IL SOLE 24 ORE, giovedì 18 dicembre 2014
Contratto disapplicato da aprile – La disdetta resta confermata per fine anno: a breve la lettera dell’ABI
Cristina Casadei
Tre mesi e non un giorno in più. Per il rinnovo del contratto dei bancari ci sarà più tempo per trattare come ha spiegato ieri al termine del comitato esecutivo di Abi, Alessandro Profumo, che guida la delegazione sindacale dei banchieri nel negoziato. L’ultima proroga della disdetta scade il 31 dicembre e verrà mantenuta: il comitato esecutivo ha infatti ritenuto di non concedere ai sindacati altre proroghe. A breve verrà inviata la lettera per formalizzarla. Ciò che cambia dopo l’esecutivo di ieri è però la disapplicazione che non avverrà subito ma dal primo aprile. Come ha spiegato Profumo, i banchieri sono arrivati «alla determinazione che al 31 dicembre viene data la disdetta ma la disapplicazione viene messa in atto dal primo aprile proprio per consentire di avere un dialogo con la forza sindacale». L’obiettivo di arrivare a un’intesa entro fine anno, si sposta quindi al 31 marzo. Se entro questa data non sarà siglato il nuovo contratto, quello vecchio dal primo aprile non sarà più valido nella sua componente economica per effetto della disapplicazione. «L’auspicio è che ci sia un processo che possa portare per il 31 marzo a fare un contratto sapendo che c’è una scadenza chiara e che non si può sostenere qualsiasi costo e qualsiasi prezzo», sottolinea Profumo. L’esecutivo di ieri, come spiega Abi in una nota, ha espresso piena condivisione sulla linea tenuta dal Comitato affari sindacali e del lavoro, guidato da Profumo, nella trattativa, interrotta per decisione sindacale il 25 novembre. «I riflessi di un quadro macroeconomico ancora fragile, una grave caduta di redditività per il settore, l’evoluzione tecnologia e dei comportamenti dei clienti che incidono sul tradizionale modo di “fare banca”» sono per Abi elementi che richiamano la necessità di una sintesi tra le posizioni in campo. L’obiettivo di Abi resta «un contratto che possa conciliare esigenze di recupero di redditività e produttività del settore con esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione, prestando un’attenzione particolare a misure ancora più incisive sul fronte del lavoro giovanile». La posizione dei banchieri delude i sindacati, alle prese con le assemblee per lo sciopero del 30 gennaio.
Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, dice che «è politicamente scorretto che Abi dica che la trattativa si è interrotta per decisione dei sindacati. L’Abi ha paura di prendersi, di fronte alla classe politica e all’opinione pubblica, la responsabilità di una rottura a causa di posizioni esasperate e intransigenti rispetto al tfr, agli scatti d’anzianità e alla stabilità occupazionale dei 309mila addetti». Per il segretario generale della Fiba Cisl, Giulio Romani, «dopo che avremo parlato con i lavoratori diremo alle controparti quali siano le condizioni per poter riavviare una trattativa che non potrà prescindere né dalla difesa dell’occupazione, né da quella del salario». Per Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil «fermo restando che è importante non aver esasperato il clima con la disapplicazione dal primo gennaio, non servono ultimatum al primo aprile». Massimo Masi (Uilca) conclude: «Noi siamo pronti alla trattativa. Abi, però, deve ritirare le proprie pregiudiziali».
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MF-MILANO FINANZA, giovedì 18 dicembre 2014
Bancari, si riparte dai giovani – L’Abi disdetta il contratto, ma fa slittare la disapplicazione di tre mesi e Profumo apre su condizioni migliori per i nuovi assunti. Alcuni passi avanti ci sarebbero stati pure su area contrattuale e tfr
di Antonio Satta
Nonostante lo sciopero già annunciato per il 30 gennaio (ma non ancora convocato), sotto sotto si continua a trattare sul nuovo contratto di lavoro dei bancari, altrimenti il comitato esecutivo dell’Abi ieri si sarebbe limitato a dare la disdetta del vecchio contratto dal 31 dicembre prossimo, senza aggiungere, come invece ha fatto, che la disapplicazione delle norme ci sarà solo dal 1 aprile 2015. Insomma, come ha spiegato il presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro dell’associazione, Alessandro Profumo, «ci sono tre mesi in più per discutere, sapendo che sono tre mesi e non di più».
