IL SOLE 24 ORE giovedì26 novembre 2015
Credito. Fabi propone una coalizione unitaria – Abi e i sindacati firmano la riforma dei permessi
Il primo incontro tra Abi e i sindacati, dopo il rinnovo del contratto dei bancari, si è concluso ieri con due accordi che riavviano nel segno migliore il dialogo tra le parti. Uno riguarda la proroga del Foc (il fondo per l’occupazione), migliorato in termini quantitativi e qualitativi, l’altro le agibilità sindacali, riequilibrate in base all’effettiva rappresentatività delle sigle. Nel bel mezzo dell’incontro è piovuta anche la proposta, lanciata dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, di creare nel 2018 un sindacato unitario con segretario generale e segreteria nazionale eletti direttamente dai bancari, ogni due anni e con limite di mandato, direttamente e a scrutino segreto dai 309mila lavoratori del settore, attraverso referendum. Una proposta «per irrobustire la forza politica e negoziale delle parti sociali a vantaggio dei lavoratori», dice Sileoni.
Il primo incontro tra le parti si può considerate un primo risultato sulla via di quella semplificazione, auspicata nei giorni scorsi dal nuovo presidente del Casl, Eliano Omar Lodesani. Dall’Abi spiegano che «nell’attuale contesto che, pur evidenziando segnali di ripresa dell’economia, continua a presentare elementi di criticità per il ritorno alla redditività bancaria, è centrale un’ampia condivisione dello scenario sui cambiamenti strutturali del settore e sulla necessità di una ancora maggiore salvaguardia della sua sostenibilità complessiva».
Sui permessi l’intesa sarà valida dal primo gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 e prevede un riequilibrio delle ore. I sindacati che hanno una rappresentanza superiore al 5% del totale degli iscritti avranno a disposizione 6 ore e 51 minuti di permesso per ogni tesserato, mentre le ore disponibili per le organizzazioni con rappresentatività fino al 5% e almeno 3mila iscritti saranno 4. L’accordo ha inoltre ridefinito le regole sulle assemblee, permettendole anche nelle filiali più piccole. Infine dal prossimo rinnovo saranno ammesse alla contrattazione nazionale solo le organizzazioni sindacali sopra il 5% degli iscritti ai sindacati di settore.
Sileoni, esprime «soddisfazione per l’accordo sulle agibilità sindacali del settore bancario che premia la rappresentatività delle organizzazioni e valorizza il peso degli iscritti». Soddisfatto anche Giulio Romani, segretario generale della First Cisl per aver dato «un diretto contributo in tema di riduzione del costo dell’attività sindacale». Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil definisce «importante e positivo l’accordo realizzato sulle libertà sindacali, perché difende i diritti a partire dal monte cedolare e li rafforza allargando le assemblee anche nelle piccolissime filiali sotto i tre dipendenti», mentre Massimo Masi, segretario generale della Uilca, che perde quasi 30mila ore compensati, però, nell’arco di 3 anni, accetta «la sfida perché la Uilca è e rimane tra le sigle principali del settore. Paradossalmente oggi siamo al massimo storico del numero degli iscirtti ma rinunciamo a una parte di questi permessi».
Sul Foc, infine l’intesa prevede un aumento dell’8% delle retribuzioni dei giovani assunti con il Fondo prima del 31 marzo 2015, un aumento di 175 euro in busta paga per 13 mensilità a partire da gennaio, oltre gli arretrati. Il Fondo, infine, avrà maggiori risorse a disposizione per la nuova occupazione grazie agli incentivi della legge di stabilità. © RIPRODUZIONE RISERVATA C.Cas.
