(da www.fabi.it)
“Il lavoro, lavoro che non c’è per chi ha raggiunto l’età in cui dovrebbe averlo e non lo trova, e lavoro che si scioglie nelle mani dei tantissimi che ieri l’avevano e oggi non ce l’hanno più. È una tragedia che ha radici profonde, cresciute sotto i nostri occhi senza che noi ce ne accorgessimo”.
Con questa constatazione e questo grido, inizia la relazione di Peppino Carangella, il Coordinatore della FABI di Foggia. Comincia, infatti, proprio da Sud, dalla Puglia, quel percorso di democrazia interna che porterà al Congresso Nazionale di marzo 2014.
Gli Iscritti si riuniscono nelle loro unità produttive ed eleggono i delegati ai Congressi Provinciali; questi eleggeranno i nuovi Comitati Direttivi Provinciali e i Delegati al Congresso Nazionale, che a sua volta eleggerà coloro che dovranno guidare la FABI per il prossimo quadriennio.
A questo “taglio del nastro” della corsa verso il Congresso sono presenti il Segretario Generale, Lando Maria Sileoni, il Segretario Nazionale Amministrativo, Giuliano De Filippis, e Mauro Scarin, Segretario Nazionale e da anni buon conoscitore della realtà sindacale e bancaria pugliese.
Peppino Carangella saluta Lando Sileoni come colui che, seguendo la strada tracciata dai padri fondatori nel lontano 1948 e rimanendo fedele alle radici ideali ha saputo guardare al futuro senza paura, “perché il futuro con il suo cambiamento va anticipato e non subìto”.
“Sileoni ha rivitalizzato la FABI portandola ad essere il punto di riferimento nel nostro settore, non solo come numero di iscritti (il più alto fra le sigle sindacali N.d.R.) ma anche come impegno e come fucina di idee innovative e vincenti”.
Quando è toccato al Segretario Generale della FABI prendere la parola, lui non si è sottratto agli stimoli ed ha detto a chiare lettere in che situazione è stato messo il Settore dalla inopportuna e intempestiva disdetta del Contratto Nazionale ABI.
Sileoni ha subito puntato il dito contro le banche, colpevoli di non aver saputo cambiare il modello organizzativo/commerciale, nonostante gli accordi sottoscritti col sindacato avessero offerto loro l’occasione di riformare le aziende, senza ricadute sui livelli occupazionali, mai messi in discussione né dal governatore Visco né da altri.
Certo le banche guadagnano meno, ma se venissero eliminati gli sprechi, se fossero ridotte le consulenze stramilionarie, se l’ABI svolgesse il suo ruolo, invece di rinunciarvi, la situazione sarebbe ben diversa.
Senza dire dei marchiani errori di valutazione di chi ha consesso prestiti miliardari, ora finiti nelle cosiddette sofferenze. E mentre ciò accadeva, quei manager non solo non sono stati rimossi, non hanno pagato alcunché per la loro incapacità, ma hanno continuato indisturbati a percepire stipendi da nababbi.
“Chi pagherà i 140 miliardi di euro di partite deteriorate? Chi pagherà i guasti della lottizzazione politica, di chi alla professionalità ha preferito logiche di potere?” – ha accusato il leader della FABI, che ha continuato: “Questo è il nostro scenario di sistema; e mentre tutte le organizzazioni sindacali, in questi ultimi due anni, hanno più volte sostenuto pubblicamente la necessità di miglioramenti fiscali per le banche italiane e dopo 13 accordi nei principali 13 gruppi bancari italiani, è arrivata puntuale la pugnalata alle spalle con la disdetta del contratto”.
Poi ha promesso che il sindacato saprà smontare il ridicolo e improbabile alibi dell’ABI, che cerca di sostenere in maniera goffa, che il sindacato è diviso e non ha proposte. Tutti sanno, invece, che il sindacato – unitariamente – ha proposto una cabina di regia, con personaggi indipendenti di grande spessore, per costruire un nuovo modello di banca, che aiuti ad uscire dalla crisi, mantenendo i livelli occupazionali.
“Un nuovo modello che, oltre a non ridurre gli organici, garantisca tutti gli aumenti economici legati all’inflazione pregressa, reale e attesa” – ha concluso Sileoni tra gli applausi.
I lavori sono continuati ancora con la relazione di Peppino Carangella che, oltre all’analisi della situazione sul territorio, ha proposto importanti cambiamenti organizzativi per il sindacato foggiano, che dovrà premiare il merito e non le rendite di posizione.
Fitto il dibattito che ne è seguito e che è proseguito il giorno successivo.
Hanno portato i loro saluti il sindaco di Vieste, Ersilia Nobile, quello di Foggia, Gianni Mongelli, e l’Assessore Regionale al Lavoro, Leo Caroli.
Poi è venuto il momento delle votazioni, dalle quali sono emersi gli eletti negli organismi provinciali e i nomi dei delegati al XX Congresso Nazionale, nel marzo 2014.
Momenti non rituali, quelli dei congressi territoriali, ma occasioni di confronto e di proposte, nonché prove di democrazia vera. Secondo la tradizione FABI dal 1948 ad oggi.