“Tra equilibristi e cantastorie: un presente da riequilibrare ed un futuro da riscrivere”: questo lo slogan di apertura dell’8° Congresso Provinciale FABI di Rimini, introdotto dal Coordinatore del Sab romagnolo Giuseppe Taddia.
“La FABI, da sempre faro dei lavoratori bancari” esordisce Taddia, dopo i saluti di rito “deve continuare nel solco della tradizione, riscrivendone le regole e distanziandosi sia dagli equilibristi che dai cantastorie.”
Il Coordinatore riminese, nel suo dettagliato intervento, riassume il drammatico e progressivo accentuarsi del deterioramento della situazione economica nazionale: l’avanzata del deficit pubblico, il calo della produzione, il pericoloso aumento della disoccupazione con il conseguente massiccio ricorso alla cassa integrazione, anticamera, spesso, del licenziamento.
E i lavoratori dipendenti, i giovani e i pensionati come prime vittime di questa situazione, che ha prodotto la perdita di importanti garanzie contrattuali e giuridiche faticosamente conquistate in passato.
Poi, nello specifico, la situazione economica della provincia romagnola, che ha registrato, dal 2011 al 2012, un aumento del 33% dei licenziamenti individuali per ragioni economiche, in seguito alla Riforma Fornero.
Di contro, grazie al costante lavoro del sindacato, alcuni dati positivi in ambito bancario: nella Banca di Rimini, commissariata dall’ottobre 2009 all’ottobre 2010, l’organico è aumentato di 15 unità a cui si sono unite – novità assoluta per questa BCC – altri 10 lavoratori a tempo determinato; in Banca CARIM, commissariata dall’ottobre 2010 per ben due anni, 166 trasformazioni di contratti d’apprendistato professionalizzante in assunzioni a tempo indeterminato, grazie ad un accordo sottoscritto dalla sola FABI, a fronte della messa in quiescenza, con sostanziosi incentivi, di 50 colleghi che avevano maturato i requisiti pensionistici.
Numerosi gli interventi che sono seguiti, accolti con attenzione dalla vasta platea, circa 100 dirigenti e attivisti sindacali provenienti dall’intera provincia.
Uno tra tutti, quello di Mattia Pari, responsabile del Coordinamento FABI Giovani: “Noi bancari siamo l’anello di congiunzione tra il mondo finanziario e la società civile. Un paese diverso parte da un modello di banca diverso. Il futuro inizia da noi, inizia da qui”.
Particolarmente atteso l’intervento del Segretario Generale Lando Maria Sileoni, che esordisce ricordando la delicata situazione del settore del credito dopo la disdetta del Contratto Nazionale di categoria da parte dell’ABI.
E l’importanza di avere un contratto per non cadere nell’anarchia più completa: “Rimanere senza contratto significa annullare, in un solo colpo, tutte le tutele conquistate, negli anni, in ambito normativo ed economico. Significa mettere a rischio gli ammortizzatori sociali di categoria, gli strumenti contrattuali previsti per gestire le ristrutturazioni, gli inquadramenti e i percorsi di carriera: significa, in sintesi, cancellare tutti i principali diritti acquisiti dei lavoratori” queste le parole del leader FABI.
“La FABI, primo sindacato di categoria, ha la responsabilità di raccontare la verità nuda e cruda, senza abbellimenti. Abbiamo l’obbligo morale di dire la verità”.
“Corriamo il rischio, nel caso in cui non si raggiungesse un accordo entro giugno, che ogni azienda possa farsi un proprio contratto. Se dovesse passare questo scellerato disegno, la categoria sarebbe completamente allo sbando”, questo il monito di Sileoni.
“Chi ancora pensa che i contratti nazionali cadano dal cielo per grazia divina, commette un errore imperdonabile. Il contratto ce lo dobbiamo prendere, ce lo dobbiamo conquistare”, l’appello appassionato del Segretario Generale.
“Le banche non mentono quando parlano di diminuzione dei clienti allo sportello e della relativa, inevitabile, perdita di guadagno; né quando parlano di una crisi generale di sistema che incide pesantemente sul contesto bancario.
Tuttavia, le banche hanno oggi ottenuto aiuti fiscali importanti, grazie al recente provvedimento del Governo: Governo che non ha sentito il dovere morale di spendere una sola parola sulla drammatica situazione di una categoria rimasta senza contratto. Neanche l’ombra di un appello alle banche affinché restituiscano un contratto ai 330mila lavoratori bancari abbandonati in balia del nulla”.
“La pistola alla tempia rappresenta esattamente ciò che è scritto, nero su bianco, sul documento che l’Abi ci ha consegnato” sottolinea Sileoni.
“Le banche vorrebbero rinnovare il contratto congelando gli aumenti economici dei prossimi due anni; vorrebbero, a livello di sistema, annullare gli inquadramenti; vorrebbero creare due corsie, due diversi binari per il trattamento economico: uno per chi lavora al pubblico, un altro per chi sta negli uffici interni. Questo lo scenario. E come dovremmo definire questo ultimatum, se non una vera e propria pistola puntata alla tempia della categoria?”
Ecco perché è necessario che la categoria si riappropri del proprio destino e che dia un esempio all’intero mondo lavorativo nazionale.
“Se lo sciopero non dovesse funzionare, a giugno 2014 non avremmo neanche più il Fondo Esuberi, l’ammortizzatore sociale di categoria che ha permesso, negli ultimi 10 anni, il prepensionamento volontario di 48.000 persone: oltre al netto ricambio generazionale, il Fondo esuberi ha permesso alle imprese di abbattere i costi, promuovendone quindi la competitività con gli altri paesi europei.”
“Subito dopo il 31 ottobre avremo la necessità di sapere se il Fondo Esuberi resisterà così com’è o se verrà modificato. Una cosa è certa: non permetteremo mai il prepensionamento obbligatorio di 35mila lavoratori bancari”, questa la certezza espressa dal Segretario Generale; che sottolinea il vero, unico significato che riveste lo sciopero del 31 ottobre: combattere per la sopravvivenza stessa della categoria.
“Dobbiamo ricordare” continua Sileoni “che nell’attuale situazione complessiva non si salva nessuno, siamo tutti coinvolti: siamo sotto attacco. Andiamo allo sciopero perché vogliamo un contratto. Lo ripeto: senza contratto, la categoria è allo sbando”.
“Il 31 ottobre, se daremo una risposta forte e convinta, avremo la possibilità di riaprire le trattative: sederci intorno ad un tavolo e rimettere in discussione l’ottusa posizione di ABI, espressa attraverso la disdetta del contratto nazionale”.
“È il momento di pensare a un nuovo modello di banca: una banca che stia sul territorio, una banca attenta, una banca etica che risponda alle esigenze del territorio, dei cittadini, dei lavoratori.”
La conclusione di Sileoni: “Abbiamo due obiettivi da non mancare: mantenere i 309mila lavoratori del settore e ottenere un contratto nazionale”.