MF-MILANO FINANZA giovedì26 novembre 2015
Banche, Fabi vuole un sindacato unitario
Il giorno non è stato scelto a caso. Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, il principale sindacato del mondo bancario, ha lanciato ieri l’idea di riunire tutte le organizzazione dei bancari in un solo sindacato «in cui il direttivo centrale, la segreteria nazionale e il segretario generale stesso siano eletti, ogni due anni e con limite di mandato, direttamente e a scrutino segreto dai 309 mila lavoratori del settore, attraverso referendum». Una proposta articolata da realizzare nel 2018, come spiega lo stesso Sileoni, se gli altri sindacati accetteranno «oltre il 75% dei contributi sindacali degli iscritti dovranno andare alle strutture provinciali delle organizzazioni sindacali, che manterranno la loro autonomia finanziaria e politica, il 15% ai coordinamenti sindacali aziendali e di gruppo, anche questi politicamente e finanziariamente autonomi anche rispetto ai loro ruoli nelle aziende, e il 10% alla segreteria nazionale unica». E come si diceva la data dell’annuncio è stata particolarmente simbolica, perché Sileoni ha parlato in coda alla riunione tra sindacati e Abi che ha riaperto il confronto dopo la sigla del nuovo contratto di lavoro. Una riunione che ha portato a uno storico accordo sull’agibilità sindacale, questione che riguarda soprattutto i permessi per i sindacalisti e il tempo disponibile per le assemblee. La nuova intesa riequilibra le ore di permesso a seconda della effettiva rappresentatività dei sindacati, quelli che contano adesioni superiori al 5% del totale degli iscritti avranno a disposizione 6 ore e 51 minuti di permesso per ogni tesserato, mentre le ore disponibili per le organizzazioni con rappresentatività fino al 5% e almeno 3mila iscritti saranno 4. Ma soprattutto l’intesa stabilisce che dal prossimo contratto e comunque dal 1° gennaio 2019, al tavolo con l’Abi potranno sedersi solo i sindacati che superino la soglia del 5%. Sempre ieri è stata messa nero su bianco l’intesa sul Fondo per la nuova occupazione, che prevede un aumento dell’8% delle retribuzioni dei giovani assunti prima del 31 marzo 2015.
CORRIERE DELLA SERA giovedì26 novembre 2015
Sindacato unico per i bancari: la proposta Fabi per il 2018
Sindacato unico con il segretario generale eletto dagli iscritti. Questa la proposta di Lando Maria Sileoni, a capo della Fabi, sigla dei bancari. Nel settore dal prossimo contratto saranno ammesse alla negoziazione solo le sigle con più del 5% degli iscritti. Questo porterebbe i sindacati della categoria da sette a cinque. La soglia del 5% è la stessa introdotta dal protocollo sulla rappresentanza del gennaio 2014. Proprio ieri Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato un’iniziativa per chiederne l’applicazione oggi le aziende di Confindustria che hanno comunicato il numero degli iscritti avrebbero superato di poco il 15%. Oggi l’intesa sarà firmata anche da Confcommercio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GIORNALE giovedì26 novembre 2015
L’idea della Fabi: per i bancari sindacato unico
La Fabi propone di far nascere dal 2018 un sindacato unitario che rappresenti tutti i 309mila bancari italiani. Ora il settore ha sette sigle, ma proprio ieri le parti sociali hanno siglato con l’Abi l’Associazione bancaria italiana, un accordo sulle «libertà sindacali» che di fatto ridimensiona i permessi per le piccole sigle (quelle sotto il 5% di rappresentatività) vantaggio delle maggiori: la stessa Fabi e le tre «confederali» Fisac- Uilca- e First- Nei progetti della Fabi di Lando Maria Sileoni il nuovo sindacato unitario dovrà avere un direttivo centrale, la segreteria nazionale e il segretario generale eletti, ogni due anni e con limite di mandato, direttamente e a scrutino segreto dai 309mila bancari italiani, attraverso referendum.
IL MESSAGGERO (su altre 14 edizioni) giovedì26 novembre 2015
BANCARI Sileoni: dal 2018 sindacato unico
Proposta dirompente di Lando Sileoni, leader della Fabi: dal 2018 sindacato unitario dei bancari. Nell’incontro di ieri con l’Abi sulle agibilità sindacali, Sileoni ha presentato il piano «che condivideremo con le altre sigle sindacali».
IL GIORNALE DI BRESCIA giovedì26 novembre 2015
ABI- Riparte il dialogo
Firmato l’accordo sulle agibilità sindacali nelle banche nell’incontro di ieri fra Abi e sindacati. L’accordo segna «la ripresa del dialogo coi Sindacati dall’ultimo rinnovo contrattuale. Frattanto sempre ieri la Fabi ha proposto la nascita di un sindacato unitario dei bancari da attuare a partire dal 2018. la piattaforma verrà condivisa con le altre sigle.