Tre mesi però dovrebbero bastare, certo prima i sindacati devono tenere le loro assemblee con i lavoratori e probabilmente lo sciopero sarà confermato, ma i contatti informali che ci sono stati in queste settimane, dopo l’interruzione ufficiale delle trattative, fanno pensare che i margini ci siano tutti. Intanto sono stati rinnovati i due strumenti di compensazione del settore, il Fondo per l’occupazione (alimentato con il conferimento di una giornata di lavoro dei bancari e il 4% della retribuzione dei top manager), e il Fondo per il sostegno al reddito (alimentato con lo 0,50% del reddito annuo lordo dei lavoratore, quota divisa tra lo 0,375% a carico delle aziende e lo 0,125% versato dai dipendenti).
Proprio il primo di questi due organismi potrebbe aiutare a trovare l’intesa. Sia il comunicato ufficiale dell’Abi che le parole di Profumo ribadiscono che l’obiettivo delle banche «è un contratto che possa conciliare esigenze di recupero di redditività e produttività del settore con esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione, prestando un’attenzione particolare a misure ancora più incisive sul fronte del lavoro giovanile».
Appunto, il lavoro giovanile. Oggi se le banche assumono un giovane a tempo indeterminato scatta l’intervento del Fondo. Lo stipendio del giovane stabilizzato, però, nella prima fase è più basso del 18% rispetto ai minimi contrattuali (in sostanza i giovani cominciano guadagnando poco più di 1.200 euro netti mensili). La proposta dei sindacati, su cui l’Abi ha accettato di discutere, è che la decurtazione, proprio per effetto dell’intervento del fondo, scenda al 10%. Complessivamente, però, la discussione riguarda tutti e cinque i punti principali sul tappeto, ossia gli scatti, il meccanismo di rivalutazione del Tfr, gli aumenti economici, l’area contrattuale e gli inquadramenti. L’Abi finora ha detto che sui primi due vuole modifiche strutturali, ossia la sterilizzazione degli scatti e dell’adeguamento del Tfr; i sindacati replicano che al massimo possono bloccare entrambi i meccanismi automatici, ma solo per la durata del contratto, nella speranza che passato il triennio la crisi sia alle spalle. Le banche, che tengono comunque duro sugli scatti automatici, hanno proposto che la rivalutazione del Tfr si faccia solo sulla quota fissa del salario e non sulle voci ad personam. Sempre l’Abi non molla sulla richiesta di scendere da 13 livelli d’inquadramento, a 6, ma è più flessibile sul tema dell’area contrattuale, che invece è cruciale per i sindacati, convinti che, se non si restringe l’area delle possibili esternalizzazioni, possano essere a rischio 60-70 mila posti di lavoro. Infine c’è il tema dell’adeguamento salariale. Scontato che ci sarà solo spazio per il recupero dell’inflazione, le banche offrono un incremento dell’1,85% (vale in media 52 euro), i sindacati sono già scesi da 175 euro a 120 e non vorrebbero calare ancora di molto.
Come detto, però, non è ancora il tempo di una riapertura ufficiale del tavolo. Così Profumo dice che c’è volontà di chiudere, ma «non a qualsiasi costo e non a qualsiasi prezzo», e dal fronte sindacale risponde il segretario Uilca, Massimo Masi, pronto a riaprire la trattativa se l’Abi ritira le proprie pregiudiziali, mentre il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, accusa le banche di volere la «destrutturazione del contratto nazionale e della busta paga dei dipendenti». (riproduzione riservata)
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CORRIERE DELLA SERA, giovedì 18 dicembre 2014
Bancari, contratto congelato per tre mesi – Abi disdetta l’accordo. Profumo: c’è il tempo per trattare. Sileoni: posizioni esasperate
