CORRIERE ROMAGNA (ED. RIMINI) 28/05/2016
«Carim, va scongiurata la prescrizione – Sono diverse centinaia i ricorrenti contro gli ex vertici della prima banca di Rimini – Gli azionisti danneggiati lanciano un appello ai candidati sindaci: datevi da fare per noi
di LUCIA PACI
RIMINI. rappresentanti del Codacons e il consiglio direttivo del Comitato di tutela dei piccoli azionisti Banca Carim condividono la necessità di «riportare l’attenzione sui risarcimenti ai piccoli azionisti prima che il procedimento che vede coinvolti gli ex vertici dell’istituto di credito finisca in prescrizione». Ne hanno discusso venerdì, per una valutazione della situazione che ha visto già un rilevante numero di azionisti promuovere un’azione «per recuperare quanto perso a causa delle passate gestioni il prima possibile, onde evitare il rischio della prescrizione dei reati contestati». Appello ai candidati. Come primo atto concreto le due organizzazioni hanno deciso di invitare tutti i candidati sindaco al Comune di Rimini a prendere posizione, con le forze politiche che li sostengono, impegnandosi in modo costante a fianco degli azionisti rimasti danneggiati dalla vicenda Carim. «Con il Codacons – spiega Giuseppe Taddia, responsabile della segreteria provinciale della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) – condividiamo le perplessità. La prescrizione certamente non è auspicabile: gli azionisti che avevano investito diverse migliaia di euro in azioni acquistate a 25 euro e ora non più negoziabili, rischiano di rimanere a bocca asciutta. Il 15 giugno, alla prossima udienza del processo saremo presenti per ricordare la nostra situazione. Assieme con i rappresenti legali, il prossimo passo sarà quello di indire un’assemblea generale nella quale valutare le possibilità che si potrebbero prospettare». Tantissimi danneggiati. ricorrenti, tra i piccoli azionisti, sono diverse centinaia e le cifre che reclamano complessivamente sostanziose. Il terremoto che più di un anno fa a- scosso gli ex vertici della banca Carim e che vedeva indagate 26 persone (per due di queste la procura ha disposto l’archiviazione era partito da un’inchiesta della Guardia di finanza. Le accuse vanno da associazione a delinquere a false comunicazioni sociali e indebita restituzione dei conferimenti. Nel mirino degli investigatori la concessione di finanziamenti senza le dovute garanzie. La Guardia di finanza ha nel frattempo avviato un’indagine bis il cui punto cardine riguarderebbe la distribuzione degli utili: anche in base alla relazione dei commissari della Banca d’Italia non sarebbe potuta avvenire prima del 2017. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GIORNO 28/05/2016
LA STORIA PASSATO GLORIOSO – «Da 64 anni al fianco dei cittadini»
SESTO SAN GIOVANNI. UN PAIO di settimane fa ha inaugurato la nuova filiale milanese in viale Monza, con lo sportello «self service» che consente operazioni a tempo pieno. Giovedì sera, nell’Auditorium di viale Gramsci, ha riunito i protagonisti del progetto Ningbo di Iccrea Banca Impresa: un ponte con la Cina, per facilitare investimenti e scambi tra aziende italiane e orientali grazie all’invio sul posto di un proprio funzionario. Nonostante le difficoltà, la Banca di credito cooperativo non arresta la sua corsa verso l’innovazione e la modernizzazione dei servizi. Fondata nel maggio del 1952 da una trentina di giovani soci, l’ex Cassa rurale e artigiana conta oggi 12 sportelli in 9 Comuni, ma opera su un bacino complessivo di 46 città e paesi del Milanese, con 126 dipendenti. Oltre tremila i soci che, quattro anni fa, sono stati travolti da un ciclone: era l’ottobre del 2012 quando il consiglio di amministrazione guidato da Maria Bonfanti, al quinto mandato consecutivo, aveva dato le sue dimissioni, accogliendo «l’invito di Banca Italia che aveva censurato l’operato dei vertici, in seguito anche sanzionati. Tra le irregolarità contestate: la mancanza di idonee garanzie per alcuni prestiti concessi a pochi imprenditori in un settore, quello dell’edilizia fortemente a rischio. Alla guida del nuovo consiglio era arrivato Giovanni Licciardi, milanese 76enne cavaliere della Repubblica, alle spalle una lunga serie di incarichi per Banca d’Italia dalla Campania alla Sicilia, dal Piemonte alla Lombardia. La missione del nuovo cda: riuscire a traghettare la banca al sicuro, nonostante la zavorra dei crediti «anomali», che presto sono finiti tra le sofferenze. Obiettivo ambizioso ma che, a dispetto delle previsioni iniziale, era apparso raggiungibile grazie alla nuova gestione. Sul futuro della Bcc di Sesto si è espresso anche il sindacato: «Purtroppo non sarà una fusione alla pari – hanno scritto le Rsa Fabi, First e Uilca -. Le organizzazioni sindacali non parteggiano per nessuno ma è per noi imprescindibile la tutela dei livelli occupazionali». Pat.Lon.
