IL SOLE 24 ORE domenica 1 maggio 2016
Banche. Il listone dei sindacati-pensionati, guidato dall’economista, si aggiudica con circa il 70% dei voti la maggioranza del Cds- A Lonardi 4 consiglieri, 2 a Mincione – Bpm, Nicola Rossi nuovo presidente – L’a.d. Castagna: «Bpm-Banco, polo aggregante» – Bpm Spa in discussione, il Cds pensa a un advisor
RHO (MILANO). Il nuovo Consiglio di Sorveglianza di Bpm non avrà solo un controllo «formale» sulle decisioni del Consiglio della Gestione (prima tra tutte il progetto di fusione con il Banco Popolare) ma opererà con «senso di responsabilità» in un contesto che «richiede più vigilanza e attenzione». Nicola Rossi detta le linee guida del nuovo board che da ieri lo vede protagonista. E che si profila più pro-attivo rispetto al precedente Consiglio di Sorveglianza targato Piero Giarda.
L’assemblea dei soci di Bpm, riunita ieri nei padiglioni di Fiera Milano, ha scelto l’economista pugliese, con un passato in Banca d’Italia e in World Bank, per traghettare la banca verso la trasformazione in Spa. L’asse formato dai sindacati e dai pensionati ha portato a suo favore 3.356 voti, pari al 69% del totale, contro i 1.231 voti ottenuti dall’altro candidato alla presidenza, Piero Lonardi, e i 276 ottenuti dal fondo Athena di Raffaele Mincione.
Una legittimazione importante e salutata positivamente dagli stakeholder («È stata determinante la partecipazione responsabile e consapevole dei dipendenti della Bpm» ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi), che però non spinge Rossi ad emettere giudizi potenzialmente affrettati sul tema della fusione con il Banco Popolare. L’argomento, dice Rossi, «non era all’ordine del giorno oggi». Piuttosto «il Cds deve rendere un parere consultivo – continua il neo-presidente a margine dell’assemblea – e spetta a noi portare a termine il lavoro avviato dal Cds precedente». Sarebbe insomma «inopportuno anticipare un’opinione».
Anche nell’ottica di aiutare i consiglieri a farsi un’idea più compiuta sul merger – che deve essere approvato nel mese di maggio -, il Cds, a quanto risulta al Sole24Ore, potrebbe selezionare a breve un advisor (non è escluso che siano due, uno finanziario e uno legale) che avrà il compito di valutare più compiutamente il piano di aggregazione con gli scaligeri.
Gli approfondimenti scatteranno nelle prossime ore e già martedì, nel primo Cds della presidenza Rossi (che dovrà nominare i comitati endoconsiliari), il dossier advisor potrebbe finire sul tavolo anche solo informalmente. Non è un caso che tra gli obiettivi che Rossi si propone c’è quello di aiutare la base «a formarsi un’opinione compiuta rispetto alle scelte alle quali dovrà dare risposta». Anche se, ribadisce l’economista, è garantito uno «spirito di assoluta collaborazione» con il Consiglio di Gestione.
A dimostrazione della volontà di segnare una discontinuità rispetto alla precedente gestione, dentro al Cds si ragiona inoltre sulla possibilità di una convocazione più frequente degli incontri del board, almeno in una prima fase.
Per Nicola Rossi le sfide non mancano: ci sarà da ricucire i rapporti con una parte del corpo sociale timoroso di perdere l’autonomia, complice la fusione. Perplessità d’altra parte ci sarebbero anche sulla costituzione della futura banca rete, la legal entity che avrà il presidio della Lombardia per i prossimi tre anni.
Lo stesso Castagna ieri ha aperto la porta a una revisione del progetto, sottolineando che la Spa aveva «senso» quando Bpm era più «piccola» e la fusione doveva avvenire con altre banche. «Oggi che la banca è protagonista si può pensare a soluzione differenti. Ci penseremo nei prossimi mesi», ha detto il manager.
Nel corso del suo intervento Castagna ha anche sottolineato come il futuro colosso con una capitalizzazione di oltre 6 miliardi si staccherà dalle altre banche popolari, i cui valori complessivi in borsa sono inferiori ai 3 miliardi. Toccherà a queste banche, ragiona Castagna, «l’onore e l’onere» di valutare «come andare avanti nel futuro, se aggregarsi tra di loro o di considerare il terzo polo come potenziale aggregatore». Castagna ha poi risposto a distanza alle critiche di Giarda (che in apertura aveva detto che la banca nascente «non ha le caratteristiche per essere la coppia dell’anno»), affermando che i numeri veri verranno pubblicati con il piano industriale.
