CORRIERE DI AREZZO domenica 22 maggio 2016
Faltoni, segretario provinciale Fabi, replica al vice ministro Morando – “Nessuno giochi sulla pelle dei lavoratori
AREZZO La Fabi replica al vice ministro Enrico Morando. “Rispetto alla vendita di Nuova Banca Etruria e delle altre tre banche, dobbiamo assistere alle sconcertanti dichiarazioni del vice ministro dell’economia Morando – scrive il segretario provinciale Fabio Faltoni – che avrebbe affermato che vincolare per legge la cessione delle banche alle tutele occupazionali, renderebbe oggettivamente impossibile la vendita delle stesse. Una persona che ricopre incarichi così rilevanti, dovrebbe sapere bene che si impone la massima cautela quando si affrontano argomenti di questo tipo, che in certe stanze sarebbe opportuno che ascoltassero, oltre e giustamente la voce delle varie associazioni di obbligazionisti, anche la voce dei dipendenti, che non sono carne da macello, che stanno vivendo momenti molto delicati e di grande preoccupazione, ma che sono ancora il legame, il vero legame, fra la banca e il territorio”. Dice Faltoni: “Nessuno giochi sulla nostra pelle, a partire dal vice ministro, pensi di fare macelleria sociale. Il presidente Nicastro ha più volte affermato a sua massima attenzione all’occupazione che gli eventuali, eventuali e tutti da dimostrare, esuberi di personale saranno da affrontare a tempo e luogo con gli strumenti che il Contratto nazionale prevede e, soprattutto, con i nuovi proprietari. Si proceda dunque nella procedura di vendita secondo i tempi stabiliti, senza interferenze e senza gettare altra benzina sul fuoco”.
IL MESSAGGERO (TUTTE LE EDIZIONI) sabato 21 maggio 2016
Banco-Bpm la Bce corregge alcuni articoli dello statuto
Schizofrenica mossa della Bce che rimette in discussione lo statuto della banca che nascerà dalla fusione tra Banco Popolare e Bpm. Tra i punti contestati la ripartizione delle funzioni tra le sedi di Milano e Verona. Dopo aver autorizzato una prima versione del testo contenuto nel memorandum of understanding (accordo quadro) approvato dai consigli del 23 marzo, giovedì scorso è arrivata la stesura definitiva delle regole che dovrebbe essere ratificata con il progetto di fusione sul tavolo dei board di martedì 24: contiene alcune modifiche. Le due banche però, non sarebbero d’accordo Di questa grana improvvisa si sarebbe discusso ieri in una colazione a Milano, fra i tre presidenti: Carlo Fratta Pasini del Banco, Nicola Rossi e Mario Anolli, rispettivamente del cds e cdg di Bpm. Per partecipare al lunch, Rossi ha lasciato la riunione del cds nella quale sarebbe continuata la discussione, con l’ausilio degli advisor, sull’esame dell’aggregazione si sarebbe dibattuto della lettera dei consiglieri di Athena Capital, rivelata dal Messaggero, che contestano il meccanismo di nomine da parte della Gestione: secondo Massimo Catizone e Ezio Simonelli dovrebbe essere il cds previo comitato nomine a procedere alle designazioni. Quest’ultima miccia, però, sarebbe stata disinnescata perchè, con l’ausilio dei consulenti legali, sarebbero state respinte le obiezioni: il parere del Nomine non è vincolante e c’è la potestà del cdg. La Sorveglianza ha eletto i vari comitati: quello Nomine è presieduto da Rossi, quello Controllo interno da Alberto Balestreri, Remunerazioni da Rossi come anche la Beneficienza e il Bilancio. C’è da dire che sui nomi dei nuovi consiglieri non c’è ancora accordo. I pensionati spingono per inserire Rossi nella rosa e lo vorrebbero promuovere vicepresidente vicario al posto di Mauro Paoloni in quota Fabi ben visto nei palazzi romani. Rossi potrebbe non farcela e al suo posto entrerebbe Carlo Frascarolo assieme a Piero Lonardi, Anolli e uno dei due di Athena. L’esame del progetto di fusione proseguirà lunedì alle 16 quando torna a riunirsi il cds. Dagli interventi di ieri sarebbe emersa la freddezza dei quattro rappresentanti dei pensionati: Daniela Venanzi, Carlo Bellavite Pellegrini, Emanuele Cusa e Rossi. Con accenti diversi avrebbero argomentato che il parere del cds deve essere necessariamente formale, senza entrare nel merito della convenienza dell’aggregazione Diverso sarebbe il parere dell’avvocato Franco Gianni condiviso dalla maggioranza del board. Se ne riparlerà lunedì, giorno in cui si dovrebbe fare il punto sullo statuto. Ed è presumibile che i ceo Pierfrancesco Saviotti e Giuseppe Castagna con i rispettivi legali decidano se accettare o meno le correzioni, visto che in un primo tempo il testo era stato condiviso in Bce. A parte l’eliminazione della spartizioni di funzioni tra le sedi, Bce chiede di sfoltire ancora i poteri dell’esecutivo togliendo le decisioni sugli stralci e lasciando quindi solo il credito, rimuovere le maggioranze qualificate in assemblea che rimarrebbero solo in consiglio. r. dim. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA NAZIONE (ED. AREZZO) sabato 21 maggio 2016
