C’è però un lato positivo da sottolineare in questa giornata delle foreste. E lo spunto viene dalla pubblicazione, da parte del ministero dell’Ambiente di un piccolo volume (Parchi nazionali: dal capitale naturale alla contabilità ambientale) curato dalla direzione per la protezione della natura. All’interno dello studio e delle linee guida che lo accompagnano ci sono vari dati: quelli sulla natura protetta in Italia (10,5% di territorio, 23 parchi nazionali con 3 milioni di ettari e una superficie poco minore di riserve marine), quelli sul primato europeo di biodiversità (56 mila specie di animali, 124 varietà di ambienti).
Ma soprattutto c’è un nuovo metodo che si affaccia sulla scena economica: la contabilizzazione dei dati sul patrimonio naturale ambientale. Per la prima volta nel nostro paese viene censita la ricchezza di piante, animali, ecosistemi e paesaggi contenuti nelle aree protette d’Italia. Una ricchezza che si traduce in una serie di benefici da inserire nei conteggi economici nazionali: dalla regimazione delle acque e prevenzione del dissesto idrogeologico alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico.
I parchi non sono solo bellezza e benessere: rappresentano anche un motore economico capace di dare una spinta potente sia in modo diretto (svolgono servizi ecologici gratuiti di prevenzione dei danni) che indiretto (contribuiscono in maniera determinante alle performance di settori come il turismo e l’agricoltura di qualità).
“Contabilità ambientale non significa solo quanta acqua c’è, quanto suolo viene utilizzato per l’agricoltura eccetera, ma dare una misura ai benefici economici che i servizi naturali garantiscono alla collettività”, spiega il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. “Abbiamo iniziato un percorso. Ora si tratta di applicare ai parchi naturali le metodologie europee per l’uso efficiente delle risorse naturali inserendo i vantaggi ottenuti nel calcolo della ricchezza effettiva di un Paese: una delle azioni necessarie per andare oltre il Pil”.
(21 marzo 2013)