L’ECO DI BERGAMO giovedì26 novembre 2015
Bancari, la Fabi propone il sindacato unico dal 2018
La Fabi propone un sindacato unitario dei bancari da realizzare dal 2018. Il vertice verrebbe eletto ogni due anni direttamente dai lavoratori
LA CITTA’ giovedì26 novembre 2015
I sindacati sul piede di guerra: «C’è davvero poco da stare allegri» – «Banca Marche, operazione devastante: una vittoria di Pirro
Sara Ferreri
JESI (Ancona) – Banca Marche, sindacati al vetriolo contro Banca d’Italia Ora la Fabi, seguita poi dalle altre sigle parla di «un esproprio» ai danni dei risparmiatori e di una «vittoria di Pirro», nonostante le «parole trionfali del nostro nuovo presidente Roberto Nicastro e dell’ad Luciano Goffi». sindacati fanno sapere di aver chiesto precise garanzie sul futuro occupazionale dei quasi 3mila dipendenti a Goffi. Mentre il clima nelle varie filiali si surriscalda: anche ieri tantissimi azionisti e titolari di obbligazioni subordinate hanno chiesto di riavere indietro i loro soldi. E uno di loro, anconetano ha scritto una dura lettera a presidente del consiglio Matteo Renzi chiedendo di poter recuperare parte di quanto perduto almeno tramite la bad bank. SONO otto miliardi e mezzo di crediti deteriorati non solo di Banca Marche ma anche di Etruria, CariChieti e CariFerrara che sono passati alla ‘bad bank’ svalutati a 1,5 miliardi. Dalla loro gestione gli azionisti ora sperano di recuperare le plusvalenze. I dipendenti hanno avuto la direttiva dai vertici di rassicurare gli azionisti prefigurando la possibilità per i clienti che hanno perso tutto di un recupero in futuro attraverso agevolazioni e minusvalenze. momento – commentano i sindacati – non sono previsti interventi sulla struttura con conseguenti sacrifici del personale. hanno escluso, Goffi e il direttore del personale Lorenzo Riggi, spezzatini, vendite parziali o cessioni di rami di azienda. Ma esprimiamo forti perplessità rispetto alla costruzione stessa dell’intervento che si fonda sul presupposto da approfondire di una situazione patrimoniale complessiva ben peggiore a qualsivoglia previsione e su una conseguente necessità patrimoniale che lo stesso Fitd mai aveva ipotizzato. La copertura del monte sofferenze, per oltre l’ non ha paragoni in alcuna azienda concorrente e ci sembra essere stato elemento scatenante delle nuove ed ingenti perdite che hanno comportato l’azzeramento del valore dell’azione e delle obbligazioni subordinate». «AVEVAMO chiesto – aggiungono tutti e in tutte le sedi una forte attenzione sul cruciale tema del credito deteriorato e un particolare impegno per il suo recupero. Nulla è stato fatto. La nostra classe politica, che oggi si rallegra per un’operazione voluta e imposta da una burocrazia europea alla quale non ha saputo come al solito opporsi, che di fatto ha impoverito indiscriminatamente oltre 40mila famiglie marchigiane, attraverso un vero e proprio ‘esproprio’ è bene che si interroghi sul perché si è aspettato tanto per intervenire e se tutte le valutazioni sono state fatte in modo corretto. Per noi no. La classe dirigente di Banca d’Italia – aggiungono – ha inutilmente ispezionato più volte le 4 banche senza sollevare particolari istanze ne’ sanzioni ha negli anni affermato che il nostro sistema bancario era sano, impiegato anni per risolvere la questione. Ha perso oltre un anno dietro l’ipotesi assurda di Fonspa». E poi ancora: «Non pensino i nostri politici di poter scaricare su altri, partire dai lavoratori. Se vittoria è allora è una vittoria di Pirro».
