MILANO — La Fondazione Mps ha venduto in settembre l’1,4% della banca ed è scesa al 34,9% nel capitale. L’istituto ha inoltre comunicato ieri l’accordo con Cr Asti per la cessione di Biver. E il presidente Alessandro Profumo annuncia: potremo valutare la rimozione del tetto al diritto di voto del 4%. Si chiude però senza un accordo il confronto fra Siena e sindacati.
L’ente di Palazzo Sansedoni ha dunque reso noto ieri la vendita sul mercato dell’1,4% del capitale della banca, operazione che ha consentito un incasso di oltre 40 milioni e che, viene spiegato, ha per obiettivo «la costituzione di un adeguato livello di liquidità, in modo da salvaguardare l’equilibrio finanziario dell’ente nel medio termine». Si tratta di circa la metà della tranche pari al 2,8% libera da pegno che la fondazione ha già deliberato di vendere «in condizioni di mercato favorevoli» con la prospettiva di scendere al 33,5% nel capitale dell’istituto. Quota destinata a ridursi ulteriormente con l’aumento da 1 miliardo riservato a nuovi investitori, la cui delega verrà attribuita nell’assemblea del 9 ottobre. Profumo ieri ha detto che la banca colloca «l’operazione nell’arco di piano, ma non in tempi ravvicinati. In quel momento si valuterà anche in che forma tecnica realizzarlo». Eventualmente, nel caso «fossero presenti sottoscrittori oltre il 4% si farà una valutazione sul limite al voto e l’azionista di maggioranza sarà coinvolto nella discussione».
Il Montepaschi ha poi comunicato ieri che è stato raggiunto l’accordo con la Cr Asti per la cessione del 60% di Biverbanca (l’altro 40% è delle casse di Vercelli e Biella). Siena rinuncia alla scissione della quota in Banca d’Italia detenuta dall’istituto piemontese, pari al 2,1%. Il prezzo non cambia (203 milioni) rispetto a quanto già pattuito ma l’acquirente si impegna a pagare un’integrazione massima di 100 milioni entro il decimo anno dal closing nel caso, grazie a «determinati eventi di natura legislativa o regolamentare», si realizzi «un incremento del valore rispetto a quello di carico e si permetta la computabilità per i requisiti di vigilanza».
Si è chiusa invece senza un accordo la procedura di confronto con sindacati in particolare sulle esternalizzazioni. La Fabi parla di «muro contro muro». Profumo invece ha detto che sul tema dei costi la banca è «assolutamente certa» di «portare a casa gli obiettivi proposti». E l’amministratore delegato Fabrizio Viola ritiene «che i tempi stiano maturando per una qualche forma di situazione che consentirà di andare avanti». Sergio Bocconi