MILANO — È la classica goccia nell’Oceano. Di per sé sessanta su centotrentamila non sono un campione significativo. Lo sono tuttavia per quello che hanno fatto: riavranno il lavoro. In tempi in cui in Italia i disoccupati sono uno su 10 (3 su 10 al Sud) sarebbe già una notizia. In questo caso, però, a far notizia è che i 60 neoassunti dalla Banca Popolare di Bari hanno tutti più di cinquant’anni e che lì già lavoravano. Sono esodati. I primi che potranno rientrare in ufficio, e tornare a percepire uno stipendio, dopo che la riforma delle pensioni ha fatto saltare i conti allontanando la data in cui potranno finalmente ricevere l’assegno.
Ce ne sono 22 mila in queste condizioni solo nel settore bancario, su 130 mila totali secondo le stime dell’Inps. La fortuna dei prepensionati della Popolare di Bari è stata l’insistenza della Fabi, il maggiore sindacato dei bancari, nel chiedere di inserire negli accordi di incentivo all’esodo una clausola di salvaguardia. «Il cambio del quadro legislativo non può andare a ledere un diritto sulla base del quale i lavoratori hanno rinunciato al salario» spiega il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Il quale racconta di aver chiesto la clausola di salvaguardia per gli esodati a tutte le banche con cui il sindacato ha negoziato negli ultimi due anni la riduzione degli organici attraverso i prepensionamenti. Ma solo la Popolare di Bari e il Banco Popolare hanno accettato. E ora ha buon gioco nel polemizzare con il ministro del Welfare, Elsa Fornero, alla quale dà atto di aver ragione «quando afferma che il problema degli esodati è stato creato dalle aziende. Ma — chiede — come mai lo stesso ministro non ha ritenuto che fosse giusto adottare il modello del gruppo Banco Popolare quando fu fatto un accordo di incentivazione all’esodo in Intesa, con la stessa Fornero che sedeva nel consiglio di sorveglianza della banca dell’allora amministratore delegato Corrado Passera?».
Per gli esodati della Popolare di Bari le procedure di riassorbimento partiranno nelle prossime settimane. L’istituto guidato da Marco Jacobini ha previsto due alternative per consentire di continuare ad avere un reddito a chi è in attesa dell’assegno previdenziale: il rientro in agenzia a tempo pieno oppure il congedo retribuito, ovvero il pagamento dello stipendio fino alla pensione senza obbligo di prestazione. Il Banco Popolare invece ha garantito nell’accordo firmato nel 2010 il rientro per 250 dipendenti in caso di variazione del quadro legislativo, ma di riassorbimento non ha ancora parlato. «Dobbiamo prima capire per quanti ci sarà la copertura, noi puntiamo ad averla per tutti e 22 mila del settore bancario» spiega il segretario generale della Fabi. Il quale non vede alternative. «Questo problema — dice — non può che trovare una soluzione: tra i lavoratori e le aziende è stato sottoscritto un patto, con lo Stato che ne era a conoscenza, e va rispettato».
Federico De Rosa