Home Rassegna Stampa La Fabi pronta a scendere in campo sull'articolo 18 (da MF-Milano Finanza, martedì 3 aprile 2012)

La Fabi pronta a scendere in campo sull'articolo 18 (da MF-Milano Finanza, martedì 3 aprile 2012)

di Redazione

di Luca Gualtieri

Il tema dell’occupazione e, in particolare, la riforma dell’articolo 18 è al centro di un incandescente dibattito che contrappone il governo Monti e i sindacati. La preoccupazione è forte anche nel settore bancario. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, dà voce a queste preoccupazioni parlando con MF-Milano Finanza.

D. Sileoni, qual è la sua lettura delle tensioni in corso?

R. Sono preoccupato. Il governo cerca di ridare credibilità al Paese sulla scena internazionale ma, per fare questo, impone misure severe soprattutto in materia previdenziale e pensionistica, che colpiscono i lavoratori e le famiglie monoreddito e rischiano di logorare il sistema sociale. In poche parole, il messaggio che passa non è quello di fare sacrifici per un futuro migliore, ma per evitare il baratro senza dare alcuna speranza. È sintomatica da questo punto di vista la questione dell’articolo 18 le cui modifiche prospettate non hanno nulla di progettuale, ma si presentano come la causa di mancanza di investimenti industriali nel Paese. Ciò, oltre a essere una bufala, non fa che acuire le tensioni sociali.

D. Su quali ragioni si fonda la vostra contrarietà?

R. L’articolo 18 nasce negli anni 70 con lo Statuto dei Lavoratori per ragioni di redistribuzione del potere all’interno del mondo del lavoro. In pratica, l’articolo 18 prevede il cosiddetto regime di stabilità reale, ovvero una tutela effettiva del posto di lavoro (e quindi il reintegro in servizio) quando il licenziamento sia riconosciuto illegittimo. Non parliamo affatto di un privilegio, ma della possibilità di ripristinare un diritto violato attraverso una forma di giustizia regolata dalla legge (e preceduta da una azione esercitata davanti alla magistratura del Lavoro)

D. Ma in tutta Europa non è così e l’Italia è stata sollecitata a riformare il mercato del lavoro…

R. Che non sia così in tutta Europa non vuol dire che gli altri abbiano ragione. In ogni caso, siamo convinti che sia necessaria una riforma del mercato del lavoro. Questa, però, richiede un progetto organico che elimini, per esempio, la giungla del precariato e lo scandalo dei finti consulenti. Pertanto, fare dell’abolizione dell’articolo 18 un feticcio, e questa posizione è delle imprese e non dei lavoratori, è sbagliato, un grave errore politico.

D. Il governo insiste perché ritiene che la riforma sia indispensabile per creare occupazione e attirare investimenti dall’estero. La Fabi che cosa risponde?

R. L’articolo 18 non è un ostacolo alla crescita o un freno al recupero alla redditività delle imprese. È piuttosto un argine all’arbitrio che non impedisce affatto alle aziende di intervenire nei casi in cui è necessario. Occorre invece, ribadisco, intervenire in concreto sui contratti atipici. Vorrei peraltro ricordare che nel settore bancario abbiamo appena chiuso un’ipotesi di rinnovo del contratto, al vaglio delle assemblee dei lavoratori per l’approvazione, che guarda al futuro della categoria attraverso soluzioni innovative, ottenendo aumenti economici e creando posti di lavoro.

D. E se il governo procedesse comunque alla riforma?

R. Non riesco a immaginare una politica sociale che voglia prescindere dal giusto consenso. Se comunque la discussione nelle sedi istituzionali non dovesse produrre cambiamenti accettabili, come ho già dichiarato, la Fabi mobiliterà la categoria.

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