Lando Maria Sileoni: «Sì al welfare aziendale come elemento che arricchisce il contratto nazionale, non per destrutturarlo e impoverirlo»
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CORRIERE DELLA SERA, martedì 14 ottobre 2014
La contrattazione in banca: welfare in cambio di produttività
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IL SOLE 24 ORE, martedì 14 ottobre 2014
«No allo scambio welfare-contratto» La Fabi respinge la proposta degli istituti di svuotare il livello nazionale
Cristina Casadei
TORINO. Dal nostro inviato – «Il welfare aziendale non può essere usato dalle banche per destrutturare il contratto nazionale, ma deve essere semmai un elemento di arricchimento della contrattazione». Ne è convinto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni che non ha nessuna intenzione di fare passare scambi su questo tema nel rinnovo del contratto dei 309mila bancari. Se però «l’input è mantenere i livelli occupazionali il doppio livello di contrattazione non si sostiene», fa notare Alfio Filosomi che guida le relazioni industriali in un grande gruppo, Intesa Sanpaolo. Angelo Carletta che ricopre la stessa carica nell’altro grande gruppo bancario italiano, Unicredit, con parole diverse ripete lo stesso concetto: «Non possiamo permetterci a livello di sistema un livello di contrattazione aziendale e uno nazionale. Il contratto nazionale deve esserci ma deve consentire alle aziende virtuose di avere le mani libere». Serve uno sforzo da parte di tutti. Per Roberto Speziotto, responsabile delle risorse umane del Banco Popolare «ci sono una serie di argomenti che possono essere trattati a livello nazionale con un po’ più di fantasia». Certamente nelle relazioni sindacali, questo, come dice Filosomi, «è il momento di produrre soluzioni, non più fare politica».
A tal proposito, proprio lunedì ci sarà il prossimo incontro Abi-sindacati per il rinnovo del contratto dei bancari. Già ieri, a Torino, il dibattito sindacale si è animato nel corso di una tavola rotonda sul welfare organizzata dalla Fabi e si è finito per parlare anche di quei contratti di prossimità che ricorrono di frequente nei discorsi del presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro di Abi, Alessandro Profumo.
«La contrattazione collettiva negli ultimi anni – osserva Mauro Bossola, segretario generale aggiunto della Fabi – supplisce ai tagli governativi sulla spesa sociale e viene incontro alle esigenze di welfare dei cittadini. Per questo il governo rafforzi le politiche di detassazione sulla produttività». Quando si parla di welfare, dice Speziotto «non c’è il problema di cosa fare e come farlo», ma urge affrontare «il problema dell’incertezza normativa e la questione fiscale». A mettere in evidenza il progressivo restringimento del primo welfare i dati presentati da Franca Maino del Centro Einaudi. Però, come spiega il commissario straordinario dell’Inps, Tiziano Treu, «la materia è in itinere». Certo quando si parla di secondo welfare «innanzitutto bisognerebbe fare l’inventario di tutti gli strumenti. Poi capire come i bisogni si configurano nelle diverse organizzazioni e infine fare un’analisi delle priorità». In Italia ci sono sfide importanti soprattutto «sulla normativa, vecchia, confusa e difficile», dice Treu. Che lancia alle banche l’idea «di eleborare un pacchetto chiavi in mano di servizi per il welfare con cui il credito potrebbe fare molto bene ai propri clienti».