CORRIERE DELLA SERA/BRESCIA (SU ALTRE 3 EDIZIONI) giovedì26 novembre 2015
Banche, finita l’era dell’oro – Mille posti persi in 10 anni – Il conto digitale svuota le filiali. In controtendenza solo Valsabbina
di Vittorio Cerdelli
C’era una volta l’impiegato bancario. Bastavano un diploma di ragioneria, una camicia azzurra con cravatta abbinata e un buon sorriso per trascorrere una vita senza acuti ma anche senza stress. Tra benefit, premi e immancabili pancette da ufficio, era un po’ come vincere al superenalotto. L’ondata di fusioni, il traumatico passaggio all’internet banking tanto amato dai clienti e la spietata concorrenza sui depositi di Poste Italiane hanno rimescolato le carte. Oggi, per sperare di essere assunti, servono almeno una laurea specialistica e tanta pazienza da dedicare alla gestione dei patrimoni intercettando clienti anche fuori dall’orario di lavoro. dare i numeri è la Fabi: sono 27mila i posti persi dal 2009 a oggi in Italia di cui 8mila in Lombardia, più di 500 nella provincia di Brescia. fine 2014 gli impiegati bancari attivi sul territorio erano 6.673 spalmati su 882 filiali, tre anni prima i ranghi contavano 7mila assunti in 976 filiali. «Parliamo di prepensionamenti e mancate assunzioni, il fenomeno interessa soprattutto le province più ricche- Attilio Granelli, segretario nazionale Fabi secondo cui Brescia, tra il 2010 e il 2020, avrà perso mille posti di lavoro – gli istituti devono avere il coraggio di investire nelle risorse umane: solo i consulenti fisici possono trovare nuovi clienti o conquistare più quote nei loro portafogli. La tecnologia va sfruttata, non subita». Si corre di più (evviva la camicia bianca), si guadagna meno. «Le popolari hanno retribuzioni medie di 70mila euro, sotto troviamo le grandi banche e poi le Bcc. Oggi è difficile fare carriera, benefit e gli scatti di anzianità spariscono, telefoni squillano sempre e i bancari devono studiare per restare aggiornati. Si inizia con 1.300 euro ma il traguardo dei 2.000 sarà sempre più difficile da raggiungere». Il modello è cambiato in fretta: dopo le grandi fusioni del 2007 gli istituti puntavano alla creazione di micro sportelli. Inversione di rotta: oggi si scommette su poche filiali più strutturate, un modello meno capillare ma anche meno costoso. Gli istituti parlano di «Nuova banca per nuovi bancari»: stop a cassieri e recupero crediti, via libera a consulenti per la gestione di patrimoni e alle risorse per i servizi online. Pragmatismo: come la poste pay batte i libretti bancari, la gestione prevale sui prestiti. Conferma della Fabi: «Dal 2008 le presenze fisiche di clienti in banca sono scese del 50%». Vince il modello inaugurato da Fineco, tanto per restare a Brescia. Lo conferma Mario Napoli, direttore delle risorse umane di Ubi: «Investiamo soprattutto nel digital banking, principale filiale per il ricorso a prodotti di base, nella formazione del personale di filiale: l’esigenza è la consulenza finanziaria». Il gruppo Ubi, nato nel 2007 dalla fusione tra Banca Lombarda e Banche Popolari Unite, contava 488 filiali breBanca digitale Sempre più clienti usano l’home banking per le operazioni di conto I numeri ? Forme di pagamento elettronico, prelievi automatici e servizi on line hanno costretto le banche a rivedere il numero del personale: Brescia si sono persi 500 posti di lavoro, altrettanti da qui al 2020 sciane con 3.043 risorse. «Oggi abbiamo 2.645 dipendenti in 384 filiali ma nessuna uscita è stata forzata». Ubi non è certo la sola a essersi messa a dieta in tempo. Anche Unicredit, che nel 2007 ha ereditato le filiali bresciane della ex Bipop, ha tagliato gli sportelli: 95 nel 2008, 72 nel 2015. I dipendenti, saliti e scesi, restano sempre 800 nell’ottica delle filiali più strutturate. Sorpresa: un colosso come Barclays ha investito a Brescia quando gli altri cominciavano a smobilitare. Immediato lo strategico rallentamento: dalle 18 filiali del 2010 Barclays è passata alle 8 attuali con una dottrina più improntata all’alto profilo. trend numerico è lo stesso per tutti: Popolare Vicenza, Credem e Bpm, che oggi impiega 21 risorse in tre filiali. Erano 8 nel 