IL SOLE 24 ORE giovedì 28 aprile 2016
Credito. Siglato l’accordo con i sindacati – Al Banco popolare le regole per vendere i prodotti finanziari
«Ascoltare, capire che cosa serve al cliente e prendere dallo scaffale il prodotto su misura per la persona che si ha davanti». È questo il comportamento a cui il responsabile della direzione risorse umane del Banco popolare, Roberto Speziotto, confida che porti l’accordo sullo sviluppo sostenibile e le politiche commerciali siglato dal Banco popolare con i sindacati. «Siamo, al momento, ancora una banca popolare molto attenta alle dinamiche verso i propri clienti e i propri dipendenti», continua Speziotto. Non a caso «nell’accordo parliamo in primis di valorizzazione del personale e facciamo un richiamo agli accordi di settore come il protocollo sullo sviluppo sostenibile del 2004 e alle normative. Non che manchino le regole, ma per noi era importante disciplinare i rapporti tra le nostre persone e i clienti». «Questo accordo difende i lavoratori dalle pressioni commerciali e getta le basi per consolidare una cultura della vendita responsabile», osserva Piero Marioli, coordinatore Fabi del Banco Popolare.
Premesso che l’obiettivo delle parti è «promuovere gli strumenti e le leve utili al raggiungimento dei risultati commerciali, al rispetto delle normative vigenti e alla crescita professionale degli addetti», si legge nel testo, la banca si impegna a definire obiettivi commerciali «compatibili con le strategie di medio lungo periodo volte alla fidelizzazione della clientela». La normativa negli ultimi anni ha registrato nuove disposizioni in materia di antiriciclaggio, contrasto all’usura, collocamento dei prodotti finanziari e assicurativi (come la direttiva Mifid e i regolamenti Ivass), normative integrate dalle disposizioni emanate da Consob e Bankitalia. La conoscenza e l’allineamento alla normativa è da considerarsi anche come un segnale di tutela dei lavoratori. Proprio per questo azienda e sindacati considerano «centrale» il ruolo della formazione per «l’acquisizione sia delle competenze tecnico giuridiche che commerciali e di relazione con la clientela», per far crescere i lavoratori, ma anche la competitività della banca.
La comunicazione, interna, viene investita di un ruolo molto importante. Le sue finalità saranno di «orientare e supportare la rete commerciale al raggiungimento degli obiettivi assegnati». I messaggi, si legge sempre nell’accordo, dovranno essere «chiari, omogenei, esaustivi e trasparenti», nel pieno rispetto della dignità e della professionalità del personale. Elena Aiazzi, segretario nazionale della Fisac Cgil, sottolinea che «i dati relativi all’azione commerciale sono da pubblicare sul portale aziendale con la finalità di dare riscontro solo agli interessati dell’andamento dei propri risultati anche al fine di evitare comportamenti comparativi tra le varie realtà aziendali che possano divenire una indebita pressione». Alla Commissione sviluppo sostenibile e politiche commerciali, già presente al Banco popolare, verrà affidato il compito di monitorare la corretta attuazione dell’accordo. Tra l’altro l’azienda metterà a disposizione dei componenti sindacali della Commissione una mail aziendale a cui inoltrare le eventuali anomalie per poter procedere ad eventuali approfondimenti sui comportamenti segnalati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei
IL SOLE 24 ORE.COM 27/04/2016
UniCredit, accordo sulle vendite
Cristina Casadei
Aumento della produttività, sì, ma anche benessere. È con questa premessa che si apre l’accordo siglato da Unicredit e dai sindacati sul benessere nei luoghi di lavoro e sulle politiche commerciali. Il protocollo si innesta in un percorso ampio e internazionale: dà infatti seguito alla Dichiarazione Congiunta del Cae sulle vendite responsabili del 2015 (a presiedere il Cae è Angelo Di Cristo della Fabi), un documento di cui a livello europeo si è dotata solo Unicredit. La stesura, da parte aziendale, è avvenuta a quattro mani tra la direzione delle risorse umane e quella commerciale, proprio per ribadire la centralità dei tre pilastri fondanti e cioè i clienti, i prodotti e i lavoratori.
«Questo accordo rappresenta un valido strumento per tutelare la dignità professionale dei dipendenti e un primo importante passo per favorire a livello aziendale una cultura della vendita responsabile», spiega Mauro Morelli, segretario nazionale Fabi. Entrando nel merito, innanzitutto «la comunicazione verso i collaboratori e il monitoraggio dei risultati devono essere chiari, univoci ed esaustivi», spiega il segretario nazionale della Fisac Cgil Elena Aiazzi. Le comunicazioni poi «non devono essere fatte con eccessiva frequenza o con inutili ripetizioni e non devono contenere messaggi fuorvianti, vessatori e ambigui di non rispetto della legge», continua Aiazzi. Nell’accordo Unicredit si prevede inoltre che le riunioni commerciali debbano essere effettuate nell’orario di lavoro previsto dal contratto.Il ruolo della formazione viene riportato in primo piano per favorire l’acquisizione, tra le altre, delle competenze tecnico/giuridiche, commerciali e di modalità corretta di relazione fra responsabile e collaboratore e di relazione con la clientela. Altro capitolo rilevante è la gestione dei budget che devono essere sostenibili e improntati alla fidelizzazione sul medio e lungo periodo. Infine viene risaltato il ruolo della bilateralità con l’istituzione di un’apposita commissione paritetica e degli osservatori regionali per monitorare l’applicazione del protocollo.