A spiegare quanto il welfare aziendale pesi per i banchieri e per i bancari sono i numeri. Da un paio di anni banche e sindacati hanno negoziato un nuovo strumento di remunerazione della produttività aggiuntiva: in alternativa al premio cash l’80% delle banche ha previsto il premio welfare, ossia la possibilità per i lavoratori di scegliere di destinare la loro quota produttività alla copertura di servizi di welfare, ma solo un lavoratore su 4 ha aderito all’opzione. L’incidenza del welfare sul costo del lavoro è molto diversa da gruppo a gruppo. Filosomi, riferendosi al gruppo Intesa Sanpaolo parla di un peso che va oltre il 5%, mentre Mario Giuseppe Napoli, responsabile delle relazioni sindacali del gruppo Ubi, dice che «il 14% del costo del personale è concentrato sul welfare aziendale». Certamente per il credito il welfare è considerato uno strumento fondamentale. Al punto che, come spiega Fiorella Ferri, responsabile relazioni industriali di Mps, «in un momento difficile, caratterizzato da una forte riduzione dei costi, l’azienda ha mantenuto il complesso sistema di welfare del gruppo».© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA STAMPA/Torino + altre 6 testate, martedì 14 ottobre 2014
Welfare aziendale Bancari, servizi meglio dei premi
Un dipendente su quattro delle banche preferisce il premio in welfare al tradizionale premio in contanti: dai contributi per l’ assistenza sanitaria o per la previdenza integrativa a quelli per sostenere le rette scolastiche e universitarie dei figli fino ai buoni benzina. Risulta da un’ indagine della Fabi, il principale sindacato dei lavoratori bancari, presentata a Torino nel convegno «Welfare aziendale: nuove vie della contrattazione», al quale hanno partecipato Tiziano Treu, commissario dell’Inps e i responsabili delle relazioni industriali e del personale dei principali gruppi bancari.
LA SICILIA/su 4 edizioni, martedì 14 ottobre 2014
PREMI “SOCIALI”. Dai contributi per la previdenza integrativa ai buoni benzina, notevoli i vantaggi fiscali – Bancari, spopolano i benefit in welfare – Indagine Fabi: «Un dipendente su quattro li preferisce al tradizionale contante»
(cliccare sull’immagine per ingrandire)
LA PROVINCIA/Cremona, martedì 14 ottobre 2014
I bancari preferiscono il ‘sociale’
TORINO — Un dipendente su quattro delle banche preferisce il premio in welfare al tradizionale premio in contanti: dai contributi per l’assistenza sanitaria o per la previdenza integrativa a quelli per sostenere le rette scolastiche e universitarie dei figli fino ai buoni benzina. Risulta da un’ indagine della Fabi, il principale sindacato dei lavoratori bancari, presentata a Torino nel convegno ‘Welfare aziendale: nuove vie della contrattazione’, al quale hanno partecipato Tiziano Treu, commissario dell’Inps e i responsabili dei principali gruppi bancari. Nel 2014 i sindacati di categoria hanno negoziato con l’80% dei gruppi bancari — Bper, Banco Popolare, Cariparma, Creval, Unicredit, Bnl, Intesa Sanpaolo, Ubi, Veneto banca, Bpm e Unipol Banca — benefit in welfare per remunerare la produttività dei dipendenti. L’opzione è piaciuta a oltre 48 mila lavoratori, il 25% del totale, che hanno scelto di investire il premio aziendale in ‘spese sociali’. I vantaggi sono notevoli, a partire dall’imposizione fiscale molto bassa e in alcuni casi inesistente. «Siamo favorevoli al welfare aziendale se viene inteso come elemento che arricchisce il contratto nazionale, non per destrutturarlo e impoverirlo», osserva Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato dei bancari Fabi.
LA STAMPA/Nazionale + su tutte le edizioni(16), martedì 14 ottobre 2014
I bancari preferiscono il ‘sociale’
TORINO — Un dipendente su quattro delle banche preferisce il premio in welfare al tradizionale premio in contanti: dai contributi per l’assistenza sanitaria o per la previdenza integrativa a quelli per sostenere le rette scolastiche e universitarie dei figli fino ai buoni benzina. Risulta da un’indagine della Fabi, il principale sindacato dei lavoratori bancari, presentata a Torino nel convegno ‘Welfare aziendale: nuove vie della contrattazione’, al quale hanno partecipato Tiziano Treu, commissario dell’Inps e i responsabili dei principali gruppi bancari. Nel 2014 i sindacati di categoria hanno negoziato con l’80% dei gruppi bancari — Bper, Banco Popolare, Cariparma, Creval, Unicredit, Bnl, Intesa Sanpaolo, Ubi, Veneto banca, Bpm e Unipol Banca — benefit in welfare per remunerare la produttività dei dipendenti. L’opzione è piaciuta a oltre 48 mila lavoratori, il 25% del totale, che hanno scelto di investire il premio aziendale in ‘spese sociali’. I vantaggi sono notevoli, a partire dall’ imposizione fiscale molto bassa e in alcuni casi inesistente. «Siamo favorevoli al welfare aziendale se viene inteso come elemento che arricchisce il contratto nazionale, non per destrutturarlo e impoverirlo», osserva Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato dei bancari Fabi.
