MILANO FINANZA sabato 7 maggio 2016
Nel piano Cariparma 600 assunzioni
In tempi duri per le banche italiane il piano industriale presentato ai sindacati da Cariparma va davvero in controtendenza prevedendo un saldo attivo tra lavoratori in entrata e quelli in uscita. Nel corso dei tre anni del piano infatti sono previste 600 assunzioni contro 3-400 uscite volontarie, gestite attraverso il Fondo di solidarietà. Nello specifico, sulla rete saranno effettuate assunzioni di consulenti finanziari e gestori private, che con nuove piattaforme digitali opereranno anche fuori sede. Sarà poi rivisto il modello di servizio, con l’accorpamento di 40 filiali di piccole dimensioni, mentre altre 162 saranno ridisegnate con il nuovo layout leggero. Sono previsti inoltre: un importante investimento da 625 milioni di euro per favorire la multicanalità dei servizi e la digitalizzazione dei processi interni a vantaggio del cliente e la formazione del personale all’utilizzo degli strumenti digitali. «Quello presentato da Cariparma è un piano industriale di largo respiro, lungimirante e socialmente responsabile», ha subito dichiaro Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei bancari. «La nuova banca delineata dall’amministratore delegato Maioli guarda allo sviluppo: investe nella nuova occupazione giovanile, punta all’innovazione tecnologica senza compromettere il rapporto col territorio e promuove la parità di genere, favorendo l’accesso delle donne alle posizioni apicali. Ci sembra che il modello proposto ricalchi le caratteristiche di quella banca al servizio del Paese che, come Fabi, da tempo auspichiamo».
IL SOLE 24 ORE sabato 7 maggio 2016
Credito. Presentato ai sindacati il nuovo piano industriale della banca emiliana
Cariparma riorganizza e prepara 600 assunzioni
Cariparma prepara 600 nuove assunzioni a fronte di 300-400 uscite volontarie, in un’ottica di riorganizzazione finalizzata allo sviluppo. Queste le linee guida del piano industriale dell’istituto di credito emiliano, controllato da Crédit Agricole, presentato ieri dai vertici ai rappresentanti sindacali, che hanno accolto il programma con favore. «Quello presentato da Cariparma è un piano industriale di largo respiro, lungimirante e socialmente responsabile – ha spiegato ieri il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, al termine dell’incontro -. La nuova banca delineata dall’ad Giampiero Maioli guarda allo sviluppo: investe nella nuova occupazione giovanile, punta all’innovazione tecnologica senza compromettere il rapporto col territorio e promuove la parità di genere, favorendo l’accesso delle donne alle posizioni apicali».
Il leader della Fabi si è detto fiducioso nella possibilità che il piano industriale del gruppo Cariparma Crédit Agricole «possa essere d’esempio per gli altri istituti bancari italiani e stranieri, in un’ottica di sviluppo a lungo termine. Riteniamo – ha aggiunto – che l’unica strada per tornare a crescere sia rimettere al centro dell’industria bancaria lavoro e territorio». Per quanto riguarda invece la gestione delle uscite previste dal piano, Sileoni ha affermato che i rappresentanti dei lavoratori «verificheranno che queste avvengano nel pieno rispetto del criterio di volontarietà e che la riorganizzazione sia attuata in conformità con le regole del contratto nazionale». Il piano Cariparma, spiega la Fabi, prevede 600 assunzioni a fronte di 300-400 uscite volontarie attraverso il Fondo di solidarietà, con saldo occupazionale positivo. Sarà favorito il ricambio generazionale. Nello specifico, sulla rete sono previste assunzioni di consulenti finanziari e gestori private, che con nuove piattaforme digitali opereranno anche fuori sede. Le assunzioni riguarderanno, oltre ai consulenti finanziari, anche figure specialistiche.
Cariparma Crédit Agricole, che ha chiuso il 2015 con un utile di 217 milioni, rivedrà il modello di servizio: 40 filiali di piccole dimensioni saranno accorpate e altre 162 saranno «ridisegnate» con layout leggero. «Quanto alle politiche di re-branding – conclude la nota di Fabi – sarà valorizzato il marchio Credit Agricole, mantenendo il modello di banca federale, senza fusioni interne».
