SILEONI AL GR1 ECONOMIA SULLA PROPOSTA DEL PRESIDENTE PATUELLI
SILEONI AL TG DI CANALE 5 SULLA PROPOSTA DEL PRESIDENTE PATUELLI
In meno di seicento si sono presi 22,5 miliardi
De Dominicis Francesco
I nomi dei «bidonisti» delle banche sono custoditi nel cervellone della Banca d’Italia. Si chiama «Centrale dei rischi» ed è il gigantesco database che raccoglie, tra altro, i dati sull’andamento dei rimborsi dei prestiti. E il sistema che viene compulsato, a esempio, dagli stessi istituti di credito quando devono verificare, prima di deliberare nuovi «affidamenti», se un cliente è un buon pagatore oppure uno abituato a rifilare «pacchi». L’idea di pubblicare una lista nera delle imprese che hanno inguaiato i bilanci delle banche salvate dallo Stato è stata lanciata domenica da Libero e contemporaneamente avallata dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. I fari sono puntati soprattutto sul Monte dei paschi di Siena per il quale il Tesoro, prelevando denaro dalle tasche dei contribuenti, spenderà grosso modo 6 miliardi e mezzo di euro. Chi ha messo nei guai Mps ha chiesto il numero uno dell’Associazione bancaria? Chi ha provato il buco nei conti della ex banca del Pd tappato a spese della finanza pubblica? Di qui l’invito di Patuelli, di fatto in tandem con questo giornale, a rendere noti i nomi dei «soloni» per colpa dei quali il governo di Paolo Gentiloni ha creato il fondo da 20 miliardi proprio per risolvere le emergenze bancarie. Accedere a quei dati sembra impossibile, anche se ieri il Garante della privacy, ha aperto un varco ampio spiegando che dal 2011 le imprese non hanno alcuna tutela per quanto riguarda la riservatezza dei dati personali. Superare le resistenze per rendere noti quei nomi, tuttavia, non sarà facile. A spulciare le carte di Bankitalia, comunque, salta fuori qualche tabella assai interessante. A esempio quella che fotografa le categorie dei «soloni». Si scopre, tanto per cominciare, che sono 572 i peggiori: soggetti ai quali sono stati concessi finanziamenti superiori a 25 milioni, che non versano le rate. Clienti – si tratta senza dubbio di grandi aziende, vista l’entità del denaro prestato – che non onorano le scadenze e hanno creato «sofferenze» per 22 miliardi e mezzo su un totale che sfiora i 200 miliardi. Insomma, ai contribuenti italiani viene chiesto (senza possibilità di rifiutarsi) di salvare le banche per colpa di pochi paperoni che non restituiscono i quattrini presi allo sportello. Altri 43 miliardi di finanziamenti in perdita sono «colpa» di appena 5257 clienti ai quali sono stati erogati quattrini tra i 5 e i 25 milioni. In effetti, sono davvero pochissimi coloro che hanno messo nei guai gli istituti: basta pensare che, in totale, sono un milione e 267mila di clienti «problematici». Ma di questi, ben 775mila (più della metà del totale) hanno ricevuto piccoli finanziamenti, tra i 250 euro e i 30mila euro: è il credito al consumo (destinato ad acquistare tv, smartphone ed elettrodomestici) al quale sono legate sofferenze per poco più di 5 miliardi. Insomma, «i colpevoli non vanno cercati tra pmi e famiglie» ha detto ieri il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci. Secondo il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, «è molto grave» se nei primi 100 debitori insolventi di Mps ci sono anche «grandi imprenditori perché noi abbiamo bisogno di un clima di fiducia per rilanciare il Paese e certamente la fiducia non la si costruisce con situazioni nelle quali si vede che c’è chi paga e chi la fa franca». In attesa di capire che fine farà la campagna sui «bidonisti», vale la pena analizzare un altro aspetto, sollevato ieri dalla Fabi, il principale sindacato del settore bancario. Chi ha autorizzato quelle sciagurate linee di credito che oggi stanno mettendo in ginocchio il settore? Il segretario generale, Lando Maria Sileoni, punta il dito contro i vertici delle banche, osservando che « il 78% dei prestiti trasformatisi in sofferenze sono stati deliberati dai vertici degli istituti di credito ossia dalle direzioni generali, dai consigli di amministrazione e dai consigli di gestione». Accanto alla lista dei cattivi pagatori, dunque, per completare il quadro informativo, potrebbe essere utile aggiungere il nome del banchiere che ha autorizzato il prestito trasformatosi in perdita. In ballo, ha spiegato ancora Sileoni, ci sono i «crediti deteriorati frutto di finanziamenti agli “amici degli amici” che vengono poi scaricati, nei piani industriali, sui lavoratori in termini di recupero dei costi e di riduzione ed esuberi del personale». Il sindacalista a unge un elemento di peso: come avvengono le nomine nei ponti di comando degli istituti? Il sospetto è che ci siano rapporti perniciosi tra le aziende e i cda bancari. C’è poi un’altra questione, messa sul tavolo da tutte le organiz7azioni sindacali. Che hanno chiesto al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, di «ridurre drasticamente gli stipendi del top managementdi Mps» che sta per essere nazionalizzato. In teoria, le regole europee, per questi casi, stabiliscono il tetto a 500mila euro. Il primo taglio dovrebbe riguardare la retribuzione dai 1,5 milioni dell’amministratore delegato, Marco Morelli. In teoria. RIPRODUZIONE RISERVATA
Messaggero 10/01/2017
In breve – FABI Bene Patuelli, sui debitori – …
«Riteniamo di grande utilità e trasparenza l’iniziativa del Presidente dell’Abi Patuelli, che chiede una legge per rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi nelle banche oggetto di salvataggio statale». Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi.