Tornando agli esiti dell’assemblea, nel nuovo consiglio entrano, oltre Rossi, anche i vicepresidenti Mauro Paoloni e Marcello Priori e i consiglieri Alberto Balestreri, Angelo Busani e Maria Luisa Mosconi, Carlo Bellavite Pellegrini, Paola Galbiati, Manuela Soffientini, Daniela Venanzi ed Emanuele Cusa. Per la lista Lonardi invece entrano, oltre al capolista, Roberto Fusilli, Mariella Piantoni e Mara Barbara. Infine Athena sarà rappresentata da Massimo Catizone ed Ezio Simonelli.
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CORRIERE DELLA SERA (ED. NAZIONALE) domenica 1 maggio 2016
Bpm, Rossi eletto nuovo presidente – Fusione con il Banco anche senza la spa – L’economista guiderà il consiglio di sorveglianza. dubbi di Giarda sull’integrazione
MILANO L’economista Nicola Rossi, eletto ieri dall’assemblea dei soci nuovo presidente del consiglio di sorveglianza della Bpm, traghetterà nei prossimi mesi l’istituto milanese fino alla fusione con il Banco Popolare, prevista per ottobre- Poi dovrebbe avere un ruolo nella banca scorporata, Bpm spa, prevista nello schema di fusione. Ma solo se questo scorporo resterà poi davvero nell’impianto definitivo dell’integrazione con l’istituto veronese. Quell’ipotesi è tornata in discussione, ha spiegato il consigliere delegato, Giuseppe Castagna: «L’idea derivava dal fatto che all’inizio eravamo i più piccoli tra le popolari, e stando ai timori della base dei soci potevamo rimanere offuscati» in un’integrazione con una realtà più grande. «Oggi invece è all’evidenza di tutti, che anche nella più pessimistica delle opzioni Bpm è integrante nel progetto di fusione». Castagna ha confermato che il marchio resterà nel nome» della nuova Bpm e quindi «nei mesi che ci separano dalla fusione, avremo modo di analizzare con calma le varie opzioni». Una semplificazione potrebbe essere gradita anche dalla Bce e comportare inoltre un risparmio significativo di costi, considerato anche che la Bpm spa dovrebbe restare in vita appena tre anni. Ieri intanto, di fronte a circa duemila azionisti (in rappresentanza di oltre 4300 soci), si è celebrata di fatto l’ultima assemblea della cooperativa Bpm. Ancora una volta si sono affermati i soci- dipendenti e i pensionati, con la lista capitanata da Rossi: una vittoria per le sigle sindacali Fabi, Uilca, Fisac-Cgil e First Cisl. La lista ha espresso i vicepresidenti Mauro Paoloni e Marcello Priori e i consiglieri Alberto Balestreri, Carlo Bellavite Pellegrini, Angelo Busani, Emanuele Cusa, Paola Galbiati, Maria Luisa Mosconi, Manuela Soffientini, Daniela Venanzi. Per la lista dei soci non dipendenti sono entrati il leader Piero Lonardi, Roberto Fusilli, Mariella Piantoni e Mara Barbara Bergamaschi, Carlo Frascarolo per il posto riservato alla Cr Alessandria. Infine il fondo Athena di Raffaele Mincione, primo socio al 4,87% ha eletto Massimo Catizone ed Ezio Simonelli. Per la prima volta da quando nel 2011 è entrato in Bpm, il finanziere s’è presentato in assemblea: «Come si dice, ci metto la faccia. ho investito soldi e ci ho anche perso. Cinque anni praticamente un matrimonio» ha confermato che resterà. «Sic transit gloria mundi», è stato invece il commento finale del presidente uscente, Piero Giarda, che nel suo intervento ha attaccato pesantemente l’integrazione «Ci sono pesanti incertezze in materia di rischio di credito». Secondo Giarda, ipotizzando una svalutazione al 25% delle sofferenze e al 60- degli altri crediti deteriorati di entrambe le banche ci sarebbero «ipotetiche distruzioni di patrimonio netto per entrambe le banche Bpm e Banco», con «un differenziale di distruzione di patrimonio netto per Banco pari a 3,2 miliardi». Numeri cui Castagna non ha voluto replicare: non conosco questi dati, ha detto in sostanza, Giarda poteva presentarli al consiglio. Il ceo ha confermato l’idea di Bpm-Banco come «polo aggregatore, ma solo di altre banche popolari, e non al momento. Ma in passato chi si è mosso per primo diventa aggregante». Positivo il commento su Atlante e sul suo intervento nell’aumento della Popolare di Vicenza: «Serviva, altrimenti era un disastro». F. Mas.
