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Rassegna Stampa, giovedì 23 giugno 2016

di Redazione

Corriere del Veneto – Edizione di Venezia e Mestre, 23/06/2016

Indaga anche Padova ora nel mirino ci sono i capi filiale: «Truffa» – Munaro Nicola

Collocamento delle azioni Bpvi in cambio del pido, dopo i casi friulani finisce sotto inchiesta anche un funzionario di Albignasego: «Così mi ha convinto» Indaga anche Padova ora nel mirino ci sono i capi filiale: «Truffa» PADOVA Finora nel marasma di inchieste che hanno come perno le cattive acque della Banca Popolare di Vicenza, non c’era finito nessun «pesce piccolo». Nessun direttore o dipendente, più o meno colpevole di aver indirizzato i clienti verso investimenti che sapevano essere sbagliati. Qualcosa però adesso sembra essere cambiato e la magistratura ha messo nel mirino anche quei dipendenti dell’istituto che si trovano nella terra di mezzo, tra i vertici della banca e chi della banca stessa ne rappresenta la base, i clienti, spesso azionisti. È il caso di Gianluigi Caval-lari, direttore della filiale BpVi di Albignasego, alle porte di Padova, finito sotto inchiesta per truffa: avrebbe convinto un cliente ad acquistare azioni per 2o.5oo euro in tre tranche, tra il novembre 2013 e l’agosto 2014. In cambio per lui, oltre alla promessa di lauti guadagni, ci sarebbero state corsie preferenziali nella concessione di prestiti e mutui. A dare vita al fascicolo era stato l’esposto presentato in procura da parte degli avvocati Giorgio Destro e Serena Pomaro il 24 settembre 2015 per conto di un meccanico trentanovenne di Abano. 1129 novembre 2o13 il meccanico chiede un incontro con il direttore della banca di cui è cliente dal dicembre 2012. Si parla di tutto, della situazione finanziaria e di un mutuo che il lavoratore intendeva chiedere alla banca. Nell’incontro – recita l’esposto divenuto inchiesta – Il direttore però parla di azioni da comprare, le descrive come «un ottimo investimento privo di alcun rischio finanziario», aggiungendo poi che avrebbe potuto cedere le azioni alla banca «in qualunque momento e per lo stesso importo». Parole che avevano portato il cliente ad acquistare azioni da 62,5 euro l’una. Il teatrino si ripete il 20 marzo 2014 (altre cento azioni da 62,5 euro l’una) e i12o agosto 2oi4 (128 azioni per un controvalore di 8mila euro). E Il mutuo? Trentamila euro concessi come promesso, i13o dicembre 2013, subito dopo l’acquisto del primo pacchetto di azioni BpVi. Ma di guadagni nulla, anzi la situazione precipita in maniera rovinosa. L’eredità di quelle azioni, il secco niet della banca alla richiesta di ricomprarle, oltre al mutuo da onorare e i primi refoli premonitori di buriana che iniziavano a soffiare sulla Popolare, avevano spinto il meccanico di Abano a portare tutto in procura. L’ipotesi di chi indaga è che il direttore sapesse del futuro andamento del mercato azionario quando aveva proposto gli investimenti al cliente, e nonostante tutto gli aveva fatto sottoscrivere l’acquisto di oltre trecento azioni, trascinandolo dritto nel fuoco dell’inferno. Un canovaccio simile a quello che ha portato anche la procura di Udine a indagare sempre per truffa altri quattro direttori di altrettanti filiali BpVi, tra la città e la provincia friulana. Così il quadro, tra infuocate assemblee di azionisti, agricoltori che si presentano in filiale armati di taglierino per avere i (loro) soldi, rapine improvvisate e dettate dalla disperazione, sta cambiando. Come? «Se inizia a prendere corda l’idea di perseguire i singoli reati dei singoli direttori, allora è finita – ammette sconsolato Giuliano Xausa, segretario nazionale della Federazione Autonoma Bancari Italiani (Fabi) – I colleghi sono vittime e non complici, succubi di pressioni commerciali che sono arrivate fino alle minacce di licenziamento». Già, i lavoratori. Gli stessi che non sanno se licenziarsi o meno per paura di perdere la copertura legale, ora che nel mirino dei clienti ci sono loro e non più i vertici. «Se i “pesci piccoli” avessero saputo – fa notare Paolo Ghezzi, di First-Cisl – avrebbero trascinato parenti e amici in una simile tempesta? Io non credo. Il paradosso ora è che rischiano di pagare loro mentre chi sapeva molto di più, sguazza tranquillo». Un’inversione di tendenza, un bersaglio più facile che però spaventa. «Siamo molto preoccupati – chiosa Mauro Turatello (Fabf) -. Se si pensa di sistemare le cose colpendo i lavoratori e facendo tagli, non si va da nessuna parte. Anche perché chi ha combinato il dramma è ancora là. E là non ci può più stare». Nicola Munaro *** L’avvocato Giorgio Destro autore dell’esposto all’origine dell’inchiesta. A destra la filiale di Albignasego (Bergamaschi) La vicenda II 29 novembre 2013 un meccanico di Abano chiede un incontro con il direttore della banca, che gli propone azioni da comprare e le descrive come «un ottimo investimento privo di alcun rischio finanziario», e che avrebbe potuto cedere le azioni alla banca «in qualunque momento e per lo stesso importo». Ottiene così anche la concessione di un mutuo. Ora il direttore è indagato per truffa.