Il piano, come confermano le linee guida strategiche del Crédit Agricole presentate nelle scorse settimane a Parigi, prevede investimenti significativi: saranno stanziati 625 milioni entro il 2019 (in aumento rispetto ai 470 previsti dal piano 2012-15) per favorire la multicanalità dei servizi e la digitalizzazione dei processi interni e la formazione del personale all’utilizzo degli strumenti digitali, con l’obiettivo di raggiungere 2 milioni di clienti (1,7 milioni il bacino attuale). Sono attesi anche investimenti immobiliari a Parma, Milano e Roma. Rafforzate infine le iniziative di welfare aziendale, con la creazione a Parma di un polo dotato di asilo nido, alloggi e parcheggi. © RIPRODUZIONE RISERVATA M. Me.
LA REPUBBLICA.it 6/5/2016
Piano industriale Cariparma promosso dal sindacato bancari – “Progetto industriale lungimirante, altre banche imparino” – Piano industriale Cariparma promosso dal sindacato bancari
Cariparma ha presentato ai sindacati un piano industriale “di largo respiro, lungimirante e socialmente responsabile”, con “600 nuove assunzioni a fronte di 300/400 uscite volontarie attraverso un fondo di solidarietà”.
Lo dice il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, che sottolinea come “la nuova banca delineata dall’amministratore delegato Giampiero Maioli guarda allo sviluppo”.
Secondo il sindacalista, Cariparma “investe nella nuova occupazione giovanile, punta all’innovazione tecnologica senza compromettere il rapporto col territorio e promuove la parità di genere, favorendo l’accesso delle donne alle posizioni apicali”.
“Ci sembra che il modello proposto ricalchi le caratteristiche di quella banca al servizio del Paese che, come Fabi, da tempo auspichiamo. Confidiamo che il piano industriale del gruppo Cariparma possa essere d’esempio per gli altri istituti bancari italiani e stranieri, in un’ottica di sviluppo a lungo termine. Riteniamo infatti che l’unica strada per tornare a crescere sia rimettere al centro dell’industria bancaria lavoro e territorio”.
“Quanto alla gestione delle uscite previste dal piano – aggiunge Sileoni – verificheremo che queste avvengano nel pieno rispetto del criterio di volontarietà e che la riorganizzazione sia attuata in conformità con le regole del contratto nazionale. E’ evidente che il gruppo Cariparma rappresenta, pur in un momento di grande difficoltà del settore bancario, una positiva eccezione e una realtà che il sindacato deve preservare”.
Il business plan della banca che fa parte del gruppo Credit Agricole e ha chiuso il 2015 con utile netto di 217 milioni di euro effettuerà nuove assunzioni di consulenti finanziari e gestori private che con nuove piattaforme digitali opereranno anche fuori sede. Le assunzioni, in particolare, “riguarderanno, oltre ai consulenti finanziari, anche figure specialistiche. Sarà poi rivisto il modello di servizio, con l’accorpamento di 40 filiali di piccole dimensioni e 162 ‘ridisegnate’ con il nuovo lay-out leggero”.
Sono previsti, inoltre, “un importante investimento da 625 milioni per favorire la multicanalità dei servizi e la digitalizzazione dei processi interni a vantaggio del cliente e la formazione del personale
all’uso degli strumenti digitali”.
La banca, conclude Sileoni, “gode di un bilancio in salute e farà consistenti investimenti immobiliari a Parma, Milano e Roma. Rafforzate anche le iniziative di welfare aziendale, con la creazione a Parma di un polo dotato di asilo nido, alloggi e parcheggi”. Per le politiche di re-branding, “sarà valorizzato il marchio Credit Agricole mantenendo il modello di banca federale, senza fusioni interne”.
