Il 122° Consiglio Nazionale FABI si apre con l’avvertimento di Sileoni diretto ad ABI e Federcasse e insiste: “Non compromettiamo il lavoro svolto fin qui” – Tutta la stampa
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CORRIERE DELLA SERA, martedì 28 giugno 2016
FABI: NO AI LICENZIAMENTI – Abi: le ristrutturazioni bancarie con i sindacati
Le «inevitabili» riorganizzazioni delle banche sotto il profilo dell’occupazione per recuperare redditività «sono state e saranno risolte in futuro con l’apporto dei sindacati»: lo ha detto il direttore generale Abi, Giovanni Sabatini, ieri al Consiglio nazionale Fabi. Sabatini ha risposto al segretario del sindacato dei bancari, Lando Maria Sileoni, che minaccia conflitti con mobilitazioni e scioperi di fronte a un’ondata di licenziamenti. La Fabi mette in guardia in particolare per Banca Marche, Banca Etruria, Caife, CariChieti, e Popolare Vicenza e Veneto Banca, ora del fondo Atlante.
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MILANO FINANZA, martedì 28 giugno 2016
Sileoni (Fabi): basta con i licenziamenti
di Anna Messia
FABI chiede collaborazione all’Abi e a Federcasse per affrontare la difficile fase acuita dal ciclone Brexit e ribadisce il suo secco no a qualunque ipotesi di licenziamenti. «Chiediamo un contributo per uscire da una situazione che, se gestita male, comprometterà il buon lavoro di tanti anni. Se coli non sarà e se le aziende del credito proveranno a dare il via alla stagione dei licenziamenti, reagiremo con forza, con scioperi e mobilitazioni», ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, dal palco del 122esimo Consiglio nazionale dell’organizzazione in corso a Roma. L’anno scorso, durante le trattative per il contratto 2015-2018, chiuso alle 5 di mattina del 31 marzo, i lavoratori del settore bancario erano arrivati a proclamare due scioperi, come non avveniva da 15 anni in Italia, seguiti da quattro manifestazioni nazionali. «II sindacato», ha proseguito, «è disponibile a trovare soluzioni che partano, però, dal presupposto che l’attuale fase di emergenza è solo responsabilità di chi ci ha governato», ha detto Sileoni, ricordando che «i 200 miliardi di sofferenze bancarie non sono figlie soltanto della crisi e che dalle banche italiane negli ultimi dieci anni sono usciti oltre 48 mila lavoratori». A complicare lo scenario sono state le recenti parole di Roberto Nicastro, l’ad delle quattro banche andate in risoluzione a dicembre, che ha detto che gli esuberi rischiano di non essere tutti gestibili tramite il Fondo di solidarietà. Riguardo la gestione delle crisi Sileoni si è detto anche pronto a dare avvio a un ente bilaterale sindacati-Fabi «ma oltre non possiamo andare perché significherebbe avallare i licenziamenti». II direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha invece ricordato come l’inasprimento dei requisiti patrimoniali della nuova Basilea 4, se approvato, rischierebbe di avere impatti negativi in Italia e in Europa. Ma la speranza è che la minaccia Brexit venga trasformata in un’opportunità, per ridisegnare un politica europea meno orientata verso la fissazione di vincoli e più attenta alla crescita.
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IL SOLE 24 ORE, martedì 28 giugno 2016
Credito. Al Consiglio nazionale Fabi – Banche, fronte per riformare gli ammortizzatori
ROMA Dal ruolo del «Fondo esuberi», la cui durata il governo ha prolungato da 5 a 7 anni (per favorire la gestione dei complicati processi di ristrutturazione aziendale); a una maggiore flessibilità dei rapporti di lavoro, a partire dalle mansioni (oggi esistono 13 livelli d’inquadramento); passando per la valorizzazione delle contrattazione di secondo livello, nel solco delle linee guida innovative contenute nell’ultimo Ccnl firmato a marzo 2015. Banche e sindacati si risiedono intorno a un tavolo per provare a costruire un “fronte comune” con il duplice obiettivo di gestire il cambiamento e rimettere in piedi un settore alle prese con sofferenze e tassi ai minimi. L’occasione è arrivata ieri a Roma all’apertura del 122° consiglio nazionale della Fabi, sindacato di maggioranza dei bancari, in programma fino al 1° luglio, alla presenza dei vertici dell’Abi e di oltre 1.500 dirigenti sindacali. Certo, la situazione del settore bancario, anche alla luce del ciclone Brexit, è tutt’altro che agevole dal punto di vista occupazionale considerato che, al netto delle fusioni, secondo stime sindacali, si prevedono già circa 23mila uscite negli istituti di credito italiani fino al 2018. Non c’è dubbio che sul comparto «si riflette la crisi di un’Europa che non cresce – ha sottolineato Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi -. Ma le nostre banche hanno la capacità e le potenzialità per affrontare da sole» queste difficoltà. E il percorso coinvolge anche i sindacati, e la contrattazione, visto che, insieme, ha aggiunto Sabatini, «si dovranno gestire le ulteriori sfide al p fine di recuperare quei margini di redditività perduta che consentirebbero agli istituti di credito italiani un riposizionamento competitivo anche nel contesto internazionale». Ma la Fabi mette subito le mani avanti: «Non tollereremo che vengano colpiti i lavoratori – ha rilanciato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni -. Il settore si è già dotato di strumenti per gestire le riorganizzazioni, come il fondo per la nuova occupazione e i meccanismi di solidarietà espansiva e difensiva. Stiamo studiando anche la possibilità di creare un ente bilaterale. Oltre, però, non posiamo andare perché significherebbe avvallare i licenziamenti».