Mf –Milano Finanza 10/01/2017
Banche, il governo apre alla lista dei debitori – Il governo apre alla lista Patuelli –
Pira Andrea
La condivisione degli oneri in caso di salvataggio di una banca non deve essere soltanto materiale, da parte di azionisti e obbligazionisti, ma anche morale, da parte di chi ha contribuito a creare le condizioni di dissesto. Su questo principio converge il plauso praticamente unanime che ha accolto la proposta del presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, di derogare alla legge sulla privacy e diffondere la lista nera dei primi 100 debitori insolventi degli istituti. Una proposta «a titolo personale» che ha trovato favorevole anche il governo. «Mi pare eticamente giusto», è stata l’apertura del sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che rimanda comunque ogni decisione al Parlamento. «La proposta non è di facile realizzazione perché un intervento legislativo agirebbe direttamente su una situazione di mercato e la cosa potrebbe creare più di un dubbio», ha aggiunto. Potrebbe però già essere con emendamento al decreto-salva risparmio che oggi inizia il proprio iter in commissione Finanze al Senato. La commissione è convocata per le 15. Alle 16,30 l’Aula di Palazzo Madama discuterà invece la dichiarazione d’urgenza presentata dal Movimento Cinque Stelle per sbloccare la commissione d’inchiesta sul sistema bancario che le opposizioni e non solo sono tornate a chiedere a gran voce dopo la messa in sicurezza del Monte dei Paschi. Un anticipo del dibattito c’è stato ieri alla Camera sulla mozione a firma Renato Brunetta e Pietro Laffranco per impegnare il governo al riguardo. Lo stesso Baretta aveva riportato l’ attenzione su tema spiegando che il governo non metterà «alcun veto» a un’eventuale commissione che a suo dire sarà però di indagine e non d’inchiesta (la commissione d’indagine ha caratteristiche «conoscitive» e a differenza delle commissioni d’inchiesta non ha poteri speciali, pari a quelli della magistratura), per non accavallarsi con l’azione degli inquirenti. Del resto il primo a ipotizzare una commissione d’inchiesta fu proprio Matteo Renzi a novembre del 2015 per allontanare dal suo esecutivo lo spettro politico dei salvataggi di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Cari Ferrara. Non a caso la prima delle 14 proposte presentate è targata Pd. Governo e maggioranza stanno discutendo, consci che dopo due indagini conoscitive rinviare ulteriormente sulla commissione non sarà semplice. Quanto invece alla proposta Patuelli, l’emendamento sarà da scrivere in punto di diritto. L’eventuale modifica, qualora dovesse derogare al diritto alla riservatezza di persone fisiche, «non dovrebbe comunque contrastare con la disciplina europea» in materia e «dovrebbe circoscrivere adeguatamente l’eccezionalità dei presupposti per determinare la deroga», ha ricordato il garante per la privacy Antonello Soro. Le cautele sarebbero però circoscritte. L’ipotesi che tra i maggiori debitori di un istituto da salvare ci sia un singolo è una possibilità «ragionalmente residuale» per ammissione dello stesso Soro. Per quanto invece riguarda le persone giuridiche esse dal 2011 non godono più di alcuna tutela. Su queste basi non stupisce che mondo bancario, politico e sindacale siano tutti concordi. Per Lando Maria Sileoni (Fabi) è un’iniziativa di «grande utilità e trasparenza». L’importante è che «non resti soltanto una proposta personale o di un singolo sindacato», aggiunge Massimo Masi di Uilca. «Non appena ci sarà una legge, o un decreto legge che consentirà alle banche di dare questa possibilità, lo faremo», ha annunciato Fabrizio Viola, consigliere delegato della Popolare di Vicenza Fabrizio Viola. E c’è anche chi come il presidente della commissione Finanze della Camera. Maurizio Bernardo, allarga ulteriormente il cerchio, chiedendo di pubblicare anche i nomi di quanti nelle banche hanno autorizzato le operazioni che coinvolgono i 100 debitori.