LA PROVINCIA/Crema, martedì 14 ottobre 2014
I bancari preferiscono il ‘sociale’
TORINO — Un dipendente su quattro delle banche preferisce il premio in welfare al tradizionale premio in contanti: dai contributi per l’assistenza sanitaria o per la previdenza integrativa a quelli per sostenere le rette scolastiche e universitarie dei figli fino ai buoni benzina. Risulta da un’indagine della Fabi, il principale sindacato dei lavoratori bancari, presentata a Torino nel convegno ‘Welfare aziendale: nuove vie della contrattazione’, al quale hanno partecipato Tiziano Treu, commissario dell’Inps e i responsabili dei principali gruppi bancari. Nel 2014 i sindacati di categoria hanno negoziato con l’80% dei gruppi bancari — Bper, Banco Popolare, Cariparma, Creval, Unicredit, Bnl, Intesa Sanpaolo, Ubi, Veneto banca, Bpm e Unipol Banca — benefit in welfare per remunerare la produttività dei dipendenti. L’opzione è piaciuta a oltre 48 mila lavoratori, il 25% del totale, che hanno scelto di investire il premio aziendale in ‘spese sociali’. I vantaggi sono notevoli, a partire dall’imposizione fiscale molto bassa e in alcuni casi inesistente. «Siamo favorevoli al welfare aziendale se viene inteso come elemento che arricchisce il contratto nazionale, non per destrutturarlo e impoverirlo», osserva Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato dei bancari Fabi.
IL DIARIO DEL LAVORO, lunedì 13 ottobre 2014
Welfare aziendale: quando la contrattazione supplisce ai ”buchi” dello Stato
In tempo di crisi e di tagli alla spesa pubblica, i benefit in welfare possono risultare appetibili quasi quanto il denaro contante. Poco meno di 50 mila dipendenti del settore bancario hanno infatti colto l’opportunita’ offerta dai sindacati di categoria, scegliendo di veder remunerata la propria attività con strumenti alternativi ai tradizionali ‘premi’.
I dati sono stati presentati oggi a Torino, nel corso del convegno “Welfare aziendale: nuove vie della contrattazione”, organizzato dalla FABI (il sindacato di maggioranza del settore), con la partecipazione di Tiziano Treu, Commissario dell’Inps, Franca Maino, ricercatrice all’Università di Milano e Direttrice del Laboratorio sul secondo welfare presso il Centro Einaudi, i responsabili delle Relazioni industriali e del Personale dei Gruppi Banco Popolare, IntesaSanpaolo, Monte Paschi di Siena, Ubi, Unicredit, Domenico Polizzi, Responsabile Legislazione del Lavoro di Eni Spa, Roberto Poetto, Direttore Risorse Umane di FATA Spa (Finmeccanica), e il Segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni.
Al centro del dibattito, il peso sempre più crescente che il welfare aziendale sta assumendo nell’ambito della contrattazione collettiva di settore. I vantaggi offerti sono, infatti, notevoli. Il premio sociale o in welfare è soggetto a un’imposizione fiscale molto bassa o in alcuni casi inesistente, quindi ciò consente di farne aumentare gli importi a beneficio del lavoratore, senza costi aggiuntivi per l’impresa. Un aspetto non secondario, visto che negli ultimi anni le aziende, soprattutto a causa dei bilanci negativi, hanno ridotto sensibilmente la quota di denaro da destinare alla remunerazione della produttività.