L’appello dei dipendenti Etruria – «Garanzie sull’occupazione» – Cessione, la Fabi contro il viceministro Morando. I timori
NON CI STANNO i dipendenti di Banca Etruria, non si sentono tutelati dalle recenti dichiarazioni del viceministro Morando e vanno all’attacco attraverso il sindacato Fabi, quello che raccoglie più iscritti. E’ il segretario provinciale Fabio Faltoni a lanciare l’allarme definisce «sconcertanti» le parole di Morando nel momento in cui afferma «che vincolare per legge la cessione delle banche alle tutele occupazionali, renderebbe impossibile la vendita delle stesse». la Fabi richiama l’esponente alla cautela, «in certe stanze sarebbe opportuno che si ascoltasse, oltre alla voce delle associazioni di obbligazionisti, anche quella dei dipendenti, che non sono carne da macello, che stanno vivendo momenti molto delicati e di grande preoccupazione, ma che sono ancora il legame, il vero legame, fra la banca e il territorio». NO ALLA macelleria sociale, chiede Faltoni che si richiama alle parole del presidente Nicastro sulla massima attenzione all’occupazione «Si proceda dunque nella procedura di vendita secondo i tempi stabiliti, senza interferenze e senza gettare altra benzina sul fuoco», chiude la Fabi. Sul caso Etruria anche un’interrogazione del parlamentare aretino Maurizio Bianconi al premier Renzi sul tema delle sofferenze, della vendita a Fonspa, della presenza «nell’incastro di Lorenzo Bini Smaghi e sul suo ruolo in Chiantibanca.
IL TEMPO sabato 21 maggio 2016
Renzi insiste sull’abolizione di Equitalia
La promessa è stata fatta e la riforma di Equitalia, in qualche modo, andrà in porto. Ieri Renzi lo ha ribadito ai Tgl:grazie alle nostre riforme ora siamo più credibili», anche in Europa e abbiamo dei soldi da spendere. Otterremo anche il risultato su Irpef e cancelleremo Equitalia». Il «superamento» della società di riscossione, avverrà con un accorpamento ribadito al Tg all’Agenzia delle Entrate, entro il 2018. Ma il progetto per abolire va ancora messo a punto e, spiegano fonti parlamentari, »sono diversi i nodi da sciogliere, alcuni sostanziali». Tanto che »l’ipotesi più probabile è che ad andare in soffitta sia soprattutto il marchio Equitalia, soprattutto per ragioni simboliche, visto quello che il nome evoca negli italiani». Le funzioni che attualmente svolge la società di riscossione, le stesse cartelle esattoriali, in sostanza, «rimarrebbero le stesse, perché non si può aprire un buco nel bilancio pubblico». Né, si fa notare, «si può sperare che una maggiore pressione fiscale possa compensare il mancato gettito della lotta all’evasione. Ma il passaggio di funzioni e dipendenti da Equitalia all’Agenzia delle Entrate andrebbe studiato con grande attenzione». I nodi da sciogliere riguardano innanzitutto i contratti dei dipendenti Equitalia: hanno il contratto bancario, con stipendi mediamente più alti dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate. Ovviamente, un cambio di contratto «sfavorevole esporrebbe l’amministrazione pubblica al rischio di una pioggia di ricorsi. Il secondo ostacolo da aggirare riguarda il fatto che Equitalia non riscuote solo le somme dovute all’agenzia delle Entrate: svolge la stessa funzione, anche per l’Inps oltre 6mila Comuni e per altri enti. Soprattutto guardando all’Ente previdenziale, sembrerebbe inevitabile costituire una struttura ad hoc per la riscossione. In questo scenario, sindacati hanno espresso già tutte le loro perplessità. Fabi, First Cisl, Cgil, Ugi Credito e Uilca hanno scritto una lettera aperta a Renzi, dopo le sue dichiarazioni, e hanno chiesto un incontro urgente per »avere chiarimenti sul futuro e le prospettive dell’azienda Ernesto Maria Ruffini, ad del Gruppo Equitalia Spa »ci chiediamo: quei 9 miliardi di obiettivo di riscossione imposti al sistema, sui quali il bilancio dello Stato sembra oggi contare molto, come pensate di recuperarli domani?». Leo. Ven.