ITALIA OGGI sabato 7 maggio 2016
Bancari, ricollocamenti tutelati – Le regole varranno per tutti i 300 mila addetti del settore
DI MAURO ROMANO
Due giornate di sciopero, un anno e mezzo di trattative e poi un altro anno per la scrittura definitiva del testo, approvato da tutte le parti sociali il 14 aprile scorso. Il nuovo contratto dei lavoratori bancari non ha avuto una gestazione semplice ma ora è finalmente pronto e da oggi e per tutto il mese di maggio potrà essere acquistato insieme a ItaliaOggi o a MF- Finanza (al costo aggiuntivo di 6 euro). Un contratto la cui firma non era affatto scontata e che è stata raggiunta veramente in zona Cesarini, praticamente all’alba del giorno (1 aprile 2015) in cui, in assenza di un’intesa sull’ipotesi in bozza, l’Abi avrebbe fatto scattare la disapplicazione del vecchio contratto. Forse non si tratta del documento di svolta che si erano augurati (con obiettivi diversi) sia i sindacati sia l’Associazione bancaria italiana, ma è comunque una sistema di pesi e contrappesi, non solo economici, che dovrebbe permettere al mondo bancario di passare le colonne d’Ercole della grande ristrutturazione in atto senza un eccessivo costo sociale. La scadenza, allungata di un anno, arriverà al 31 dicembre 2018, quindi l’orizzonte di durata dovrebbe superare il grande risiko già avviato con più di qualche difficoltà. Fino a quella data, dunque, c’è la garanzia che esuberi e ricollocamenti verranno gestiti in accordo tra sindacati e aziende grazie a un pacchetto di strumenti di tutela, come il fondo per la nuova occupazione, prorogato per tutta la durata del contratto e implementato anche in sinergia col Fondo di Solidarietà. L’obiettivo dichiarato, infatti, è quello di avere in caso di ristrutturazioni, fusioni o crisi aziendali, un sistema articolato di ammortizzatori per tutti gli interventi necessari, siano essi di solidarietà espansiva, di riconversione o riqualificazione professionale del personale in esubero. Ma quella che forse, in ottica sindacale, può considerarsi la conquista principale è il mantenimento dell’area contrattuale. Le sigle che hanno sottoscritto l’intesa con l’Abi (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca, Unisin), hanno ottenuto infatti che le regole sottoscritte valgano per tutti i 300 mila addetti del settore, siano essi quadri direttivi o personale delle aree professionali impiegato nelle imprese creditizie, finanziarie e strumentali. varranno anche se il ramo d’azienda di cui sono dipendenti venga ceduto a terzi, pure se operanti al di fuori del sistema bancario e creditizio. Non solo, per tutti coloro che sono stati assunti prima del 7 maggio 2015, data d’introduzione del Jobs act, varranno le vecchie regole, articolo 18 compreso. Quelle nuove saranno in vigore solo per i neoassunti. quali, loro volta hanno ottenuto una riduzione del differenziale tra il salario d’ingresso e i minimi contrattuali. Lo scalino era del 18%, è sceso al 10%, per un salario che in media si aggira ora sui 1.900 euro mensili. Contenuto, ma c’è anche un aumento della retribuzione generale, non era per niente scontato, visto che le banche si erano sedute al tavolo dicendo di non poter accettare alcun aumento del costo del lavoro, i sindacati erano invece partiti da una richiesta di incremento del salario base di 170 euro lordi a regime. Alla fine si è chiuso con un aumento di 85 euro, ripartito in tre tranche, precisamente: 25 euro in più dal 1° ottobre 2016, altri 30 euro dal 1° ottobre 2017 e infine gli ultimi 30 euro dal 1° ottobre 2018. L’Abi che voleva anche una profonda revisione degli inquadramenti (l’obiettivo era arrivare a sei), ha dovuto accettare una struttura a 13 livelli, ma ha ottenuto una revisione della fungibilità, termine utilizzato per sancire che i quadri direttivi sono fra loro intercambiabili a prescindere dal proprio livello d’inquadramento (in questa fascia sono 4 sui 13 complessivi). In altre parole, nessuno dei quadri direttivi può opporsi se viene utilizzato per un incarico solitamente affidato a un collega di livello più basso del suo. © Riproduzione riservata
CORRIERE DI VERONA sabato 7 maggio 2016
Bpvi, l’arrivo di Atlante preoccupa i sindacati – Altolà sui tagli. «Dipendenti vittime di questa crisi»