I dati, del resto, parlano da soli: nel 2014, in oltre l’80% dei principali gruppi bancari in Italia – da Intesa Sanpaolo a Unicredit, da Bpm a Ubi, da Veneto banca a Bper, dal Creval a Cariparma, da Bnl al Banco popolare, passando per Ubi e Unipol banca- la FABI e gli altri sindacati di categoria hanno negoziato premi aziendali che prevedono la possibilità per i lavoratori di investire la somma contrattata in spese così dette “sociali”- sanitarie, previdenziali o d’istruzione-, potendo così beneficiare di rilevanti agevolazioni fiscali, pari al 40% dell’importo lordo. Ma di che genere di benefit stiamo parlando? Quelli contrattati nel settore credito, presentati nel corso del convegno torinese, riguardano quattro aree:
– Figli: rimborso dei costi per asili nido, scuole, università, corsi di lingua, libri scolastici e centri estivi;
– Salute: miglioramento della copertura sanitaria per il dipendente e i suoi familiari, attraverso contribuzione aggiuntiva sulla Cassa sanitaria aziendale;
– Previdenza: contribuzione aggiuntiva al Fondo Pensione aziendale
– Tempo libero: buoni benzina (previsti in alcuni Gruppi, come ad esempio Ubi)
Insomma, un modo per migliorare la qualità della vita degli impiegati e alleggerire i loro bilanci familiari, tenuto conto di un welfare pubblico che sta sempre più restringendo i suoi spazi d’intervento. Inoltre, ciascun settore può contare su sgravi fiscali di entità variabili. Nel dettaglio: i contributi per i figli sono esclusi senza limiti dalla base imponibile fiscale e contributiva; i contributi per l’assistenza sanitaria sono esclusi dalla base imponibile fiscale e contributiva fino a € 3.615 l’anno; quelli per la previdenza complementare, infine, sono esclusi dalla base imponibile fiscale e contributiva fino a € 5.165 l’anno.
“Dare anche al welfare uno spazio nella contrattazione”, spiega Mauro Bossola, Segretario generale aggiunto della FABI, “si rivela una scelta politica lungimirante perché supplisce ai tagli che i Governi stanno effettuando sulla spesa sociale, venendo incontro alle esigenze dei cittadini. Dove non arriva più lo Stato può arrivare la contrattazione collettiva dei sindacati. Inoltre, in un contesto di deflazione come il nostro, questi strumenti consentono il mantenimento del potere d’acquisto del salario di produttività dei lavoratori”.“Perciò”, prosegue Bossola, facciamo appello al Governo affinché le politiche di detassazione in tema di welfare e di produttività vengano ampliate e rafforzate”.
Tuttavia, seppure i benefit in welfare valgono ‘’quasi’’ quanto il denaro contante, questo non significa che possa sostituirlo del tutto. Per questo, nel suo intervento conclusivo, il segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni, ha voluto sottolineare, in vista del rinnovo del contratto di categoria che interessa circa 309mila bancari italiani, che “il welfare aziendale non può essere usato dalle banche per destrutturare il contratto nazionale, ma deve essere semmai un elemento di arricchimento della contrattazione”.
REPUBBLICA.it, lunedì 13 ottobre 2014
Treu: “Tfr in busta paga tre o quattro anni per i consumi” La proposta del commissiario all’Inps: “Sarebbe un intervento d’emergenza, poi i fondi dovrebbero tornare alla previdenza integrativa che riprenderebbe ad essere finanziata”
MILANO – Tfr in busta per rilanciare i consumi, ma solo per tre o quattro anni. Una misura d’emergenza per far fronte alla stretta monetaria che blocca la ripresa, ma solo temporanea per non danneggiare la previdenza integrativa. È la proposta di Tiziano Treu, commissario all’Inps che a margine di un convegno della Fabi sul Welfare dice: “Ho fatto una proposta da privato cittadino, si potrebbe fare un intervento di emergenza che vale tre o quattro anni e poi ritornare a destinare il Tfr alla previdenza integrativa. Così nell’immediato si avrebbe un impatto positivo sui consumi e poi la previdenza integrativa riprenderebbe ad essere finanziata”.
