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RAPPORTO ABI 2013 / SILEONI: “L’ABI ABBAIA ALLA LUNA” – IL COMUNICATO DEL SEGRETARIO GENERALE FABI E LA STAMPA CHE LO HA RIPRESO

di Redazione

FEDERAZIONE AUTONOMA BANCARI ITALIANI

COMUNICATO STAMPA

RAPPORTO ABI 2013

SILEONI (FABI): “L’ABI ABBAIA ALLA LUNA”

DICHIARAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA FABI, LANDO MARIA SILEONI

“L’analisi politica che l’Abi ha elaborato nel rapporto Abi 2013 sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria non ci convince affatto e la contrasteremo con ogni mezzo. L’Abi dica chiaramente all’opinione pubblica se, nei 75mila euro di costo medio per dipendente dei gruppi bancari italiani, sono compresi gli alti costi dei top manager e degli alti dirigenti. Noi sappiamo perfettamente che è così. L’Abi lo dichiari pubblicamente una volta per tutte, per evitare la solita disinformazione e la solita demagogia”.

Il teorema politico secondo cui “un significativo aumento di produttività e redditività possa passare attraverso una semplificazione delle strutture produttive e organizzative”, che tradotto significa più reddito e più guadagni ma con meno occupazione, la rispediamo al mittente, in quanto per noi, solo attraverso la valorizzazione del capitale umano e professionale insieme al mantenimento degli attuali livelli occupazionali, si possono raggiungere importanti risultati gestionali.

Ci dica, invece, l’Abi, come vuole uscire dalla crisi del settore, come vuole riportare la clientela allo sportello, quali iniziative organizzative e sociali vuole attuare per recuperare un rapporto di consulenza e assistenza ai territori, alle famiglie e alle imprese.

La smettano, i gruppi bancari, di invocare quella flessibilità organizzativa che contrattualmente hanno già, ma non sanno e non vogliono utilizzare per incapacità e per i soliti compromessi con i gruppi di potere dei territori.  Abbiano il coraggio, i banchieri, di aprire un confronto con i sindacati sulle nuove professionalità e sui nuovi mestieri, anziché abbaiare alla luna, scaricando sui governi, sui lavoratori e sulla clientela la loro miopia politica e organizzativa. Non una riga di autocritica è stata spesa da loro nel rapporto Abi 2013. Sono decenni, ormai, che i gruppi dirigenti delle banche sono indottrinati ideologicamente sul concetto di recupero dei costi, con taglio dei posti di lavoro e professionalità. Si scordino, i banchieri, di avere mano libera sul tema della mobilità territoriale e, quando parlano di moderazione salariale, diano loro il buon esempio abbassandosi stipendi ed eliminando tutti gli incentivi economici legati ai risultati dei piani industriali.

Questo “piagnisteo” continuo dell’Abi rappresenta l’ennesima dimostrazione che per certi dirigenti bancari esiste una sola dimensione: quella dorata di certi personaggi rispetto dei comuni cittadini e  lavoratori. Non è solo una questione economica, è soprattutto una questione di onestà intellettuale”.

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Il Sole 24 Ore, mercoledì 18 dicembre 2013

(cliccare sull’immagine per ingrandire)

ARTICOLO SOLE 24ORE 1812

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Corriere della Sera, mercoledì 18 dicembre 2013

(cliccare sull’immagine per ingrandire)

ARTICOLO CORRSERA 1812

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Wall and street – Blog de Ilgiornale.it, mercoledì 18 dicembre 2013

Le banche hanno rotto il pallottoliere


La crisi ha zavorrato le banche italiane con altri 100 miliardi di sofferenze, cioè diprestiti che famiglie e imprese non riescono a rimborsare, spesso perchè sono rimaste senza lavoro o sono fallite. Una gramigna che soffoca profitti e patrimonio dei bilanci del credito, ha detto  l’Abi denunciandone l’impennata:  a ottobre le sofferenze lorde hanno toccato  i 147,3 miliardi, 27,5 miliardi in più rispetto a un anno fa e 100 rispetto a fine 2007, per un rapporto con gli impieghi esploso al 7,7%. Il massimo da ottobre ’99.

A dare sapore ai numeri  è però il messaggio politico lanciato ai sindacati dall’associazione presieduta daAntonio Patuelli alla vigilia della ripresa dei negoziati, attesa a gennaio, che deciderà  il nuovo contratto collettivo dei 303mila bancari italiani: il settore per recuperare redditività ha bisogno di «una semplificazione delle strutture produttive e organizzative, una maggiore flessibilità dell’organizzazione aziendale, riqualificazione professionale e mobilità», «accompagnati da moderazione salariale e relazioni industriali adeguate alle sfide». A fine 2012, si legge nello studio  dell’Abi,  le banche italiane erano infatti ancora alle prese con un costo medio per dipendente, espresso a parità di potere d’acquisto, del 17% più elevato rispetto a quello dei concorrenti europei: 75mila euro rispetto a 64mila euro. Dopo la disdetta dell’accordo depositata dall’Abi e la giornata di sciopero consumatasi a fine ottobre, la  prova del disgelo  è venerdì 20 con la firma della modifica del Fondo esuberi, per adattarlo alla strettoia pensionistica creata dalla Riforma Fornero.
Secondo la Fabi di Lando Maria Sileoniche aveva già ribaltato sulle banche la  responsabilità della cambiale scaduta delle sofferenze ed era arrivato a impugnare un’arma giocatolo a simboleggiare la pistola che l’Abi avrebbe puntato alla testa dei lavoratori sul contratto,  anche in questo caso i pallottolieri di Palazzo Altieri non funzionano:  «L’Abi dica chiaramente se nei 75mila euro di costo medio per dipendente dei gruppi bancari italiani, sono compresi gli elevati costi dei top manager e degli alti dirigenti. Noi sappiamo perfettamente che è così», attacca il leader del primo sindacato del settore, che chiede a Patuelli di esporre la propria ricetta anti-crisi. Quindi il fendente:  « Le aziende di credito «smettano di invocare quella flessibilità organizzativa che contrattualmente hanno già, ma non sanno e non vogliono utilizzare per incapacità e per i soliti compromessi con i gruppi di potere dei territori», prosegue Sileoni invitando i banchieri ad aprire un confronto con i sindacati sull’estensione delle mansioni allo sportello, anzichè «scaricare sui governi, sui lavoratori e sulla clientela la loro miopia politica e organizzativa», e a dare l’esempio sulla moderazione salariale tagliando i loro superbonus.

La guerra sul contratto che deciderà il modello di banca del futuro è ricominciata.

Wall & Street

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