La FABI lancia la proposta all’ABI: “Creiamo una struttura che ci consenta d’individuare percorsi di riqualificazione e riconversione professionale dei lavoratori, per evitare che lo sviluppo dei canali online comporti una nuova ondata di esuberi”
Una commissione paritetica, composta da rappresentanti dell’ABI e dei sindacati di categoria, per valutare gli impatti delle nuove tecnologie sul settore bancario.
Compito della commissione sarà quello d’individuare percorsi di riqualificazione e riconversione professionale dei lavoratori del credito, per evitare che lo sviluppo dei canali online comporti una nuova ondata di esuberi.
Questa la proposta lanciata ai banchieri dal Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, durante la tavola rotonda “Sviluppo e occupazione – la ricerca di nuovi equilibri”, svoltasi oggi a Roma e organizzata dall’ABI, nell’ambito del “Forum HR 2015”, alla quale hanno preso parte il Responsabile della Segreteria Tecnica del Ministero del Lavoro, Bruno Busacca, Francesco Caio, Amministratore Delegato di Poste italiane, e il Presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro di ABI, Alessandro Profumo.
“È necessario un nuovo patto di sistema per impedire che le prossime fusioni creino l’ennesima emorragia di posti di lavoro. Serve una decisione politica comune e condivisa per garantire stabilità al settore creditizio, mantenendo i livelli occupazionali e assicurando che gli attuali 309mila addetti restino nel perimetro del credito. Il modello della banca online deve essere condiviso dalle parti sociali”, ha dichiarato il leader della FABI, Lando Maria Sileoni.
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LA PROPOSTA
“Proponiamo all’ABI di istituire, di comune accordo con i sindacati, una commissione paritetica ad hoc sulle nuove tecnologie, che dovrà essere finanziata anche in termini di permessi sindacali nell’ambito del prossimo rinnovo delle agibilità sindacali.
La struttura si occuperà di codificare profili professionali coerenti con la nuova organizzazione del lavoro imposta dalla tecnologia e di studiare percorsi di formazione, per consentire ai lavoratori di rinnovare le proprie competenze in chiave specialistica, di acquisire abilità informatiche e di mantenere, così, la propria occupazione in banca. Per diventare pienamente operativa, la commissione potrebbe trarre finanziamenti anche dall’Unione Europea e dalle sponsorizzazioni di società ICT, che vedono sempre di buon occhio la possibilità di accedere a un mercato come quello delle banche e della finanza”.
“Come FABI”, aggiunge Sileoni, “stiamo provvedendo a istituire un nostro osservatorio interno, denominato FABI Lab, alla stregua di quello creato dall’ABI, per monitorare gli effetti dell’evoluzione tecnologica delle banche. La struttura lavorerà attraverso il nostro Dipartimento Internazionale, con l’obiettivo di partecipare a progetti europei. Auspichiamo che FABI Lab possa dialogare anche con gli analoghi osservatori dell’ABI e delle altre Organizzazioni Sindacali per mettere a fattor comune le proposte”.
Una proposta, quella della commissione paritetica sull’online, che è stata accolta positivamente dal Capo Delegazione Sindacale di ABI, Alessandro Profumo, dichiaratosi disponibile a “pensare a nuove aree di business che ci consentano di mantenere l’occupazione”.
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GLI ANNI DELLA CRISI E I POSTI DI LAVORO PERSI
“Dal 2009 a oggi nelle banche italiane sono stati tagliati quasi 27mila posti di lavoro. Quasi 16mila sono stati i lavoratori bancari provenienti da attività esternalizzate usciti attraverso pensionamenti, prepensionamenti o ricollocati in altre attività bancarie. La perdita più pesante, in termini di occupazione, si è registrata nelle regioni “ricche”, come ad esempio la Lombardia, il Piemonte, la Toscana, dove in sei anni sono stati bruciati rispettivamente 7mila, 3.400 e quasi 4mila posti di lavoro nelle banche. Entro il 2020, come da piani industriali, usciranno altri 19.700 lavoratori.
Per scongiurare che le nuove fusioni si traducano nell’ennesimo bagno di sangue per l’occupazione di settore e per migliorare la redditività, occorre che le banche tornino a innovare, investendo, conquistando maggiori quote nei portafogli dei clienti esistenti, sviluppando servizi altamente specializzati e modernizzando i modelli operativi attraverso nuovi canali distributivi. L’innovazione tecnologica va incoraggiata e governata, non subita passivamente”, ha concluso Sileoni.