Giorgio Pogliotti
ROMA – Circa 60 lavoratori “esodati” della Banca popolare di Bari potranno rientrare in azienda, oppure beneficiare del congedo retribuito – sostenuto in autofinanziamento dal Fondo esuberi – fino alla maturazione dei diritti pensionistici. Lo prevede un accordo siglato con le organizzazioni sindacali lo scorso 19 aprile che neutralizza di fatto le conseguenze della riforma pensionistica, dando applicazione ad una precedente intesa firmata tra le parti il 14 gennaio del 2011. Questa intesa riconosceva il diritto di accesso su base esclusivamente volontaria alle prestazioni del Fondo di solidarietà per i lavoratori in esubero, insieme al diritto per questi ultimi – in caso di modifiche al regime previdenziale – a rientrare in servizio con il medesimo trattamento retributivo e lo stesso inquadramento fino alla maturazione dei requisiti pensionistici, lasciando in alternativa la possibilità all’azienda di accordare un congedo retributivo per lo stesso arco temporale. Non è il primo accordo in tal senso che arriva dal mondo bancario. Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, cita il precedente del Banco Popolare, dove nell’ottobre del 2010 è stata firmata un’intesa sugli esodi incentivati che prevedeva, in presenza di un cambiamento del quadro legislativo previdenziale, la possibilità di rientro in azienda per i 250 lavoratori interessati. «Lo stesso gruppo Banco Popolare nel dicembre del 2011 confermò, in un nuovo accordo sottoscritto con i sindacati – spiega Sileoni -, per i lavoratori collocati in esodo la possibilità di essere reintegrati o di fruire di permessi retribuiti, se fosse variato il quadro legislativo».
Secondo le stime della Fabi – il principale sindacato del settore – sono 22mila i bancari in esubero individuati da piani di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale, che per effetto della riforma Fornero che ha innalzato i requisiti pensionistici si trovano in una situazione “a rischio”: «Il Governo deve sistemare con la massima urgenza la posizione di tutti i lavoratori “esodati” – continua Sileoni – nel solo settore bancario sono ben 22mila, di cui 15mila già usciti e 7mila in procinto di uscire entro il 2013, secondo gli accordi sugli ultimi piani industriali firmati da banche e organizzazioni sindacali».
È proprio al mondo bancario che ha fatto riferimento il ministro Fornero, che giovedì scorso in un’interrogazione alla Camera ha fornito il dato dei 65mila lavoratori “salvaguardati” – ai quali con un decreto interministeriale verrà garantito il pensionamento con i vecchi requisiti – mentre per tutti gli altri ha proposto di sperimentare forme graduali di part-time e part-pension, con accordi aziendali che avrebbero il pieno sostegno del Governo, «come nel caso dei bancari». Secondo i dati ministeriali sarebbero oltre 17mila i bancari titolari di una prestazione straordinaria che è frutto di un accordo collettivo, che sono a carico di fondi di solidarietà fino a 62 anni. «C’è da chiedersi come mai lo stesso ministro non abbia voluto adottare il modello del gruppo Banco Popolare – aggiunge Sileoni – quando è stato fatto un accordo sugli esodi incentivati in Banca Intesa, con la Fornero che sedeva nel Consiglio di sorveglianza della banca dell’allora ad Passera. Il sindacato ha proposto a tutti gli istituti di salvaguardare i diritti acquisiti dai lavoratori in caso di modifiche del regime previdenziale, ma soltanto nei due casi citati c’è stata una risposta positiva».