LA STAMPA (TUTTE LE EDIZIONI) domenica 1 maggio 2016
Bpm, Rossi eletto presidente – Scontro sulle nozze col Banco – L’ad Castagna: saremo un polo aggregante per le altre ex popolari
FRANCESCO SPINI
MILANO. Con una maggioranza schiacciante – 3356 voti, contro i 1231 raccolti dai soci non dipendenti e i 276 dai candidati del fondo Athena – la lista promossa da sindacati e pensionati vince l’assemblea della Banca Popolare di Milano, l’ex senatore, «dalemiano pentito», Nicola Rossi diventa il nuovo presidente del Consiglio di sorveglianza (Cds), con la conferma dei vice Mauro Paoloni e Marcello Priori. Rossi assicura che il Cds da lui guidato «svolgerà i suoi compiti con attenzione e senso di responsabilità rispetto al momento complicato». Un esempio su tutti è la fusione col Banco: mentre l’ad Giuseppe Castagna prefigura il nuovo soggetto come possibile «polo aggregante, ma solo per altre banche popolari che o troveranno la possibilità di aggregarsi tra loro o potranno guardare a noi», ci pensa l’ormai ex presidente di Bpm Piero Giarda, in un intervento d’addio al vetriolo, a mettere in dubbio l’impianto dell’operazione La banca che nascerà, afferma beffardo, «non ha le caratteristiche per essere considerata la coppia dell’anno L’ex ministro del governo Monti denuncia le «pesanti incertezze in materia del rischio di credito del Banco Popolare», che hanno sollevato a più riprese «dubbi e perplessità sulla tenuta dello stato patrimoniale della banca» anche da alcuni membri della maggioranza. Ci sono stati, spiega, due voti contrari al parere sulla fusione, 5 note di osservazione ad opera di 6 consiglieri di maggioranza che «tranne uno, non sono stati ricandidati nella lista Rossi». In particolare il dissenso ha riguardato «la proposta di composizione del Cda della banca che nascerebbe dalla fusione» che «non sarebbe coerente con lo stato patrimoniale delle due banche». Simulando la cessione di tutti i crediti dubbi, valutando le sofferenze al 25% e le altre posizioni deteriorate al 60- ci sarebbe «una distruzione di patrimonio per entrambe le banche».
Prendendo a paradigma la percentuale d’impatto che ci sarebbe in Bpm, «ne deriva un differenziale di distruzione di patrimonio netto per il Banco pari a 3,2 miliardi di euro». I rapporti tra i due istituti, segnala l’ex presidente, cambierebbero, «suggerendo quote di proprietà diverse da quelle ipotizzate, anche includendo nel nuovo patrimonio netto l’aumento di capitale da un miliardo chiesto dalla Bce». Castagna preferisce non commentare le parole di Giarda «che mi sembrano appartenere più all’ambito del cattedratico che a quello del presidente». Le cifre corrette, dice, «arriveranno col piano industriale» comunque «l’assemblea sarà “domina” nella decisione finale sul progetto». Il neo presidente Rossi ricorda che il consiglio da lui guidato dovrà dare parere consultivo: «Non anticiperò le conclusioni, ma non è un fatto formale». Ansiosa di conoscere il piano della nuova superbanca («che valorizzi il personale e non riduca i posti di lavoro») è la Fabi, sindacato tra gli sponsor della lista Rossi. Il leader Lando Maria Sileoni ricorda che tra le priorità c’è anche «il mantenimento dell’autonomia della Bpm per almeno 3 anni con un Cda e un presidente propri». Sul punto però Castagna appare tiepido: «Quando un anno fa era partita la negoziazione la consistenza di Bpm era molto più piccola di qualsiasi altra banca con cui andavamo a parlare. Ci sembrava opportuno recepire l’istanza di avere una continuità per la Bpm Spa, e così l’abbiamo portata a casa dalla Bce». Oggi invece «ci sediamo a pieno titolo per contare alla pari con chiunque in una fusione, in particolare con il Banco. Esamineremo con calma nei prossimi mesi l’ipotesi migliore». In assemblea spiega ad esempio che «il nome Bpm rimarrà con quello del Banco Popolare, come avvenuto per Intesa Sanpaolo». E i lavoratori possono stare tranquilli perché «caso unico tra le quotate» il cda della nuova banca «avrà un membro vo- dai dipendenti soci».