IL PROGRAMMA Al confronto che durerà fino al primo luglio hanno partecipato oltre 1.500 dirigenti e il vertice dell’Abi. Il punto è che non tutti questi strumenti “negoziali” sono a costo zero per le aziende: per esempio, il Fondo di solidarietà che, aumentando la durata da 5 a 7 anni, è diventato più oneroso per le banche: di qui la richiesta dell’Abi di alleggerire gli oneri e di dirottare sul Fondo le risorse, circa 200 milioni l’anno, fino a oggi spese per la Naspi, «di cui il settore non ha mai beneficiato». C’è poi l’impegno a varare il nuovo codice etico per la vendita dei prodotti finanziari. Il dialogo è appena partito: il sindacato chiede sanzioni per le banche inadempienti. Più caute le imprese: «Meglio lavorare a monte sui comportamenti, e non a valle». © RIPRODUZIONE RISERVATA CREDITO
Claudio Tucci
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CORRIERE DI RIETI, martedì 28 GIUGNO 2016
L’appello lanciato dal segretario generale della Federazione dei bancari Lando Maria Sileoni – La Fabi promette dura battaglia contro la stagione dei licenziamenti
ROMA “Chiediamo oggi ad Abi e Federcasse un contributo per uscire da una situazione che, se gestita male, comprometterà il buon lavoro di tanti anni. Se così non sarà e se le aziende del credito proveranno a dare il via alla stagione dei licenziamenti, reagiremo con forza, così come abbiamo già fatto durante l’ultima vertenza del contratto nazionale, con scioperi e mobilitazioni”. È l’appello lanciato ieri da Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei bancari, dal palco del 122 Consiglio nazionale dell’organizzazione e X Conferenza d’organizzazione della Fabi, in corso da ieri fino al primo luglio, che ha portato a Roma oltre 1500 dirigenti sindacali e i principali banchieri per discutere del futuro del settore bancario, all’indomani delle fusioni, del ciclone Brexit e dei recenti scandali di risparmio tradito. “Il sindacato è disponibile, come ha fatto fino ad oggi, a trovare soluzioni che partano, penò, dal presupposto che l’attuale fase di emergenza è solo responsabilità di chi ci ha governato”, ha detto Sileoni, ricordando che “i 200 miliardi di euro di sofferenze bancarie non sono figlie soltanto della crisi e che dalle banche italiane negli ultimi dieci anni sono usciti oltre 48mila lavoratori’. “Risponderemo con durezza alla prima semplice percezione di eventuali licenziamenti. Vale per Abi, per Federcasse, per gli integralisti dell’ultima ora, per tutti quelli che guadagnano milioni di euro senza produrre risultati. Vale, soprattutto, per i compratori delle quattro banche e vale per “il messia”, Alessandro Penati, presidente del Fondo Atlante”, ha concluso Sileoni. Al confronto banche-sindacato promosso dalla Fabi partecipano gli ultimi tre presidenti del Comitato affari sindacali e del Lavoro di Abi Francesco Micheli e Alessandro Profumo, l’attuale presidente Eliano Omar Lodesani, Marco Vemieri, responsabile del servizio relazioni sindacali di Federcasse, Carlo Messina, consigliere delegato e chief executive officer di Intesa Sanpaolo, Antonio Patuelli, Presidente Abi (28 giugno), Matteo Arpe, presidente e amministratore delegato di Sator spa, Giancarlo Durante, responsabile direzione sindacale e lavoro di Abi (29 giugno), Luigi Abete, presidente Banca Nazionale del lavoro, Guido Bastianini, amministratore delegato Carige, Cristiano Canes, dg Veneto Banca, Francesco Iorio, amministratore delegato Popolare di Vicenza, Victor Massiah, consigliere delegato Ubi (30 giugno).
