Cristina Casadei
Agosto di negoziati per Monte de’ Paschi e di presidi dei lavoratori bancari per Siena dove i sindacati cercano di sensibilizzare la città rispetto alla vertenza. Parte ufficialmente oggi la trattativa per gestire le ricadute occupazionali del piano industriale 2012-15 del gruppo, secondo quanto comunica la Fabi, senza che l’azienda smentisca. Oggi e domani i sindacati sono stati convocati a Siena per discutere i contenuti del piano annunciato in luglio e già oggetto di uno sciopero. Uno dei tre (gli altri sono Intesa e Unicredit) che hanno caratterizzato l’estate dei bancari. All’annuncio della previsione che prevederebbe 4.600 esuberi e la chiusura di 400 sportelli i rappresentanti dei lavoratori sono passati alla mobilitazione. E a nulla sono servite le procedure di raffreddamento in Abi. Sul tavolo ci sono diversi temi. Tra i primi che saranno affrontati c’è senz’altro l’integrativo, scaduto e già in ultravigenza da tempo. Secondo la Fabi Mps «vuole disdettare a partire dal primo novembre tutti gli accordi aziendali». Verosimilmente con l’obiettivo di ridiscuterli e attualizzarli, anche se l’azienda si è chiusa nel riserbo più totale sul piano che sta suscitando reazioni molto forti tra i lavoratori del gruppo. E non solo. A Siena, infatti, intorno a Mps il clima si sta scaldando e tutti i soggetti, a poco a poco vengono chiamati in causa. «La Provincia di Siena dica chiaramente da che parte sta, se da quella dei lavoratori o da quella del management della banca», hanno chiesto ieri al presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini, i rappresentanti delle principali sigle sindacali di Banca Mps durante un faccia a faccia in piazza del Duomo sotto il Palazzo della Provincia dove i sindacati hanno organizzato un presidio. «Non è possibile pensare – hanno aggiunto i sindacati – che ci siano 2.300 capri espiatori a rischio per le esternalizzazioni e che nulla hanno a che fare con il piano industriale e il taglio dei costi». In risposta Bezzini ha detto che «di fronte a proposte alternative l’azienda non si deve sottrarre ad un confronto serio. La difesa anche di un solo posto di lavoro è per noi prioritaria». Il piano prevede 4.600 esuberi, che secondo il sindacato, sono in gran parte frutto delle esternalizzazioni del back office (2.300 lavoratori) e della cessione delle società del Gruppo Biver, Consum.it e ramo leasing. «Questo è un piano industriale che non ci convince, che non ci ha mai convinto, perchè non dà certezze nè al prossimo futuro del gruppo nè ai lavoratori», spiega il segretario generale della Fabi Lando Sileoni, secondo cui «non corrispondono al vero le dichiarazioni di alcuni dirigenti di Mps quando affermano che la banca non licenzierà personale. È vero esattamente il contrario: diminuiranno i posti di lavoro, chiuderanno 400 sportelli bancari con una inevitabile perdita di clientela e di rapporto con il territorio. È chiaro che senza una perentoria marcia indietro continuerà la mobilitazione dei dipendenti del gruppo».