IL GIORNALE (EDIZIONE NAZIONALE) domenica 1 maggio 2016
Giarda boccia le nozze Banco-Bpm – Il banchiere: «Non è la coppia dell’anno» Rossi presidente
Il presidente uscente di Bpm, Dino Piero Giarda, spara a zero contro la fusione con il Banco Popolare, davanti all’assemblea che lo ha sostituito con Nicola Rossi. «La banca nascente» dalle nozze con Verona «non ha le caratteristiche per essere la coppia dell’anno ha scandito l’ex ministro. Un attacco irrituale, soprattutto perché consumato coram populo, che Giarda ha corroborato calcolando una potenziale distruzione di valore pari a 3,2 miliardi in termini di patrimonio netto. Si tratta di un’ipotesi di scuola, basata sull’eventuale vendita integrale delle sofferenze del Banco a un nominale del 25% e degli altri deteriorati al 60 ma sufficiente per riaccendere la polemica sul concambio della fusione. In sostanza una mezza sconfessione del lavoro del capo azienda Giuseppe Castagna. «Le alternative non sarebbero state molto meglio», ha però ammesso Giarda: Piazza Meda aveva sondato Popolare Emilia Romagna, Carige e Ubi. Pacata ma netta la replica di Castagna, che ha sottolineato come l’ex ministro abbia espresso le sue impressioni «in un momento pubblico invece che nei momenti canonici che la nostra governance concede». In ogni caso nel nuovo big del credito la denominazione Bpm «rimarrà ben chiara», insieme a quello del Banco, così come è stato fatto in tutte le fusioni più importanti degli ultimi periodi», ha proseguito Castagna con un riferimento ad Intesa Sanpaolo. Per il resto l’assise che era chiamata a nominare il Cds e ad approvare il bilancio, è stata tutta una caccia al voto con reciproci rimbrotti tra le 3 liste in gioco come fanno i partiti politici sugli scranni del Parlamento. Dopo sette ore di discussione hanno vinto, come previsto, dipendenti soci (il listone per Rossi, sostenuto da sindacati e pensionati) ha preso 3.356 voti, contro i 1.231 della squadra di Piero Lonardi (soci esterni) 276 del fondo Athena di Raffaele Mincione, primo azionista di Bpm con il 4,8% Numeri da cui si vede il peso delle deleghe in mano ai pensionati. Il finanziere ha promosso, pur non a pieni voti, la fusione con Verona e soddisfazione per la nomina di Rossi è stata espressa dal segretario della Fabi, Lando Sileoni. Ma è battaglia anche sulla sopravvivenza, pretesa dai dipendenti-soci della Bpm spa in seno alla nuova holding: Ezio Maria Simonelli della stessa squadra Mincione nel sottolineare l’inutilità di creare una struttura ad hoc, ha richiesto, ove avvenisse, che fosse a costo zero, affidando le poltrone ai manager. MR
LA REPUBBLICA (EDIZIONE NAZIONALE) domenica 1 maggio 2016
Assemblea Bpm nuova sorveglianza e Rossi presidente – Polemiche sulla fusione con il Banco – L’ex Giarda: “Non la coppia dell’anno»
VITTORIA PULEDDA
MILANO. La Bpm ha eletto il suo ultimo consiglio di sorveglianza da banca popolare. Quasi sette ore di assemblea, per decretare la vittoria a schiacciante maggioranza (3.356 voti a favore) della lista unica sindacati-pensionati che ha espresso l’economista Nicola Rossi alla presidenza del cds; alla lista rivale, presentata da Piero Lonardi, sono andati 1.231 voti (un po’ meno del previsto, ma comunque sufficienti ad esprimere quattro consiglieri), mentre al fondo Athena di Raffaele Mincione sono bastati 276 voti per nominare due consiglieri (come prevede lo Statuto per i fondi di investimento). Ma se formalmente i soci erano chiamati a rinnovare il consiglio di sorveglianza e ad approvare la distribuzione del dividendo (0,027 euro per azione), catturare l’attenzione fin dal primo momento è stata la prossima fusione con il Banco Popolare. cominciare dalle critiche, nemmeno troppo larvate, del presidente uscente Piero Giarda: «La banca nascente non ha le caratteristiche per essere la coppia dell’anno – ha detto senza mezzi termini – per la bassa redditività presente e prospettica di entrambe le banche e per i rischi di credito più alti» del Banco. titolo di esercizio teorico, ha aggiunto che vendendo tutte le sofferenze del Banco al 25% del valore nominale e gli altri crediti in difficoltà al 60%, per il Banco ci sarebbe una distruzione di patrimonio di 3,2 miliardi. Giarda ha anche aggiunto che in consiglio di sorveglianza ci sono stati due pareri negativi (e sei hanno espresso perplessità) quando è stata analizzata la fusione. Dinamiche del passato. Il neopresidente Nicola Rossi (ex consigliere economico dell’ex segretario dei Ds Massimo D’Alema probabilmente ora molto più vicino al premier Matteo Renzi) ha subito detto che il cds svolgerà «un controllo non formale, con senso di responsabilità e attenzione», nel traghettare la banca verso la trasformazione in spa. Ci ha pensato invece l’amministratore delegato di Bpm, Giuseppe Castagna a