MF-MILANO FINANZA SICILIA sabato 21 maggio 2016
SVILUPPO SICILIA ANCORA IN SCIOPERO
L’assemblea dei lavortori di Sviluppo Italia Sicilia ha votato la ripresa dello sciopero che era stato sospeso in seguito all’incontro avuto con l’assessore Bruno Marziano lo scorso 12 maggio. Da lunedì (23 maggio) comincerà il sit-in dei lavoratori in piazza Indipendenza, sotto la sede della Presidenza della Regione Siciliana. Le Rsa di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil e Ugl Credito «hanno rappresentato ai lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia le loro perplessità su una trattativa con il governo regionale in cui continuano a mancare, nonostante tutti gli sforzi e i buoni propositi, le risposte attese da troppo tempo», si legge in una nota.
L’ARENA sabato 21 maggio 2016
Una nuova banca locale per i soci di Crediveneto – L’istituto ora è di Banca Sviluppo «Vogliamo creare un progetto territoriale coinvolgendo prima gli azionisti veronesi e padovani
Luca Fiorin
Un comitato che faccia chiarezza sugli effetti della messa in liquidazione di Crediveneto, sugli investimenti dei soci e sul destino del personale della banca, e che lavori per la rinascita di un istituto di credito espressione del territorio. Questa è l’iniziativa lanciata ieri, con la presentazione del progetto agli organi di stampa, dall’avvocato legnaghese Francesco Salvatore e dall’ex del Comune patavino Urbana, Terenzio Zanini. La presentazione dell’iniziativa è avvenuta nel tardo pomeriggio a Montagnana, in una sala posta a poche centinaia di metri da quella che era sino a pochi giorni fa la sede centrale di Crediveneto e ora è diventata un ufficio periferico di Banca Sviluppo spa. Istituto creato nel 1999 da varie realtà del mondo del credito cooperativo proprio per intervenire nelle situazioni di difficoltà di singoli istituti. «Noi non abbiamo nessuna volontà di rivalsa», afferma Salvatore, «però vorremmo sapere come il bilancio di Crediveneto sia potuto passare dagli 800mila euro di attivo del 2014 agli 80 milioni di passivo che avrebbero dovuto essere votati dall’assemblea dei soci di maggio». «D’altro canto», continua, «resta il fatto che quell’assemblea non si è tenuta e che le uniche cose che sono state dette è che sono garantiti i clienti e i correntisti. Nessuno ha mai parlato del capitale investito dai soci». due fautori del comitato, comunque, hanno più volte ribadito che «l’intenzione non è quella di cercare dei colpevoli». «Si tratta di fare quello che non è stato fatto per evitare che un istituto di credito che è arrivato ad avere 27 filiali con quasi 30mila clienti e 200 dipendenti venisse messo in liquidazione», hanno spiegato. TUTELA DEI LAVORATORI. «Noi vogliamo difendere i posti di lavoro (prima della messa in liquidazione, avvenuta il 7 maggio, si parlava di 80 esuberi ma su questo poi non si è più saputo nulla, ndr) e conoscere cosa intende fare Banca Sviluppo sul territorio». «Se ci saranno le condizioni, noi vorremmo dare vita ad una nuova banca che operi a favore di chi ha capitali da investire o ha necessità di credito», precisa Salvatore. «È vero che la linea nazionale pare essere quella di eliminare i piccoli istituti, ma il rapporto con il territorio resta un valore importante. Per questo, sulla scorta anche di quanto affermato recentemente dal presidente di Banca di Verona Giovanni Bertagnoli in merito alla creazione di una bcc veronese, noi vorremmo riuscire ad attuare un progetto territoriale». Un’operazione che Salvatore e Zanini intendono mettere in piedi coinvolgendo per primi i soci veronesi e padovani, che costituiscono una parte consistente degli 8mila azionisti dell’ex di