di Carlotta Scozzari
Dopo Intesa, venerdì 27 luglio braccia incrociate in Unicredit e Monte dei Paschi. E i sindacati: «Potrebbe seguire il mese di agosto una stagione ancora più calda» L’estate in corso si riconferma sempre più calda dal punto di vista degli scioperi. E come fanno sapere i sindacati anche l’autunno potrebbe non essere da meno, considerata l’aria che tira. Così, il 27 luglio, dopo che lunedì 2 lo avevano già fatto quelli di Intesa Sanpaolo, i lavoratori di Unicredit e Monte dei Paschi di Siena hanno incrociato le braccia. A giudicare dalle note diffuse il giorno stesso dalle sigle bancarie, entrambi gli scioperi hanno ottenuto una buona adesione. La definisce «altissima» Massimo Masi, segretario generale della Uilca, che in un comunicato ad hoc afferma: «Questa partecipazione plebiscitaria dimostra la compattezza con cui i lavoratori sostengono le rivendicazioni delle organizzazioni sindacali nelle singole aziende e a livello nazionale. L’Abi e le banche – prosegue Masi – non possono ignorare la necessità di dare risposte concrete al disagio e alle preoccupazioni che i lavoratori stanno manifestando in modo così evidente. Ribadiamo l’urgenza di aprire un tavolo di confronto con l’Associazione bancaria (Abi, ndr) per affrontare le questioni a livello di sistema e definire il quadro di riferimento degli strumenti da adottare nei gruppi e nelle aziende». E, ancora, la Uilca chiede «che i banchieri e l’Abi non si sottraggano al loro ruolo, anche sociale, e facciano fronte alla situazione con senso di responsabilità e una visione prospettica che non si limiti a chiedere tagli al costo del lavoro penalizzanti e ingiusti, in un contesto economico e del Paese già estremamente difficile per le lavoratrici e i lavoratori».
Allineato su quest’ultimo punto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, secondo cui «le banche stanno attuando politiche aggressive rispetto ai diritti dei lavoratori e le uniche soluzioni di una classe dirigente talvolta inadeguata vengono realizzate tagliando posti di lavoro, variando gli ennesimi modelli distributivi che disorientano la clientela e aumentano il distacco tra le banche e i rispettivi territori d’appartenenza». E, ancora, tuona Sileoni: «Se i banchieri non cambieranno la politica industriale nelle riorganizzazioni e ristrutturazioni in atto, all’estate calda seguirà un autunno ancora più conflittuale». Nel caso specifico di Monte dei Paschi, poi, secondo il segretario generale della Fabi, «il nuovo piano industriale risulta completamente carente delle più elementari e concrete prospettive di crescita e di sviluppo».