MILANO Contratto dei bancari disdettato. Ma disapplicato solo dal primo di aprile. Questa la formula trovata dall’Abi per tenere il punto nella trattativa sul rinnovo del contratto della categoria. Senza nello stesso tempo negare i tempi tecnici per arrivare a un accordo. Se non si considerano le vacanze natalizie, tre saranno i mesi a disposizione per trovare un’intesa. L’anno anno scorso la categoria è tornata a scioperare per la prima volta dopo 13 anni. Ora il confronto sembra ripartito dalla casella del via. Un nuovo sciopero è in vista a fine gennaio. Con ogni probabilità il 30 anche se manca ancora la proclamazione ufficiale (devono pronunciarsi le assemblee). Lunedì scorso Alessandro Profumo, a capo del Casl, il comitato sindacale Abi, è stato netto: «Noi lavoriamo per arrivare a concludere un contratto. Ma non lo faremo a qualsiasi prezzo e a qualsiasi costo». Certo è che dalla fine del mese, in attesa dello sciopero, i motori del confronto resteranno accesi al minimo. Dal 29 dicembre le relazioni sindacali saranno interrotte all’interno di tutti i gruppi bancari. Di conseguenza quello firmato ieri in Bper sul piano industriale sarà l’ultimo accordo dell’anno per la categoria. La parola passa alle assemblee, partite il 15 dicembre. Nel merito il confronto registra un solo passo avanti. Ad avvicinare le parti ci pensano l’Istat e la deflazione. I prezzi non crescono e quindi le pretese dei bancari rispetto ai soldi in busta paga per il nuovo contratto si ridimensionano. Dai 175 euro chiesti all’inizio la categoria è scesa a 130. Ma le banche non vanno oltre i 53 euro lordi al mese. Aumenti a parte, i nodi più importanti da sciogliere restano quelli legati a scatti di anzianità e voci di calcolo del tfr. L’Abi chiede con questo contratto un cambio di passo strutturale in busta paga che tenga conto «della profonda trasformazione di un settore alle prese con una grave caduta di redditività, le stringenti innovazioni normative e regolamentari europee e le evoluzioni tecnologiche e dei comportamenti dei clienti che incidono sul modo di fare banca». I sindacati sono disposti a trattare. Ma solo sul periodo del contratto.
«La nota Abi diffusa ieri parla di perdita di redditività delle banche e di nuove tecnologie che incombono. Noi rispondiamo che nelle banche ci sono manager superpagati proprio per trovare delle soluzioni organizzative e non per scaricare i problemi sulle spalle dei lavoratori», ha tagliato corto ieri il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.
Mentre Massimo Masi, a capo della Uilca, sposta l’attenzione sulla questione dei giovani: «Bloccando gli scatti di anzianità e riducendo il tfr è proprio i giovani che si vanno a colpire. E teniamo conto che già oggi i nuovi assunti hanno uno stipendio più basso del 18%». Anche questo sarà un nodo da sciogliere. Rita Querzé
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LA STAMPA, giovedì 18 dicembre 2014
Abi disdetta il contratto dei bancari – Profumo: solo tre mesi in più per trattare. La Fabi: dalle banche posizioni esasperate
FRANCESCO SPINI
MILANO – «Con la presente lettera, questa Associazione dà disdetta al ccnl 19 gennaio 2012, a far tempo dal 31 dicembre 2014…». L’Abi cancella il contratto per 309 mila bancari ma «con l’obiettivo di disporre di un congruo lasso temporale per favorire il confronto a tutto campo tra le parti finalizzato alla stipulazione» di un nuovo accordo, si legge nella missiva, pospone l’eventuale disapplicazione al primo aprile. Si apre, insomma, l’ultimo round della trattativa, quello decisivo. Secondo il presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro (Casl) dell’associazione dei banchieri, Alessandro Profumo, «non si poteva più andare avanti con le proroghe», ma c’è «la volontà – non a qualsiasi costo e non a qualsiasi prezzo – di arrivare alla conclusione» di un nuovo accordo. Non si andrà a oltranza. «Ci sono tre mesi in più per discutere, sapendo che sono tre mesi e non di più», avverte Profumo. L’obiettivo è «chiudere entro il 31 marzo e partire con il nuovo contratto il primo aprile», altrimenti ci sarà la disapplicazione, che per prima cosa avrebbe effetti economici (verrebbero meno voci come l’indennità di cassa e gli scatti di anzianità) e sull’area contrattuale, aprendo alla possibilità per ciascuna banca di disapplicare i contratti integrativi e iniziare a discutere contratti aziendali. Una nota del comitato esecutivo dell’Abi spiega che le banche puntano a un accordo «che possa conciliare esigenze di recupero di redditività e produttività del settore con esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall’inflazione», unite a misure per i giovani. E denuncia che la trattativa è stata «interrotta per decisione sindacale».