Montagnana, per poi estendere l’invito anche a quelli delle altre provincie. Mercoledì è in programma un nuovo incontro, per raccogliere le adesioni al comitato. Intanto ieri i sindacati First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Fabi hanno emesso una nota nella quale chiedono l’apertura di un tavolo di concertazione nel quale la nuova proprietà presenti un piano industriale della banca, con prospettive di rilancio dell’attività e di valorizzazione dei lavoratori, che venga garantita la continuazione dell’attività sul territorio e che si agisca contro i passati amministratori. ? © RIPRODUZIONE RISERVATA
AVVENIRE sabato 21 maggio 2016
Equitalia verso la fusione con le Entrate. Ma forse sparirà solo il marchio
Roma. La promessa è stata fatta e la riforma, in qualche modo, andrà in porto. Il “superamento” di Equitalia, con un accorpamento all’Agenzia delle Entrate, nelle intenzioni del premier Matteo Renzi dovrà avvenire entro il 2018. Ma il progetto va ancora messo a punto e «sono diversi i nodi da sciogliere, alcuni sostanziali». Tanto che «l’ipotesi più probabile è che ad andare in soffitta sia soprattutto il marchio Equitalia, soprattutto per ragioni simboliche, visto quello che il nome evoca negli italiani». Le funzioni che attualmente svolge la società di riscossione, le stesse cartelle esattoriali, in sostanza, «rimarrebbero le stesse, perché non si può aprire un buco nel bilancio pubblico». Né, si fa notare, «si può sperare che una maggiore fedeltà fiscale possa compensare il mancato gettito della lotta all’evasione Ma il passaggio di funzioni e dipendenti da Equitalia all’Agenzia delle Entrate «andrebbe studiato con grande attenzione». nodi da sciogliere riguardano innanzitutto i contratti dei dipendenti Equitalia: hanno il contratto bancario, con stipendi mediamente più alti dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate. Ovviamente, un cambio di contratto “sfavorevole” esporrebbe l’amministrazione pubblica al rischio di una pioggia di ricorsi. Il secondo ostacolo da aggirare riguarda il fatto che Equitalia non riscuote solo le somme dovute all’Agenzia delle Entrate: svolge la stessa funzione, anche per l’Inps per oltre 6mila Comuni e per altri enti. Soprattutto guardando all’istituto previdenziale, sembrerebbe inevitabile costituire una struttura ad hoc per la riscossione. In questo scenario, sindacati hanno espresso già tutte le loro perplessità. Fabi, First Cisl, Cgil, Ugl credito e Uilca hanno scritto una lettera aperta a Renzi e hanno chiesto un incontro urgente per «avere chiarimenti sul futuro e le prospettive dell’azienda Ernesto Maria Ruffini, ad del gruppo Equitalia Spa. I sindacati si chiedono anche: «Quei nove miliardi di obiettivo di riscossione imposti al sistema, sui quali il bilancio dello Stato sembra oggi contare molto, come pensate di recuperarli domani.
IL GIORNALE DI SICILIA (TUTTE LE EDIZIONI) sabato 21 maggio 2016
Sviluppo Italia Sicilia, altro sciopero
Dopo tre giorni di tregua i lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia hanno deciso di riprendere lo sciopero. dipendenti della società partecipata in liquidazione chiedevano un segnale dal governo su rilancio dell’ente I sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil e Ugl Credito hanno annunciato che da lunedì effettueranno un sit- in piazza Indipendenza a Palermo. Nel frattempo si bloccano le autorizzazioni agli enti di formazione per organizzare i corsi. Andrea Vincenti, commissario liquidatore, chiede che «siano erogati 1,2 milioni previsti in Finanziaria dato che in ogni caso è necessario ripianare l’esposizione debitori verso i dipendenti». (Nella foto una recente protesta).
