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Rassegna Stampa, venerdì 1 aprile 2016

di Redazione

CORRIERE DELLA SERA (ED. NAZIONALE) venerdì 1 aprile 2016

Banco Popolare, al board l’aumento in vista della fusione con Bpm – Giarda: Verona non era la prima opzione, il governo ha orientato

MILANO L’aumento di capitale da 1 miliardo del Banco Popolare potrebbe essere varato oggi dal consiglio dell’istituto veronese. Il ceo Pier Francesco Saviotti vuole accelerare i tempi del rafforzamento patrimoniale curato e garantito da Mediobanca e Bofa- Lynch in vista dell’integrazione con Popolare di Milano, così da avere le carte in regola per quando, entro aprile, arriveranno in Bce la richiesta finale di autorizzazione e il piano industriale. Ieri Saviotti e il direttore generale Maurizio Faroni sono stati in Consob per fornire un quadro preliminare delle modalità dell’operazione che dovrà essere approvata da un’assemblea nella prima metà di maggio. Come già annunciato da Saviotti, la ricapitalizzazione dovrebbe essere in parte aperta in opzione agli attuali soci, in parte riservata a investitori istituzionali. La risposta dal mercato sembra sia positiva e per questo motivo ai soci istituzionali potrebbe essere riservata una quota maggiore dell’aumento Anche a causa della richiesta di capitale che servirà a ridurre di 10 miliardi i crediti deteriorati, il Banco Popolare sta soffrendo in Borsa più di Bpm. Ieri ha segnato -6,4 a 6 euro, mentre Bpm -3,8 a 0,61 euro. In un mese il Banco ha perso il 18%, Bpm il 4%. A rendere ancora non del tutto chiarito il quadro è anche l’incertezza sulla futura governance di Bpm: entro il 4 aprile vanno presentate le liste per il rinnovo del consiglio di sorveglianza, oggi presieduto da Piero Giarda, in vista dell’assemblea del 30 aprile. I sindacati nazionali dei bancari — che sono stati determinanti nell’appoggiare l’accordo con il Banco, nelle fasi finali della trattativa, anche per la spinta del governo — punterebbero a una lista unitaria con l’associazione soci-dipendenti di Piero Lonardi, che sarebbe candidato presidente. Ma il gruppo dei soci- che pesa in assemblea grazie alle 10 deleghe a testa, non sarebbe d’accordo sul ruolo di Lonardi. Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, First Cisl stanno ancora cercando un accordo. Il segretario della First, Giulio Romani, ha detto ieri a un convegno del suo sindacato cui ha partecipato anche il segretario generale Cisl, Annamaria Furlan, che l’accordo è atteso per oggi, con Lonardi presidente. Proprio Giarda al convegno Cisl ieri ha sottolineato il ruolo del governo per il via libera alla fusione: «Come sapete il Banco non era il primo candidato, ce n’era un altro in mente» (Ubi, ndr) «ma poi la prima opzione non si è rivelata possibile. Alla fine si è scelto il Banco ed è stata una scelta incoraggiata dall’orientamento del governo. Se non ci fosse stata l’esplicitazione diretta di un interesse quasi nazionale, non so dire cosa avrebbe deciso il consiglio di gestione» guidato da Giuseppe Castagna (che sarà ceo della banca post- Lo schema Bpm- prevedeva la presidenza del consiglio di sorveglianza per Giarda ma l’idea venne bocciata dalla stessa Bpm. A spingere poi per BpmBanco è stato il governo, con una nota scritta del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sostenuta dal premier Matteo Renzi. Ma dietro le quinte, per convincere i sindacati di Bpm, si sono mossi anche personaggi chiave del Pd come il vicesegretario Lorenzo Guerini, già sindaco di Lodi, e il deputato Giuseppe Fioroni; sul versante Banco s’è mosso il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL CITTADINO venerdì 1 aprile 2016

I SINDACATI, LA FABI DI LODI PROMUOVE L’OPERAZIONE MA CHIEDE GARANZIE SUI LAVORATORI: «C’È PREOCCUPAZIONE» – Fusione Banco- un via libera con riserva