Repubblica 10/01/2017
Black list Mps, il Tesoro cauto –
Petrini Roberto
ROMA. Scattato il salvataggio, ora tocca alle gli alti vertici delle banche facendo dunque responsabilità. Dopo il varo del decreto-Mps, emergere sospetti di conflitto di interessi. Anche oggi comincia l’iter in Commissione Finanze del Senato, l’attenzione delle forze politiche si estende ad altri due temi. Il primo è il trattamento da riservare agli amministratori oggetto di un chiarimento e ai debitori “colpevolmente” insolventi delle banche; il secondo è l’istituzione di una commissione parlamentare sulla crisi del sistema bancario al voto oggi delle Camere. La questione è stata sollevata nei giorni scorsi dallo stesso presidente dell’Abi, Antonio Patuelli che ha chiesto, in un’intervista al Mattino, una norma per poter rendere noti i nomi dei primi cento debitori insolventi per scoraggiare il “mendacio bancario”, cioè false affermazioni di chi chiede un prestito in banca. Il Governo non chiude ma è cauto. “Assumiamo politicamente la proposta” ha detto ieri il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, anche se ha aggiunto “bisogna definire le modalità e fare in modo che si distingua tra chi “era in buona fede e chi in cattiva”. “C’è un’ipotesi di lavoro, spiegano fonti parlamentari Pd, Serve, tra l’altro, una norma che sanzioni anche gli amministratori”. Ambienti del tesoro esprimono cautela, massima propensione alla trasparenza nel momento in cui si impiegano soldi pubblici in una banca, ma anche attenzione agli “effetti collaterali” di una eventuale pubblicazione di liste che potrebbe mettere in ulteriore difficoltà le imprese debitrici e rendere ancora più difficile il recupero crediti. Porte aperte invece all’azione della magistratura che dispone di tutti gli strumenti per agire in caso di concessione di prestiti irregolari e in conflitto di interesse. Appoggia pienamente la proposta Patuelli invece il sindacato Fabi, secondo il quale il 78 per cento dei crediti sono stati deliberati dagli alti vertici delle banche facendo quindi emergere sospetto di conflitti di interesse. Anche la banca sarebbe pronta alla pubblicazione. Si può fare? Il tema è stato oggetto di un chiarimento da parte del Garante della privacy, Antonello Soro, il quale ha spiegato che per i singoli il problema non si pone: sono tutelati dalla privacy. Diversa la questione per le società che non sono tutelate dalla privacy (anzi devono tendere alla trasparenza) ma nel caso del credito hanno una “legittima aspettativa di riservatezza” in base alla disciplina bancaria nel momento in cui vanno a chiedere un prestito. Di conseguenza, per superare questo ostacolo, ci vorrebbe una legge che tuttavia, per Soro, deve tener conto delle normative europee e soprattutto non potrebbe essere rivolta a tutti i cittadini e le imprese che si rivolgono ad un banca, ma destinata al caso specifico. Caldo anche l’altro tema, quello delle responsabilità degli amministratori delle banche. Lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, nei giorni scorsi in un’intervista al Sole24Ore, aveva detto che le responsabilità dei “singoli manager” vanno sanzionate” e ieri Baretta è tornato sull’argomento rilevando che «debba agire anche la magistratura» su chi ha amministrato in modo sbagliato. L’intero spettro delle questioni sarà oggetto della commissione sul caso Mps che potrebbe limitarsi all’indagine e non all’inchiesta (come chiede Forza Italia) per non invadere debitrici e rendere ancora più difficile il campo di azione della magistratura.