IL CITTADINO sabato 21 maggio 2016
DOPO L’ANNUNCIO DI RENZI – Una lettera aperta sul futuro di Equitalia: «Ingiusto che a pagare siano i lavoratori»
Mobilitazione dei lavoratori Equitalia contro l’annunciato taglio. Nel territorio il personale interessato è di circa una ventina di addetti, mentre nel nord Italia stiamo parlando di 2.400 addetti. Dopo la proposta del presidente del consiglio Matteo Renzi di riorganizzare il servizio di riscossione con il tramonto possibile dell’agenzia Equitalia. «Non è giusto che a pagare siano i lavoratori – interviene Anna Maria Landoni della Fabi – di fatto il servizio viene svolto in esecuzione della legge e ci sono tanti addetti in prima linea che tutti i giorni agli sportelli sono impegnati e in alcuni casi si sono trovati di fronte anche situazioni difficili. Dal primo di luglio poi sarà introdotto un’importante riorganizzazione, che interesserà anche il personale». Di fronte a questo quadro i sindacati hanno inviato una lettera aperta al premier, per chiedere interventi. «Egregio presidente legge nella missiva -abbiamo appreso, con estremo sconcerto, che Equitalia non dovrebbe arrivare al 2018 e che state riorganizzando il sistema perché sia sempre più a disposizione del cittadino e non vessatorio per il cittadino, e ci chiediamo: quei nove miliardi di obiettivo di riscossione imposti al sistema, sui quali il bilancio dello Stato sembra oggi contare molto, come pensate di recuperarli domani? Il sistema della riscossione svolge un ruolo fondamentale, oltre che per il recupero reale delle risorse, anche e soprattutto per l’effetto della deterrenza. Chi da domani svolgerà tale indispensabile funzione volta a far comprendere ad un numero sempre maggiore di cittadini il valore (diritto e dovere di ognuno) di contribuire solidalmente al reperimento delle risorse necessarie alla vita della collettività? Se ritenete che il concreto operare delle società di riscossione, del tutto stabilito per legge, è vessatorio nei confronti dei cittadini, perché non avete cambiato le leggi che ne regolamentano l’attività Matt. Bru
LA PROVINCIA DI LECCO sabato 21 maggio 2016
Equitalia a Renzi: «Che fine faremo?» – La lettera. I lavoratori scrivono al premier preoccupati e offesi per la paventata ipotesi di chiusura nel 2018 «Ci avete fatto fare il parafulmine, siamo stati insultati e minacciati. Ora su chi scaricherete le responsabilità?»
CHRISTIAN DOZIO
Hanno fatto il “lavoro sporco” per l’Erario venendo additati come vessatori, ricevendo insulti e subendo anche aggressioni. Ora, i loro posti sono a rischio. Anzi, sentire il presidente del Consiglio dei ministri, nel giro di un paio d’anni li potranno tranquillamente salutare. Lecco sono quaranta Sono i dipendenti di Equitalia, società che a livello nazionale è stata negli anni al centro di situazioni molto discusse, con procedimenti coatti per la riscossione di crediti insoluti apparsi spesso sproporzionati rispetto alla violazione contestata originariamente. Lecco, in effetti, la quarantina di dipendenti dell’agenzia di via Aspromonte – l’unica in Provincia – non ha subito attacchi violenti, mal’ incertezza e preoccupazione era tangibile anche qui. Ora, con il nuovo scenario annunciato dal Premier Renzi – il quale ha auspicato la chiusura dell’ente entro il 2018 – la fibrillazione tra il personale ha assunto caratteristiche diverse. Per questo motivo, attraverso le sigle sindacali di riferimento – in particolare la Fabi dipendenti hanno scritto una lettera aperta allo stesso Renzi e all’amministratore delegato del Gruppo Equitalia Ernesto Maria Ruffini (al quale hanno anche chiesto un incontro).
I lavoratori esprimono «estremo sconcerto» per le esternazioni del Premier, oltre che per il termine temporale indicato, per l’auspicio che il sistema «sia sempre più a disposizione del cittadino e non vessatorio». Su questa base, gli interrogativi che anche i quaranta dipendenti lecchesi hanno voluto porre al Governo, sono diversi. Il primo riguarda i nove miliardi posti come obiettivo di riscossione e sui quali il bilancio dello Stato sembra oggi contare molto: «come pensate di recuperarli domani? Chi da domani svolgerà tale indispensabile funzione». La domanda successiva lascia intuire un riferimento polemico assolutamente fondato. «Se ritenete che il concreto operare delle società di riscossione, del tutto stabilito per legge, è vessatorio nei confronti dei cittadini, perché non avete cambiato le leggi che ne regolamentano l’attività Le scelte della Pubblica amministrazione, hanno aggiunto, hanno accresciuto «un’immagine negativa del nostro operato. Su chi scaricherete queste responsabilità da domani? Come si chiamerà il parafulmine delle altrui inefficienze?». Massimo sconcerto Domande incisive, anche perché negli ultimi anni «gli insulti, le minacce personali e le intimidazioni, per non parlare degli attentati, hanno caratterizzato il lavoro e la vita degli operatori del settore – concludono -. Tutto avremmo potuto aspettarci – hanno concluso amaramente i lavoratori – tranne che il massimo esponente del Governo, con le sue parole, desse l’avvio ad una nuova campagna “contro”».