2010, apice dell’era dei micro sportelli, 6 nel 2007. Sorpresa: c’è chi è in controtendenza. Spicca Banca Valsabbina, 297 dipendenti nel 2005, 397 nel 2010 e 432 oggi. La moda dei consulenti nella grande filiale regna: 36 sportelli nel 2005, 50 nel 2010 e 49 nel 2015. Tra le piccole avanzano Crelove, aprirà la seconda filiale nel 2016, e Banca Etica, passata dalle 3 risorse del 2007 alle 8 di oggi. Fanno eccezione anche Attijariwafa e Banque Chaabi, Brescia con 2 e 3 dipendenti. La clientela immigrata, ben intercettata anche da Poste Italiane (e Unicredit, in modo diverso), va ancora in filiale e le due banche pensano a un’espansione Pensioneranno anche loro i micro sportelli? © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA VOCE DI ROVIGO giovedì26 novembre 2015
La filiale della Banca Popolare di Vicenza tra le 64 in Veneto che verranno dismesse
BADIA POLESINE – La filiale di Banca Popolare di Vicenza presente a Badia Polesine è tra quelle che verranno dismesse. ciò che emerge nella nota a margine delle recenti dimissioni del presidente di Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, nel quale viene sottolineato come le filiali di prossima chiusura, o accorpamento, saranno 64 della Popolare di Vicenza e 15 per Banca Nuova. Delle 64 sedi della Popolare di Vicenza, 28 sono in Veneto per oltre 70 dipendenti, 8 in Friuli Venezia Giulia con 19 risorse da riallocare. “Non possiamo non mettere in relazione questi due eventi – scrivono i sindacati Fabi, First, Fisac e Unisin – da un lato si dismettono 79 filiali in aggiunta alle 75 già chiuse, dall’altro si ufficializzano le dimissioni del ‘dominus’ che aveva voluto aprirle a qualsiasi costo sbandierandole come il fiore all’occhiello di un gruppo aggregante in forte sviluppo su tutto il territorio nazionale che ambiva a raggiungere le ‘1.000 agenzie, una ogni capoluogo di provincia’”. “E ora ci viene presentato pure il conto: gli esuberi” continuano i sindacati che ribadiscono l’adozione di “doverose azioni di responsabilità”. “Oltre al taglio delle filiali – ricordano i sindacali – è prevista anche ‘la totale riorganizzazione della rete e del Centro servizi in discussione in questi giorni sul tavolo negoziale'”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL RESTO DEL CARLINO (su 5 edizioni) giovedì26 novembre 2015
I sindacati sul piede di guerra: «C’è davvero poco da stare allegri» «Banca Marche, operazione devastante: una vittoria di Pirro»
Sara Ferreri
JESI (Ancona) – NUOVA Banca Marche, sindacati al vetriolo contro Banca d’Italia Ora la Fabi, seguita poi dalle altre sigle parla di «un esproprio» ai danni dei risparmiatori e di una «vittoria di Pirro», nonostante le «parole trionfali del nostro nuovo presidente Roberto Nicastro e dell’ad Luciano Goffi». sindacati fanno sapere di aver chiesto precise garanzie sul futuro occupazionale dei quasi 3mila dipendenti a Goffi. Mentre il clima nelle varie filiali si surriscalda: anche ieri tantissimi azionisti e titolari di obbligazioni subordinate hanno chiesto di riavere indietro i loro soldi. E uno di loro, anconetano ha scritto una dura lettera a presidente del consiglio Matteo Renzi chiedendo di poter recuperare parte di quanto perduto almeno tramite la bad bank. SONO otto miliardi e mezzo di crediti deteriorati non solo di Banca Marche ma anche di Etruria, CariChieti e CariFerrara che sono passati alla ‘bad bank’ svalutati a 1,5 miliardi. Dalla loro gestione gli azionisti ora sperano di recuperare le plusvalenze. I dipendenti hanno avuto la direttiva dai vertici di rassicurare gli azionisti prefigurando la possibilità per i clienti che hanno perso tutto di un recupero in futuro attraverso agevolazioni e minusvalenze. momento – commentano i sindacati – non sono previsti interventi sulla struttura con conseguenti sacrifici del personale. hanno escluso, Goffi e il direttore del personale Lorenzo Riggi, spezzatini, vendite parziali o cessioni di rami di azienda. Ma esprimiamo forti perplessità rispetto alla costruzione stessa dell’intervento che si fonda sul presupposto da approfondire di una situazione patrimoniale complessiva ben peggiore a qualsivoglia previsione