Situazione politica e sociale del Paese, sempre più incandescente, Jobs Act, impatti delle nuove regole europee sulle banche italiane, con all’orizzonte possibili nuove aggregazioni, e soprattutto il rinnovo del Contratto Nazionale. Di questo Contratto Nazionale “che per noi rappresenta un evento storico imprevedibile”.
Infine, una dichiarazione di lotta: “Ci attrezzeremo per evitare la scomparsa della categoria e di tutti quei diritti conquistati in decenni di lotta sindacale”.
Questo il cuore della replica del Segretario Generale, Lando Maria Sileoni, pronunciata oggi a Roma, davanti a una platea di circa 1700 delegati sindacali, e che ha chiuso i lavori del 120° Consiglio Nazionale della FABI.
A segnare l’inizio della giornata l’intervento dell’avvocato e docente universitario Stefano Giubboni, al quale è toccato il compito di illustrare i contenuti del Jobs Act, che avrà impatti soprattutto sui neo-assunti, per quanto riguarda le modifiche all’articolo 18.
Poi è salito sul palco Sileoni, accolto da fragorosi applausi. Il leader della FABI ha risposto punto per punto a tutte le considerazioni formulate dai dirigenti dell’organizzazione e ha illustrato i nodi politici della trattativa sul rinnovo contrattuale.
L’obiettivo dell’ABI è quello di “smantellare il Contratto Nazionale, togliere di mezzo il sindacato e, conseguentemente, ridurre al minimo i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”, ha sintetizzato Sileoni.
A destare allarme, in particolare, il tentativo di ABI di spostare “sulla contrattazione aziendale le dinamiche retributive per innescare una competizione fra le aziende che genererà, in automatico, una pesante riduzione del costo del lavoro”. Non meno preoccupante il disegno, portato avanti dalle banche, di indebolire l’area contrattuale per agevolare le esternalizzazioni e tagliare migliaia di posti di lavoro.
Infine, quanto al blocco di scatti, di automatismi e all’intervento sul TFR, ossia la pregiudiziale posta da Profumo per il rinnovo del Contratto, Sileoni ha ribadito che “si tratta di interventi strutturali e definitivi che avrebbero un pesante impatto sul salario, e non limitati ad un periodo di tempo congiunturale come è stato negoziato nel Contratto Nazionale del 2012”.
Piani, dunque, inaccettabili, che il sindacato non è disposto ad avallare, pena la cancellazione della categoria.
Di qui, la “chiamata alle armi” dei lavoratori, ormai inevitabile, per cercare di fermare l’offensiva dell’ABI.
“La categoria è sotto attacco e, se ci arrendiamo questa volta, ci arrenderemo per tutta la vita”.
“È indispensabile, assolutamente indispensabile, saper comunicare bene ai lavoratori la drammaticità del momento”, ha sottolineato il leader della FABI.
Una linea condivisa anche dall’organizzazione che, al termine dei lavori, ha approvato la mozione finale, nella quale viene confermata la piena fiducia al lavoro svolto dalla Segreteria Nazionale e dal Comitato Direttivo Centrale.
I delegati sindacali hanno poi dato mandato ai vertici di “mettere in atto tutte le iniziative utili al conseguimento del rinnovo, in tempi certi, dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro ABI e Federcasse, a partire dal coinvolgimento dei quadri sindacali e dall’indizione delle assemblee nei luoghi di lavoro, affinché tutte le lavoratrici e i lavoratori bancari abbiano l’esatta percezione della gravità del momento e vengano messi a conoscenza dei rischi a cui l’intera categoria sarebbe esposta qualora la manovra dell’ABI e di Federcasse non trovasse la necessaria, ferma ed intransigente opposizione”.