IL SONDAGGIO. Cosa vorresti per il tuo Tfr?
D’altra parte per l’ex ministro del Lavoro il problema di un intervento del genere è evidente: “Se si mette in busta paga il Tfr viene meno una delle fonti principali della previdenza integrativa e questo è un problema soprattutto per i giovani”. Il provvedimento è ancora all’esame del governo e “l’Inps – ha spiegato Treu – non è coinvolto se non come esperto che fornisce informazioni tecniche sui dati. Uno dei problemi principali è come intervenire per aumentare i consumi, obiettivo giusto, senza deprivare le aziende, soprattutto le piccole, di una fonte di autofinanziamento. Pare che sia allo studio un intervento del sistema bancario e quindi per le imprese non cambierebbe nulla”.
Treu ha poi parlato di welfare spiegando che “ci sono molte proposte per rendere più flessibile le modalità di pensionamento. Per le donne ci sono già, si tratta di vedere come farlo e quanto costa. Ci sono vari modi per fare quello che si è fatto per le donne anche per gli uomini. C’è l’ipotesi di fare un prestito che anticipi una quota della pensione come avevano già calcolato il ministero e l’Inps. Vediamo qual è quella che ha un costo ragionevole. Soprattutto per i lavoratori che hanno iniziato nei tempi dei tempi sarebbe utile avere forme di flessibilità in uscita”.
ASCA, lunedì 13 ottobre 2014
Lavoro, Fabi: No A Welfare Aziendale Per Destrutturare Contratto
Pubblicato il 13 ottobre 2014| Ora 12:45
Sileoni: bene se arricchisce contratto nazionale (ASCA) – Torino, 13 ott 2014 – No al welfare aziendale quando questo serve per destrutturare unicamente il contratto nazionale. È quanto ha sostenuto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, in vista dell’apertura delle trattative nel contratto nazionale che riguarda 309mila bancari. ”Se il welfare aziendale viene concepito come uno strumento per arricchire il contratto nazionale siamo favorevoli – ha detto Sileoni nel corso del convegno sul welfare aziendale che la Fabi ha promosso a Torino – se serve per destrutturare il contratto non lo accetteremo mai. Il welfare deve essere un elemento di arricchimento e non di impoverimento, per questo serve una visione strategica da ambo le parti”.
ADNKRONOS, lunedì 13 ottobre 2014
Banche: Fabi, piace ai lavoratori il benefit in welfare
13/10/2014 18:33
24 Ore Torino, 13 ott. (Adnkronos) – In tempo di crisi e di tagli alla spesa sociale, anche benefit come contributi per pagare i servizi sanitari o far crescere la pensione integrativa e sostegno alle rette scolastiche o universitarie dei figli diventano modalità per remunerare la produttività dei dipendenti. Lo dimostra l’iniziativa promossa dal sindacato dei bancari Fabi che nel 2014 insieme ad altri sindacati di categoria ha negoziato con l’80% dei gruppi bancari premi aziendali in welfare che prevedono la possibilità per i lavoratori di investire la somma contrattata in spese cosiddette ‘sociali’, sanitarie, previdenziali o d’istruzione, potendo così beneficiare di rilevanti agevolazioni fiscali, pari al 40% dell’importo lordo. A optare per questa formula, alternativa al tradizionale premio in contanti, è stato circa il 20-25% dei dipendenti bancari interessati, per un totale di 48 mila persone. I dati sono stati presentati nel corso di un convegno sul welfare aziendale promosso da Fabi. “Mettere anche il welfare al centro della contrattazione – ha spiegato Mauro Bossola, segretario generale aggiunto di Fabi – è una scelta politica lungimirante perché supplisce ai tagli che i governi stanno effettuando sulla spesa sociale, venendo incontro alle esigenze dei cittadini. Dove non arriva più lo Stato può arrivare la contrattazione collettiva dei sindacati – ha aggiunto – inoltre, in un contesto di deflazione come il nostro, questi strumenti consentono il mantenimento del potere d’acquisto del salario di produttività dei lavoratori. Perciò – ha concluso – facciamo appello al governo affinché le politiche di detassazione in tema di welfare e di produttività vengano ampliate e rafforzate”.