Una lettura «politicamente ingiusta e scorretta», ribatte Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, principale sigla della categoria. «L’Abi – attacca Sileoni – ha paura di prendersi, di fronte alla classe politica e all’opinione pubblica, la responsabilità di una rottura a causa di posizioni esasperate e intransigenti rispetto al tfr, agli scatti di anzianità e alla stabilità occupazione dei 309 mila addetti del settore e alle politiche occupazionali giovanili». Secondo la Fabi la rivendicazione dei banchieri è «politica» e «la ventilata riduzione dei costi rappresenta esclusivamente un alibi per ottenere invece la destrutturazione del contratto nazionale e della busta paga dei dipendenti». Sulla fine strutturale di Tfr e scatti, la Fabi non cederà mai. Anche la Uilca invita i banchieri «a togliere le pregiudiziali» che «penalizzano i giovani», dice il segretario Massimo Masi. Il quale avverte: «Se Abi disapplicherà il contratto la Uilca da sola o insieme alle altre sigle, proporrà di disdettare tutti gli accordi del settore» dalle clausole di raffreddamento alle regole sugli scioperi e le convocazioni delle assemblee.
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LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, giovedì 18 dicembre 2014
Da un anno senza contratto – ultimatum Abi ai bancari – «I sindacati hanno tre mesi per raggiungere un accordo»
È l’ultimatum dell’Abi ai sindacati per rinnovare il contratto dei bancari che rischia di non venire alla luce a causa del duro scontro che va avanti da oltre un anno e che a novembre ha registrato una nuova rottura della trattativa tra le parti. E così al termine della riunione del comitato esecutivo dell’associazione, il presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro, Alessandro Profumo, ha annunciato che è stato deciso di confermare la disdetta unilaterale del settembre 2013 – già prorogata lo scorso ottobre al 31 dicembre -, definendo però la disapplicazione degli effetti economici a partire dal primo aprile. In altre parole, quindi, l’Abi concede altri tre mesi di trattativa nella speranza che da gennaio le parti si trovino di nuovo al tavolo per ricucire lo strappo e trovare un accordo. Al momento, però, le distanze sono ancora nette. Da una parte l’Abi che ribadisce la necessità di rivedere i costi del lavoro al ribasso e dall’altra altra i sindacati che non ci stanno e minacciano uno sciopero a metà gennaio. Profumo confida che da inizio anno parta «un processo che possa portarci al rinnovo del contratto» ma «non a qualsiasi costo e prezzo». Parole che trovano il pieno sostegno dell’esecutivo che «ha espresso piena condivisione sulla linea tenuta» finora dal presidente del Casl. Inoltre, il fragile quadro macroeconomico e la brusca frenata della redditività delle banche «sono elementi che richiamano la necessità di una sintesi tra le posizioni in campo». Ma i sindacati non ci stanno e si preparano a dare il via a una breve stagione di assemblee di consultazione che con ogni probabilità porteranno i bancari a incrociare le braccia dopo le festività. Il timore delle parti sociali è che l’Abi possa ripresentare una proposta simile a quella di fine novembre che prevedeva tagli sul costo del lavoro per 500- 600 milioni. Secondo i sindacati questo significherebbe per chi entra oggi in banca guadagnare il 20% in meno di stipendio su base annua (3.200 euro) e il 10% in meno per la pensione.
