da www.fabi.it, lunedì 13 maggio 2013
“Conticuere omnes, intentique ora tenebant…”. “Tacquero tutti insieme e volgevano gli sguardi attenti…”
Ogni volta che il Segretario Generale della FABI si accinge a prendere la parola, riaffiora alla mente questa reminiscenza virgiliana del Liceo.
Solo che qui ad ascoltare non c’è l’infelice Didone e la sua corte, ma i Dirigenti sindacali della FABI calabrese, e a parlare non è il Padre Enea, ma Lando Maria Sileoni.
Lui narra delle banche, dei loro segreti, delle grandi famiglie che le controllano, dei retroscena finanziari che i giornali non sempre raccontano, dato che spesso sono controllati da società che fanno riferimento a istituti di credito o che da questi raccolgono molta pubblicità, cioè molto denaro.
Racconta delle difficoltà del presente, ancora ostaggio di una crisi feroce, e di quanto il sindacato fatichi a tenere la barra dritta, mantenendo indenne la nave dei bancari dai violenti flutti della tempesta.
Le peripezie del settore credito sembrano quelle della nave di colui che il destino aveva predestinato per far nascere la dinastia dei fondatori di Roma. Una storia che si ripete? No. Quelle erano leggenda; queste sono la realtà di un comparto, quello bancario, in cui i lavoratori sono spesso confusi con i banchieri e, per questo, additati come responsabili della crisi e delle sue conseguenze sulla gente e sulle imprese.
Il rinnovo del Contratto Nazionale è stato un passo decisivo per mantenere il perimetro della Categoria e per dare certezze ai lavoratori, anche in un momento in cui il Settore Credito soffre pesantemente.
Senza contare la costituzione del Fondo emergenziale, che ha consentito di gestire le eccedenze di personale, senza far passare l’indennità di disoccupazione, che avrebbe determinato l’esodo obbligatorio, cioè la rottamazione, di oltre 35mila lavoratori cinquantacinquenni.
E i suoi ascoltatori seguono con attenzione, non di rado sorpresi dalla franchezza del loro capo e dalle sue parole che svelano verità per loro non sempre chiare.
Un eroe, Sileoni? Un guerriero moderno, discendente di quelli raffigurati nei bronzi greci di Riace?
Un paragone certo eccessivo. Ma, fatte le debite proporzioni, bisogna riconoscere al leader della FABI una tempra non comune, una sagacia indiscutibile, una lena instancabile nel combattere le storture del sistema ed una volontà di combattere duramente e senza soste, che gli hanno fatto vincere molte battaglie insidiose.
Persino quando la situazione e la sorte erano avverse ai lavoratori e al sindacato.
Poi gli interventi dei Rappresentanti sindacali FABI di tutta la Calabria ed il fuoco di fila delle domande.
Dai vergognosi bonus dei top manager, alla miope avarizia dei dirigenti che, in barba al contratto, non versano il contributo previsto a favore del Fondo per la nuova occupazione, alle istanze della base dei lavoratori, a certi segnali di disaffezione per il sindacato.
“La FABI deve agire anche per allontanare quei manager incapaci, che hanno portato alcuni istituti di credito al disastro economico”, tuona qualcuno.
Infine, le conclusioni di Lando Maria Sileoni:”In questi anni, oltre che a tenere insieme la Categoria, che le banche volevano ‘normalizzare’, cioè riportare indietro di vent’anni, mantenendo salvaguardie normative ed economiche, che altri settori hanno purtroppo perso”.
La FABI, insieme con le altre Sigle più grandi e serie, è riuscita a trovare le risposte a protezione dell’intera Categoria, pur in momenti particolarmente difficili: bisognerebbe saperlo apprezzare.
“In questi anni ci siamo mossi collezionando queste risposte ai bisogni dei bancari”.
Quindi, subito in auto e via verso la prossima meta del faticoso tour.