VICENZA Il Fondo Atlante tenga in primo piano, oltre all’interesse degli investitori, la salvaguardia ed il riconoscimento del valore di tutti i dipendenti della Banca Popolare di Vicenza. L’esortazione giunge unitariamente dai sindacati dei bancari di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin, preoccupati di riportare bene al centro le istanze dei 5.500 addetti che nella banca ci lavorano e che, «vittime di questa situazione, difendono quotidianamente l’immagine aziendale infangata da alcuni manager, ancora presenti in azienda». Insomma, non sia l’organico a pagare per i «discutibili risultati della nuova e della vecchia gestione. Nel contempo – sottolineano ancora le organizzazioni sindacali – denunciamo gli scandalosi compensi del management, completamente slegati dalla realtà e dai risultati». L’altolà più energico va comunque nella direzione di chi di fatto è il nuovo proprietario della banca con oltre il 99 per cento, ossia il detentore del capitale messo sul tavolo per salvare l’istituto dopo il deludente andamento dell’aumento di capitale con la conseguenza di vedere i cancelli sbarrati opposti dalla Borsa Italiana per l’eccessiva carenza di flottante. Il tema in ballo, sul fronte dell’occupazione è il timore che i progetti molto spinti di ristrutturazione presentati da Atlante – che opera per recuperare rapidamente l’investimento nell’aumento di capitale -, possano ulteriormente tradursi in pesanti esuberi di personale. «Respingiamo con decisione ciò che ha dichiarato Alessandro Penati, presidente di Quaestio sgr, la società che gestisce il fondo Atlante, ossia l’intenzione di porre in essere azioni volte esclusivamente al perseguimento del profitto per gli investitori senza anteporvi la tutela e la valorizzazione di tutti i dipendenti», sottolineano i sindacati. Che aggiungono: «Le scriventi Organizzazioni – si legge nella nota congiunta – si augurano che si vada ben oltre le dichiarazioni di facciata e che la gestione del fondo Atlante miri al vero rilancio industriale del Gruppo». Chiudendo con il passato anche sul fronte operativo: «Chiediamo, infine, con determinazione, che la nuova proprietà faccia chiarezza, rimuovendo chi in passato ha ricoperto posizioni di alta responsabilità». RIPRODUZIONE RISERVATA
IL MATTINO DI PADOVA – LA TRIBUNA TREVISO – CORRIERE DELLE ALPI – LA NUOVA VENEZIA E MESTRE sabato 7 maggio 2016
I sindacati: «Rimuovere i responsabili del disastro di Popolare Vicenza»
«I “discutibili” risultati della nuova e vecchia gestione non devono colpire negativamente i 5.500 dipendenti del Gruppo BPVi». È quanto dichiarano i sindacati (Fabi, FirstCISL, FisacCGIL e Unisin) che denunciano inoltre «gli scandalosi compensi del management, completamente slegati dalla realtà e dai risultati. Ricordiamo – prosegue il comunicato congiunto – che i dipendenti del Gruppo Bpvi, vittime di questa situazione, difendono quotidianamente l’immagine aziendale infangata da alcuni manager, ancora presenti in azienda». sindacati puntano il dito contro Questio sgr, società che gestisce il fondo Atlante (azionista al 99,33 del gruppo vicentino), che intende «porre in essere azioni volte esclusivamente al perseguimento del profitto per gli investitori senza anteporvi la tutela e la valorizzazione di tutti i dipendenti. Ci auguriamo che il fondo Atlante – si legge ancora nella nota sindacale – miri al vero rilancio industriale del gruppo, rilancio che deve essere oggetto di un confronto positivo con le organizzazioni sindacali». Fabi, FirstCISL FisacCGIL e Unisin chiedono venga rimosso «chi in passato ha ricoperto posizioni di alta responsabilità (nella foto Francesco Iorio) e che tuttora ricopre ruoli decisionali».
IL GAZZETTINO (ED. BELLUNO) sabato 7 maggio 2016
POP VICENZA – Sindacati in allarme: si punti al rilancio e non solo al profitto
VICENZA – Ora tremano i lavoratori. Dopo l’entrata in forze del fondo Atlante, che controlla il 99,33 di Popolare Vicenza, sindacati chiedono un confronto col nuovo azionista di maggioranza e avvertono: Atlante miri in primo luogo al rilancio industriale e non esclusivamente al perseguimento dei profitti, a pagare non siano i 5.500 dipendenti del gruppo. Fabi, FirstCISL, FisacCGIL e Unisin denunciano gli scandalosi compensi del management, completamente slegati dalla realtà e dai risultati. Respingono con decisione ciò che ha dichiarato il presidente di Questio sgr Alessandro Penati, la società che gestisce il fondo Atlante, ossia l’intenzione di porre in essere azioni volte esclusivamente al perseguimento del profitto per gli investitori. chiedono la rimozione dei manager responsabili della crisi di BpVi ancora in servizio e un’azione di responsabilità verso gli ex vertici.
QN – IL RESTO DEL CARLINO – LA NAZIONE – IL GIORNO – LA CITTA’ (TUTTE LE EDIZIONI) sabato 7 maggio 2016
CARIPARMA La Fabi: «Ok al piano»
Il segretario Fabi Lando Sileoni (foto) dà l’ok il piano industriale presentato da Cariparma: «E’ socialmente responsabile: 600 nuove assunzioni a fronte di 300/ uscite volontarie col fondo di solidarietà».