Per Lando Sileoni della Fabi, quindi, dire che la rottura della trattativa sia stata causata dai sindacati è un falso, semmai la colpa è delle «posizioni intransigenti» sostenute dall’Abi. D’altro canto Massimo Masi della Uilca ha già avvisato che se Palazzo Altieri «disapplicherà il contratto la Uilca da sola o insieme alle altre sigle, proporrà di disdettare tutti gli accordi del settore, a partire dalle clausole di raffreddamento a quello dello sciopero e le convocazioni delle assemblee. Speriamo comunque che il buon senso prevalga». Nicola Capodanno
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IL PICCOLO, giovedì 18 dicembre 2014
Contratto bancari, tre mesi per l’accordo – Ultimatum dell’Abi ai sindacati: tempo fino a fine marzo. Ma è probabile uno sciopero dopo le festività
È l’ultimatum dell’Abi ai sindacati per rinnovare il contratto dei bancari che rischia di non venire alla luce a causa del duro scontro che va avanti da oltre un anno e che a novembre ha registrato una nuova rottura della trattativa tra le parti. E così al termine della riunione del comitato esecutivo dell’associazione, il presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro, Alessandro Profumo, ha annunciato che è stato deciso di confermare la disdetta unilaterale del settembre 2013 – già prorogata lo scorso ottobre al 31 dicembre -, definendo però la disapplicazione degli effetti economici a partire dal primo aprile. In altre parole, quindi, l’Abi concede altri tre mesi di trattativa nella speranza che da gennaio le parti si trovino di nuovo al tavolo per ricucire lo strappo e trovare un accordo. Al momento, però, le distanze sono ancora nette. Da una parte l’Abi che ribadisce la necessità di rivedere i costi del lavoro al ribasso e dall’altra altra i sindacati che non ci stanno e minacciano uno sciopero a metà gennaio. Profumo confida che da inizio anno parta «un processo che possa portarci al rinnovo del contratto» ma «non a qualsiasi costo e prezzo». Parole che trovano il pieno sostegno dell’esecutivo che «ha espresso piena condivisione sulla linea tenuta» finora dal presidente del Casl. Inoltre, il fragile quadro macroeconomico e la brusca frenata della redditività delle banche «sono elementi che richiamano la necessità di una sintesi tra le posizioni in campo». Ma i sindacati non ci stanno e si preparano a dare il via a una breve stagione di assemblee di consultazione che con ogni probabilità porteranno i bancari a incrociare le braccia dopo le festività. Il timore delle parti sociali è che l’Abi possa ripresentare una proposta simile a quella di fine novembre che prevedeva tagli sul costo del lavoro per 500- 600 milioni. Secondo i sindacati questo significherebbe per chi entra oggi in banca guadagnare il 20% in meno di stipendio su base annua (3.200 euro) e il 10% in meno per la pensione.
Per Lando Sileoni della Fabi, quindi, dire che la rottura della trattativa sia stata causata dai sindacati è un falso, semmai la colpa è delle «posizioni intransigenti» sostenute dall’Abi. D’altro canto Massimo Masi della Uilca ha già avvisato che se Palazzo Altieri «disapplicherà il contratto la Uilca da sola o insieme alle altre sigle, proporrà di disdettare tutti gli accordi del settore, a partire dalle clausole di raffreddamento a quello dello sciopero e le convocazioni delle assemblee. Speriamo comunque che il buon senso prevalga».
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IL GIORNALE, giovedì 18 dicembre 2014
LA GUERRA DEI BANCARI – Abi lancia l’ultimatum – Il 30 gennaio è sciopero
L’Abi concede ai sindacati altri tre mesi per riscrivere il contratto dei 309 mila bancari italiani. La strada è però in salita, perché se le banche pretendono di mantenere inalterato il costo del lavoro, i sindacati non sono disposti a recedere da tre punti fermi: l’impegno impegno formale a preservare l’occupazione occupazione anche nelle banche in crisi; il mantenimento di Tfr e scatti di anzianità; ridurre dal 18 % al 10 % la distanza tra il salario minimo e quello (più basso) riconosciuto ai giovani assunti con il Fondo per l’occupazione occupazione. In sostanza, a meno di un’improbabile improbabile schiarita, il 30 gennaio i bancari torneranno a scioperare. Ieri al termine dell’esecutivo esecutivo, Alessandro Profumo, che guida i negoziati per Abi, ha detto che è stata confermata la disdetta unilaterale del contratto, fissando però la disapplicazione dei suoi effetti economici solo dal primo aprile. La speranza di Profumo è che ora parta «un processo» per giungere al rinnovo dell’impianto impianto, ma «non a qualsiasi costo e prezzo». I sindacati temono però che Abi presenti una proposta simile a quella di novembre che prevedeva tagli di costi per 500 – 600 milioni: questo significherebbe per chi entra oggi in banca guadagnare il 20 % in meno di stipendio su base annua e il 10 % in meno per la pensione.
Per il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni, dire che la rottura della trattativa sia stata causata dai sindacati è un falso, semmai la colpa è delle «posizioni intransigenti» dell’Abi. MR
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WALL STREET ITALIA, mercoledì 17 dicembre 2014 15:09
Sileoni, da Abi attacco senza precedenti a diritti lavoratori – Fabi, rottura trattativa contratto non dipende da sindacato
TMNews | Pubblicato il 17 dicembre 2014| Ora 15:09
Roma, 17 dic. (askanews) – “È politicamente scorretto e ingiusto affermare, come ha dichiarato oggi il Comitato esecutivo dell’Abi, che la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei bancari si è interrotta per decisione dei sindacati”, così Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari.