L’operazione è positiva ma restiamo in attesa di vedere il piano industriale, che arriverà entro fine aprile». È un via libera con riserva quello che arriva dalla Fabi di Lodi alla fusione tra il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano. Enrico Vercellino, rsa Fabi nel polo direzionale di via Polenghi Lombardo, non nasconde la preoccupazione che serpeggia tra i lavoratori del palazzo di Renzo Piano ma conferma che, stando a quanto emerso finora dal progetto di aggregazione, Lodi rimarrà la sede della Divisione Banca Popolare di Lodi. «Inutile nascondere la preoccupazione dei colleghi, che arrivano peraltro dalla precedente fusione con la Popolare di Verona e Novara – afferma il sindacalista – l’annuncio ufficiale dell’operazione con la Popolare di Milano, peraltro, ha avuto l’effetto di portare in dote al sindacato nuovi iscritti, che evidentemente intendono tutelarsi in vista dell’aggregazione. La principale preoccupazione, al momento, è che possano essere spostati da Lodi a Milano alcuni uffici direzionali, con conseguente trasferimento di personale. Altro elemento di tensione riguarda i lavoratori lodigiani impiegati nelle strutture della Divisione Bpl nelle province di Milano, Como, Monza e Brianza e Varese: la prospettiva infatti è che filiali e uffici a marchio Bpl passino, queste zone, sotto il controllo della nuova Banca Popolare di Milano Spa, banca- che nascerà con la fusione, sarà controllata dalla nuova holding ma per i primi tre anni rimarrà autonoma. Quanto ai tagli di personale, esclusi i licenziamenti, ci sarà sicuramente l’apertura di un fondo esuberi su base volontaria. risparmi della fusione arriveranno infatti anche da una cura dimagrante sul fronte dei dipendenti. «L’amministratore delegato Pierfrancesco Saviotti incontrando i sindacati ha affermato che il patrimonio della nuova banca sarà costituito da clienti e dipendenti – sottolinea Vercellino -: si tratta di un messaggio rassicurante. Altro elemento di garanzia, al momento, sono le parole che Saviotti ha espresso in merito agli esuberi: non ci saranno licenziamenti e le uscite saranno solo su base volontaria». Già per il 2016, nel solo Banco Popolare, sono previste 400 uscite su base volontaria, mentre 150 dipendenti che avevano fatto richiesta di uscita durante l’anno non sono stati accontentanti ma potrebbero avere un diritto di prelazione nel primo fondo esuberi che verrà attivato dalla banca che nascerà dalla fusione. Ultimo aspetto: la futura governance. Il cda della nuova banca sarà composto da 19 rappresentanti, 9 in quota Banco, 7 in quota Bpm, due indipendenti più l’amministratore delegato. È previsto che uno dei consiglieri possa essere espressione del mondo dei lavoratori e dei sindacati. «Una novità rilevante – chiosa Vercellino – che accogliamo in maniera positiva. Si tratta di una prospettiva che tutelerà maggiormente i dipendenti». Lorenzo Rinaldi

IL TIRRENO (EMPOLI-PONTEDERA – CECINA-ROSIGNANO) venerdì 1 aprile 2016

Sciopero alla cassa di Volterra – L’adesione è stata del 68,3%

VOLTERRA. I sindacati diramano i risultati dello sciopero dei dipendenti della Cassa di risparmio di Volterra e bollano l’esito della protesta come «un inequivocabile successo». Secondo la nota di First Cisl, Fisac Cgil e Fabi i dipendenti potenzialmente al lavoro martedì erano 442. Un dato frutto della sottrazione da 525 unità (il totale dei lavoratori della banca) di 83, cioè quelli assenti per motivi diversi dallo sciopero. Gli aderenti all’astensione sono stati 302, quelli presenti sono stati 140, «con una percentuale del 68,3 Per quanto riguarda gli sportelli aperti, invece, la nota parla di «45 che non hanno potuto operare e 29 che hanno funzionato in maniera regolare». «Solo 2 colleghi su 10 erano in azienda e nonostante l’apporto dei lavoratori somministrati, ai quali non avevamo chiesto sacrifici, solo un terzo degli sportelli era aperto». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

AREZZO NOTIZIE 31 marzo 2016 9:15

Fabi, nuova Banca Etruria: “Quale futuro per i dipendenti?”

“Mentre si sta lentamente mettendo in moto la fase delle aggregazioni fra banche popolari, dall’ultimo incontro col presidente Nicastro si è appreso che slitteranno a settembre i tempi per la vendita di Nuova Banca Etruria e delle altre tre banche oggetto della nota procedura di “risoluzione” del novembre scorso”.

A intervenire sull’argomento è Fabio Faltoni, dipendente e sindacalista in Nuova Banca dell’Etruria e segretario provinciale della FABI – Federazione Autonoma Bancari Italiani, il sindacato dei bancari più rappresentativo – per numero di iscritti – a livello nazionale.