CORRIERE.IT 09/01/2017
Banche: Sileoni (Fabi), bene proposta Patuelli per trasparenza settore
– Roma, 09 gen – “Da anni la Fabi ha evidenziato che il 78% dei prestiti trasformatisi in sofferenze (186.729 miliardi a settembre 2016, vedi tabella allegata) sono stati deliberati dai vertici degli istituti di credito, ossia dalle direzioni generali, dai consigli di amministrazione e dai consigli di gestione”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il principale sindacato dei bancari. “In molti casi – prosegue – soprattutto nelle banche attualmente in difficoltà, si tratta di veri e propri crediti deteriorati frutto di prestiti agli ‘amici degli amici’, che vengono poi scaricati, nei piani industriali, sui lavoratori in termini di recupero dei costi e di riduzione ed esuberi del personale. Riteniamo, pertanto, di grande utilità e di grande trasparenza l’iniziativa del Presidente dell’Abi Patuelli, che chiede una legge per rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi nelle banche oggetto di salvataggio statale. Sarà utile poi accertare eventuali collegamenti tra i grandi debitori e i vertici degli istituti bancari falliti o in crisi e tutte le raccomandazioni provenienti dalla politica locale e nazionale che hanno reso possibile la concessione di crediti a questi soggetti. Piu’ che una commissione d’inchiesta sul settore bancario, servirebbe una commissione d’inchiesta, costituita da personaggi super partes, per verificare e approfondire come vengono sistematicamente compiute le scelte per le nomine nei consigli di amministrazione e di gestione degli istituti di credito’.
ILSOLE24ORE.COM 09/01/2017
Baretta: condivido proposta Patuelli, pubblici i nomi degli insolventi – …
Rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi delle banche che sono state salvate? «Un bel segnale di moralizzazione che va raccolto e approfondito». Il sottosegretario al ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta, replica così alla proposta lanciata dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che in un’intervista rilasciata al Mattino aveva detto: «Io chiedo a titolo personale che vengano resi noti i primi cento debitori insolventi delle banche che sono state salvate. E per farlo, penso al varo di una norma di legge sia per le banche risolute sia per quelle preventivamente salvate dallo Stato». «Il fatto che sia il presidente dell’ Associazione tra le banche italiane ad avanzare l’ idea di rendere pubblici i nomi dei primi cento debitori colpevoli del fallimento delle loro banche o di avere costretto lo Stato e i risparmiatori a intervenire per salvarle dalla risoluzione – prosegue Baretta – è sicuramente un bel segnale di moralizzazione che va raccolto e approfondito. Nel settore bancario molta gente, molte famiglie hanno pagato prezzi rilevantissimi in questi anni. Mi pare eticamente giusto proporre che siano noti i nomi di chi ha contribuito a creare questa situazione. La proposta non è di facile realizzazione – aggiunge tuttavia – perché un intervento legislativo agirebbe direttamente su una situazione di mercato e la cosa potrebbe creare più di un dubbio. Il tema posto da Patuelli, però, merita di essere affrontato anche perché non c’è solo l’ elenco degli investitori da rendere eventualmente pubblico ma anche quello degli amministratori che hanno delle responsabilità per avere condotto le loro banche in questi anni e averle gestite spesso in modo tale da danneggiare i risparmiatori. In questa fase serve prudenza – conclude -. Si parla del decreto salva-banche come possibile opportunità per mettere nero su bianco. Il decreto inizierà il suo iter in questi giorni e avrà i suoi tempi per essere approvato. Non c’è al momento alcuna decisione sui nomi dei debitori colpevoli. La discussione del resto sarà fatta in Parlamento dove c’è già la proposta di istituire una commissione d’ indagine sullo stesso argomento che noi pensiamo possa essere decisiva per accrescere la trasparenza e la chiarezza sull’operato delle banche. Vorrei ricordare che parliamo di commissione d’ indagine e non di inchiesta per non invadere il compito della magistratura cui sono appunto delegate le inchieste sul fallimento degli istituti di credito». Quanto alle modalità Patuelli aveva infatti spiegato che: « Bisognerebbe fare un’eccezione alle attuali regole della privacy proprio alla luce del fatto che si tratta di banche nelle quali sul piano della risoluzione o del salvataggio preventivo è intervenuto lo Stato o le altre banche e i risparmiatori». «Una norma come quella proposta – aveva proseguito il presidente dell’Abi – farebbe più chiarezza e contribuirebbe anche a evidenziare più facilmente i casi di violazione di una norma che si chiama mendacio bancario, attualmente vigente, e che si