LA REPUBBLICA.IT ECONOMIA&FINANZA sabato 21 maggio 2016
Intesa Sanpaolo, accordo sui premi: 78 milioni da distribuire – La Fabi: “Siamo riusciti a garantire a tutti i dipendenti del Gruppo la partecipazione agli utili d’impresa”. In pagamento dalla prossima primavera, in base ai risultati – Intesa Sanpaolo, accordo sui premi: 78 milioni da distribuire
MILANO – È stato firmato venerdì sera, al termine di un confronto no stop durato due giorni, l’accordo sul premio variabile di risultato del 2016 per i circa 60mila dipendenti del Gruppo Intesa Sanpaolo. Lo rende noto il sindacato autonomo Fabi secondo cui l’accordo, siglato da azienda e sindacati, prevede lo stanziamento di 78 milioni di euro “da distribuire ai lavoratori a titolo di premio per il lavoro svolto, con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente”.
“Con questo accordo siamo riusciti a garantire a tutti i dipendenti del Gruppo la partecipazione agli utili d’impresa, facendo sì che il loro impegno determinante venisse adeguatamente riconosciuto. Abbiamo, inoltre, firmato un’intesa sulla mobilità che ha evitato pericolose deroghe al contratto nazionale, migliorando le tutele aziendali in materia di trasferimenti”, commenta Roberto Aschiero, Coordinatore FABI Gruppo Intesa Sanpaolo.
Il riconoscimento economico sarà assegnato nella primavera del prossimo anno al raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano industriale e sarà articolato in tre quote: una prima uguale per tutti, una seconda erogata in base alle performance delle singole divisioni aziendali, una terza destinata alle filiali che raggiungeranno l’eccellenza in termini di risultati economici. È stato, infine, firmato un importante accordo che regolamenta la mobilità per tutto il personale della banca, confermando tutti i trattamenti economici esistenti e migliorando le tutele normative in materia di mobilità.
INFORMAREZZO.COM 20/05/2016 15:25:00
BancaEtruria – FABI risponde al vice ministro Morando – Dichiarazione di Fabio Faltoni, dipendente e sindacalista in Nuova Banca dell’Etruria e segretario provinciale della FABI – Federazione Autonoma Bancari Italiani, il sindacato dei bancari più rappresentativo – per numero di iscritti – a livello nazionale
Rispetto alla vendita di Nuova Banca Etruria e delle altre tre banche, dobbiamo assistere alle sconcertanti dichiarazioni del vice ministro dell’economia Morando, che avrebbe affermato che vincolare per legge la cessione delle banche alle tutele occupazionali, renderebbe oggettivamente impossibile la vendita delle stesse.
Una persona che ricopre incarichi così rilevanti, dovrebbe sapere bene che si impone la massima cautela quando si affrontano argomenti di questo tipo, che l’ambiguità non è ammessa e che in certe stanze sarebbe opportuno che ascoltassero, oltre e giustamente la voce delle varie associazioni di obbligazionisti, anche la voce dei dipendenti, che non sono carne da macello, che stanno vivendo momenti molto delicati e di grande preoccupazione, ma che sono ancora il legame, il vero legame, fra la banca e il territorio.
Nessuno giochi sulla nostra pelle, a partire dal vice ministro, nessuno pensi di fare macelleria sociale. O invece, viene da chiederci, il vice ministro conosce informazioni riservate? Così fosse, parli chiaramente o si astenga da esternazioni improvvide.
Il presidente Nicastro ha più volte affermato la sua massima attenzione all’occupazione, e che gli eventuali, eventuali e tutti da dimostrare, esuberi di personale saranno da affrontare a tempo e luogo con gli strumenti che il Contratto nazionale prevede e, soprattutto, con i nuovi proprietari. Si proceda dunque nella procedura di vendita secondo i tempi stabiliti, senza interferenze e senza gettare altra benzina sul fuoco.
Ricordiamo al vice ministro che i dipendenti di BancaEtruria hanno già affrontato, e stanno affrontando, centinaia di uscite nel Fondo Esuberi e giornate di solidarietà (la cassa integrazione del settore), oltre che decurtazioni di stipendio; ci aiuti – lui e il Governo – ad uscire presto e nel modo migliore da questa situazione, invece di creare inutile e pericolosi allarmismi.