BLASTIGNENEWS.com, lunedì 13 ottobre 2014
Pensione anticipata in riforma pensioni 2014, ultime novità: sì dell’Inps, parla Treu – Riforma pensioni 2014-2015, pensione anticipata, parla Tiziano Treu: ‘Forme uscita lavoro flessibili anche per uomini’
14-10-2014 – Calogero Giuffrida
Pensione anticipata per tutti nel contesto della riforma pensioni 2014-2015, nuove aperture da parte commissario dell’Inps Tiziano Treu: “Sarebbe utile avere forme di flessibilità in uscita”. La proposta di pensione anticipata a 62 anni nella Legge di Stabilità viene inoltre rilanciata dal segretario confederale della Uil Domenico Proietti: “Maggiore flessibilità di uscita”. Ecco nel dettaglio le proposte di pensione anticipata Treu e Proietti.
Pensione anticipata in riforma pensioni 2014-2015, Treu (Inps): ‘Trovare forme uscita flessibili anche per uomini’
“Ci sono molte proposte per rendere più flessibile le modalità di pensionamento – ha detto il commissario dell’Inps intervenendo sulla riforma pensioni ieri a Torino al termine di un incontro sul welfare aziendale promosso dal sindacato dei bancari Fabi -. Per le donne ci sono già, per gli uomini – ha detto Tiziano Treu – tratta di vedere come farlo e quanto costa. Ci sono vari modi per fare quello che si è fatto per le donne anche per gli uomini. C’e’ l’ipotesi di fare un prestito che anticipi una quota della pensione come avevano già calcolato il ministero e l’Inps – ha aggiunto il commissario dell’Istituto nazionale di previdenza sociale – quindi vediamo qual è quella che ha un costo ragionevole. Soprattutto – ha concluso il commissario Inps Tiziano Treu parlando di pensione anticipata nel contesto della riforma pensioni 2014-2015 – per i lavoratori che hanno iniziato nei tempi dei tempi sarebbe utile avere forme di flessibilità in uscita”. Pensione anticipata non solo per le donne ma anche con gli uomini con l’opzione contributivo mentre surriscalda il dibattito politico sulla riforma pensioni l’ipotesi di estendere la pensione di reversibilità anche alle coppie gay.
Riforma pensioni 2014-2015, pensione anticipata, Proietti (Uil): ‘Legge di Stabilità ripristini flessibilità’
“La Legge di Stabilità – ha affermato in una nota stampa il segretario confederale della Uil Domenico Proietti – deve dare una risposta all’esigenza di ripristinare una flessibilità di accesso alla pensione. La Uil – ha aggiunto il dirigente sindacale insistendo su nuove forme di pensione anticipata nel contesto della riforma pensioni 2014-2015 – propone un range di età, tra 62 e 70 anni, all’interno del quale i lavoratori possano scegliere anche in base alle diverse tipologie di lavoro. Non è invece percorribile l’ipotesi di prestito pensionistico – caldeggiata invece dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, ndr – che sarebbe sostanzialmente un autofinanziamento che penalizzerebbe ulteriormente milioni di futuri pensionati. Per la Uil – ha aggiunto il leader della Uil Domenico Proietti proponendo la pensione anticipata – l’introduzione di una maggiore flessibilità di uscita deve in ogni caso avvenire – ha concluso il dirigente sindacale intervenendo sulla riforma pensioni – senza prevedere penalizzazioni aggiuntive perché già implicitamente presenti nel funzionamento del sistema contributivo”. (RADIOCOR) 13-10-14 08:27:53 (0111)PA 5 NNNN
