di Patrizia Gentilini
Questo libro mi è tornato in mente di fronte alla notizia che sono stati di recente reintrodotti sul mercato italiano il “Basta 200“, erbicida fogliare – prodotto già in precedenza sospeso in quanto classificato come “tossico ambientale” – e che sono state rinnovate deroghe per l’utilizzo di triciclazolo e del Vydate 10 per 120 giorni, quest’ultimo contenente come sostanza attiva l’Oxamil già classificata come “tossico – pericoloso per l’ambiente“. Un comunicato stampa a questo proposito si può leggere sul sito http://difesalattematerno.wordpress.com/.
Le preoccupazioni ivi espresse sono oltremodo condivisibili e davvero non si capisce come possa l’UE sancire con l’articolo 191 la necessità del rispetto del Principio di Precauzione, ribadire tale principio anche nel recentissimo settimo rapporto del Parlamente Europeo su Ambiente e Biodiversità e non operare concretamente in tale direzione.
Ma perché i pesticidi preoccupavano già negli anni ’60 la Carson ed oggi, ancor più, medici, ricercatori indipendenti e comunità intere? Innanzi tutto per il loro negativo impatto sulla biodiversità: è di questi giorni la notizia dell’ennesima moria di api; la scomparsa delle api è un problema di gravità inaudita sia per l’importanza che questi insetti rivestono per l’impollinatura, sia per le ricadute economiche legate ai loro prodotti (miele, polline, ecc.). Ma non sono certo solo le api a soffrirne: intere comunità di insetti, altri invertebrati ecc. sono tutti sottoposti ad un silenzioso eccidio.
Un altro effetto spesso trascurato è l’impatto sul suolo: ad es. con il diserbo chimico le erbe disseccate muoiono anche a livello dell’apparato radicale e non svolgono più la fondamentale funzione di trattenimento del terreno che così, in presenza di pioggia si disgrega e viene dilavato, aumentando il rischio idrogeologico e tutto ciò che ne consegue. Queste sostanze poi si ritrovano anche nelle falde superficiali e profonde (compresi anche principi attivi messi fuori legge da decenni come l’atrazina – e nelle acque si rileva anche (nei pochi posti in cui viene ricercato) il Glifosate, il dissecante cui dobbiamo il malinconico e deprimente spettacolo dei kilometri di strisce rossastre che costeggiano le nostre strade in primavera, irrorate proprio nel momento in cui la Natura si risveglia.
Perché non usare i tradizionali metodi meccanici di sfalcio? Davvero conviene sostituire con la chimica il lavoro dell’uomo? Se poi parliamo di salute bisognerebbe fosse chiaro una volta per tutte che la “sicurezza” ed il rispetto di limiti di legge non sono affatto una reale tutela della salute umana, in particolare di quella infantile. Questa rappresentazione è frutto di un approccio riduzionista, estremamente limitativo, che tiene conto cioè solo del singolo principio attivo, ma non dell‘effetto “cocktail” che si realizza all’interno dei nostri stessi corpi per la presenza di centinaia di sostanze pericolose e persistenti e delle mille altre variabili che entrano in gioco negli organismi viventi e solo in mimnima parte prevedibili (interazioni, sinergie, passaggio di queste molecole da madre a feto, particolare suscettibilità degli organismi in accrescimento ecc). Di fatto queste molecole, oltre che ad essere associate ad aumento di rischi tumorali, specie a carico del sangue, hanno molto spesso un’azione di “interferenti endocrini”, ovvero interferiscono con delicatissimi equilibri e la letteratura segnala come l’ esposizione a questi agenti si associ ad un aumentato rischio di patologie a carico di apparati e sistemi quali quelli: riproduttivo, immunitario, metabolico, neuropsichico, ormonale….
Chi ha la mia età ricorda primavere cinguettanti e dai mille colori: rondini, fringuelli, farfalle, lucciole, tripudio di fiori nei campi e di papaveri rossi. Ormai le rondini le vediamo solo disegnate sulle barriere anti rumore e al posto del rosso dei papaveri le strade sono costeggiate dal deserto rossastro che lascia il glifosate: non è questa la Primavera che vogliamo. Permettiamo alla Natura di farci vedere i suoi colori, inebriarci dei suoi profumi, ascoltare i suoi suoni: una “primavera silenziosa” non è la stagione in cui la vita rinasce e ci rigenera, ma una stagione in cui con questi veleni spargiamo morte e deserto intorno e dentro di noi.