Scontro frontale nelle trattative sulle ricadute occupazionali del Piano industriale di Mps. In una nota congiunta, datata 27 settembre, le segreterie sindacali di Dircredito, Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil, Sinfub, Ugl Credito e Uilca definiscono «destituite di ogni fondamento» le notizie «che la banca sta veicolando». Dopo l’incontro del 20 settembre, la trattativa ripartirà il primo ottobre e le sigle «davano per scontato che il periodo intercorrente fosse utilizzato» dall’azienda «per verificare le proposte del sindacato – finalizzate al ritiro dell’intero progetto sulle esternalizzazioni – compensandolo con una manovra basata principalmente sui prepensionamenti, nel pieno rispetto del contratto nazionale». Invece, secondo la nota, «la banca si è dichiarata assolutamente indisponibile a reperire risorse proprie per finanziare i prepensionamenti, facendoli così gravare solo sui lavoratori, e mantenendo in piedi il progetto sulle esternalizzazioni, sia pure ridotto».
I sindacati così «invitano i dipendenti a valutare attentamente la provenienza delle notizie e il loro scopo» e accusano «la direzione Risorse umane» di «alimentare un clima di preoccupazione e confusione tra i lavoratori».
Sulla questione interviene anche Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, il maggior sindacato della categoria: «La trattativa non produce risultati a causa di una strategia aziendale che è ferma su posizioni preconcette e non accetta un confronto costruttivo. Deroghe al contratto nazionale non sono possibili: ribadiamo che le esternalizzazioni vanno ritirate. Le soluzioni per un accordo possono essere trovate, ma bisogna essere in due e non mi pare che la banca si muova nella giusta direzione. La trattativa è iniziata e finirà a Siena. Non ci sono altri tavoli», conclude Sileoni.
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