Studiocastaldi.it, lunedì 13 ottobre 2014
Banche: Fabi, piace ai lavoratori il benefit in welfare
Torino, 13 ott. (Adnkronos) – In tempo di crisi e di tagli alla spesa sociale, anche benefit come contributi per pagare i servizi sanitari o far crescere la pensione integrativa e sostegno alle rette scolastiche o universitarie dei figli diventano modalita’ per remunerare la produttivita’ dei dipendenti. Lo dimostra l’iniziativa promossa dal sindacato dei bancari Fabi che nel 2014 insieme ad altri sindacati di categoria ha negoziato con l’80% dei gruppi bancari premi aziendali in welfare che prevedono la possibilita’ per i lavoratori di investire la somma contrattata in spese cosiddette ‘sociali’, sanitarie, previdenziali o d’istruzione, potendo cosi’ beneficiare di rilevanti agevolazioni fiscali, pari al 40% dell’importo lordo. A optare per questa formula, alternativa al tradizionale premio in contanti, e’ stato circa il 20-25% dei dipendenti bancari interessati, per un totale di 48 mila persone. I dati sono stati presentati nel corso di un convegno sul welfare aziendale promosso da Fabi. “Mettere anche il welfare al centro della contrattazione – ha spiegato Mauro Bossola, segretario generale aggiunto di Fabi – e’ una scelta politica lungimirante perche’ supplisce ai tagli che i governi stanno effettuando sulla spesa sociale, venendo incontro alle esigenze dei cittadini. Dove non arriva piu’ lo Stato puo’ arrivare la contrattazione collettiva dei sindacati – ha aggiunto – inoltre, in un contesto di deflazione come il nostro, questi strumenti consentono il mantenimento del potere d’acquisto del salario di produttivita’ dei lavoratori. Percio i ha concluso – facciamo appello al governo affinche’ le politiche di detassazione in tema di welfare e di produttivita’ vengano ampliate e rafforzate”.
WALL STREET ITALIA, lunedì 13 ottobre 2014
Lavoro, Fabi: No A Welfare Aziendale Per Destrutturare Contratto
di: Asca | Pubblicato il 13 ottobre 2014| Ora 12:45
Sileoni: bene se arricchisce contratto nazionale (ASCA) – Torino, 13 ott 2014 – No al welfare aziendale quando questo serve per destrutturare unicamente il contratto nazionale. E’ quanto ha sostenuto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, in vista dell’apertura delle trattative nel contratto nazionale che riguarda 309mila bancari. ”Se il welfare aziendale viene concepito come uno strumento per arricchire il contratto nazionale siamo favorevoli – ha detto Sileoni nello corso del convegno sul welfare aziendale che la Fabi ha promosso a Torino – se serve per destrutturare il contratto non lo accetteremo mai. Il welfare deve essere un elemento di arricchimento e non di impoverimento, per questo serve una visione strategica da ambo le parti”.
TMNEWS.it, lunedì 13 ottobre 2014
TORINO – ore 10.30 – Via Porta Palatina, 19 Tavola rotonda «Welfare aziendale: nuove vie della contrattazione» organizzata da Fabi. È prevista la presenza commissario Inps, Tiziano Treu. Presso Hotel Nh Santo Stefano.
