Massimo Restelli – Sab, 06/04/2013 – 07:40
Tentazione Roberto Mazzotta alla Banca Popolare di Milano. Se avrà successo il progetto di trasformazione in «Spa ibrida», Andrea Bonomi potrebbe infatti richiamare il banchiere che meglio conosce la pancia di Piazza Meda e di cui è stato presidente. Mazzotta potrebbe ricevere le redini della Fondazione, che nascerebbe per controbilanciare la Spa, oppure entrare direttamente in Cds. Alla Bipiemme la partita è comunque sempre «politica»; da qui il tentativo del vertice di ammettere in assemblea il voto a distanza: in questo caso, la strada della Spa appare spianata. Nel frattempo in Piazza Meda il clima è rovente. Lo strappo si è consumato giovedì in Cds quando Maurizio Cavallari e Ruggiero Cafari Panico (entrambi vicini alla Uilca) con Enrico Castoldi (Fiba) hanno avanzato un loro progetto per Bpm che ne mantiene la natura cooperativa. Il presidente Filippo Annunziata si è limitato a prendere atto dell’idea, poi la rottura: tre consiglieri non hanno dato l’ok al bilancio. Uno sgambetto a Bonomi da leggere come un messaggio a Bankitalia che ha gli occhi fissi sul terremoto milanese e vuole l’«unanimità». Ieri Bonomi ha così convocato d’urgenza il Cdg, a cui ha partecipato in teleconferenza essendo all’estero: il consiglio ha deciso di informare Consob e la Vigilanza in vista di future azioni. Il 16 aprile ci sarà un vertice tra Bonomi, i sindacati Bpm e i leader nazionali: la Fiba di Giuseppe Gallo si è già schierata contro la Spa, mentre sono più disponibili la Fisac di Agostino Megale e la Uilca di Massimo Masi. Politicamente pesante la posizione della Fabi di Lando Maria Sileoni, che vuole «conoscere pubblicamente» il parere di Bankitalia.