Home Dal Web Nulla di fatto a Rio (da lanuovaecologia.it, sabato 23 giugno 2012)

Nulla di fatto a Rio (da lanuovaecologia.it, sabato 23 giugno 2012)

di Redazione

Leadership assenti, governo brasiliano orientato al compresso. E alla fine un documento privo d’indicazioni concrete. L’attesissima conferenza sullo sviluppo sostenibile si conclude con un flop. Unica nota positiva, il protagonismo della società civile


di Mauro Albrizio* e Maurizio Gubbiotti**

La Conferenza di Rio sullo sviluppo sostenibile si è conclusa con un flop. Annunciato come un vertice di grande valenza politica con la partecipazione di oltre 100 capi di stato e di governo, si è caratterizzato invece per la mancanza assoluta di leadership politica.

La presidenza brasiliana per superare lo stallo negoziale ha imposto un compromesso che non è riuscito a dare risposte forti e coraggiose alle principali questioni sul tappeto: il sostegno alla transizione verso una green economy equa e solidale, la lotta alla povertà, la riforma delle istituzioni Onu che si occupano di ambiente e sviluppo sostenibile, la definizione di obiettivi globali per lo sviluppo sostenibile.
La Dichiarazione finale è un documento debolissimo, che non contiene nessun tipo d’impegno concreto, in particolare per quanto riguarda l’aiuto finanziario ai paesi poveri per sostenere la loro transizione verso un’economia verde equa e solidale.

Per di più il carattere bilaterale e volontario delle timide risposte giunte sul fronte degli aiuti finanziari ai paesi in via di sviluppo, per supportarli nella transizione verso un’economia verde equa e solidale, rischia di compromettere l’approccio multilaterale e di penalizzare ulteriormente i paesi più poveri.

L’unica nota positiva è stata la forte vitalità della società civile e la dinamicità di un pezzo non trascurabile delle imprese più lungimiranti, che creano le condizioni per l’avvio di una forte mobilitazione verso un’economia verde equa e solidale, con cui combattere anche la povertà. Una rete di società civile molto ampia che ha portato ai lavori della Cupula dos povos almeno 50.000 persone e che attraverso il lavoro di plenarie, seminari e incontri ha saputo rafforzare un coordinamento delle azioni a livello internazionale. Rafforzando alleanze e solidarietà tra movimenti internazionali, nazionali e locali, lavorando su un calendario globale comune e la volontà di costruire una giornata di mobilitazione internazionale sui temi discussi in questi giorni. Una mobilitazione che ha stigmatizzato come un opportuno sviluppo della Green economy deve essere guidato dalla trasparenza delle filiere, dal contrasto delle politiche di accaparramento di materie prime e delle spinte di privatizzazione della Wto negli scambi all’interno del mercato delle tecnologie verdi.
Per il resto, il fallimento è triste anche se era prevedibile. Una partita giocata da un’Europa incapace di esercitare un potere reale, gli Usa distratti dalle imminenti presidenziali, le economie emergenti dall’atteggiamento altalenante e il forte peso delle lobby del petrolio affinché nulla cambi.

* Responsabile ufficio europeo di Legambiente ** Responsabile dipartimento internazionale di Legambiente

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