ripercorrere le tappe della futura aggregazione con il Banco: il 4 maggio si concluderà le due diligence sui conti, verso la metà del mese verrà presentato il piano industriale. Sarà quella la fase per vedere un po’ più da vicino come sarà la terza banca italiana, che in futuro potrà anche essere polo aggregante, ha detto ancora Castagna, verso altre popolari. Di sicuro rispetto a qualche mese fa non sembra essere più tanto di attualità il tema della Bpm spa banca- autonoma per 3 anni: all’inizio posta come condizione alla fusione, ora sembra aver perso molti sponsor iniziali e non è escluso che alla fine venga abbandonata. Nel frattempo, i sindacati hanno plaudito alla vittoria della lista Rossi: Agostino Megale, segretario generale della Fisac, ha parlato di «ottimo risultato, frutto della scelta di una lista unitaria tra lavoratori e pensionati», mentre Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, ha ricordato che ora le priorità post fusione sono «un Cda equilibrato che non penalizzi l’istituto milanese e un piano industriale attento ai territori delle due banche». Sempre sul fronte bancario, ieri si è appreso che Mediobanca ha prenotato il 5% di Popolare Vicenza. Un ordine subordinato alla sua quotazione, che verrà decisa domani dalla Borsa.
L’ARENA – IL GIORNALE DI VICENZA – BRESCIA OGGI domenica 1 maggio 2016
POPOLARI. L’assemblea premia la lista dei sindacati e dà il via libera al bilancio con la cedola da 0,027 euro ad azione – Bpm, Rossi nuovo presidente – Si avvicina la fusione col Banco – L’ad Castagna: «I conti sono molto soddisfacenti piano di aggregazione previsto a metà maggio» Sileoni (Fabi): «Il futuro cda non penalizzi Milano»
MILANO. La lista dei soci dipendenti e pensionati della Bpm, Banca Popolare di Milano ha ottenuto, come era nelle previsioni la maggioranza dei voti all’assemblea per il rinnovo del consiglio di sorveglianza e Nicola Rossi è il nuovo presidente al posto di Piero Giarda. Rossi è chiamato a traghettare l’istituto alla fusione col Banco Popolare. Dopo quasi sette ore i soci hanno espresso 3.356 voti in favore del listone, mentre la squadra di Piero Lonardi ne ha ottenuto 1.231 voti e quella del fondo Athena di Raffaele Mincione 276. L’assemblea ha dato il via anche alla cedola da 0,027 per azione. Nel nuovo consiglio entrano in quota a sindacati e pensionati, oltre a Rossi, vicepresidenti Mauro Paoloni e Marcello Priori e i consiglieri Alberto Balestreri, Angelo Busani e Maria Luisa Mosconi, Carlo Bellavite Pellegrini, Paola Galbiati, Manuela Soffientini, Daniela Venanzi ed Emanuele Cusa. Per la lista di Lonardi, invece, entrano, oltre al capolista, Roberto Fusilli, Mariella Piantoni e Mara Barbara. Athena sarà rappresentata da Massimo Catizone ed Ezio Simonelli. Rossi, commentando la nomina ha dichiarato che mentre i «compiti del consiglio di gestione sono i risultati economici e la solidità patrimoniale», il suo consiglio dovrà «svolgere un’azione di controllo e poi, visto che la nostra legittimazione ci arriva dalla base sociale, allora dobbiamo formare in questa un’opinione compiuta» in vista dei prossimi impegni. dei prossimi impegni ha parlato l’amministratore delegato Giuseppe Castagna, confermando la tabella di marcia annunciata alla fine di marzo con il numero uno del Banco, Pier Francesco Saviotti. Secondo il calendario concordato, mercoledì 4 si chiuderà il mese di due- e a metà mese sarà presentato alla comunità finanziaria il piano di aggregazione. Tra queste due date, invece, si interpone l’approvazione della trimestrale, attesa martedì 10. A questo proposito, Castagna si è detto ottimista, anticipando che si tratterà di risultati «molto soddisfacenti». Commenti sulla fusione sono arrivati da Raffaele Mincione e da Giarda. L’expresidente ha ribadito di non essere affatto convinto dell’operazione «La banca nascente non ha le caratteristiche di “coppia dell’anno”. Entrambe hanno bassa reddititività, presente e prospettica, una delle due con rischi di credito più alti dell’altra Ma le alternative non sarebbero state molto meglio. Ci sono i sostenitori dello stand alone, ma meglio soli che male accompagnati. Le banche di oggi hanno bisogno di qualche shock per convincerle ad accettare l’innovazione Il finanziere con base a Londra, invece ha sottolineato che non ha intenzione di uscire dal capitale (4,8%) e che il Banco Popolare è un partner migliore di Ubi Banca. Tuttavia ha anche ammesso che se «ci fosse mai stata un’operazione stile Credit Agricole con Cariparma avrei preferito». Infine, soddisfazione per la nomina di Rossi è stata espressa dal segretario della Fabi, Lando Sileoni, che in vista delle nozze con il Banco Popolare ha auspicato che il nascente consiglio di amministrazione sia equilibrato e che non penalizzi l’istituto milanese.