MESSAGGERO VENETO 28/05/2016
Schiaffo dall’Austria – Hypo Bank tira dritto sui 157 licenziamenti – Governo e Regione avevano chiesto di congelare la procedura – La proprietà dice no ma apre a un nuovo incontro col ministero
di Michela Zanutto
UDINE. Niente da fare. Hypo Bank tira dritto per la sua strada. E conferma i 157 licenziamenti in Hypo Italia. nulla sono valsi gli appelli dei sindacati e delle istituzioni, Regione e ministero per lo Sviluppo economico in testa. Perché martedì scorso a Roma, seduti intorno al primo tavolo di crisi aperto per una banca, gli emissari della proprietà, cioè del governo austriaco hanno raccolto le istanze. ieri è arrivata la risposta: «Indisponibilità della banca a sospendere la procedura sui licenziamenti di 157 dipendenti – è scritto nella nota diffusa da Hypo -. Resta la disponibilità a un dialogo nell’ambito del tavolo tecnico aperto dal Ministero». E c’è già chi parla di “schiaffo”: «Hanno detto di no al sindacato, ma anche al Ministero e alla Regione – sottolinea Mattia Grion, della Cgil Banche -. Uno schiaffo che conferma la connotazione non più solo sindacale, ma politico diplomatica della vicenda. Non c’è una ragione razionale di stampo economico che porti alla chiusura. Resta una ragione politica, che noi non campiamo, che li porta alla chiusura. Solo la continua pressione istituzionale può alimentare la speranza dei lavoratori». La presidente Serracchiani e il Mise, seduti al tavolo di martedì, hanno chiesto di allargare la platea dei coinvolti anche «ai ministri delle Finanze, degli Esteri e al sottosegretario della presidenza per sollecitare sia Bruxelles sia l’Austria spiega Roberto De Marchi della Fiba Cisl. La delegazione della Hypo, a margine del tavolo istituzionale, ha convocato i sindacati proponendo loro un accordo preventivo per l’uscita dei lavoratori: «È scandaloso che abbiano cercato un accordo economico sui licenziamenti prima ancora che la decisione sia presa», continua De Marchi. rimarcare la «strana scelta della proprietà di interrompere una procedura che non avrebbe avuto bisogno di nessun atto per essere prorogata», è Guido Fasano della Fabi. «Ora il timore è che arrivi un’altra lettera che attiva la procedura di legge sul licenziamento». Per Pietro Santoro, rsa di Hypo, «è una conferma attesa, dopo esserci alzati martedì dall’incontro con l’azienda Un segnale non positivo nei confronti delle istituzioni perché un conto relazionarsi con il sindacato che chiede una sospensiva, un altro è avere a che fare con le istituzioni. Ci lascia un po’ fiduciosi che a chiusura della comunicazione l’azienda si rende disponibile a dialogare al tavolo ministeriale, sembra di intravedere un cauto segnale di voler rispettare le istituzioni». La partita ora prosegue su un doppio binario: il tavolo ministeriale, cui il Mise e la Regione, sperano possa presentarsi l’azionista di riferimento della Hypo, cioè il governo austriaco. L’altro binario è quello legato direttamente alla proprietà, che potrebbe continuare per la propria strada e andare avanti con i licenziamenti e la chiusura inappellabile di Hypo Italia. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
BRESCIAOGGI 28/05/2016
ALPE HYPO ADRIA BANK NESSUN ACCORDO NEL CONFRONTO PER I LAVORATORI
Si è chiusa senza un accordo la prima fase del confronto azienda- nell’ambito della procedura di licenziamento di 157 dipendenti della rete commerciale di Hypo Alpe Adria Bank Italia. Non è stata accolta, quindi, la richiesta di Fabi, First-Cisl e Fisac-Cgil auspicata anche dal Mise, di «sospendere» il percorso in attesa degli sviluppi delle trattative al tavolo ministeriale. Scaduto ieri anche il termine per le offerte non vincolanti degli interessati agli sportelli (26 in Italia) di Hypo Bank: in corsa ci sarebbe anche la Valsabbina