CORRIERE DEL VENETO (TUTTE LE EDIZIONI) sabato 7 maggio 2016
Bpvi, l’arrivo di Atlante preoccupa i sindacati – Altolà sui tagli. Assemblea dei soci a fine giugno
VICENZA Il Fondo Atlante tenga in primo piano, oltre all’interesse degli investitori, la salvaguardia ed il riconoscimento del valore di tutti i dipendenti della Banca Popolare di Vicenza. L’esortazione giunge unitariamente dai sindacati dei bancari di Fabi, FirstCisl, Fisac Cgil e Unisin, preoccupati di riportare bene al centro le istanze dei 5.500 addetti che nella banca ci lavorano e che, «vittime di questa situazione, difendono quotidianamente l’immagine aziendale infangata da alcuni manager, ancora presenti in azienda». Insomma, non sia l’organico a pagare per i «discutibili risultati della nuova e della vecchia gestione. Nel contempo – sottolineano ancora le organizzazioni sindacali – denunciamo gli scandalosi compensi del management, completamente slegati dalla realtà e dai risultati». L’altolà più energico va comunque nella direzione di chi di fatto è il nuovo proprietario della banca con oltre il 99 per cento, ossia il detentore del capitale messo sul tavolo per salvare l’istituto dopo il deludente andamento dell’aumento di capitale con la conseguenza di vedere i cancelli sbarrati opposti dalla Borsa Italiana per l’eccessiva carenza di flottante. Il tema in ballo, sul fronte dell’occupazione è il timore che i progetti molto spinti di ristrutturazione presentati da Atlante – che opera per recuperare rapidamente l’investimento nell’aumento di capitale -, possano ulteriormente tradursi in pesanti esuberi di personale «Respingiamo con decisione ciò che ha dichiarato Alessandro Penati, presidente di Quaestio sgr, la società che gestisce il fondo Atlante, ossia l’intenzione di porre in essere azioni volte esclusivamente al perseguimento del profitto per gli investitori senza anteporvi la tutela e la valorizzazione di tutti i dipendenti», sottolineano i sindacati. Che aggiungono: «Le scriventi Organizzazioni – si legge nella nota congiunta – si augurano che si vada ben oltre le dichiarazioni di facciata e che la gestione del fondo Atlante miri al vero rilancio industriale del Gruppo, rilancio che deve essere oggetto di un confronto positivo». Chiudendo con il passato anche sil fronte operativo: «Chiediamo, infine, con determinazione, che la nuova proprietà faccia chiarezza, rimuovendo chi in passato ha ricoperto posizioni di alta responsabilità e che tuttora ricopre ruoli decisionali e sostenga senza tentennamenti l’azione di responsabilità nei confronti di questi ultimi». Fin qui i sindacati. banca, intanto, dopo l’ultimatum lanciato sul fronte del cda della Fondazione Roi e dopo aver aperto alla discussione dell’azione di responsabilità sul passato che verrà discussa martedì in consiglio, quando dovrebbe essere approvata la delibera d’incarico ai consulenti per valutare la vicenda, resta aperto il fronte dell’arrivo del Fondo Atlante. I canali di dialogo sembrano avviati sull’assemblea degli azionisti, in cui il fondo dovrebbe indicare i nomi del nuovo cda che dovrà governare la banca. Il cda uscente decadrà entro fine giugno. E si stanno valutando i tempi di convocazione per l’assemblea anche per dare al fondo – appena partito – di definire la rosa degli amministratori. L’assemblea dovrebbe tenersi a fine giugno o agli inizi di luglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La scheda
I sindacati di Bpvi che fanno riferimento a Cgil, First- Fabi e Unisin si dicono preoccupati per il nodo dei tagli di personale che in prospettiva fa emergere la linea di dura ristrutturazione impostata dal fondo Atlante, dopo l’acquisizione di fatto di Vicenza.
