LE CAUSE DELLA CRISI L’istituto in difficoltà paga ancora l’esposizione al debito sovrano italiano (27 miliardi in BTp) e l’acquisto di Antonveneta
FIRENZE – È la banca italiana più coinvolta dal diktat patrimoniale (Core Tier 1 al 9%) emesso oltre un anno fa dall’Autorità europea del settore (Eba). Il fatto che Banca Mps avesse Btp per 27 miliardi con una perdita implicita di 5, è all’origine dei guai del gruppo senese che i nuovi vertici, il presidente Alessandro Profumo e l’ad Fabrizio Viola, in sella da meno di un anno, provano a rimettere in linea di galleggiamento con il piano industriale 2012-2015. Più dell’acquisto di Antonveneta, che pure ha indebolito la struttura patrimoniale di Rocca Salimbeni, è l’esposizione al rischio sovrano italiano ad aver dato il colpo di grazia. «Nessuno con i propri soldi avrebbe comprato un portafoglio del genere», ha ribadito ieri Profumo, parlando alla conferenza organizzativa della Fabi, il sindacato dei bancari. «Il problema non è la quantità, ma la durata – ha aggiunto –. Abbiamo bond al 2041 e altri al 2034: forse qualcuno pensava di avere un pasto gratis». Sta di fatto che l’Eba ha indicato per la terza banca del Paese l’esigenza di un buffer straordinario e temporaneo di 3,2 miliardi e che per questo Siena ha chiesto allo Stato 3,9 miliardi (con lo strumento dei Monti bond, inseriti ieri nel disegno di legge sulla stabilità con termine di emissione a marzo 2013), comprensivo del vecchio impegno pubblico per 1,9 miliardi (i Tremonti bond del 2009 che saranno automaticamente rimborsati) destinato a crescere perchè gli interessi saranno pagati con altri Monti bond e non in azioni (il provvedimento, in linea con le indicazioni di Bruxelles, è nel decreto legge salva-infrazioni). Rocca Salimbeni eviterà così che, uscita dalla porta, la politica rientri dalla finestra. «Quello è il passato», ha ribadito Profumo, ricordando che la Fondazione Mps è destinata a diluirsi ancora. «Con me e Viola la politica starà lontana dalla banca e dalla contrattazione sindacale – ha detto ancora –. Abbiamo colleghi eccezionali, con un senso di appartenenza unica, e insieme supereremo queste secche».
Sul tema delle esternalizzazioni, Profumo si è rivolto alle organizzazioni sindacali disponibili a sedersi al tavolo della trattativa sulla base della proposta dell’azienda che coinvolge 1.100 dipendenti.
Per Lando Silleoni, segretario generale della Fabi, sindacato maggioritario, «la trattativa può andare avanti, a condizione di garantire a tutti il posto di lavoro e il contratto della categoria». Il piano industriale prende concretezza. C.Per.