“Non sappiamo ancora se saranno vendute in blocco o ad una ad una, ma sappiamo che la procedura prevede la consegna, a breve, dell’info-memorandum a chi si è fatto avanti nell’asta di gennaio, poi questi soggetti passeranno all’approfondita analisi dei conti in vista della presentazione delle offerte, infine si arriverà alla vendita. Armiamoci di santa pazienza, potremmo dire. Il grande Fondo americano Apollo, fattosi avanti per l’acquisto di Banca Carige-Genova e Imperia, potrebbe essere interessato pure all’acquisto delle quattro nuove banche e anche degli Npl (sofferenze) lasciati nella Rev; il responsabile Italia del Fondo Apollo è un ex collega a UniCredit di Nicastro.

Non solo, è di queste ore la notizia che il Governo sta lavorando con l’Unione europea per ottenere l’autorizzazione al risarcimento totale, o quasi, degli obbligazionisti subordinati. E non parliamo poi dei vari filoni di indagine aperti ad Arezzo, dei quali leggiamo ogni giorno.

Insomma, uno scenario molto complicato, uno scenario dove settembre sembra ancora lontano, ma se invece parliamo di occupazione, di posti di lavoro, delle legittime preoccupazioni dei lavoratori, non è certamente presto per cominciare a ragionarci seriamente.

Se è vero che la metà circa dei dipendenti di Nuova Banca Etruria lavora in provincia di Arezzo – direzione generale (punto molto delicato, questo), direzione territoriale e filiali – è anche vero che la FABI ha a cuore la sorte di tutti i lavoratori del Gruppo, nessuno escluso. Lavoratori che da troppo tempo stanno soffrendo – oltre che tagli di stipendio – attacchi violenti ed ingiusti, mortificazioni, incertezze, se non denunce vere e proprie, lavoratori che sono vittime incolpevoli della grave situazione, come abbiamo detto e ribadito più volte.

La FABI ha da tempo istituito un coordinamento fra i propri sindacalisti di tutte e quattro le banche, di concerto con un interscambio continuo con i sindacalisti FABI di tutte le maggiori banche Popolari.

Tutta la FABI, a partire da quella aziendale e provinciale, per arrivare ai massimi vertici con il Segretario Generale Lando Sileoni e col Segretario Nazionale Attilio Granelli, è in prima linea ogni giorno per tutelare l’occupazione dei dipendenti di Nuova Banca Etruria, per ricordare a tutti l’elevata professionalità dei colleghi, una “forza lavoro” veramente virtuosa, per livelli di istruzione e preparazione, per età media e percentuale di occupazione femminile. Inoltre, in pochi anni saranno quattrocento le uscite di lavoratori grazie ai prepensionamenti stabiliti con due Fondi Esuberi. E a tal proposito, il presidente Nicastro ha confermato, anche il 16 marzo scorso, che gli eventuali esuberi di personale derivanti dalla vendita, saranno gestiti solo con gli strumenti contrattuali previsti, cioè grazie al Fondo di categoria, che prevede esclusivamente prepensionamenti volontari; un Fondo che non prevede esborsi a carico della fiscalità generale, è giusto ricordarlo in tempi di “attacchi al bancario”.

E la FABI – facendo il proprio lavoro di rappresentanza dei lavoratori, senza cioè invadere campi non suoi – continuerà a lottare e vigilare a tutti i livelli, a tutti i tavoli sindacali, in tutti i consessi, affinché si ponga la massima attenzione al futuro dei lavoratori, che sono davvero la “Good bank”, la parte buona della banca, che garantisce professionalità, servizi e collegamento con il territorio, fatto questo da non trascurare.

QUI NEWS VOLTERRA.IT giovedì 31 marzo 2016 ore 18:30

Sciopero Cr Volterra, adesioni al 68 per cento – La giornata di agitazione indetta da First-Cisl, Fisac-Cgil e Fabi ha riscosso successo. I sindacati: “Segnale forte dai dipendenti”

VOLTERRA — L’adesione al 68,33 per cento, gli uffici della direzione generale pressoché deserti, la maggior parte delle filiali chiuse e un’operatività degli sportelli praticamente nulla. Sarebbero questi gli esiti dello sciopero indetto da First-Cisl, Fisac-Cgil e Fabi e messo in atto lo scorso martedì 29 marzo.

Esiti per i quali i sindacati hanno mostrato grande entusiasmo: “Il segnale forte che deriva da queste constatazioni dovrebbe far riflettere la controparte ormai sempre più arroccata in un ottuso atteggiamento autoreferenziale – scrivono in un comunicato stampa -. La Cassa è ancora in tempo a ritirare l’illegittima delibera del cda sulla normativa aziendale e ritornare ad applicare il contratto tuttora in vigore. Auspichiamo – concludono i sindacati – un segnale di discontinuità con la condotta sinora messa in atto dalla direzione generale e dal cda. Ci attendiamo un sussulto di buon senso”.

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