QN – IL GIORNO – IL RESTO DEL CARLINO – LA NAZIONE e LA CITTÀ domenica 1 maggio 2016
Bpm, vince la lista dei sindacati – Nicola Rossi guiderà la fusione – Nuovo consiglio di sorveglianza. A metà maggio le nozze col Banco
Claudia Cervini
MILANO. NELL’ULTIMA assemblea col voto capitario, che ha caratterizzato la storia di Bpm per 150 anni, Piazza Meda rinnova il consiglio di sorveglianza dalle fondamenta fino ai vertici. La vittoria di questa partita va ai sindacati e ai dipendenti con la nomina a presidente del board del capolista Nicola Rossi che sostituisce il presidente uscente Piero Giarda. L’economista ha avuto così la meglio sul commercialista Piero Lonardi, rappresentante dei soci non dipendenti. Il verdetto, che conferma le attese della vigilia, è arrivato durante l’assemblea di ieri a Rho che ha ospitato 5mila soci in proprio e per delega. Nel corso dell’assise che ha dato anche il via libera al bilancio, all’erogazione di un dividendo di 0,027 per azione e alle politiche di remunerazione l’attenzione dei soci e degli addetti ai lavori era principalmente rivolta all’operazione che darà il calcio di inizio al risiko bancario europeo: la fusione con il Banco Popolare. DA UNA PARTE la convinzione dell’ad di Bpm Giuseppe Castagna: «Stiamo lavorando in questi giorni sia sulle due diligence sia sul piano industriale» che sarà pronto a metà maggio. Dall’altro la perplessità del presidente uscente Piero Giarda, secondo il quale non c’erano alternative alla fusione tra le due banche, per quanto la nascente post fusione non abbia le caratteristiche di coppia dell’anno Nel match per il rinnovo del cds la vittoria di sindacati e dipendenti è stata netta. La ‘lista Rossi’ ha ottenuto 3.356 preferenze, contro i 276 della lista numero 1 e i 1.231 voti della lista di Lonardi. In consiglio per la lista di Rossi sono entrati Mauro Paoloni e Marcello Priori (vicepresidenti), Alberto Balestreri, Angelo Busani, Maria Luisa Mosconi, Carlo Bellavite Pellegrini, Paola Galbiati, Manuela Soffientini, Daniela Venanzi, Emanuele Cusa. Della lista n. 3 invece Piero Lonardi, Roberto Fusilli, Mariella Piantoni e Mara Barbara Bergamaschi. Infine per la lista del fondo Athena Capital, Massimo Catizone ed Ezio Simonelli. «Il nuovo cds ha compiti molto precisi da svolgere che condurrà nei prossimi mesi con senso di responsabilità e con l’obiettivo di traghettare la banca verso il futuro che la legge di riforma delle popolari prefigura», ha affermato Rossi. Anche Raffaele Mincione, primo socio di Piazza Meda col 4,8% è intervenuto sul futuro di Bpm. Per il finanziere, che non ha intenzione di uscire dal capitale, il Banco Popolare è un partner migliore di Ubi Banca. Tuttavia ha anche ammesso che avrebbe preferito un’operazione in «stile Credit Agricole con Cariparma». Ora per Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, la priorità per la banca sarà la nomina di un consiglio di amministrazione equilibrato e l’elaborazione di un piano attento ai territori. Giulio romani, segretario generale First Cisl, chiede invece a Rossi di farsi subito interprete del programma per cui è stato votato.
ASKANEWS.IT 30/apr/2016 16:07
Bpm, Sileoni: dipendenti decisivi per vittoria lista Rossi – Adesso priorità a piano industriale senza ridurre posti di lavoro
Roma, 30 apr. (askanews) – “È stata determinante per la vittoria della lista Rossi la partecipazione responsabile e consapevole dei dipendenti della Bpm”. Così Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi, sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari, commenta l’esito dell’assemblea di rinnovo del Consiglio di sorveglianza della Bpm, che ha visto prevalere con una maggioranza schiacciante la lista Rossi, sostenuta dai sindacati e dai pensionati.
