuove sfide dei big di Internet, portano a nuove figure professionali. È un’opportunità a patto che sia affrontata in maniera corretta e condivisa. Queste nuove professioni vanno regolate nel contratto nazionale, pronto per fine maggio. Siamo contro le figure professionali che per metà sono consulenti finanziari e per metà bancari. Va messo un freno a questo fenomeno».
Vi aspettate altri tagli? «E’ in arrivo il piano industriale di Unicredit: vedremo le carte nel dettaglio e pretenderemo che eventuali esuberi siano, come stabilito per legge, giustificati da ristrutturazioni o riorganizzazioni del gruppo. Siamo stufi dei bluff e, se servirà, ci rivolgeremo ai magistrati. E vale per tutti, perché il taglio del costo del lavoro è stato l’unico mezzo per fare utili».
Carige e Bper taglieranno posti di lavoro. Cosa vi aspettate? «In Bper ci saranno 1.700 uscite volontarie accompagnate da 400 assunzioni. Che sono poche. Vogliamo che siano confermati i 230 contratti di somministrazione e i 40 contratti a tempo determinato. Carige, caso più complesso, con 1.250 esuberi dichiarati, prepara una decisa cura dimagrante a uso esclusivo di un eventuale fondo estero da far entrare nel capitale. Offerte da banche, presenti sul territorio italiano, per ora non ce ne sono. Non ci saranno licenziamenti, ma ci preoccupa la mobilità selvaggia».