L’accordo siglato in Unicredit (dopo quelli di Intesa e Mps)a questo punto potrebbe tirare la volata al negoziato in Abi per definire un quadro di regole nazionale. «Per garantire la clientela, gli stessi lavoratori bancari e gli investimenti dei correntisti e per inibire le pressioni commerciali serve la condivisione di regole chiare e trasparenti – dice Lando Maria Sileoni (Fabi)-. Il codice etico va definito concordando anche penalità e forme di sanzionamento. Dev’essere di facile lettura e ben visibile nelle agenzie». Giulio Romani (First Cisl) si attende che «il tavolo nazionale produca un indirizzo di sistema che, valorizzando anche i principi su cui gran parte delle banche hanno costruito i propri codici etici, individui gli strumenti più idonei a presidiarne il rispetto. Crediamo inoltre sia fondamentale affrontare la questione della partecipazione dei lavoratori agli organi di controllo». Per Agostino Megale (Fisac), «l’obiettivo con Abi è raggiungere un accordo valido per tutto il sistema che sia leggermente più avanzato degli accordi o dei codici sin qui realizzati e che soprattutto contrasti le pressioni indebite e sia vincolante per tutti».
Massimo Masi (Uilca), sottolinea «l’urgenza di trovare un accordo su questi temi che però sembrano essere di interesse per alcune banche e non per altre. Questo accordo è importante, il paese ha bisogno di ristabilire un clima di fiducia con i risparmiatori». © RIPRODUZIONE RISERVATA
CORRIERE DI AREZZO giovedì 28 aprile 2016
Protesta nella sede storica e in alcune filiali dell’Empolese – Il sindacato: “No alle minacce sul posto di lavoro” – Flash mob in banca dei risparmiatori – Rabbia dipendenti
– Sono entrati in banca come normali clienti. Una volta dentro hanno tirato fuori i cartelli con su scritto “Rimborsi totali o pioggia di azioni legali” dato vita a un flash mob in piena regola mentre l’attività agli sportelli nella sede storica lungo il Corso ad Arezzo ed in alcune filiali dell’Empolese – è andata avanti. Nessuna interruzione, ma quanto avvenuto ieri mattina non è andato giù al sindacato FABI: “La protesta dei risparmiatori è legittima, ma non possiamo accettare che si entri così nelle filiali mentre si lavora. E soprattutto non sono ammissibili le minacce ai dipendenti”. Intorno al caso banca il clima è sempre più difficile, mentre cresce l’attesa per il decreto sui rimborsi che il Governo dovrebbe firmare domani. La protesta dei risparmiatori che fanno parte dell’associazione Vittime del Salvabanche ieri mattina ha toccato Arezzo, Empoli e Sovigliana Vinci. Nella sede storica, insieme alla presidente Letizia Giorgianni, c’era un gruppetto di obbligazionisti Banca Etruria i cui investimenti sono stati azzerati dal decreto del 22 novembre. Un flash mob per dire la propria sui decreti e i rimborsi, ma non solo. “L’intento – hanno spiegato dall’associazione – era anche quello di mandare un messaggio ai dipendenti dell’istituto strumentalizzati” secondo le Vittime del Salvabanche, in una contrapposizione “in cui sono state messe le fasce più deboli di questa vicenda. La reazione degli impiegati di Arezzo è stata di indifferenza totale e indisponibilità all’ascolto continuando come se nulla fosse a svolgere il loro lavoro allo sportello, affrettandosi solamente a chiamare la sicurezza che, intervenuta, non ha fatto altro che aspettare i risparmiatori, che hanno parlato solo pochissimi minuti, uscissero dall’istituto. Una protesta contro la quale, qualche ora più tardi, ha preso posizione il sindacato FABI. Il segretario provinciale Fabio Faltoni non ha esitato a condannare il flash mob: “Non possiamo accettare le minacce. Condanno nel modo più totale questo approccio, questo modo di protestare. Anche noi siamo le vittime, non dimentichiamolo. Su più di 1.600 dipendenti, 1.200 avevano azioni di Banca Etruria e circa 400 – tra dipendenti e i loro familiari – avevano quelle obbligazioni subordinate. La protesta è legittima – continua Faltoni – abbiamo massimo rispetto dell’azione democratica. Ma non possiamo accettare che si entri nelle filiali e si minaccino i dipendenti che stanno lavorando. Queste ‘azioni dimostrative’ – puntualizza il segretario provinciale della FABI – non servono a niente, anzi servono solo a sviare l’attenzione dai veri responsabili della situazione. Invito questa associazione, come le altre, ad usare prudenza, non esasperare gli animi; dovrebbero sapere bene che tutti i sindacati stanno chiedendo, già da novembre, che si trovi il modo di rimborsare tutto a tutti, senza paletti di sorta. Però basta attacchi ai lavoratori”.