Home Articoli BPM, Sileoni ribadisce la posizione della FABI: "Mantenimento del voto capitario e della forma popolare" – La Repubblica, articolo di Vittoria Puledda

BPM, Sileoni ribadisce la posizione della FABI: "Mantenimento del voto capitario e della forma popolare" – La Repubblica, articolo di Vittoria Puledda

di Redazione

LA REPUBBLICA venerdì 19 aprile 2013

Il giudice si riserva di decidere sulla competenza territoriale del ricorso di Jannone per irregolarità nelle liste Ubi – Monta la protesta sindacale in Bpm contro la trasformazione in Spa

VITTORIA PULEDDA

MILANO — Il termometro della febbre nelle Popolari segna temperature sempre più alte. A Bpm si è aggiunta ora Ubi. Il tribunale di Bergamo si è riservato di decidere sulla competenza territoriale, in merito al ricorso presentato da Giorgio Jannone, protagonista di una delle tre liste che si fronteggiano per il rinnovo del consiglio di sorveglianza; intanto Jannone ha dichiarato che impugnerà comunque l’assemblea del 20 aprile, indipendentemente dalla decisione del Tribunale.

Toni più concilianti, ma solo in apparenza, alla Popolare di Milano. Ieri il presidente del consiglio di gestione (e principale azionista della banca) Andrea Bonomi si è detto sicuro che alla fine «i sindacati appoggeranno la trasformazione in spa» di Piazza Meda, ha ribadito che «l’intenzione è che la banca rimanga ad azionariato diffuso, più vicina al territorio e non a un azionista piuttosto che a un altro» ed ha confermato di essere intenzionato a restare fino a quando «il lavoro non sarà finito» (rimborso dei Tremonti bond compreso).

Ma in realtà il percorso verso la trasformazione in spa è accidentato. «Il clima non è sereno – dice Roberto Alba, responsabile Fiba Cisl della Bpm – e per quanto ci riguarda in un equilibrio di capitale e lavoro, deve restare il principio di una testa un voto». Concetto analogo espresso da Lando Sileoni, segretario nazionale Fabi: «Siamo per il mantenimento del voto capitario e la forma popolare » e annuncia una lettera al governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, per chiedere quale sia la posizione ufficiale dell’autorità di vigilanza. L’ultimo episodio sono le dimissioni di Giovanni Bianchini, legate alle «posizioni di dissenso espresse nel corso della riunione consiliare del 4-5 aprile 2013 con riguardo al bilancio e alla relazione annuale del consiglio di sorveglianza ». Due giorni fa invece la banca è intervenuta per chiarire che non si possono usare le mail interne, durante l’orario di lavoro, per parlare dell’assemblea e di «materie sensibili di particolare delicatezza, di indirizzo o concertazione sulle scelte gestionali ». Nelle missive si invitava a votare no alla possibilità di votare “per via remota”, dunque anche da casa propria. Un’ipotesi prevista dallo Statuto della banca ma non dal Regolamento assembleare, e che nella prossima riunione dei soci, il 27 aprile, verrà esplicitata e messa ai voti. Intanto le mail incriminate rischiano di costar caro a chi le ha scritte: una persona è stata allontanata in via cautelare (ma viene retribuita) e nei confronti di altre cinque-sei c’è un procedimento disciplinare.

Nella lettera ai soci, inviata ieri da Bonomi, si parla di volontà di «dialogare con tutti voi» e di «percorso non ancora concluso» ma ha anche aggiunto che verranno prese tutte le misure per rendere la banca «una casa di vetro»: «a partire dal voto assembleare che, ove non palese, dovrà essere tracciabile».

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