“L’attacco di questi giorni al sistema bancario è figlio dell’irresponsabilità. Il Gruppo Mps al centro della speculazione. No a psicosi collettiva”. Questo il commento del leader della FABI a proposito della debacle dei corsi azionari delle banche
“L’attacco di questi giorni al sistema bancario italiano è figlio dell’irresponsabilità. La strumentalizzazione in atto non fa altro che peggiorare la situazione innescando una psicosi di massa che può essere estremamente pericolosa per il Paese.
Non è successo nulla in queste settimane che possa giustificare la debacle dei corsi azionari degli istituti di credito e che possa sovvertire quanto dichiarato dalle istituzioni e dagli organi di vigilanza sulla solidità del sistema Banche-Italia rispetto alla media del sistema Banche-Europa”.
Così il leader della FABI, Lando Maria Sileoni, ha commentato il crollo dei titoli azionari delle banche avvenuto in questi ultimi giorni.
“I crediti deteriorati che pesano sui bilanci delle banche sono quelli già noti a tutti gli operatori e oggetto di discussione tra Italia ed Ue, anche rispetto alla costituzione della bad bank necessaria ad assorbirli”, ha chiarito Sileoni.
“Tutti i coefficienti utili alla valutazione della solidità del sistema non giustificano la preoccupazione che sembra percepirsi e tra questi coefficienti non vi è assolutamente il valore di borsa delle azioni, che invece è soggetto a una molteplicità di fattori, tra cui, anche e soprattutto, quelli speculativi.
Un caso tra tutti è quello che riguarda il Gruppo Mps, ottimamente guidato da Fabrizio Viola, che a fronte di un netto miglioramento dei fondamentali sotto la positiva gestione Profumo-Viola-Tononi sta subendo attacchi speculativi dettati quindi da altri interessi, non esclusi quelli di un acquisto del Gruppo a prezzi irrisori.
È giusto ricordare che il Gruppo Mps è impegnato a salvaguardare, oltre alla sua clientela, anche i 24mila dipendenti dell’istituto e le loro rispettive famiglie.
È indispensabile, quindi, che tutti assumano atteggiamenti responsabili per evitare che, in caso contrario, s’inneschi una spirale di psicosi e di paura del tutto infondata, che sarebbe dirompente sul sistema e che potrebbe generare ulteriori e ingiustificate penalizzazioni per i 24mila dipendenti dell’istituto senese e della sua storica clientela”, ha concluso il leader della FABI.