– ANDREA GRECO –
MILANO — Mps chiude il dossier Biverbanca ma vede riaprirsi quello sull’esternazionalizzazione di 1.600 lavoratori. Le rappresentanze sindacali gridano allo sfascio e annunciano scioperi contro la cessione delle attività di back office (consorzio servizi, rete e società di gruppo) già annunciata nel piano di riassetto per risparmiare 2.400 buste paga; la banca spera di chiudere a giorni con la “cessione” dei soli dipendenti del consorzio servizi (1.600), ma è pronta a procedere senza accordo con lavoratori.
Alla scadenza della procedura non c’è stata fumata bianca. I sindacati avevano proposto misure volontarie per risparmiare i 90 milioni preventivati dall’azienda, ma le loro ipotesi colmavano metà della somma. E la controproposta del Monte, di limitare le esternazionalizzazioni ai 1.600 dei servizi, sono state rigettate. Il segretario Fabi, Lando Sileoni, ha detto: «Colpa di Mps, che intende fare da apripista per esternalizzare lavorazioni e lavoratori che ritiene in esubero. Se passa il disegno è l’inizio della fine della categoria, con migliaia di esternalizzati in ogni gruppo». Sileoni cita «le ambizioni di chi vuole ritornare nel giro che conta calpestando i diritti dei lavoratori », allusione al presidente di Mps, Alessandro Profumo.
Un tassello invece sistemato, verso il piano 2015, è la cessione del 60,4% di Biverbanca a 203 milioni, abbozzata a giugno con Cassa di risparmio di Asti ma che s’era arenata per la perplessità degli altri soci sulla scissione pro quota del 2,1% dei titoli Bankitalia detenuti dal gruppo di Biella-Vercelli. Ieri gli astigiani hanno accettato le modifiche del Monte, che lasciano a Biver tutta la quota della vigilanza, salvo riavere fino a 100 milioni di euro se entro un decennio legislatore e Tesoro compissero il riassetto degli assetti proprietari di Via Nazionale, e ne sortisse una rivalutazione. Oltre all’incasso, che può avvenire anche in quote Bankitalia, Mps riduce il personale di 700 unità.
Sullo sfondo resta l’instabile azionariato: ieri fondazione Mps ha detto di avere ceduto sul mercato, a settembre, metà del 2,85% della banca «libera da vincoli» (le resta il 33,5%), per rimpinguare liquidità e risorse «nel medio termine ». Incasso 41 milioni, e una ventina di minusvalenze.