IL GIORNALE DI VICENZA sabato 7 maggio 2016
POPOLARE DI VICENZA – Le denunce dei sindacati – E si avvicina l’assemblea
I “discutibili” risultati della nuova e vecchia gestione non devono colpire negativamente i 5.500 dipendenti del Gruppo Bpvi. Lo dichiarano i sindacati aziendali Fabi, FirstCISL, FisacCGIL e Unisin che «denunciano gli scandalosi compensi del management, slegati dalla realtà e dai risultati». dipendenti sono vittime di questa situazione – scrivono -, difendono l’immagine aziendale infangata da alcuni manager, ancora presenti in azienda». Inoltre «respingono quanto dichiarato dal presidente di Questio sgr, che gestisce il fondo Atlante, cioè l’intenzione di perseguire esclusivamente il profitto per gli investitori senza anteporvi la tutela di tutti i dipendenti». Intanto la prima assemblea di BpVi dell’era Atlante si svolgerà alla fine di giugno.
IL GIORNALE sabato 7 maggio 2016
CARIPARMA – Nel piano previste 600 assunzioni
Cariparma assumerà 600 persone a fronte di 300/ uscite volontarie attraverso il fondo di solidarietà. Il piano industriale è stato presentato ieri ai sindacati. Per il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, tratta di «un piano di largo respiro, lungimirante e socialmente responsabile».
CORRIERE DI AREZZO sabato 7 maggio 2016
La proposta di Fabio Faltoni, segretario provinciale della Fabi: “Un confronto per affrontare tutte le problematiche aperte in questi mesi difficili”. Il sindacato dei bancari tende la mano ai risparmiatori: “Incontriamoci”
AREZZO – I rappresentanti dei dipendenti della banca e dei risparmiatori seduti attorno allo stesso tavolo. “Per affrontare tutte le problematiche aperte in questi mesi”. E’ Fabio Faltoni, segretario provinciale della FABI, a lanciare la proposta di un confronto davvero particolare, che metta per la prima volta faccia a faccia i bancari e i risparmiatori. “La mia proposta – spiega Faltoni – è indirizzata a tutte le associazioni dei risparmiatori alle quali vogliamo portare la voce dei lavoratori della banca. Da mesi la FABI va chiedendo alle varie associazioni di non scagliarsi contro i lavoratori, vittime incolpevoli di questa situazione”. “Il decreto sui rimborsi agli obbligazionisti è stato presentato però – anche se sono molte le perplessità che ha già suscitato – andrà visto nel suo testo completo. Poi, per i successivi due mesi, potrà ancora subire modifiche parlamentari e dovrà essere integrato dai necessari decreti attuativi. Speriamo – sottolinea Faltoni – che le acque si siano calmate, perché gli ingiusti e violenti attacchi alle filiali e ai lavoratori hanno provocato molti danni, ai lavoratori stessi e alle future prospettive di Nuova Banca Etruria”. Per Faltoni è giunto il momento di un confronto, “che affronti tutte le problematiche aperte in questi mesi”. Un confronto tra il mondo dei dipendenti e quello dei risparmiatori.
IL TIRRENO (TUTTE LE EDIZIONI)) sabato 7 maggio 2016
Cassa di risparmio, integrativo ancora lontano
Sembrava che Cassa di risparmio di Volterra e sindacati fossero tornati sulla stessa lunghezza d’onda dopo la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto aziendale. Il presidente Giovanni Manghetti aveva detto che presto le parti sarebbero tornate a confrontarsi. Ma così non sembra. «I sindacati First Cisl, Fisac Cgil e Fabi rispondono alle enfatiche dichiarazioni del presidente Manghetti esprimendo perplessità per l’ottimismo con cui illustra la situazione della banca, data la perdurante assenza di un piano organizzativo di rilancio della banca – si legge in una nota dei sindacati – Abbiamo già in programma incontri istituzionali con le amministrazioni territoriali a livello provinciale e regionale ed è in corso un’analoga richiesta alle amministrazioni locali». Sull’imminente incontro tra azienda e sindacati, questi ultimi spiegano che «le relazioni sindacali con l’azienda sono ancora interrotte anche in considerazione delle pregiudiziali poste dall’azienda stessa come condizioni per la ripresa del dialogo. Ribadiamo la nostra disponibilità a riprendere un negoziato a partire dalla nostra proposta purché sia stato ripristinato il contesto contrattuale precedente all’applicazione della normativa unilateralmente deliberata dall’azienda Il comunicato si chiude con toni piuttosto duri: «In caso contrario tuteleremo gli interessi dei lavoratori della Cassa di risparmio di Volterra nelle sedi e nelle modalità opportune, compreso le vie legali». ©RIPRODUZIONE RISERVATA