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SILEONI A PATUELLI: “BANCHE, BASTA PIAGNISTEI” – LA NOTIZIA RIPRESA DA STAMPA E WEB

di Redazione

Botta e risposta tra il leader FABI e il Presidente ABI sulle sofferenze. Sileoni: “Non sono solo figlie della crisi ma di una cattiva qualità del credito, erogato sempre ai soliti noti e alimentato da sistemi di potere obsoleti”

Botta e risposta tra il segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni, e il presidente dell’Abi Antonio Patuelli.

Proprio oggi il leader dell’associazione bancaria italiana in un’intervista a Il Mattino ha detto che il credito è diminuito per effetto del preoccupante aumento di sofferenze e perdite.

Immediata la replica di Sileoni. “Ho letto le dichiarazioni del Presidente ABI Patuelli, che stimo e rispetto. Non condivido però questo piagnisteo continuo delle banche che hanno un solo scopo, quello di preparare il terreno per ulteriori tagli di personale, attuando una politica della disoccupazione a danno della vera occupazione”, ha dichiarato il Segretario generale della FABI.

“Negli ultimi anni”, ha poi sottolineato Sileoni, “è venuto meno il ruolo sociale delle banche, che hanno invece puntato sempre sul massimo profitto, danneggiando così anche le imprese. Le sofferenze sono figlie di una cattiva qualità del credito erogato sempre ai soliti noti per mantenere in piedi i poteri politici delle fondazioni, che si autoalimentano da decenni. Non sono, quindi, solo figlie dell’attuale crisi economica”.

“Va recuperato seriamente un modello sociale di banca attenta a famiglie, imprese  e territorio. Il rilancio deve passare, tuttavia, anche attraverso una seria riorganizzazione del settore, gestito da oltre 30 anni dai soliti personaggi e da sistemi di potere obsoleti e talvolta antiquati. Occorre quindi, in altre parole, promuovere il ricambio generazionale ai vertici delle banche”.

“La classe dirigente ha responsabilità evidenti perché non ha saputo dare risposte alla crisi, disorientando spesso la stessa clientela e i lavoratori con infiniti e repentini cambiamenti di modelli distributivi”, ha concluso il numero uno della FABI.

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MF – Milano Finanza, venerdì 14 giugno 2013

(cliccare sull’immagine per ingrandire)

Articolo MF 14-06

Wall&Street – Il Giornale.it, venerdì 14 giugno 2013

Le banche hanno finito il “Cordiale”

Da un lato l’oggettiva difficoltà a rimediare ai 130 miliardi di sofferenze scoperchiate dalla crisi, dall’altro la prospettiva che un’ulteriore parte dei circa 300mila bancari italiani sopravvissuti ai tagli degli ultimi anni, sia accompagnato alla pensione con sussidi pubblici. Si nasconde lo scontro in atto sul nuovo modello di banca post crisi, dietro al “cordiale” scambio di opinioni tra il presidente dell’Abi Antonio Patuelli(la lobby degli istituti di credito) e il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni, che con oltre 100mila iscritti è il primo sindacato di un settore che sebbene abbia perso quasi completamente  quella allure sociale scolpita nel 1966  in un brano dei Gufi, continua a erogare  stipendi superiori a quelli percepiti da figure equivalenti di altre categorie.

Patuelli, dapprima ha messo le mani avanti chiarendo che non esiste «alcuno scontro» tra le banche e gli imprenditori, quindi ha puntualizzato come sia difficile per i banchieri prestare altro denaro a causa del già «preoccupante» aumento dei crediti deteriorati, appunto le rate che la clientela non riesce a ripagare. In pratica un urlo nella notte, visto che i margini restano ridotti all’osso e molti istituti hanno salvato i conti solamente con i proventi ricavati dalla compravendita di Bot e Btp. Infine la bordata presa in prestito dalle recenti dichiarazioni del governatore di Bankitalia Ignazio Visco: le banche – ha chiosato Patuelli – se non hanno redditività, cioè non fanno utili, hanno le mani legate sul fronte dei prestiti.

 

Sileoni ha replicato con durezza definendo «un piagnisteo continuo» la posizione delle banche. Il loro unico scopo consiste nel «preparare il terreno a ulteriori tagli di personale, attuando una politica della disoccupazione a danno della vera occupazione». In sostanza la possibilità che le banche pretendano dal governo Letta di sfruttare cuscinetti sociali, per scaricare sull’Inps i dipendenti dallo stipendio più pesante in anticipo rispetto a quando sarebbe possibile secondo le regole del Fondo esuberi: l’ammortizzatore sociale del settore, che le stesse banche autoalimentano ma che ha una durata massima di 60 mesi. Nel mirino restano gliover 50, che già l’Abi di Giuseppe Mussari stava cercando di rottamare definendo in alcuni documenti interni «insostenibile» Il costo del lavoro. Negli ultimi anni è venuto meno il ruolo sociale delle banche – ha rincarato la dose Sileoni –  che hanno puntato sempre sul massimo profitto, danneggiando così anche le imprese. Le sofferenze sono figlie di una cattiva qualità del credito erogata sempre ai soliti noti per mantenere in piedi i poteri politici delle fondazioni, che si autoalimentano da decenni. Non sono quindi solo figlie dell’attuale crisi economica».

In buona sostanza, interpretando il non detto, le banche sembrano pensare di avere tutto il diritto di risolvere i problemi di personale, accedendo a strumenti come la cassa integrazione. Che gli istituti associati a Palazzo Altieri al contribuiscono ad alimentare ma che, all’opposto delle imprese di Confindustria, al momento non utilizzano.

Da parte loro la Fabi di Sileoni rifiuta altri tagli al personale, consapevole che lo scandalo del Monte dei Paschi e il moltiplicarsi delle famiglie soffocate dal credit crunch hanno ulteriormente peggiorato l’immagine e quindi la reputazione delle banche italiane, che è poi la loro principale ricchezza. In sostanza, rispondono compatti i sindacati, niente tagli al personale e niente fondi pubblici per farli, soprattutto in considerazione dei super stipendi che continuano a percepire presidenti, amministratori delegati e top management.

Banchieri e sindacati hanno finito il cordiale in questi sette anni di crisi, d’ora in poi digerire gli stati di crisi sarà ancora più difficile per tutti.

Wall & Street

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1 commento

Carmelo Raffa 14 Giugno 2013 - 18:23

Ancora una volta il nostro Segretario Generale risponde con fermezza alle farneticazioni del Presidente dell’ABI. Lando Maria Sileoni esprime con chiarezza la linea dei Fabiani, che gli hanno riconosciuto e che gli riconoscono in modo plebiscitario la Leadership del Sindacato più rappresentativo dei Lavoratori del Credito. Bisogna dire basta alle richieste continue a carico dei Lavoratori da parte di soggetti che hanno fatto il bello ed il cattivo tempo nella gestione delle Banche incassando milioni di benefit per produttività che dopo qualche anno sono diventate sofferenze bancarie ed il cui costo, secondo questi personaggi, dovrebbe essere addossato ancora una volta a carico dei più deboli. Dobbiamo affermare che siamo stanchi di soccombere sull’altare dei potentati e ringraziando il coraggioso Lando affermiamo: “Lando, sei tutti noi!”
Carmelo Raffa

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