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Messaggero, 23/06/2016

In breve – Fabi. I grandi banchieri al 122° Consiglio Nazionale – …

FABI I grandi banchieri a[122 Consiglio Nazionale Carlo Messina, Antonio Patuelli, Victor Massiah, Alessandro Profumo, Omar Lodesani e il top manager d i Telecom Francesco Michell (ex banchiere di Intesa Sp) sono tra i principali relatori del 122 Consiglio nazionale della Fabi che si terrà il 27 e 28 giugno all’Hotel Ergife a Roma e avrà la regia di Lando Sileonl, leader indiscusso della federazione.

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Mf-Milano Finanza, 23/06/2016

Contrarian – Il codice etico dei bancari, una mossa per la fiducia – …

CONTRARIAN IL CODICE ETICO DEI BANCARI, UNA MOSSA PER LA FIDUCIA • Il progetto di un codice etico da redigere per i lavoratori del credito, con particolare riferimento alla vendita di prodotti finanziari e alla prestazione di servizi allo sportello, è certamente valido. Acquista maggior forza dopo quanto è accaduto con la vendita di azioni e obbligazioni subordinate nelle banche poi cadute in dissesto. Giustamente, le organizzazioni sindacali – spesso è intervenuto in materia Lando Sileoni della Fabi – hanno segnalato il rischio che le reazioni dei risparmiatori e dell’opinione pubblica, dopo il verificarsi di casi di evaporazione dei risparmi spesso di una vita, si riversino su chi concretamente opera in una banca che, invece, ha agito su direttive che sono venute, in alcuni casi, direttamente dai vertici dell’istituto. La precisazione sulle rispettive responsabilità, l’impegno richiesto a colui che porta a termine l’operazione e a coloro che ricoprono posizioni funzionali sovraordinate, ma che hanno agito su input del capo azienda o dei suoi diretti collaboratori, è fondamentale. Prima ancora di un codice etico, è materia, questa, che dovrebbe trovare i principi regolatori nelle norme che disciplinano le competenze delle diverse posizioni funzionali. Non si tratta di separare burocraticamente le attribuzioni e le responsabilità per l’eventualità che poi dall’operare derivino conseguenze anche risarcitone, che vanno impútate a chi ha l’effettiva competenza per questa o quella decisione, anche se una tale delimitazione, fatta con la finalità di concorrere dai diversi punti aziendali alla migliore offerta delle prestazioni della banca, ha la sua importanza. Insomma, un codice della specie dovrebbe andare oltre i meri profili normativi già di per applicabili e sciogliere, per esempio, ciò che si deve fare per corrispondere adeguatamente agli obblighi, legislativamente previsti, nei confronti della clientela in materia di diligenza e consulenza, oltreché, naturalmente, in materia di obblighi correttezza e trasparenza (obblighi, questi ultimi, ai quali dovrebbe risultare possibile adempiere con minore complessità). Il codice andrebbe introdotto con un protocollo da stipulare tra organizzazioni sindacali nazionali e Abi e, poi, potrebbe essere trasfuso nell’ambito aziendale; dovrebbe prevedere un organo che sovrintenda alla materia; andrebbe accompagnato da un rafforzamento della formazione e della intercambiabilità delle funzioni. Un tale documento avrebbe l’effetto, indiretto, di responsabilizzare anche gli organi superiori, ma dovrebbe essere fondato sulla capacità degli intermediari di competere proprio nel campo dell’eticità e della reputazione. Fino a quando non si vedrà un istituto di credito che pubblicizzi le proprie prestazioni anche in chiave etica, pur non dichiarandosi banca etica in senso stretto, non si potrà parlare di una effettiva concorrenza in questo versante. Comunque, la notizia dell’introduzione di un tale codice sarebbe così importante da far passare in secondo piano anche qualsiasi tendenza al perfezionismo. In questo momento avrebbe di per sé un importante effetto-annuncio. ***

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Sole 24 Ore, 23/06/2016

Fabi, lunedì al via consiglio nazionale – …

CREDITO Fabi, lunedì al via consiglio nazionale Lunedì prende il via il 122esimo consiglio nazionale della Fabi, il sindacato degli autonomi del credito a cui parteciperà il vertice di Abi e delle principali banche italiane. L’evento si aprirà con una tavola rotonda sulle relazioni industriali nel settore nell’ultimo decennio a cui interverranno il segretario generale Lando Maria Sileoni, e gli ultimi presidenti del Casl di Abi: in ordine cronologico, Francesco Micheli, Alessandro Profumo e Eliano Omar Lodesani che guida oggi la delegazione dei banchieri.

 

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