PLUS del lunedì 30 maggio 2016
Equitalia cambia ancora Scatta il nuovo riassetto – Una newco assorbirà dal primo luglio i tre nuclei territoriali Dipendenti in allarme dopo le parole di Renzi
Mentre la politica discute, Equitalia cambia pelle. Gli 8mila dipendenti del gruppo hanno atteso con ansia il consiglio di amministrazione di ieri, 27 maggio, chiamato a deliberare sul bilancio 2015. L’ansia deriva dalle affermazioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che il 19 maggio aveva dichiarato «al 2018 Equitalia non ci arriva mica». Renzi ha poi chiarito che la discussione non è sull’eliminazione di Equitalia, ma sul metodo: «Cambierà il metodo, non è una questione di nome. Il problema non è Equitalia… prima di cambiare il nome cambiamo il meccanismo». La società che riscuote tributi, contributi e sanzioni (7,4 miliardi nel 2014, +3,9% sul 2013), controllata da Agenzia delle Entrate (51%) e Inps (49%), è nella fase tre della sua riorganizzazione, che scatterà dal primo luglio. A fine 2011 si era chiusa la prima fase della trasformazione iniziata nel 2007, con il passaggio da 16 a tre agenti della riscossione (AdR): Equitalia Nord, Centro e Sud. La seconda fase, completata nel 2013, aveva semplificato l’organizzazione, standardizzando processi e procedure, migliorando riscossione ed erogazione dei servizi, aumentando la velocità decisionale. Gli obiettivi della fase tre, approvati dal Cda il 28 ottobre 2015, «previa condivisione degli azionisti» sono un piano di riassetto societario del gruppo che prevede la creazione di una newco nella quale incorporare, dal primo luglio, Equitalia Nord, Centro e Sud.
Il progetto, che segue «le iniziative strategiche del piano triennale 2015-17, mira a riunire la gestione delle attività di riscossione all’interno di un unico soggetto giuridico a livello nazionale (con esclusione della Regione Sicilia) e a consentire ulteriori miglioramenti in termini di semplificazione e di efficacia dei processi gestionali e produttivi». L’obiettivo è «il superamento delle residue duplicazioni organizzative e operative, consentendo ulteriori miglioramenti in termini di semplificazione e di efficacia dei processi di riscossione, nonché di una omogenea percezione dell’immagine di Equitalia da parte dei suoi interlocutori». L’operazione, che a metà gennaio aveva portato a un accordo sindacale preliminare, mira ad aumentare le economie di scala, incrementare l’omogeneità di approccio alla riscossione (processi, sistemi, contenzioso, ecc.), focalizzare il personale su attività a maggiore valore aggiunto e ridurre degli adempimenti di governance, amministrativi, fiscali e di compliance societaria.
Il 23 maggio, i sindacati aziendali hanno incontrato l’ad Ernesto Ruffini. Secondo Ruffini Equitalia ha già cominciato a riorganizzarsi e a fine processo «non esisterà più “l’Equitalia di ieri”», perché sarà cambiato il rapporto con i contribuenti a prescindere da nome e natura giuridica della società. Secondo una nota sindacale, Ruffini ha affermato che «è venuto il momento di fare dei passi avanti… ma sono ottimista perché la funzione della riscossione rimane al centro del dibattito e della progettualità del governo. Nel panorama politico c’è chi non ci vuole, ma non è questo ciò di cui discute il governo. Nessuno pensa di poter fare riscossione senza neanche uno degli attuali 8mila dipendenti del gruppo». nicola.borzi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Nicola Borzi