verifica quando qualcuno prende in prestito dei quattrini raccontando cose false alla banca a cui li chiede in prestito. La legittimità di questa semplice norma, che può essere anche un emendamento, deriva eticamente dal fatto che se lo Stato decide di fare un intervento preventivo, vi può essere un’eccezione alla regola della privacy. Lo stesso avrebbe valore nel caso in cui, come avvenuto con il provvedimento del 22 novembre 2015, lo Stato ha deliberato di procedere con la risoluzione per le quattro banche in crisi. In quel caso ha costretto i risparmiatori da un lato e tutte le altre banche italiane dall’altro a sacrifici. Per me è eticamente giusto che si vedano quali sono stati almeno i principali debitori insolventi». “Serve un’eccezione alle attuali regole della privacy” Sulla proposta di Patuelli, tra le forze politiche, è intervenuta la Lega Nord. «Alla riapertura delle Camere – ha spiegato il presidente del Carroccio alla Camera Massimiliano Fedriga – presenteremo una proposta di legge e tutti gli emendamenti necessari per rendere pubblici i grandi debitori insolventi delle banche. È un progetto che abbiamo sempre sostenuto perché è giusto che siano noti i nomi di chi ha sottratto soldi ai risparmiatori. Siamo ancora più convinti della nostra tesi e la porteremo avanti: abbiamo ascoltato con piacere le dichiarazioni del presidente dell’Abi Antonio Patuelli che avvalora la nostra posizione, al contrario degli ultimi governi che l’hanno invece sempre rifiutata e criticata. Magari ora cambieranno idea così come accaduto sull’immigrazione». E sulla proposta ha espresso una valutazione positiva anche il sindacato. A parlare è il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. « Da anni – dice la Fabi ha evidenziato che il 78% dei prestiti trasformatisi in sofferenze (186.729 miliardi a settembre 2016, vedi tabella allegata) sono stati deliberati dai vertici degli istituti di credito, ossia dalle direzioni generali, dai consigli di amministrazione e dai consigli di gestione. In molti casi, soprattutto nelle banche attualmente in difficoltà, si tratta di veri e propri crediti deteriorati frutto di prestiti agli “amici degli amici”, che vengono poi scaricati, nei piani industriali, sui lavoratori in termini di recupero dei costi e di riduzione ed esuberi del personale. Riteniamo, pertanto, di grande utilità e di grande trasparenza l’iniziativa del Presidente dell’Abi Patuelli, che chiede una legge per rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi nelle banche oggetto di salvataggio statale. Per Sileoni inoltre «sarà utile poi accertare eventuali collegamenti tra i grandi debitori e i vertici degli istituti bancari falliti o in crisi e tutte le raccomandazioni provenienti dalla politica locale e nazionale che hanno reso possibile la concessione di crediti a questi soggetti. Più che una commissione d’inchiesta sul settore bancario, servirebbe una commissione d’inchiesta, costituita da personaggi super partes, per verificare e approfondire come vengono sistematicamente compiute le scelte per le nomine nei consigli di amministrazione e di gestione degli istituti di credito».
MILANOFINANZA.IT 09/01/2017
Banche, Fabi: bene Patuelli su lista nomi debitori insolventi – MilanoFinanza.it – …
“Riteniamo di grande utilità e di grande trasparenza l’iniziativa del Presidente dell’Abi Patuelli, che chiede una legge per rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi nelle banche oggetto di salvataggio statale”. Lo dichiara in una nota il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, aggiungendo che “sarà utile poi accertare eventuali collegamenti tra i grandi debitori e i vertici degli istituti bancari falliti o in crisi e tutte le raccomandazioni provenienti dalla politica locale e nazionale che hanno reso possibile la concessione di crediti a questi soggetti”. “Da anni”, ha proseguito Sileoni, “la Fabi ha evidenziato che il 78% dei prestiti trasformatisi in sofferenze (186.729 miliardi a settembre 2016) sono stati deliberati dai vertici degli istituti di credito, ossia dalle direzioni generali, dai consigli di amministrazione e dai consigli di gestione. In molti casi, soprattutto nelle banche attualmente in difficoltà, si tratta di veri e propri crediti deteriorati frutto di prestiti agli “amici degli amici”, che vengono poi scaricati, nei piani industriali, sui lavoratori in termini di recupero dei costi e di riduzione ed esuberi del personale”. Secondo il sindacalista “più che una commissione d’inchiesta sul settore bancario, servirebbe una commissione d’inchiesta, costituita da personaggi super partes, per verificare e approfondire come vengono sistematicamente compiute le scelte per le nomine nei consigli di amministrazione e di gestione degli istituti di credito”.