(da www.fabi.it, martedì 3 dicembre 2013)
SIRACUSA, UNA LEVA PER SOLLEVARE IL MONDO DEL CREDITO
“A Siracusa, rispetto all’ultimo Congresso Provinciale celebrato nel 2009, la FABI è molto cresciuta e che continua ad essere, e sarà sempre, punto di riferimento per i bancari siracusani”.
È con orgoglio che Gaetano Motta, Segretario Coordinatore del sindacato siracusano, apre la sua introduzione, poi entra subito in medias rese attacca i banchieri e la loro politica “piratesca”, che – se avesse successo – porterebbe la categoria allo sbando.
L’analisi di Motta si concentra sulla situazione siciliana, dove “la fase ciclica recessiva è risultata grave: in base alle stime Prometeia il PIL è sceso del 2,7% ed i settori più colpiti sono stati l’industria e l’edilizia. Nel mercato del lavoro, l’occupazione è diminuita per il sesto anno consecutivo. L’aumento del numero di persone in cerca di lavoro ha spinto in alto il tasso di disoccupazione, in misura ovviamente più marcata tra i più giovani”.
Scendendo nel particolare del settore creditizio, i prestiti bancari, che erano già in rallentamento, sono diminuiti. Le richieste di finanziamenti hanno risentito del calo degli investimenti delle imprese e della debolezza da parte delle famiglie. Di contro, e ciò ci deve far riflettere, è aumentata la raccolta bancaria presso le famiglie (potrebbe aver influito una maggiore propensione al risparmio precauzionale) e l’offerta di remunerazioni più elevate sui depositi con durata prestabilita e sulle emissioni obbligazionarie.
Poi, il Segretario Coordinatore della FABI di Siracusa, illustra la situazione sindacale, partendo dalla firma dell’ultimo Contratto, che giudica il migliore possibile e dalla creazione del fondo esuberi, “che ha consentito a 48 mila colleghi, di andare in prepensionamento e che consentirà, grazie ad accordi fatti ultimamente nei principali gruppi bancari, il prepensionamento di ulteriori 20mila persone fino al 2020”. Il tutto su base volontaria e senza contraccolpi per le famiglie né costi per lo Stato.
Nonostante questi risultati, frutto di un confronto franco e serrato con le Organizzazioni Sindacali, ora le controparti vorrebbero cancellare anni di lotte, di conquiste e di tangibili risultati.
ABI e poi Federcasse vogliono cancellare il contratto e abolire il fondo di solidarietà, sostenendo che i costi sarebbero insostenibili.
Tacciono, i banchieri, sulla voragine di sofferenze, create da loro con i prestiti facile agli amici degli amici, vera causa della crisi del settore, che non soffre solo per la situazione globale dell’economia, ma soprattutto per l’incapacità dei banchieri e la loro mancanza di progettualità nell’immaginare il futuro e per affrontarlo con i giusti strumenti.
Tacciono, i banchieri, sui loro stipendi milionari, che Gaetano Motta giudica “vergognosi, soprattutto di questi tempi”.
Poi il Coordinatore di Siracusa se la prende anche col governo, reo di aver fatto un grande regalo alle banche, inserendo nella legge di stabilità sgravi fiscali sulle sofferenze bancarie.
“In pratica si tratta di un miliardo di profitti in più sulle banche in due anni”, ma di non aver detto nemmeno una parola sulla disdetta dei Contratti Nazionali.
Proprio del Contratto Nazionale ha parlato Lando Sileoni, Segretario Generale della FABI, che ha presieduto i lavori e che ha messo in guardia tutti dai rischi di un mancato rinnovo entro il prossimo giugno. “Non ci sarebbe ultrattività, cioè cesserebbero tutte le previsioni contrattuali e i banchieri avrebbero mano libera”.
Non stanno scherzando le banche o agitando un semplice babau, “vogliono distruggere un’intera categoria e, se non reagiamo duramente e in maniera compatta, loro raggiungeranno il loro obiettivo”.
Insomma, i banchieri stanno tentando la manovra di affrontare la crisi, scaricando i costi sui lavoratori e mantenendo i loro clamorosi privilegi. Una presa in giro quella dei dati sciorinati dai cosiddetti “banchieri” nostrani, smentiti dalle stesse dichiarazioni del governatore Visco, smentiti da diversi documenti di Bankitalia, che ha giudicato i padroni delle banche come “vecchi, maschilisti e provinciali”.
Come se non bastasse, le banche vorrebbero far entrare nel settore il concetto di licenziamento, “Per di più pretendendo che noi condividessimo la decisione delle banche di licenziare”.
Tutto ciò, in un contesto che vede l’opinione pubblica confondere banchieri con bancari: “Abbiamo fatto tutto il possibile per rimuovere quest’idea sbagliata”.
Infine, un avvertimento ed una promessa: “Vogliamo un Contratto giusto ed equo per tutti. Sarà dura, ma ce la faremo”.
Si è riappropriata, la FABI, del suo ruolo, ma non vuole illudere nessuno, anzi vuol dire le cose come stanno e, soprattutto, vuole tenere la schiena diritta e non cedere alle minacce di ABI e Federcasse.
“Datemi una leva e solleverò il mondo”, disse Archimede – nativo di Siracusa – dopo aver scoperto la seconda legge sulle leve.
“La FABI conta molto sulla leva di Siracusa per vincere la sfida del rinnovo del Contratto” – ha chiuso Sileoni.
Certo, il mondo non si solleverà, ma l’intenzione è di cambiarlo – il mondo del credito almeno – costruendo un nuovo modello di banca.
Siracusa 03/12/2013