“L’Abi ha paura di prendersi, di fronte alla classe politica e all’opinione pubblica, la responsabilità di una rottura a causa di posizioni esasperate e intransigenti rispetto ad esempio al tfr, agli scatti d’anzianità e alla stabilità occupazionale dei 309mila addetti del settore e alle politiche occupazionali giovanili” sottolinea il numero uno della Fabi.
“La verità, dal nostro punto di vista, è che la rivendicazione delle banche è tutta di carattere politico e la ventilata riduzione dei costi rappresenta esclusivamente un alibi per ottenere, invece, la destrutturazione del contratto nazionale e della busta paga dei dipendenti. A breve inizieranno le assemblee dei lavoratori, che sicuramente capiranno i pericoli di quest’attacco ai loro diritti senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore”, conclude Sileoni
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RADIOCOR, mercoledì 17 dicembre 2014 15:23
Banche: Fabi, rottura trattative contratto causata non da sindacati ma da Abi
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano, 17 dic – La rottura delle trattative per il rinnovo del contratto dei bancari non è stata causata dai sindacati, “ma dalle posizioni intransigenti di Abi”. In una nota, Fabi, il sindacato di maggioranza del settore, replica al Comitato Esecutivo dell’Abi. ‘È politicamente scorretto e ingiusto affermare, come ha dichiarato oggi il Comitato esecutivo, che la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei bancari si è interrotta per decisione dei sindacati’, dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi.
“L’Abi ha paura di prendersi la responsabilita’ di una rottura a causa di posizioni esasperate e intransigenti rispetto ad esempio al tfr, agli scatti d’anzianita’ e alla stabilita’ occupazionale dei 309mila addetti del settore e alle politiche occupazionali giovanili”, indica Sileoni in una nota. Per la Fabi, “la rivendicazione delle banche e’ tutta di carattere politico e la ventilata riduzione dei costi rappresenta esclusivamente un alibi per ottenere la destrutturazione del contratto nazionale e della busta paga dei dipendenti”. Oggi il Comitato Esecutivo di Abi, riunito a Milano, in un comunicato ha dichiarato la “piena condivisione sulla linea tenuta dal Comitato Affari Sindacali e del Lavoro, guidato da Alessandro Profumo”, nella trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari “interrotta per decisione sindacale il 25 novembre”. com-gli- (RADIOCOR) 17-12-14 15:23:29
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ADNKRONOS, mercoledì 17 dicembre 2014 15:15
BANCHE: SILEONI, ROTTURA TRATTATIVE PER INTRANSIGENZA ABI
Milano, 17 dic. (AdnKronos) – ”È politicamente scorretto e ingiusto affermare, come ha dichiarato oggi il Comitato esecutivo dell’Abi, che la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei bancari si è interrotta per decisione dei sindacati”. Lo dichiara Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari, dopo che oggi il Comitato ha espresso “piena condivisione” alla linea tenuta dal Casl, il comitato Affari sindacali e del lavoro presieduto da Alessandro Profumo nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari,”interrotta – recita Abi in una nota – per decisione sindacale lo scorso 25 novembre”.
“L’Abi – osserva Sileoni – ha paura di prendersi, di fronte alla classe politica e all’opinione pubblica, la responsabilità di una rottura a causa di posizioni esasperate e intransigenti rispetto ad esempio al tfr, agli scatti d’anzianità e alla stabilità occupazionale dei 309mila addetti del settore e alle politiche occupazionali giovanili”. “La verità, dal nostro punto di vista, è che la rivendicazione delle banche è tutta di carattere politico e la ventilata riduzione dei costi rappresenta esclusivamente un alibi per ottenere, invece, la destrutturazione del contratto nazionale e della busta paga dei dipendenti”.
