“La riforma Fornero mette a repentaglio la solidarietà generazionale nelle banche: nel prossimo triennio, su 16mila uscite complessive a livello nazionale, saranno 12mila – 650 nel Veneto – quelle posticipate per effetto della nuova normativa previdenziale che allunga i tempi della pensione. Questo comporterà problemi di assunzione, e rallenterà notevolmente il ricambio negli istituti di credito”.
È il grido d’allarme di Lando Maria Sileoni, segretario nazionale della Federazione autonoma bancari italiani, lanciato ieri a Venezia durante il convegno “Solidarietà tra generazioni”. Tutti i partecipanti all’incontro-dibattito (moderato dal direttore del Gazzettino, Roberto Papetti) hanno concordato sulla necessità “di mettere mano a un modello sociale non più sostenibile, avviando serie politiche per l’invecchiamento attivo a partire dai nuclei familiari. E facendo sì che a contare di più tra i giovani non sia la rabbia verso le precedenti generazioni iperprotette, ma la determinazione al successo. Tra i dati più interessanti evidenziati dai relatori, il tasso d’invecchiamento del Veneto, dove alle 300mila persone nate tra il 1920 e il 1930 si sostituiranno nel 2020-30 da 1,2 a 1,4 milioni di anziani. E la percentuale di giovani italiani che secondo il rapporto 2010 del Censis non studiano né lavorano: il 22,1, contro il 15,3 della media Ue.
“La situazione generale è critica. E il governo, anche se migliore del precedente, impreparato a fronteggiarla – ha aggiunto Sileoni – Tuttavia, grazie agli accordi tra sindacati e banche, nell’ultimo decennio il comparto del credito si è confermato tra i più aperti al ricambio generazionale. Con 200mila assunzioni, a fronte di 37mila esodi volontari e incentivati”. Mattia Pari, coordinatore nazionale Fabi giovani: “L’attuale rapporto tra manager e dipendenti è di uno a cinquanta. In assenza di solidarietà generazionale e di risposte adeguate, la crisi diventerà un pericoloso strumento di selezione sociale”.