MF-MILANO FINANZA giovedì 5 marzo 2015
I sindacati bancari all’attacco – Oggi nuovo incontro per il rinnovo del contratto nazionale ma il clima è sempre più teso. Sileoni (Fabi) chiede siano pubblicati gli stipendi dei vertici dell’associazione bancaria
di Mauro Romano
Banchieri e sindacati torneranno a riunirsi oggi per il rinnovo del contratto, ma il rischio di una rottura, sfiorata nell’incontro precedente, è decisamente alto. Dopo la riapertura del confronto, seguita allo sciopero del 30 gennaio, sembrava infatti che la parti si fossero ravvicinate, ma come spiegano diversi sindacalisti presenti all’ultima riunione, le pregiudiziali su Tfr e scatti, che sembravano tolte di mezzo dall’Abi, sono in realtà ancora sul tavolo.
La delegazione delle banche è infatti compatta nel voler superare il meccanismo automatico di progressione del costo del lavoro (appunto gli scatti e l’adeguamento del Tfr) e non fa concessioni nemmeno sulla richiesta di modificare sensibilmente l’area contrattuale (i sindacati accusano l’Abi di volerla direttamente cancellare). Così ieri, Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, il sindacato più rappresentativo della categoria, ha deciso di uscire allo scoperto con una dichiarazione che tira in ballo preventivamente il governo, prima che a chiamarlo in causa sia la controparte. Sileoni ha riferito alcune voci che arriverebbero direttamente dai banchieri, secondo cui «in caso di mancato accordo entro il 31 marzo», l’Abi avrebbe «già in tasca un’intesa di massima con il governo che, in caso d’intervento, eliminerà l’area contrattuale, dando alle banche la possibilità di licenziare. Noi non crediamo, invece, che si arrivi a tanto, che il governo possa, cioè, accontentare le banche su un argomento socialmente così delicato». E già che c’era, Sileoni ha sferrato anche un altro fendente: visto che l’obiettivo delle banche è «interrompere la crescita dinamica e automatica del costo del lavoro, chiediamo pubblicamente di conoscere, nel segno della trasparenza più assoluta, gli stipendi di tutti e 35 i componenti dell’esecutivo Abi e l’andamento degli stessi stipendi negli ultimi cinque anni». Come dire, visto che non volete riconoscere gli aumenti automatici ai dipendenti, diteci di quanto sono cresciute le retribuzioni dei top manager negli anni della crisi. Una drammatizzazione del confronto che mira a stanare il governo, che dopo aver varato il Jobs act, contestato dai sindacati, potrebbe ora avere gioco facile a mettere in difficoltà le stesse centrali confederali sul tema dell’area contrattuale dei bancari, sistema che le altre categorie non hanno e che serve soprattutto a impedire le esternalizzazioni (e quindi anche l’allargamento delle attività a chi è fuori dal contratto di categoria). Le organizzazioni dei bancari, dunque, si preparano al gioco duro, visto pure che la proposta di mediazione messa informalmente sul tavolo (congelamento per tre anni del solo Tfr e allungamento di sei mesi della durata del contratto) sembra essere stata snobbata dall’Abi. (riproduzione riservata)
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IL SOLE 24 ORE, giovedì 5 marzo 2015
La Fabi blinda l’area contrattuale
Di smantellare l’area contrattuale e consentire le uscite facili non se ne parla. Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ieri sera è ripartito da Milano con in tasca conferme per niente rassicuranti sul rinnovo del contratto dei 309mila bancari. «Alcuni banchieri sostengono che, in caso di mancato accordo entro il 31 marzo, l’Abi abbia già in tasca un accordo di massima con il Governo che, in caso d’intervento, eliminerà l’area contrattuale, dando alle banche la possibilità di licenziare – dice Sileoni -. Noi non crediamo, invece, che si arrivi a tanto, che il Governo possa accontentare le banche su un argomento socialmente così delicato». Le informazioni riservate apprese dal sindacalista alla vigilia dell’incontro di oggi in Abi preparano un clima già surriscaldato prima che l’incontro – in cui si dovrà affrontare il tema degli inquadramenti – inizi.
Già la scorsa settimana in Abi «si è sfiorata la rottura, come a ragione ha dichiarato anche il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo», ricorda Sileoni. Oggi si aspettano evoluzioni. Certo se le notizie trovassero conferma ufficiale – per ora no comment di Abi – mostrerebbero che le banche si stanno portando avanti in caso di scenari avversi, quindi di disapplicazione dal primo aprile. Per Sileoni «l’Abi ha tre obiettivi: interrompere la crescita dinamica del costo del lavoro, rinnovare un contratto di serie C e smantellare l’area contrattuale per arrivare ai licenziamenti facili». Sul primo obiettivo, oggi la Fabi chiederà ad Abi «di conoscere, nel segno della trasparenza, gli stipendi dei 35 componenti dell’esecutivo Abi e l’andamento degli stessi stipendi negli ultimi 5 anni – dice Sileoni -. Si entra nel pieno della trattativa, ma le premesse non sono positive». © RIPRODUZIONE RISERVATA C.Cas.
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CORRIERE DELLA SERA giovedì 5 marzo 2015
Sileoni (Fabi) «Abi vuole smantellare il contratto»
Sale la temperatura alla vigilia dell’incontro incontro tra Abi e sindacati per il rinnovo del contratto di lavoro di oltre 300 mila bancari. Il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, ha accusato senza mezzi termini i banchieri di volere «smantellare l’area area contrattuale», con cui avrebbero mano libera sui licenziamenti, se la trattativa non andasse in porto entro il 31 marzo. «L’Abi Abi ha già in tasca un accordo con il governo» ha detto Sileoni, che ha anche chiesto di rendere pubbliche le retribuzioni dei 35 membri dell’esecutivo esecutivo dell’Abi Abi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL MESSAGGERO, giovedì 5 marzo 2015
Sileoni (Fabi): «Intesa a marzo o l’Abi darà il via ai licenziamenti»
Abi sarebbe pronta a smantellare l’architettura architettura contrattuale dei dipendenti bancari grazie a un accordo «di massima con il governo» se la trattativa per il rinnovo del contratto degli oltre 309 mila lavoratori del settore non andasse in porto entro il 31 marzo. Lo scrive in una nota il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, alla vigilia del vertice con la delegazione Abi guidata da Alessandro Profumo. «Alcuni banchieri sostengono che, in caso di mancato accordo, l’Abi Abi abbia già in tasca un’intesa intesa con il governo che eliminerebbe l’area area contrattuale, dando di fatto alle banche la possibilità di licenziare. Noi non crediamo che si arrivi a tanto – dice Sileoni – che il governo possa cioè accontentare le banche su un argomento socialmente così delicato». E’ però vero che l’Abi Abi ha tre obiettivi, aggiunge il sindacalista: «Interrompere la crescita dinamica del costo del lavoro, rinnovare un contratto di serie C e smantellare l’area area contrattuale per arrivare ai licenziamenti facile». Dopo la riunione di oggi, le parti hanno previsto un calendario di altri tre incontri: il 10- 12 e (da confermare) il 23 e il 24 marzo. Se non si chiuderà entro marzo, l’Associazione Associazione ha già deliberato la disapplicazione del contratto, cioè non verranno più applicate alcune norme essenziali costringendo così il governo a intervenire. Sarebbe la seconda volta: la prima fu nel ’99 con il ministro Carlo Donat Cattin.