Il leader della FABI, Sileoni, a Mf: “Vogliamo proseguire la trattiva per il rinnovo del Contratto, ma le banche devono cambiare radicalmente atteggiamento. Altrimenti, la responsabilità di un’eventuale rottura sarà da addebitare all’ABI”
MF-MILANO FINANZA, martedì 18 novembre 2014
Banche, Sileoni parla in vista del consiglio nazionale del sindacato al via oggi – Fabi dà l’ultimatum sul contratto – Nel vertice definiremo le strategie nella trattativa con Abi, dice il segretario. Se a fine mese sarà fumata nera, sigle pronte a mobilitarsi. Ma piena collaborazione sul nuovo modello di banca
di Luca Gualtieri
Inizia oggi a Roma il 120° consiglio nazionale della Fabi, il principale sindacato dei bancari italiani guidato dal segretario Lando Sileoni. All’evento sono attesi circa 1.700 delegati, chiamati a valutare ogni possibile iniziativa per sbloccare la trattativa sul contratto nazionale.
Domanda. Sileoni, sindacati e banche si sono impegnati a rinnovare il contratto entro fine anno. Ce la farete?
Risposta. È un contratto fondamentale per la categoria. Il settore è sotto attacco per la gestione disinvolta che un certo gruppo dirigente ha messo in atto. Non vorrei che qualche banchiere utilizzasse l’attacco di una parte della politica verso il sindacato per approfittare della situazione; non lo permetteremo.
D. Quali sono le richieste più importanti della piattaforma?
R. Abbiamo cinque capisaldi politici: mantenere i livelli occupazionali rafforzando l’area contrattuale; recuperare l’inflazione; stimolare un aumento dei ricavi anche attraverso ulteriori professionalità; codificare un modello di banca alternativo azienda per azienda; creare le condizioni per nuovi posti di lavoro.
D. Profumo non è disponibile a mantenere la dinamica di crescita del costo del lavoro. Qual è il suo pensiero?
R. Siamo già scesi in piazza, quando i banchieri disdettarono il nostro contratto di lavoro. Abbiamo chiesto un approfondimento sui temi dell’area contrattuale, degli orari di lavoro, dei demandi alla contrattazione aziendale e di gruppo, ma finora non ci hanno voluto rispondere, se non in modo generico. Se il 25 e il 26 novembre l’Abi manterrà le carte coperte, si assumerà, anche di fronte al Paese, la responsabilità di una chiusura così netta.
D. L’Abi vuole il blocco strutturale degli scatti d’anzianità e del Tfr. Che cosa ne pensa?
R. Se ritengono che una riforma strutturale del costo del lavoro sia una pregiudiziale di questo contratto, diano l’esempio, diminuendo del 30% gli stipendi di quei 300 super-manager che guadagnano in media 1,9 milioni l’anno. Sarebbe un gesto di grande sensibilità di fronte all’opinione pubblica e ai lavoratori bancari.
D. L’Abi sostiene che dopo gli stress test ripartiranno le aggregazioni e sarà difficile mantenere i livelli occupazionali.
R. Negli ultimi nove anni il sindacato ha concordato con le aziende decine di piani industriali. Quando sarà il momento affronteremo il problema. Non vogliamo fasciarci la testa prima, eventualmente, di rompercela.
D. L’Abi vuole affrontare certi argomenti in sede nazionale e demandarne altri in sede aziendale. Qual è la posizione della Fabi?
R. Il contratto nazionale è un pivot che regolamenta le relazioni sindacali, perché non possiamo permettere che ci siano nel settore lavoratori di serie A e di serie B, con trattamenti economici e normativi diversi tra loro.
D. Prima di approfondire argomenti specifici l’Abi vuole l’incondizionata accettazione del blocco del Tfr e degli scatti. Che cosa ne pensa?
R. Nel consiglio prenderemo una posizione che confronteremo con le altre organizzazioni sindacali. Vogliamo proseguire la trattativa, ma le banche devono cambiare radicalmente atteggiamento. Spero che nell’esecutivo Abi del 19 emerga lo stesso senso di responsabilità. Se rottura sarà, deve essere chiaro che la colpa non potrà essere addebitata al sindacato. In altre parole, l’Abi si dovrà assumere tutta la responsabilità. (riproduzione riservata)