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FONDO ATLANTE, SILEONI: “UN PRIMO PASSO POSITIVO, MA RENZI DIFENDA I LAVORATORI BANCARI”

di Redazione

MF-MILANO FINANZA mercoledì 13 aprile 2016

Quella volata di un mese per aprire il paracadute

di Luca Gualtieri

Se la gestazione della Gacs ha richiesto un anno di tempo, questa volta il sistema bancario italiano ha dovuto attendere solo un mese. Tanto è durato il lavoro attorno al fondo Atlante, il veicolo che con la sua doppia azione su npl e aumenti di capitale dovrà riportare la fiducia sugli istituti tricolori. Secondo quanto si apprende, la primogenitura del progetto spetterebbe ai vertici di Cassa Depositi e Prestiti, Fabio Gallia e Claudio Costamagna, che all’inizio di marzo avrebbero iniziato a studiare una soluzione di sistema per mettere in sicurezza alcune delicate partite finanziarie. A partire dall’aumento di capitale della Popolare di Vicenza al quale, complici l’avversa fase di mercato e i turbolenti trascorsi dell’istituto, il mercato cominciava a guardare con apprensione. Tanto più che un flop sarebbe stato doppiamente pericoloso: se da un lato avrebbe esposto Bpvi al rischio di risoluzione, dall’altro avrebbe creato non pochi problemi a Unicredit , banca capofila del consorzio vincolata da un contratto di pre-underwriting. In stretto contatto con l’avvocato d’affari Sergio Erede (fondatore dello studio Bonelli Erede Pappalardo) e con il banchiere Marco Morelli (vice chairman Europa Middle East Africa di Bofa Merrill Lynch), ha così preso progressivamente forma l’architettura generale dell’operazione. La natura privata dell’iniziativa è stata fin dall’inizio un punto fisso, nonché un elemento fortemente distintivo rispetto ai provvedimenti analoghi registrati negli ultimi anni in giro per l’Europa. Del resto, il rischio che Bruxelles ostacolasse qualunque iniziativa a sfondo pubblico ha subito dissuaso i promotori da soluzioni di questo tipo. Settimana dopo settimana, Cdp ha coinvolto sul dossier un numero crescente di potenziali investitori: dai big del credito alle fondazioni, per le quali il numero uno di Cariplo Giuseppe Guzzetti ha fatto da capocordata. Inizialmente, però, il coinvolgimento di Intesa Sanpaolo (già capofila del consorzio per l’aumento di capitale di Veneto Banca) non era scontato. «Ogni banca fa la sua operazione», aveva tagliato corto l’amministratore delegato Carlo Messina mercoledì 30 marzo, smentendo così qualunque coinvolgimento sulla partita vicentina. Nei giorni successivi, però, la posizione dei vertici della Ca’ de Sass si sarebbe ammorbidita, sfociando nella piena adesione della scorsa settimana. Con l’incontro in Via XX Settembre di martedì 5, i principali soggetti coinvolti nel progetto hanno messo a punto lo schema generale, presentato poi alla platea dei potenziali investitori nel vertice romano di lunedì scorso. A questo punto la palla passa formalmente a Bce che dovrà autorizzare le banche a investire nel fondo Atlante, mentre Quaestio Capital Management dovrà ricevere il via libera di Consob e Bakitalia. Nel frattempo anche la Fabi, principale sindacato del credito, ha espresso apprezzamento per l’iniziativa in una nota diffusa ieri: «Esprimiamo un giudizio complessivamente positivo su Atlante perché rappresenta una risposta a due esigenze fondamentali: sostenere i processi di ricapitalizzazione e affrontare il problema delle sofferenze». (riproduzione riservata)

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LA STAMPA (ED. NAZIONALE E SU 13 EDIZIONI LOCALI)

Il fondo Atlante spaventa la Borsa – Gli scenari sul fallimento degli aumenti di capitale di Veneto Banca e Vicenza fanno cadere le banche

FRANCESCO SPINI

MILANO. Il progetto Atlante, il fondo «sistemico» da 6 miliardi finanziato da banche, assicurazioni e fondazioni (senza scordare la Cdp), sconvolge la giornata di Piazza Affari. In un primo tempo il mercato si mostra euforico di fronte alla soluzione che garantirà aumenti di capitali altrimenti a rischio e sgraverà di crediti deteriorati le banche. Poi, nel pomeriggio, tutto si capovolge, le banche cadono in Borsa come birilli: Unicredit e Intesa Sanpaolo (che contribuiranno al fondo per un miliardo) perdono il 5,15 e il 4,11 rispettivamente. Ubi cede il 4,4 Bpm il 3,6 il Banco Popolare perde lo 0,75 Il Monte Paschi che in mattinata vola del 5% ridimensiona la festa a un +1,16. Cosa succede? Le valutazioni contenute nella bozza su Atlante (bozza che il governo prova a sminuire: «Non è affidabile») anticipate ieri da questo giornale cominciano a essere soppesate nelle sale operative. Nel documento che avrebbe dovuto restare «riservato e confidenziale» (sulla fuga di notizie indaga la Consob) si dice che qualora fallisse anche uno solo degli aumenti tra Veneto Banca e Popolare di Vicenza «potrebbero aversi rilevanti ripercussioni per l’intero sistema finanziario italiano». Viene dato «molto probabile» che una quota «preponderante» dei 2,5 miliardi complessivi di fabbisogno delle due banche «non venga sottoscritto»: ciò darebbe vita a una lunga teoria di sventure, dalla fuga di clienti alle perdite legate ai salvataggi interni («bail in») che scatterebbero. Un caos, con «effetti negativi sull’economia reale». Uno scenario da brividi, che Atlante serve proprio per evitare. Ma gli investitori hanno avuto un crudo spaccato della situazione, in attesa del paracadute che ancora non si è aperto. L’Unione Europea, per dire, dovrà decidere se il fondo costituisce un aiuto di Stato. Per ora Bruxelles fa sapere di avere in mano solo «informazioni preliminari» non è ancora in grado di valutare. Il fondo Atlante – ieri lodato anche dai sindacalisti della Fabi – nelle prossime ore dovrebbe chiedere l’ok a Bankitalia/ per poter detenere, nel caso serva, la maggioranza della Pop Vicenza post aumento. Il fondo non sarà oggetto di provvedimenti del governo che, settimana prossima, in un decreto farà scattare gli indennizzi al 100% per gli obbligazionisti subordinati, se clienti, delle quattro banche finite in risoluzione, più le misure, già rimandate, per accelerare il recupero dei crediti.

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