“Queste ora le priorità per la banca che nasce dalla fusione: un consiglio d’amministrazione equilibrato che non penalizzi l’istituto milanese, un piano industriale attento ai territori delle due banche, che valorizzi il personale e che non riduca i posti di lavoro, un mantenimento dell’autonomia della Bpm per almeno tre anni con un consiglio d’amministrazione e un presidente propri, la valorizzazione del gruppo dirigente delle due banche senza inutili e costose assunzioni esterne di personale direttivo, una razionalizzazione dei costi ad iniziare dalle consulenze”, sottolinea il numero uno della Fabi.
“Al nuovo Consiglio di sorveglianza, a Giuseppe Castagna e a Pierfrancesco Saviotti, vanno gli auguri di buon lavoro della nostra organizzazione, con la consapevolezza che la FABI vigilerà su buon esito della fusione”, conclude Sileoni.
CORRIERE DI VERONA – CORRIERE DEL VENETO (TUTTE LE EDIZIONI) domenica 1 maggio 2016
PopVi Mediobanca prenota un 5% – E l’esordio di Atlante agita i dipendenti – «Spezzettare, fondere, vendere»: le parole di Penati preoccupano i sindacati di categoria
VICENZA Alla voce «nuovi padroni» aggiungete pure anche questa: Mediobanca. L’istituto di piazzetta Cuccia ha confermato ieri di avere prenotato un 5% dell’aumento di capitale dell’ex Popolare di Vicenza, subordinandolo però all’effettiva quotazione a Piazza Affari dell’istituto di credito berico. La riserva sarà sciolta domani, quando Borsa Italiana si esprimerà sull’ammissibilità di Bpvi al listino. Resta da risolvere, infatti, una questioncella non proprio di secondo ordine: le regole in vigore richiedono un capitale flottante almeno al 25%, mentre oggi quello di Vicenza arriva al massimo al 9,5 dopo le sottoscrizioni dell’aumento di capitale. L’ostacolo potrebbe essere superato considerando il fondo Atlante, che ha in portafoglio il rimanente 90% del capitale e perciò è il padrone assoluto della banca, come un soggetto di investimento collettivo per conto di un azionariato diffuso, ma l’ultima parola spetta ovviamente all’organismo che regola la Borsa. Di sicuro, le parole con cui si è presentato l’altro ieri a Milano Alessandro Penati, numero uno di Quaestio Sgr e quindi dominus di Atlante, hanno seminato inquietudine a piene mani tra le migliaia di dipendenti della banca vicentina. Il nuovo proprietario, perché di questo si tratta, ha messo in fila tre verbi forti («Ristrutturare, valorizzare, vendere») poi ci ha aggiunto il carico: «Possiamo quotare e vendere le azioni della Bpvi, oppure prenderla, venderla, fonderla, spezzarla. Possiamo operare senza interessi di parte o locali che ci condizionino». Frasi dure da mandare giù, per i rappresentanti dei bancari. Luca Faietti della Uil: «Sono parole che ci hanno colpito negativamente. Penati ricorderei che siamo parte dell’Abi e che esistono un contratto nazionale e un integrativo aziendale: tutti, lui compreso, ci muoviamo all’interno di un sistema di regole». Giuliano Xausa della Fabi è sulla stessa linea: «Mi preoccupa molto che il numero uno del fondo Atlante abbia esordito dicendo che la banca si può spezzettare, fondere o vendere. D’accordo magari si può vendere Banca Nuova in Sicilia, ma cosa vuol dire per questi signori salvare le banche? Penati poteva almeno lasciar passare un po’ di tempo prima di fare certe affermazioni». Sia come sia, la vicenda di Bpvi ha tutte le caratteristiche per diventare entro breve una questione sindacale di portata nazionale: anche sotto questo aspetto, l’esperimento condotto da Atlante è un caso unico in Italia. Chi ci aveva visto lungo, a proposito di Atlante, era stato il sindaco di Verona e segretario politico di Fare!, Flavio Tosi, che sulle questioni bancarie ha notevole dimestichezza. «La soluzione vera del problema – aveva detto Tosi ancora dieci giorni fa – è che Atlante intervenga sugli Npl (i crediti deteriorati, ndr): le banche italiane ne hanno quasi 200 miliardi e il loro valore è bassissimo». Guarda il caso, Penati venerdì ha confermato che Atlante interverrà con almeno il 30% del fondo per acquistare, con la benedizione della Bce, i crediti in sofferenza da molte banche italiane. Alessandro Zuin © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA NAZIONE (ED AREZZO) domenica 1 maggio 2016
Etruria, anche i dipendenti delusi – «Così continueranno le pernacchie» – La Fabi: «Solo il ristoro integrale può risolvere questa situazione