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(ANSA) – ROMA, 27 GIUGNO – “A differenza di altri paesi le banche italiane hanno la capacità e le potenzialità per affrontare questa crisi da sole”. Lo ha detto il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, a margine del consiglio nazionale della Fabi sul possibile intervento pubblico a sostegno delle banche dopo il referendum sulla Brexit. “Il tema da guardare – ha spiegato – sono i fondamentali delle banche che hanno avuto riconoscimenti nazionali e internazionali sulla solidità, hanno rafforzato i coefficienti patrimoniali e di liquidità e stanno affrontando il problema dei crediti deteriorati.
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(ANSA) – ROMA, 27 GIUGNO – “Chiediamo, oggi ad Abi e Federcasse un contributo per uscire da una situazione che, se gestita male, comprometterà il buon lavoro di tanti anni. Se così non sarà e se le aziende del credito proveranno a dare il via alla stagione dei licenziamenti, reagiremo con forza, così come abbiamo già fatto durante l’ultima vertenza del contratto nazionale, con scioperi e mobilitazioni”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, intervenendo al Consiglio Nazionale del suo sindacato. Nel mirino di Sileoni in particolare le quattro banche salvate e il Fondo Atlante: “Risponderemo con durezza alla prima semplice percezione di eventuali licenziamenti. Vale per Abi, per Federcasse, per gli integralisti dell’ultima ora, per tutti quelli che guadagnano milioni di euro senza produrre risultati. Vale, soprattutto, per i compratori delle quattro banche e vale per “il messia”, Alessandro Penati, presidente del Fondo Atlante”.
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ROMA (MF-DJ)--“In un contesto generale di incertezza dei mercati finanziari quale quello che si e’ ora determinato, l’ulteriore generalizzato inasprimento dei requisiti patrimoniali che potrebbero derivare, per le banche, se approvate, dal nuovo pacchetto di misure, cosiddetto Basilea 4, rischierebbe di avere impatti assolutamente negativi in Italia ed in Europa”. Lo ha detto Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, al 122* consiglio nazionale della Fabi aggiungendo che “la perturbazione che proviene dalla Brexit si cala peraltro in uno scenario che sta dando segni di ripresa, pur non vigorosa, delle attività produttive. L’uscita dalla recessione nel 2015 è un dato di fatto ed è evidente che il vero obiettivo diventa oggi quello di ribadire quanto meno le prestazioni macroeconomiche più recenti. Di queste prestazioni, con la crescita congiunturale annualizzata del Pil intorno all’1% nel 1* trimestre 2016, sono protagoniste anche le banche che in un quadro relativamente più positivo e con maggiore e migliore domanda di finanziamenti hanno potuto nei trimestri scorsi ampliare il credito offerto e migliorarne ulteriormente le condizioni”, ha concluso.
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Roma, 27 giu. (AdnKronos) – “Chiediamo, oggi ad Abi e Federcasse un contributo per uscire da una situazione che, se gestita male, comprometterà il buon lavoro di tanti anni. Se così non sarà e se le aziende del credito proveranno a dare il via alla stagione dei licenziamenti, reagiremo con forza, così come abbiamo già fatto durante l’ultima vertenza del contratto nazionale, con scioperi e mobilitazioni”. È l’appello lanciato oggi da Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei bancari, dal palco del 122° Consiglio nazionale dell’organizzazione e X° Conferenza d’organizzazione della Fabi, in corso da oggi fino al primo luglio, che ha portato a Roma oltre 1500 dirigenti sindacali e i principali banchieri per discutere del futuro del settore bancario, all’indomani delle fusioni, del ciclone Brexit e dei recenti scandali di risparmio tradito. “Il sindacato -sottolinea Sileoni- è disponibile, come ha fatto fino ad oggi, a trovare soluzioni che partano, però, dal presupposto che l’attuale fase di emergenza è solo responsabilità di chi ci ha governato”, ha detto Sileoni, ricordando che “i 200 miliardi di euro di sofferenze bancarie non sono figlie soltanto della crisi e che dalle banche italiane negli ultimi dieci anni sono usciti oltre 48mila lavoratori”. “Risponderemo con durezza -spiega ancora- alla prima semplice percezione di eventuali licenziamenti. Vale per Abi, per Federcasse, per gli integralisti dell’ultima ora, per tutti quelli che guadagnano milioni di euro senza produrre risultati. Vale, soprattutto, per i compratori delle quattro banche e vale per ‘il messia’, Alessandro Penati, presidente del Fondo Atlante, conclude Sileoni.