“A breve – conclude il segretario della Fabi – inizieranno le assemblee dei lavoratori, che sicuramente capiranno i pericoli di quest’ attacco ai loro diritti senza precedenti nella storia delle
relazioni sindacali di settore”. (Red-Mem/AdnKronos) 17-DIC-14 15:15
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ASCA, mercoledì 17 dicembre 2014
Sileoni, da Abi attacco senza precedenti a diritti lavoratori
Sileoni, da Abi attacco senza precedenti a diritti lavoratori Fabi, rottura trattativa contratto non dipende da sindacato (askanews) – Roma, 17 dic 2014 – “E’ politicamente scorretto e ingiusto affermare, come ha dichiarato oggi il Comitato esecutivo dell’Abi, che la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei bancari si e’ interrotta per decisione dei sindacati”, cosi’ Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. “L’Abi ha paura di prendersi, di fronte alla classe politica e all’opinione pubblica, la responsabilita’ di una rottura a causa di posizioni esasperate e intransigenti rispetto ad esempio al tfr, agli scatti d’anzianita’ e alla stabilita’ occupazionale dei 309mila addetti del settore e alle politiche occupazionali giovanili” sottolinea il numero uno della Fabi. “La verita’, dal nostro punto di vista, e’ che la rivendicazione delle banche e’ tutta di carattere politico e la ventilata riduzione dei costi rappresenta esclusivamente un alibi per ottenere, invece, la destrutturazione del contratto nazionale e della busta paga dei dipendenti. A breve inizieranno le assemblee dei lavoratori, che sicuramente capiranno i pericoli di quest’ attacco ai loro diritti senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore”, conclude Sileoni Men 171509 DIC 14 NNNN
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ANSA, mercoledì 17 dicembre 2014
Banche: Fabi, trattativa rotta perchè Abi intransigente
(ANSA) – MILANO, 17 DIC – La rottura delle trattative per il rinnovo del contratto dei bancari non è stata causata dai sindacati “ma dalle posizioni intransigenti” del Casl dell’Abi. Così il segretario della Fabi, Lando Sileoni, dopo le dichiarazioni del comitato esecutivo. “L’Abi – afferma il sindacalista – ha paura di prendersi, di fronte alla classe politica e all’opinione pubblica, la responsabilità di una rottura a causa di posizioni esasperate e intransigenti rispetto ad esempio al Tfr, agli scatti d’anzianità e alla stabilità occupazionale dei 309 mila addetti del settore e alle politiche occupazionali giovanili”.
“La verità, dal nostro punto di vista – prosegue -, è che la rivendicazione delle banche è tutta di carattere politico e la ventilata riduzione dei costi rappresenta esclusivamente un alibi per ottenere, invece, la destrutturazione del contratto nazionale e della busta paga dei dipendenti”.
“A breve inizieranno le assemblee dei lavoratori, che sicuramente capiranno i pericoli di quest’attacco ai loro diritti senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore”, ha concluso Sileoni.(ANSA).
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IL SUSSIDIARIO.it mercoledì 17 dicembre 2014 17.38
NOTIZIE MPS/ In borsa scende a -2,85%. Fabi contro Abi sul rinnovo del contratto dei bancari
MPS NEWS La seduta di Piazza Affari termina in rosso dello 0,54% e Mps non riesce a riprendersi, chiudendo la giornata con un -2,85% che la riporta sotto i 53 centesimi ad azione. Nel frattanto continuano gli scontri a distanza tra Abi e sindacati di categoria per il rinnovo del contratto dei bancari. Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi, respinge al mittente le accuse dell’Associzione delle banche italiane, che addossava alle organizzazioni dei lavoratori la colpa della rottura delle trattative.
2 commenti
Qualche sindacalista va dicendo che il contratto è già deciso e i giochi sono già fatti. Sarà una stangata per tutti i lavoratori del credito. E queste trattative sono solo un “teatrino”.
Purtroppo in passato simili affermazioni sono poi risultate veritiere, sarà così anche adesso?
Il teatrino lo sta facendo lei e quei presunti sindacalisti che, secondo lei, dichiarano che il Contratto è già deciso.
Non concordo neanche che “in passato simili affermazioni sono poi risultate veritiere”: questo atteggiamento disfattista, che lei ostenta nel suo commento, se lo tenga ben stretto.
Io rappresento un’Organizzazione seria e non le permetto di mettere in discussione il mio lavoro, né la mia preparazione, né la mia assoluta buona fede, né la mia onestà intellettuale.
Potrei continuare, ma preferisco chiuderla qui; la invito, comunque, a fare nomi e cognomi dei sindacalisti che, secondo lei, dichiarano che tutto è già fatto. Se non lo farà, la sua serietà sarà, a me, ancora più evidente.