di DORY d’ANZEO
IL DECRETO del Governo per risanare le perdite dei risparmiatori coinvolti dall’affaire del cosiddetto salvabanche non riscuote grandi consensi nemmeno tra i sindacati. Lo fa presente Fabio Faltoni segretario provinciale della Federazione autonoma bancari italiani che spiega: «Premesso che stiamo analizzando il decreto attraverso le notizie che abbiamo dalla stampa, ci aspettavamo comunque di più. Avevamo chiesto e continuano a chiedere alle istituzioni il rimborso totale di tutti i risparmiatori. Quella è l’unica via per risolvere la situazione. Temiamo che il decreto emanato non sia in grado di calmare le acque, ho già visto e sentito prese di posizioni da parte delle associazioni di consumatori, le quali hanno annunciato ricorsi e spiegato che andranno avanti con le azioni legali». C’è un altro aspetto che preoccupa Faltoni: «Dopo questo decreto penso che i dipendenti della banca continueranno a essere oggetto di azioni dimostrative, flash mob, minacce di azioni legali, una cosa a me incomprensibile. Considero un affronto gravissimo l’azione portata avanti in settimana dalle vittime del salvabanche contro dipendenti e lavoratori. Anche noi ci abbiamo perso, qualcuno ha intenzione di scatenare una guerra tra poveri». Lapidario il commento di Maria Agueci della Fisac Cgil: Governo ha deciso di applicare questi parametri. Ci dispiace che non ci sia il ristoro integrale per tutti. È ovvio che non siamo contenti». Anche l’onorevole Chiara Gagnarli del Movimento 5 stelle fa sentire la sua voce: «Si sta delineando l’ennesima beffa, la presa in giro più atroce per i risparmiatori truffati dal ‘salva- criteri annunciati per i rimborsi sono infatti confusi e comunque inadeguati. Lo spartiacque temporale del 12 giungo 2014 è ridicolo e il forfait dell’80% è arbitrario e inaccettabile. M5S farà di tutto per neutralizzare l’ennesimo attacco ai cittadini italiani onesti». DI SEGNO ovviamente opposto i commenti di Marco Donati e Donella Mattesini, deputato e senatrice del Partito Democratico: «Lunedì potremo confrontarci con numeri certi ma è innegabile che il decreto approvato dal Governo potrà dare risposte rapide ad una larga platea di risparmiatori e allo stesso tempo consentirà a tutti coloro che non rientrano nei parametri indicati di far ricorso all’arbitrato per aver accesso agli indennizzi. Importante sarà stabilire meccanismi rapidi e immediati per aver accesso alle procedure d’indennizzo Il nostro auspicio, e continueremo ad impegnarci su questo fronte, è che con il consolidamento delle quattro banche interessate possano arrivare risposte anche per gli azionisti».
CORRIERE DI AREZZO domenica 1 maggio 2016
Fabio Faltoni, segretario provinciale Fabi: il rimborso totale era l’unico modo per rasserenare il clima – Il sindacato: “Provvedimento da esaminare – Ma i paletti messi creeranno delle difficoltà
AREZZO. Secondo la Fabi quei paletti posti dal Governo nel decreto creeranno più di qualche difficoltà e disparità. E’ Fabio Faltoni, di- di Banca Etruria e segretario provinciale della Federazione Autonoma Bancari Italiani, prendere posizione all’indomani dell’ok di Palazzo Chigi al decreto rimborsi. dettagli – sottolinea Faltoni – andranno studiati con attenzione, ma le prime notizie sembrano non confortarci molto. Infatti, sin dal novembre scorso, i sindacati hanno chiesto al Governo un rimborso totale per tutti: l’unico modo, questo, per ‘spegnere l’incendio per rasserenare il clima, per evitare ulteriori problemi ai lavoratori, per non intralciare il percorso di vendita della banca. Invece – continua il segretario provinciale della Fabi – da quanto pare ad una prima lettura, i paletti messi ai rimborsi creeranno più di qualche difficoltà e disparità, ma speriamo di sbagliarci. Certo, si potrebbe dire semplicisticamente, meglio qualcosa di niente, ma non possiamo ragionare così di fronte ai soldi persi dai risparmiatori (e anche dai dipendenti della banca). I trecento milioni di euro – continua Faltoni – che sembrano essere stati messi – o potrebbero essere messi – a disposizione per i rimborsi degli obbligazionisti, da soli potrebbero coprire il 90% dei rimborsi; perché inserire invece così tanti paletti e l’arbitrato. Anche qui aspettiamo di conoscere i dettagli e capirne tutte le implicazioni pratiche”.