GUIDASICILIA.it, lunedì 13 ottobre 2014
Banche: Fabi, piace ai lavoratori il benefit in welfare
(Adnkronos) – In tempo di crisi e di tagli alla spesa sociale, anche benefit come contributi per pagare i servizi sanitari o far crescere la pensione integrativa e sostegno alle rette scolastiche o universitarie dei figli diventano modalita’ per remunerare la produttivita’ dei dipendenti. Lo dimostra l’iniziativa promossa dal sindacato dei bancari Fabi che nel 2014 insieme ad altri sindacati di categoria ha negoziato con l’80% dei gruppi bancari premi aziendali in welfare che prevedono la possibilita’ per i lavoratori di investire la somma contrattata in spese cosiddette ‘sociali’, sanitarie, previdenziali o d’istruzione, potendo cosi’ beneficiare di rilevanti agevolazioni fiscali, pari al 40% dell’importo lordo. A optare per questa formula, alternativa al tradizionale premio in contanti, e’ stato circa il 20-25% dei dipendenti bancari interessati, per un totale di 48 mila persone. I dati sono stati presentati nel corso di un convegno sul welfare aziendale promosso da Fabi.”Mettere anche il welfare al centro della contrattazione – ha spiegato Mauro Bossola, segretario generale aggiunto di Fabi – e’ una scelta politica lungimirante perche’ supplisce ai tagli che i governi stanno effettuando sulla spesa sociale, venendo incontro alle esigenze dei cittadini. Dove non arriva piu’ lo Stato puo’ arrivare la contrattazione collettiva dei sindacati – ha aggiunto – inoltre, in un contesto di deflazione come il nostro, questi strumenti consentono il mantenimento del potere d’acquisto del salario di produttivita’ dei lavoratori. Percio i ha concluso – facciamo appello al governo affinche’ le politiche di detassazione in tema di welfare e di produttivita’ vengano ampliate e rafforzate”. – See more at: http://www.guidasicilia.it/economia-banche-fabi-piace-ai-lavoratori-il-benefit-in-welfare/news/134131#sthash.2uYQU2dk.dpuf
ASCA, lunedì 13 ottobre 2014 – 18:49
Lavoro: 1 bancario su 4, welfare aziendale meglio di pochi soldi in piu’
(ASCA) – Torino, 13 ott 2014 – Contributi per la scuola dei figli, per l’assistenza sanitaria, per la previdenza complementare: a un bancario su quattro piace la trasformazione dei benefit in welfare aziendale, favorito da maggiori benefici fiscali. E’ quanto emerge da una ricerca della Fabi, il sindacato dei bancari piu’ rappresentativo, che l’ha diffusa oggi nel corso del convegno promosso a Torino ”welfare aziendale: nuove vie della contrattazione” a cui ha partecipato anche il commissario dell’Inps Tiziano Treu. Nel 2014, i sindacati di categoria hanno negoziato con l’80% dei gruppi bancari benefit in welfare per i dipendenti. L’opzione e’ piaciuta al 25% dei lavoratori, per un totale di oltre 48mila persone, che ha scelto di veder remunerata la propria produttivita’ con questi strumenti, in alternativa ai tradizionali premi in denaro. Gli accordi di secondo livello siglati ad oggi (da Intesa Sanpaolo a Unicredit, da Bpm a Ubi, da Veneto banca a Bper, dal Creval a Cariparma, da Bnl al Banco popolare, passando per Ubi e Unipol banca) offrono la possibilita’ per i lavoratori di investire la somma contrattata in spese cosi’ dette ”sociali” – sanitarie, previdenziali o d’istruzione – potendo cosi’ beneficiare di rilevanti agevolazioni fiscali, pari al 40% dell’importo lordo. Il trattamento fiscale e’ stato in anni di profitti calanti, e quindi con minori disponibilita’ per la remunerazione della produttivita’, una carta vincente. ”Dare anche al welfare uno spazio nella contrattazione”, spiega Mauro Bossola, Segretario generale aggiunto della FABI, ”si rivela una scelta politica lungimirante perche’ supplisce ai tagli che i Governi stanno effettuando sulla spesa sociale, venendo incontro alle esigenze dei cittadini. Dove non arriva piu’ lo Stato puo’ arrivare la contrattazione collettiva dei sindacati. Inoltre, in un contesto di deflazione come il nostro, questi strumenti consentono il mantenimento del potere d’acquisto del salario di produttivita’ dei lavoratori”. ”Percio’ – prosegue Bossola – facciamo appello al Governo affinche’ le politiche di detassazione in tema di welfare e di produttivita’ vengano ampliate e rafforzate”. com/eg
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RAI 3 TGR PIEMONTE, lunedì 13 ottobre 2014 – ore 19.30
Guarda il servizio di RAI 3 TGR Piemonte, andato in onda lunedì 13 ottobre alle 19.30, con le interviste a Tiziano Treu, Commissario dell’INPS, e al Segretario Generale FABI Lando Maria Sileoni.
(prima di visualizzare il video, si consiglia di disattivare il volume del brano di sottofondo dal player in fondo alla pagina)