e su una conseguente necessità patrimoniale che lo stesso Fitd mai aveva ipotizzato. La copertura del monte sofferenze, per oltre l’ non ha paragoni in alcuna azienda concorrente e ci sembra essere stato elemento scatenante delle nuove ed ingenti perdite che hanno comportato l’azzeramento del valore dell’azione e delle obbligazioni subordinate». «AVEVAMO chiesto – aggiungono tutti e in tutte le sedi una forte attenzione sul cruciale tema del credito deteriorato e un particolare impegno per il suo recupero. Nulla è stato fatto. La nostra classe politica, che oggi si rallegra per un’operazione voluta e imposta da una burocrazia europea alla quale non ha saputo come al solito opporsi, che di fatto ha impoverito indiscriminatamente oltre 40mila famiglie marchigiane, attraverso un vero e proprio ‘esproprio’ è bene che si interroghi sul perché si è aspettato tanto per intervenire e se tutte le valutazioni sono state fatte in modo corretto. Per noi no. La classe dirigente di Banca d’Italia – aggiungono – ha inutilmente ispezionato più volte le 4 banche senza sollevare particolari istanze ne’ sanzioni ha negli anni affermato che il nostro sistema bancario era sano, impiegato anni per risolvere la questione. Ha perso oltre un anno dietro l’ipotesi assurda di Fonspa». E poi ancora: «Non pensino i nostri politici di poter scaricare su altri, partire dai lavoratori. Se vittoria è allora è una vittoria di Pirro».
CORRIERE IRPINIA.it – IL CIRIACO.it – IRPINIA NEWS 25 Novembre 2015
Bcc Campania, accordo per l’erogazione del premio risultato 2015
“E’ stato sottoscritto presso la Federazione Campana delle Bcc in Salerno l’accordo che consente l‘erogazione del premio di risultato dell’anno 2015 (rif. Bilanci anno 2014) ai quasi 1.000 dipendenti del movimento del credito cooperativo della Campania. La trattativa e’ stata lunga ed estenuante,sono stati svolti tra le parti ben quattro incontri nel corso del mese di novembre ,prima in sede tecnica ,per la verifica e condivisione dei dati di bilanco al 31 dicembre 2014,e poi in sede di commissione sindacale regionale. Il PDR rappresenta il giusto riconoscimento alle lavoratrici ed ai lavoratori del mondo BCC che con il loro impegno hanno contribuito al conseguimento dei risultati positivi nelle loro aziende,ancor di piu’ in anni difficili come questi per il panorama bancario ed economico in generale. Nel mese di dicembre verra’ effettuata l’apposita erogazione ai dipendenti sulla base dell’inquadramento dagli stessi posseduto alla data del 31 dicembre 2014;e’ da far notare che sara’ possibile per i dipendenti usufruire della detassazione essendo il premio legato ad incrementi di produttivita’ cosi’ come previsto dal d.p.c.m.. 19 febbraio 2014. In un contesto economico caratterizzato da non pochi problemi per il mondo bancario e per il settore del credito cooperativo,ancora una volta la FABI ha saputo con tenacia e determinazione portare a casa un risultato di tutto rilievo per i lavoratori delle Bcc Campane. Nei prossimi giorni la nostra attenzione sara’ rivolta alla ripresa delle trattative in Federcasse per chiudere la partita sul rinnovo del CCNL e seguiremo passo dopo passo tutto cio’ accadra’ con l’ormai imminente decreto che il governo si accinge a varare per la riforma del credito cooperativo. Interesse primario della Fabi sara’ la tutela dei livelli occupazionali in vista delle ristrutturazioni e fusioni che inevitabilmente porteranno ad una drastica riduzione del numero delle Bcc presenti sul territorio nazionale (ora 370). Da ultimo seguiamo con massima attenzione il percorso gia’ avviato e che dovra’ portare alla rimessa in bonis della BCC IRPINA,banca commissariata da quasi due anni. Non permetteremo che i lavoratori di questa Bcc debbano subire ulteriori penalizzazioni oltre a quelle che stanno gia’ sopportando da piu’ di 3 anni,vogliamo conoscere bene ed in maniera approfondita quale sara’ il futuro di questa Bcc e di conseguenza quello dei lavoratori. Saremo attori protagonisti e non spettatori in quanto FABI,in quanto sindacato di maggioranza dell’intero sistema bancario nazionale e del settore del credito cooperativo.” m.g.